Viaggiare nella notte, rimanendo con il corpo perfettamente immobile, può avere la valenza di “sogno” per molti, per altri invece, è consapevolmente qualcosa di diverso.
Il non essere “dentro” un sogno, ci richiama al concetto biofisico che ci vuole “legati” ad un tempo, ad uno spazio e ad una legge gravitazionale e, conseguentemente, fa nascere in noi una serie di interrogativi inquietanti. Un soggetto proiettato in un mondo parallelo come quello astrale, non può, almeno inizialmente, non chiedersi il perché della sua presenza in “quel posto”, che non è reale, ma non è nemmeno il mondo onirico (e la differenza si percepisce perfettamente). Risolvere “scientemente” un’esperienza, catalogandola nel nostro “libro dei sogni”, significa entrare nell’ordine naturale delle cose, ma avere un vissuto “non inquadrabile” in nessuna categoria nota, può anche sconvolgere.
Un’altra cosa che può accadere e, inizialmente destare inquietudine, è la modalità di “uscita” dal corpo. Quella che io conosco, è l’uscita “craniale”, ovvero quella che utilizza l’apice della testa per liberare il “corpo eterico”. Vorrei ricordare, come ho specificato nel primo articolo “Il volo dentro”, che stiamo parlando di viaggi astrali (O.O.B.E. esperienze fuori dal corpo). Un campo questo, “minato” per gli “irriducibili” razionalisti che non riconoscono “vero” ciò che come fenomeno non appartiene alla “realtà visibile”.
L’argomento è invece molto interessante e degno di approfondimenti, per altri. Fortunatamente, esistono sempre categorie di persone che non si lasciano intimorire dal sapere ufficialmente “sostenibile”. Persone in grado di portare avanti le proprie convinzioni, che lavorano seriamente per documentare e testimoniare quei fatti “inconsueti” i quali poi, spesso, segnano l’inizio di un “Nuovo Sapere”.
Il giorno che la scienza ufficiale, riconoscerà la capacità umana di viaggiare “fuori dal corpo”, sarà stato raggiunto un grosso traguardo sul piano della consapevolezza della nostra specie e l’uomo, saprà molto di più su se stesso. Attualmente, argomentare in questo campo, può sembrare assurdo o speculativo in senso fenomenologico, ed essere accusati di cavalcare l’onda della nuova Era, a briglie sguainate. E’ pur vero che oggi, si rischia “l’overdose” di inputs “inconsueti”, per soddisfare quella “fame interiore” tipica del nostro tempo che apre crateri di inquietudine e semina interrogativi inattesi. Quello che seriamente, e senza enfatizzazioni devianti va testimoniato in questi casi, è il racconto del proprio vissuto, nudo e crudo.
Personalmente, non sono intenzionata ad azzardare conclusioni e risposte che non mi appartengono. Il mio apporto vuole essere soltanto di carattere completativo, utile a quelle persone seriamente impegnate ad approfondire l’argomento. Allo stesso tempo però, è mio dovere portare alla luce una “realtà parallela” e la sua “straordinarietà”, affinché la gente prenda atto dell’esistenza di questa dimensione.
Ritornando alla mie “uscite”, ricordo che le prime volte, furono molto cruente.
Ebbi la sensazione di essere trascinata via dal mio corpo, da una potente mano invisibile che mi aveva afferrata per i capelli e non aveva nessuna intenzione di mollare la presa.
La “mano tirante”, era stata preceduta da una vibrazione potentissima, irresistibile, che aveva invaso il mio essere e che in seguito, sarà sempre l’elemento costante di “avvio” a tutto il fenomeno.
Ho sempre mantenuto una buona traccia “mnestica” viva di quel che mi stava accadendo. Questo fatto mi è stato molto utile per “ottimizzare” ogni volta la mia “uscita”.
Sapevo che dovevo controllare quella smisurata velocità che mi catapultava fuori dal corpo per “lanciarmi” in un luogo indefinito, lasciandomi sola e terrorizzata.
Se avessi avuta sotto di me, una “ferrari” impazzita, sarei stata molto più tranquilla.
Quell’invisibile forza notturna mi sconcertava, ma alla fine imparai a modularla e allora, le mie uscite, cominciarono ad essere un “piacevole” appuntamento notturno.
Una notte mi ritrovai immersa in un’enorme pavimentazione “damascata” dai colori variopinti e dalle geometrie regolari, vagamente familiari.
Facevo fatica ad orientarmi poi, ad un certo punto, tutto fu chiaro: ero a terra vicino al letto, minuscola come una pulce, scorazzavo sul mio tappeto. Non ero andata molto lontano.
Un’altra volta, invece, venni proiettata nell’orbita terrestre, credo all’interno di una sonda spaziale. Non c’era nessuno a bordo, tranne me.
Ricordo di aver notato dei comandi su un quadro ed uno schermo che offriva un fantastico panorama stellare.
Imparai, con l’esperienza, ad utilizzare una sorta di “pensiero volitivo”, come strumento di controllo: sembrava funzionare alla grande!
Potevo decidere se rimanere nei paraggi, “fluttuando” liberamente sopra i mobili e i miei familiari attraversando pareti e porte o, con tutta la paura che ancora provavo, rischiare l’ignoto negli spazi aperti.
Le uscite all’esterno avevano sempre un grosso fascino e suscitavano in me un enorme spirito d’avventura, ma celavano sempre un “lato oscuro” che, istintivamente, manteneva alto il mio stato di allerta.
