Archetipi la danza della vita

Francesca SalvadorArticoli, Benessere e Salute, Crescita personaleLascia un Commento

Sono Francesca Salvador, sono nata a Codognè (TV) ho 61 anni. Sono insegnante e scrittrice.

Organizzo e seguo seminari sui mandala e sugli archetipi intesi, nella mia ricerca e nei miei scritti, come la via essenziale, diretta e coerente per rendersi conto di chi si è e di dove si va. Archetipi la danza della vita.

In questo ultimo periodo sono stata molto presa dalla stesura di un secondo libro sugli archetipi. Sinceramente pensavo che non avrei più scritto, avvertivo che questa esperienza si era spenta e il canale restava chiuso. Improvvisamante mi sono trovata in una situazione divertente e travolgente, da vivere e da osservare perché come ho già detto, così è per me. Si è riaperto un dialogo prima con me stessa, in modo nuovo, originale e poi con i lettori. I pezzi che scrivevo sono diventati la raccolta in un blog

http://francescasalvador.it/francesca-salvador/

e pian piano mi sono resa conto che così, dal niente, il libro si stava organizzando. L’ho assecondato. E lui, come sempre, s’è preso la mia attenzione, il tempo, la mia energia, ma io mi stavo rendendo conto che qualcosa di nuovo e determinante stava uscendo. Il libro s’è dato il nome Vittoria, come incontrare l’anima gemella attraverso gli archetipi. Diciamo che il gancio “anima gemella” è stato sollecitato da alcune situazioni che vedevo attorno a me, che arrivavano in consulenza e, da scrittrice quale mi ritrovo ad essere, ecco che dai fatti che mi arrivavano davanti, la mia fantasia trovava elementi per nutrire e dare un contenitore al grande messaggio che il libro vuole essere:

come rendersi conto dei grandi schemi in cui siamo impostati, vederli, prenderne coscienza, così da uscirne e diventare innanzitutto sovrani della nostra esistenza e creatori della nostra realtà.

Quello che voglio subito sfatare è l’illusione che, diventare i creatori della propria realtà significhi poter creare qualsiasi situazione relativa a salute, relazioni denaro, successo, ecc, tutte prospettive che la new age e un certo pensiero positivo ci ha insinuato. La prima esperienza e presa di coscienza è che siamo “terrestri” e che tale dimensione non significa abitare un pianeta che ci dicono rotondo, che ruota e rivoluziona attorno al sole, ecc. Inoltre che, le aspirazioni che ci sembra di condividere con i più, con la doxa, spesso non coincidono con ciò che davvero vogliamo vivere. Spesso il corpo, la psiche, la terrestrità che siamo, (nota che non sto dicendo… l’anima… lo spirito, io sono molto concreta) spingono verso altro. Quindi, accade che il corpo, inteso come la totalità di me dato che sono una terrestre, vuol viversi situazioni in apparenza meno esaltanti e di successo esterno, ma più pregnanti e gravide di forza e di senso dentro.

La prima incidenza degli archetipi nella nostra coscienza, ovvero da sempre essi ci sono solo che bisogna imparare ad ascoltarli ed assecondarli, il loro primo… messaggio, che è “il loro modo di essere” in noi, è che: noi ci siamo creati tutto questo palcoscenico che abbiamo voluto credere reale e vero, e che ora ci imprigiona. Questo lo dicono in tanti.

Abbiamo avuto la necessità di darci un impianto all’esterno, che certo è la proiezione di ciò che dentro di noi è e si muove ma che portato fuori, forse per il desiderio di sapere chi siamo, abbiamo fatto diventare realtà, esterna, concreta, inconfutabile, inamovibile.

Abbiamo fatto ruotare le nostre esistenze e i significati di noi stessi attorno a riferimenti e poteri posti all’esterno di noi stessi e – noi – terrestri – abbiamo perso il nostro potere interiore. Mi riferisco a tutto il mondo astronomico, all’impianto filosofico, religioso, scientifico in cui siamo immersi da secoli e al quale continuiamo a svendere la nostra energia.

Essere terrestre altro non è che “essere un movimento di creazione” che si dà questa dimensione capace di essere materia, concretezza. Questo, mi sento di dire, è il nostro paradigma. Quando si arriva a questo punto tra l’altro non ha più coerenza nemmeno dire “nostro”. Questo è il – mio – paradigma – il mio retaggio – il mio sigma. Così per ciascuno. Qui si arriva e da qui si riparte.

