Essere bambini oggi comporta un impegno non indifferente. I bambini delle ultime generazioni presentano caratteristiche molto diverse dalle generazioni passate. Non tanto per una sorta di mutazione genetica, anche se secondo le teorie evoluzioniste comunque è perennemente in atto; nemmeno del tutto per il salto generazionale di fatto esistente e certamente influente; c’è chi tira in ballo il cosiddetto bombardamento di neutrini provenienti dallo spazio a cui l’umanità è sottoposta con particolare enfasi negli ultimi anni, chi li chiama “figli delle Stelle” o chi ancora attribuisce la causa a inquinamenti atmosferici ed elettromagnetici. Tutti hanno le loro ragioni, tuttavia io mi focalizzerò sul contesto sociale e psicologico per dare una lettura al fenomeno guardandolo da lì.
Intanto comincio col rilevare che le ultime generazioni sono cresciute con un massiccio apporto di televisione. Al di là dei programmi, molto spesso inadatti, rimane comunque il fatto che quella finestra luminosa ha un potere ipnotico e tende a passivizzare i fruitori, figuriamoci poi se bambini! Bando alle critiche, rimane una considerazione importante sull’educazione del linguaggio televisivo che è una vera rivoluzione mondiale soprattutto negli ultimi anni. Si tratta di una comunicazione prevalentemente visiva, per immagini, che, al contrario di quella più uditiva e legata alla parola scritta o letta del passato, è molto più ricca di informazione e veloce, ma anche molto meno immaginativa. Pensiamo ora al fatto che i tempi della vita seguono le stagioni, i mesi, la lenta trasformazione della natura, dei cicli lunari e solari. Come si conciliano questi con il linguaggio della pubblicità o dei videoclips che in 30 secondi ti raccontano una storia intera? Parlo con mamme che accompagnano i figli a vedere cartoni animati e mi dicono che escono frastornate dal ritmo frenetico delle battute, ma i bimbi no, per loro è “normale”. A scuola li definiscono, quando non li diagnosticano, bambini iperattivi, disattenti, che si distraggono facilmente. Come può integrarsi il ritmo della scuola, della vita, delle relazioni, con quello della vita – spettacolo televisivo?
Aggiungiamo a tutto ciò playstation, dvd, videocassette, cellulari, gameboy, tamagogi, bi bit, Psp, computer, video game ed avremo un idea del contesto tecnologico in cui interagisce il bambino.
E sì. Essere bambini oggi comporta un impegno non indifferente. I bambini delle ultime generazioni presentano caratteristiche molto diverse dalle generazioni passate. E non solo per questioni tecnologiche.
A oltre trent’anni dall’arrivo del divorzio in Italia, si possono incontrare frequentemente oggi le cosiddette famiglie “ricostituite”. La psicologa Tilde Giani Gallino le chiama cespugli genealogici perché si sviluppano in orizzontale anziché in verticale come gli antichi alberi genealogici. Ci sono i nuovi partner, quando ci sono, raddoppiano i nonni, si moltiplicano gli zii, i cugini, cognati e cognate. E poi, sempre più spesso i figli dei nuovi partner che diventano altro dal classico fratello – sorella. Non parliamo poi dei pluri-accompagnati, coloro che si sono risposati più volte. Una donna quarantenne racconta: ”A Natale andiamo dalla seconda moglie di mio padre, mamma della mia sorellastra. Mio figlio verso i sei anni cominciò a chiedere: ‘ Il nonno è separato da lei, ma perchè si parlano? Vedeva l’armonia e non capiva. Mio padre si è sposato in tutto quattro volte. I suoi fratelli sono uguali. Una volta c’è stato un “raduno” agghiacciante, con mia madre, mio padre, la seconda e la terza moglie, poi lo zio con due mogli, un altro zio con figlia illegittima appena riconosciuta. E tutti i precedenti figli delle nuove mogli”. Non ci sono nemmeno parole per definire i rapporti tra queste persone, figuriamoci quale chiarezza può albergare nella mente di un bimbo che si trova a vivere tali condizioni! Poi ci sono i separati in casa, dove spesso l’indifferenza lascia segni più di “sani” conflitti. Ci cono famiglie dove il livello di litigi e conflitti supera ogni immaginazione. Eppoi tutti devono andare a lavorare oggi. Tutti, se no non si sopravvive. E i figli? Chi li bada? Nonni, babysitter, doposcuola? Nel bene o nel male le famiglie non sono più quelle di una volta, quelle che sono state per secoli addietro. Ora non sono più le stesse.
E’ proprio vero. Essere bambini oggi comporta un impegno non indifferente. I bambini delle ultime generazioni presentano caratteristiche molto diverse dalle generazioni passate.
Voglio inserire anche la cornice sociale in questo piccola riflessione. Aggiungo qualche valutazione sul fatto che molti amichetti dei bambini sono di cultura, razza, religione diversa; e questo li costringe a confrontarsi con i pregiudizi, con idee diverse. C’è molta insicurezza e instabilità lavorativa, la chiamano flessibilità, c’è precarietà, una situazione mondiale difficile, guerre, tsunami e uragani e terremoti che sembrano aumentare la precarietà globale, Aids e influenza aviaria, tumori e depressioni che sono in aumento, innalzamento di temperatura e scioglimento dei ghiacciai con innalzamento del livello del mare, minacce terroristiche mondiali, inquinamento ovunque, in cielo, terra e mare.
Quale futuro avranno questi “nuovi” bambini? Cosa potranno fare con la nostra difficile eredità? Che non sentano già l’enorme responsabilità che appiopperemo loro? Vuoi scommettere che si sentono già un po fregati di partenza?
Il nostro impegno è di comprenderli, accompagnarli nel cammino difficile che li aspetta, promuovere in loro nuove possibilità, nuove visioni che tradurranno più avanti in solide realtà, dobbiamo riconsegnare a loro la fiducia nelle loro capacità, la gioia di giocare insieme agli altri bambini, la sensazione di potere influire positivamente sul loro equilibrio emotivo e sul mondo intero.
Certo che è impegnativo essere bambini oggi!
di Giampiero Varetti