Fortunatamente, mi soccorreva sempre il mio “pensiero volitivo” che mi riportava tempestivamente nel mio corpo, quando la situazione diventava pericolosa e preoccupante.
Una sola volta mi è capitato di incontrare delle creature viventi, o perlomeno, che ne avevano parvenza.
COME IN UNA FIABA
Avevo superato la prima fase (quella vibrazionale), ma non ero ancora abbastanza brava da modulare la fase seconda (quella dello spostamento) che mi sentii coinvolta in un’accelerazione incontrollabile che aumentava in maniera esponenziale.
Ebbi la sensazione di essermi allontanata anni luce e di aver percorso, in un tempo minuscolo, un’indicibile distanza nel cuore dell’universo.
Lanciata come una cometa, approdai tuttavia con leggerezza in un posto suggestivo che emanava un’aria di “sacralità”, incutendomi timore e rispetto.
Mi muovevo con circospezione (pur senza avere corpo, ma la sola idea di esso) in un luogo ameno.
Come in un “video game”, l’aria era rarefatta e sospesa e come se ciò non bastasse, si aggiungevano “effetti speciali”: da un portone scuro semiaperto, filtravano dalla fenditura in basso, raggi rossi intermittenti.
Fuori, nello spazio dove io mi trovavo, a mo’ di guardiano, sostava un “omuncolo” alto circa 80 cm. con le orecchie appuntite.
La strana creatura aveva l’aria annoiata e le mie domande lo disturbarono visibilmente: si mise ad indicarmi con la sua piccola mano, il raggio sotto la porta.
Alle mie insistenze, si portò un dito in bocca per ordinarmi il silenzio.
Si udì un grande trambusto proveniente dalla strana “stanza”. Arrivò, tempestivo e salvifico, il mio “pensiero volitivo” di ritorno e fuga.
Mi riavvolsi velocemente a ritroso e, in pochi secondi (ho creduto), mi ritrovai sconvolta nel mio corpo e nel mio letto.
Come in una fiaba, pensai, ho visto un folletto.
Molti altri interrogativi, ancora oggi, suscitano in me curiosità e timore. Forse avrei dovuto avere più coraggio.
LA POPOLAZIONE ASTRALE
Per mia personale rassicurazione, andai a consultare la letteratura a riguardo e scoprii che la popolazione astrale è variegata e fantastica.
Trovai un testo in libreria, a cura di una comunità di Torino che, in maniera molto esplicita e approfondita, elencava tutta una serie di personaggi di questo incredibile mondo.
Almeno sapevo di non essere impazzita.
I MIEI APPRENDIMENTI
Nella mia esperienza O.O.B.E., due elementi sono stati fondamentali al punto da poterne trarre degli insegnamenti:
1) La volontà è la miccia che accende l’energia e la modula, mettendola al servizio del pensiero;
2) Il mondo reale che noi conosciamo, con le modalità sensoriali caratteristiche per la realizzazione del nostro livello cognitivo, può essere completamente ribaltato e stravolto, in una dimensione ad esso parallela.
Sono oggi in grado di dire che il mio vissuto, in questo senso, mi ha particolarmente arricchito, nonostante alcuni “lati oscuri” che da esso sono emersi.
Primo fra tutti, l’enorme senso di benessere che questo stato procura: una sensazione imparagonabile a tutto ciò che è “terreno”.
Ho sperimentato che la vista, può essere attivata senza l’apparato visivo, così come gli altri organi di senso.
Il corpo “astrale” è esso stesso un “senso plurisistemico” a 360°. Le sue performances sono di livello elevatissimo e del tutto estranee alle leggi terrestri della fisica e della gravità.
Poter attraversare pareti, fluttuare nell’aria, spostarsi ad una velocità superiore a quella della luce, sono esperienze indimenticabili, anche se lasciano in bocca l’amaro della “difficile” condivisione con gli altri.
Sì, la gente ti ascolta, poi ti sorride benevolmente… e cambia argomento.
Probabilmente fa gioco di forza la “paura” che, condita con lo scetticismo e un pizzico di “poca lungimiranza”, fa perdere a molte persone le cose più belle della vita.
La paura è una vera “porta blindata” che aliena la mente dall’esterno e la condanna ad una terribile reclusione.
Quindi, se difendersi dall’ignoto, significa “chiudersi”, chi ha paura non farà mai esperienze simili (o, come me, le farà solo a metà).
Oggi comunque, per SCELTA o incoscienza, mi rendo conto di saper cose che pochi sanno e, per questo, di essere una privilegiata.
Gabriella Zagaglia
Un Commento su ““O.O.B.E. (Out of body experience ) – LA SCELTA””
Come autrice dell’articolo, ci tengo a fare una precisazione : la parola chiave del testo è LA SCELTA.
E’ normale che i fautori della semplicità “credibile” non l’abbiano rilevata. Sono molto dispiaciuta di parlare un linguaggio alieno, soprattutto nei confronti di chi, con una certa sufficienza, è pronto a denigrare esperienze al lui sconosciute. Spero che i lettori, siano più intuitivi e lungimiranti, comunque il dibattito è aperto, mi metto alla massima disposizioni di chi, seriamente e non con sigle e punteggi, sia interessato ad approfondire gli argomenti.
P.S, certe classifiche sanno ferire, ma non sanno uccidere.
Gabriella Zagaglia