Del lavoro e altri demoni 6

Laura NaselliArticoli, RaccontiLascia un Commento

Che Isabella avesse la lingua lunga lo sapevano pure le mattonelle del corridoio, che non si sapesse fare gli affari propri era altrettanto risaputo, che amasse spiare i comportamenti altrui guardando in tralice la gente con i suoi occhietti furbi e sottolineati da un eyeliner esagerato era anche questo patrimonio comune ma che si potesse innamorare di Walter… quello no, nessuno se lo aspettava, ci spiazzò tutti quanti.
Quando ce ne rendemmo conto la bolla era scoppiata e fu gravida di conseguenze, purtroppo.

Walter era un medico supplente, o qualcosa del genere, in ogni caso la sua presenza in reparto avrebbe avuto termine, prima o poi, e la cosa procurava non pochi respiri di sollievo a quanti, tra noi, non lo avevano mandato giù, tra il personale medico e non medico indiscriminatamente.
A pensarci bene faceva onestamente il proprio lavoro, era puntuale nei cambi di turno, professionale e cortese con i degenti, disponibile ad ascoltare lagne, aggiornato quanto alle novità scientifiche.

Ma… Walter si credeva Rodolfo Valentino redivivo anche se nulla nel suo aspetto fisico lasciava spazio ad una simile ipotesi.
Te lo ritrovavi davanti e abbassavi gli occhi verso il suo metro e cinquanta scarso, la sua buffa testa totalmente pelata si prolungava in un bitorzolo in sede occipitale sulla cui natura si esprimevano congetture (a quell’epoca io adoravo X-files per cui giunsi a ritenerlo un impianto alieno), il viso era pallido, le guance perfettamente rasate, la bocca a culo di gallina, le gambe storte nei jeans all’ultima moda. Per farla breve non è che non appena lo vedevi cadevi in deliquio per lui.

Tutto ciò però non distoglieva Walter dalla convinzione di essere irresistibile, e, quando trovava la compagnia maschile che riteneva adeguata, si lanciava in rocamboleschi racconti erotici nei quali lui era il protagonista assoluto e vincente. Gli altri ridacchiavano, lo pungolavano ma penso che qualcuno di loro avesse finito col crederci e di conseguenza con l’essere sommerso da un’ondata di bollente invidia. Quanto a noi signore puntualmente informate sul contenuto malizioso delle vanterie di Walter ci ritenevamo oltraggiate da quei racconti sessisti.

Figurarsi Isabella! Date le sue mansioni di ausiliaria presso la direzione sanitaria Isabella era in cielo, in terra e in ogni luogo… se avevi bisogno di lei potevi telefonare a “Chi l’ha visto” mentre te la ritrovavi tra i piedi nei momenti più impensati.
La donna, single per scelta come sottolineava sempre anche se non glielo chiedevi, aveva subito classificato Walter come l’uomo più brutto che avesse mai incontrato. A suo insindacabile giudizio e malgrado quello che egli raccontava era impossibile che qualcuna in tutto l’ospedale e anche nel raggio di alcuni chilometri ci potesse stare tranne… la caposala della chirurgia d’urgenza.

Era costei una legnosa zitella piuttosto avanti negli anni, attentissima nel compiere il proprio dovere, terribile con gli infermieri che faceva trottare instancabilmente. Prevedendo la strada che sua figlia avrebbe percorso, sua madre le aveva imposto contro la volontà di tutti il nome di Emerenziana a cui si era aggiunto nel corso dei decenni… la befana. Emerenziana non soltanto era attenta e puntigliosa ma, a memoria d’uomo, non la si era mai vista sorridere, in sua presenza la voce si abbassava istintivamente e tacevano gli scherzi. Isabella non la poteva sopportare perché non era mai riuscita a trovarle il benché minimo difetto. Ecco perché cominciò a disseminare dubbi in giro: due ombre nel cucinino, un parlottare, lei passava di lì per caso ma poi si era accorta che il dottorino, come lo chiamava lei, era uscito visibilmente alterato e dopo era uscita Emerenziana con la crocchia grigio topo scomposta. Ma vi siete accorti che Emerenziana canticchiava l’altra mattina mentre scorreva la lista dei farmaci? Eh… uccellino che sta in gabbia o canta per amore o per rabbia. Ma lo sapete chi c’era ieri alla Rinascente? Emerenziana, sì proprio lei e sapete dov’era? Nel settore lingerie! Ah! Ci ho visto bene ci ho visto! Come se la povera Emerenziana non fosse abilitata all’acquisto di un paio di mutande.

