“Ci credi che la soluzione al problema che stai affrontando già esista?” (Daniel R. Castro)
Quante volte, siamo stati assaliti da dubbi, ansie, paure, preoccupazioni nel dover risolvere un problema di qualsiasi natura, e quante volte non siamo riusciti a cogliere le opportunità che quel momento critico ci poneva?
Da diverso tempo, mi affascina rileggere momenti chiave della mia vita, se non fossero sorte delle difficoltà, delle sofferenze, non avrei trovato il modo per scoprire altro a me più congeniale, più idoneo.
Ci sono sempre soluzioni che “vagano” nell’aria, pronte ad atterrare al momento giusto; nel libro vengono prese in considerazioni le vite di persone, imprenditori, innovatori, scienziati, artisti che in momenti diversi hanno saputo superare le loro difficoltà e trasformarle in idee, pensieri, oggetti che hanno segnato il corso dell’intera umanità.
Quale era il loro segreto? Avere una fede incrollabile in una soluzione che sarebbe arrivata, “tu non inizi a cercare qualcosa sul serio a meno che non credi veramente che esista… Ci vuole quel tipo di fede. Se non hai quel tipo di fede, non potrai mai investire la giusta quantità di tempo, energia, e cellule cerebrali per cercare di trovare la soluzione.”
Ma è sufficiente, mi sono domandata, o è necessario anche un altro strumento? E se sì, quale?
Osservare con occhi nuovi, suggerisce l’autore.
“La maggior parte delle persone vede solo le cose che hanno già precedentemente scelto di credere… gli imprenditori e gli innovatori sono diversi. Loro tendono a concentrarsi e credere in cose che non possono vedere.”
Quel nuovo sguardo, parte dall’occhio del cervello, che può essere allenato, sviluppato e abituato a vedere con una maggiore consapevolezza le tante soluzioni intorno a noi.
Soffermarci con attenzione a cercare nei luoghi dove non abbiamo mai guardato prima, dirigere il nostro sguardo, e ascoltare le nuove sensazioni che ci evoca una nuova realtà, permetterà di vedere cose che prima non si erano mai viste.
E’ il cervello che informa gli occhi e non viceversa, per questo un nuovo modo di guardare libero e svincolato da credenze e convinzioni permette una maggiore apertura verso qualcosa di diverso e insolito.
Pensiamo a tutte le scoperte fatte fin oggi: non è sorprendente che tutti siano stati tacciati di essere dei pazzi, visionari, fuori dagli schemi? Eppure se non fossero stati così liberi da scegliere di credere in ciò che non si vede, l’umanità non si sarebbe evoluta.
“Se vuoi essere un vero cercatore della verità è necessario che almeno una volta nella vita, dubiti, per quanto possibile, di tutte le cose.” (René Descartes)
Nella vita di ognuno di noi, quante volte ciò in cui credevamo ha finito per limitarci “causando stress, frustrazione, depressione e forse anche disillusione. Forse questi sentimenti che corrodono sono il modo della vita di dirti che è il momento di svegliarti e iniziare a prestare attenzione”.
Perché la chiave di ogni situazione non sono le risposte giuste o sbagliate, ma le domande che siamo pronti a porci.
Siamo sempre noi a dare un significato alle nostre esperienze. E se provassimo invece a dare un senso nuovo ai collegamenti nascosti dietro quello che viviamo?
“L’arte di vedere le connessioni nascoste è l’essenza dell’imprenditorialità e dell’innovazione.”
Essere creativi, significa guardare gli elementi a nostra disposizione con occhi diversi, saper unire i puntini in modo nuovo.
Ci sono due domande che davanti ad un problema, possono esserci utili e permetterci di creare una serie di connessioni innovative: “E se?” e “Perché no?”.
E’ una prospettiva che ha del miracoloso, come se le soluzioni fossero già lì pronte a darci una mano e a farci crescere in sintonia con il nostro sentire più profondo, il nostro io più autentico, quello che ci fa essere unici e speciali, quello che ci fa evolvere e fa progredire l’intera umanità.
“L’ostacolo più grande che abbia mai dovuto superare è stato rendermi conto che non c’erano ostacoli.” (Roy Spence)