La Via dell’Esploratore

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Buongiorno a voi.

In questo preciso istante mi trovo ad una ventina di chilometri da Stoccolma. Precisamente sono seduto nei sedili posteriori di una corriera. Sì, quegli autobus che percorrono centinaia di chilometri per portarvi da una città ad un’altra attraversando un’intera nazione. Tra circa sei ore e mezza conto di arrivare in un’isola nel sud della Svezia: Öland.

Ho dormito pochissime ore questa notte. Ieri sera ero di turno al bar, come accade la maggior parte dei fine settimana da un’anno a questa parte. Ciò nonostante, in questo momento, la natura svedese mi cattura a pieno. È particolarmente affascinante per quelli che come me non sono di qui. Così esotica. Potrei osservare per ore gli abeti, le betulle, le rocce granitiche, le colline ed il susseguirsi dei laghi.

Non è la prima volta che viaggio verso terre a me sconosciute. Adoro farlo. Come dice il mio amico Geza Scholtz nel suo ultimo documentario in Artide, in ognuno di noi c’è un piccolo esploratore. É parte della natura umana stessa. E così, è parte del sottoscritto.

Credo sia questo uno dei motivi per cui, in questi ultimi due mesi, ho deciso di addentrarmi nel testo: “La Via dell’Esploratore” di Edgard Mitchell. Il titolo è affascinante, e la trama pure: il tentativo di unire spiritualità e scienza.

Ricordo bene la prima volta che ho sentito nominare il suo nome. Mi trovavo ad una lezione di Preistoria, mentre frequentavo l’università in quel di Roma. Il professore lo citava per una possibile interpretazione astronomico/calendariale di una delle famose ‘Veneri’. Un legame tra la dea madre, il ciclo lunare di 28 giorni e la donna.

A dire il vero, chi ha qualche anno più di me, probabilmente ricorda quest’uomo per un fatto di gran lunga più importante sempre connesso con il nostro satellite naturale. Edgar è stato uno dei pochissimi esseri a mettere fisicamente piede sulla superficie lunare, astronauta NASA, nella missione immediatamente successiva all’ahimé famoso Apollo 13.

Il suo testo comunque non è un racconto della sua esperienza spaziale, come potrebbe sembrare dalla copertina. Tale viaggio è piuttosto il portale d’ingresso per un radicale cambiamento che lo accompagnerà tutta la vita. A metà tra un’autobiografia e la descrizione delle scoperte che legano il mondo dell’invisibile con quello materiale, il testo è intenso ed avvolgente. Ci sono delle parti tecniche di fisica, ma l’autore abilmente le ha concentrate in tre, quattro brevi capitoli che possono essere saltati a piè pari, senza perdersi nulla nel filo della narrazione. Mai come ora, i suoi argomenti risultano attuali.

IONS, Institute of Noetic Sciences, da lui voluto e fondato, sta dimostrando risultati scientificamente interessanti: il pensiero influenza la materia a livello sub-atomico. In Norvegia, tre giorni fa (8 Settembre ’16) un nuovo documentario divulgativo della ‘New Paradigm Films’ dal titolo: “The Creative Play of Consiousness” è stato rilasciato, e l’idea di Mitchell sembra davvero essere la chiave centrale di esso.

Al di là di tutte queste informazioni e di molte altre interessantissime che possono essere trovate nel suo testo, una cosa mi ha colpito particolarmente. La possibilità di leggere un autore con una vita, sebbene molto distante da quella che sto vivendo, ma con risposte ed idee davvero simili alle mie. Entrambi abbiamo vissuto un’esperienza che ci ha fatto provare la profonda connessione con il tutto. Così intensa e memorabile che qualsiasi cosa vissuta a seguito, altro non è stata che una volontà di spiegare, descrivere e ritrovare quel tipo di stato, non totalmente descrivibile a parole.

Anni addietro probabilmente era quello che le persone religiose definivano come una sorta di “Chiamata”.

Come lui, ho impiegato anni di ricerca, studi e viaggi, per riuscire a trovare un linguaggio utile a spiegarmi. Ricordo bene quelle esperienze. Ricordo la sensazione di non avere le parole. Ricordo bene la sensazione di unione cosmica, la totale completezza in cui ‘io’ non ha più alcun significato. Come Edgard ho dovuto addentrarmi nella maggior parte delle conoscenze disponibili, per molti anni. E se il suo background lo ha portato a sviluppare la ricerca attraverso esperimenti di laboratorio, il mio mi ha portato a cercare le risposte nella maggior parte delle cosmologie, mitologie e conoscenze delle antiche popolazioni del nostro pianeta.