Ecco, mi sento di dire che gli archetipi ci fanno percepire matrix. Il che non signifca nemmeno che ci tolgono da matrix. Ma ce ne rendiamo conto. Come ci rendiamo conto che qualsiasi realtà creiamo sempre una matrix è, ma che può essere ben diversa nelle sue impostazioni di fondo. In questa matrix siamo impostati nella separazione, nel conflitto, nella prevaricazione. Non è l’altro… l’altro… il responsabile di come vanno le cose, è che ciascuno di noi ha questo paradigma dentro e continua a creare realtà filtrandola da questo. Va smontato questo livello del sistema di pensiero. Il livello di quelle che possiamo chiamare “le egregore di pensiero” ossia i pensieri, atteggiamenti di fondo, così lontani dentro di noi che fatichiamo a vederli perché ci perdiamo prima, nelle fosse della inconsapevolezza e delle chiacchiere, del darci addosso l’un l’altro. Tutto qua. Non ci sono filosofie, visioni del mondo, religioni, astronomie o astrologie, ecc, c’è solo uno strumento da rimettere in equilibrio e far funzionare bene. Bene per noi, per il terrestre.

Ciò che in noi diventa pensiero sistematico, a monte di ogni realtà ed esperienza che viviamo, diventa atteggiamento, modo di stare al mondo, modi di interagire, eccetera. Se non ri-formuliamo questo livello, ci giriamo attorno, non cambiamo le situazioni personali e del quotidiano, perché quando creiamo, senza saperlo, ri-applichiamo gli schemi a monte, trasparenti ma fissi e di separazione.

Questo il punto. Continuiamo a girare dentro la gabbia, come i topi. Qualcuno lo sapeva e c’ha fatto lo scherzetto. Ora è tempo di vederlo e prendersi la responsabilità del fatto che si cresce, non ci servono più i riferimenti esterni come i bambini. Siamo semplicemente una specie di “occhio che orbita in continuazione” e, mentre orbita, crea, talmente potente che crea materia. E situazioni. Altro fuori non c’è. Spietato, ma così è. Per cui, basta parlare delle situazioni. Prima bisogna arrivare a questa pulizia, poi si ripartirà.

Ecco, il percorso per archetipi porta a questa lucidità e coerenza.

Certo, lavorare con gli archetipi primari, ossia con le lettere degli alfabeti, è un cammino. Non è una conoscenza astratta, né solo intellettiva. È soprattutto un’esperienza concreta, di vita, di confronto con se stessi. Il Sé più profondo che siamo, l’inconscio, la nostra storia sia personale che del collettivo umano cui apparteniamo. È, ancora, un mettere a fuoco la propria personalità e il sogno. L’orientamento della vita, l’equilibrio, le inquietudini, i nodi emozionali, le spinte; gli insight, gli incontri, gli affetti, le storie, le gioie e le difficoltà. Tutto procede, si snoda, si scioglie, si decanta, prede il volo. Tutto avanza e noi, attenti a noi stessi e nello stesso tempo affidati alla nostra anima, procediamo, fino a che un giorno, o una notte… ecco: abbiamo preso la strada diretta del nostro sogno. E ci inoltriamo. Accadono gli incontri giusti, le indicazioni di percorso, le pause, le soste e le riprese. I cambiamenti, la comprensione del progetto insieme alla capacità di affidarsi, di essere lanciati al centro della propria storia.

Qui, facciamo “la scelta perfetta” ossia, le svolte decisive, quelle senza più ripensamenti, siamo nell’istante in cui non c’è più né prima né dopo, e tutto è.

Questo è “il percorso per archetipi”. Ciò che mi sento decisamente di indicare. Certo, a chi è affine, a chi risuona, perché tante, e tutte efficaci e funzionali, sono le strade per arrivare all’Uno, all’Aleph. Questa è una. Può essere che qualcuno la incroci con me. Per questo sto ancora qui a scrivere e interagire con le persone e mi impegno, giocando, a presentare la strada degli archetipi.

Anni fa, andai a trovare il Prof. Mario Pincherle, archeologo, nella sua casa di Bientina (Pisa) per presentargli un mio lavoro. Avevo preparato, allora, un libretto degli alunni della scuola che, nelle mie classi, avevano seguito un percorso per alfabeti. Avevo pubblicato le poesie degli alunni perché era sorprendente l’apertura, la visione che i bambini avevano saputo comunicare nei loro scritti dopo tale esperienza. Il Professor Pincherle mi disse: “Questa è la strada” e io ho continuato, con passione. Perché per me questa è stata ed è un’autentica passione. Per come gli archetipi si sono presentati, mi hanno indicato la strada e soprattutto per come si sono fatti sentire nella mia psiche, nella vita e negli accadimenti. Ho cominciato a usare queste chiavi, e con esse, a fare un’altra lettura di me stessa e del mondo. Ad avere un approccio ben diverso, lo chiamerei vitale con la vita e le persone.

Gli archetipi, quando li accogli e li fai giocare in te, fanno tutto da soli. Ti portano fuori dalle secche della memoria avvizzita e della storia. Oltre, nella vita nuova e appagante.

Questo mi sento di condividere. E, insieme, per chi si inoltra e si appassiona a tale ricerca: indicare, proporre le strade, le strategie che queste chiavi mi hanno insegnato e che ho sperimentato innanzitutto su di me e sulla mia vita. Esperienze che, giocando e raccontando, stanno raccolte nei miei libri.

Francesca Salvador

Brescia 14 giugno 2106

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