Anche la visita delle piramidi, dei cerchi megalitici, dei monoliti e dei loro templi è stata utile. Ogni viaggio, in parti distanti di questo pianeta, è stato come ritrovare un altro pezzo di un puzzle. Seguire un filo rosso. La cosa curiosa è che entrambi siamo arrivati a conclusioni molto simili, seguendo ognuno il proprio percorso di esplorazione.

Ora, di ritorno da questa vacanza di qualche giorno in Öland riprendo a scrivere, ma proprio ieri, dopo circa un’ora e mezza di auto, ho avuto la possibilità di visitare un altro di questi luoghi che considero speciali. Connesso con il campo di energia a punto zero, per usare un termine che si trova frequentemente nel testo. Il sito è l’impianto megalitico preistorico di Gettlinge, patrimonio dell’umanità e protetto dall’UNESCO.

Mentre mi trovavo all’interno di questo campo costellato di megaliti, ho cominciato a sentire una forza invisibile salire dai piedi. Vivida, palpabile, mi attraversava accelerando il battito del mio cuore e creando una strana sensazione all’altezza della parte centrale nella sommità del cranio. Chiaro, la mia è un’esperienza del tutto soggettiva, ma come dice Mitchell nel suo testo, il mondo oggettivo, quello soggettivo e quello collettivo si incontrano nel campo di energia a punto zero: nulla è veramente separato dal resto.

Spazio e tempo sono validi solo in una porzione della realtà, ma non la definiscono nella sua interezza. Le sincronicità si attivano, animali particolari si mostrano alla vista, e proprio ieri sera, al rientro da questa escursione, ho avuto una discussione davvero interessante. Un punto di vista profondo, così nuovo, che ha richiesto più di qualche ora per essere interiorizzato a pieno. Una sorta di regalo cosmico. Un altro pezzo del puzzle. Una prospettiva del tutto diversa riguardo al modo di agire e trattare situazioni critiche nella quotidianità. Ancora una volta la dimostrazione che le cose non accadono per caso. Così come la lettura di questo libro, arrivato nell’esatto momento necessario, dandomi nuove speranze riguardo ad un capitolo della mia vita che consideravo chiuso.

Alcuni scienziati stanno attivamente realizzando e dimostrando che la scienza, scoperti i propri limiti e la propria forza, ha comunque molto da dare. Essa può davvero aiutare a svelare i misteri del Cosmo che ci circonda. Ma per fare ciò è necessario ricordare che uno strumento resta tale, e da solo non può assolvere a tutti i compiti necessari. Ciò che ancora non possiamo spiegare, non lo esclude automaticamente dall’esistere.

La sensibilità, le percezioni, le esperienze di alcune persone, se genuine, non possono essere etichettate come inutili dagli scettici. Una mentalità più aperta, più onesta e più umile è necessaria per riaprire le porte dell’accademia alla vera conoscenza. Non c’è più tempo per escludere tutto quello che non rientra nel mainstream, cercando di controllare o manipolare per comodità, facilità, desiderio e potere. È ora di produrre e riscoprire la conoscenza collettivamente.

Creatività e sensibilità sono parole utili a produrre realtà. Immaginazione e miti un giorno si potrebbero dimostrare molto più vicini alla descrizione della realtà di qualsiasi matematica, o geometria complessa. Sebbene esse siano altamente attendibili per alcuni aspetti, i miti in particolare sono stati anch’essi di fondamentale importanza per moltissime civiltà. Cosmologie perfette hanno descritto l’universo e mantenuto per centinaia di anni una visione collettività unita, dando significato alla vita stessa.

E se gli antichi avessero compreso che le parole del mito funzionano davvero con la stessa precisione della matematica probabilistica per descrivere la realtà nella sua totalità? Senza nemmeno aver bisogno di entrare nel ventunesimo secolo ed aspettare l’avanzamento tecnico e tecnologico, senza la complessità delle formule contemporanee, potrebbero comunque aver illuminato e descritto la totalità della loro realtà, con un linguaggio di più facile accesso e comprensione per tutti. Miti che tutt’oggi se confrontati attraverso il giusto punto di vista, risultano estremamente attuali.

Grazie Edgard. Grazie per il contributo che hai saputo apportare in questo pianeta. Grazie per il bellissimo testo e per l’Istituto che hai fondato. Sono sicuro che ora, tu sei parte di tutte le stelle che esistono, e loro sono uno con te.

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