Tanto disse e tanto fece che alla fine tutti noi eravamo convinti che tra Emerenziana e Walter fosse sbocciato l’amore; tanto si disse e tanto si fece che i due protagonisti vennero messi a conoscenza della novità, di cui fino ad allora non sospettavano alcunché.

Emerenziana dapprima si offese, poi negò vivacemente, giurando sui suoi innumerevoli antenati, poi si mise in malattia per qualche giorno, al suo ritorno stentammo a riconoscerla, si era sciolti i capelli e li aveva tinti in color nocciola andata a male, aveva tolto i collant sessanta denari per indossare dei civettuoli trenta denari e…sì…canticchiava mentre scorreva la lista dei farmaci.
La reazione di Walter ci stupì, all’inizio lasciò correre accennando un lieve sorriso a mezza bocca di compiacimento, d’altra parte lo aveva sempre affermato di essere irresistibile, mica era colpa sua se tutte quante cadevano ai suoi piedi ma poi cominciò a prendere le distanze, impercettibilmente ma inesorabilmente.

E più lui si allontanava più Isabella si accaniva. Nel giro di pochi mesi si era trasformata nell’amica di Emerenziana, la più intima amica che quest’ultima avesse mai avuto. Non si capiva più se era Emerenziana a crederci o Isabella; Walter dal canto suo glissava sempre senza mai prendere una posizione netta.

Poco a poco ci rendemmo conto che Isabella era diventata anche amica di Walter, sembravano in confidenza, si scambiavano saluti da lontano, Walter si dirigeva di frequente verso il blocco della direzione sanitaria con le scuse più improbabili; nel frattempo Emerenziana sembrava dimagrire a vista d’occhio, certi giorni pareva spenta con gli occhi cerchiati, altri sembrava illuminarsi. In ogni caso stava perdendo di lucidità sul lavoro, ciò la rese oggetto d’ironie anche piuttosto pesanti ma sembrava non avvedersene.
Inutile cercare di sciogliere quel gomitolo che s’intrecciava ogni giorno di più per cui finimmo col perdere interesse a tutta la faccenda.

Poi una mattina una donna dall’aspetto matronale e dai capelli rosso fuoco entrò nel reparto di chirurgia d’urgenza pestando un callo ad un ausiliario che aveva tentato di sbarrale il passo. La donna percorse il corridoio come una furia devastatrice e piombò in infermeria dove Emerenziana stava preparando una terapia. Io ero stata chiamata in consulenza per un paziente, nella stanza c’eravamo io, Emerenziana e una infermiera di minuscole dimensioni che aveva l’abitudine ad eseguire pedissequamente gli ordini e niente di più. “Ah! – urlò la donna, sovrastando la caposala che era rimasta con una siringa in una mano e il flaconcino dell’antibiotico nell’altra irrigidita come la moglie di Lot – sei tu la ladra! Ma io te lo dico: lascia in pace mio marito brutta vecchia o te la vedrai con me”.

Detto questo la donna si girò sui tacchi e abbandonò il campo, l’azione era stata così fulminea che se non fosse stato pieno giorno avremmo pensato di essercelo sognato.
In rapida sequenza il flaconcino dell’antibiotico, la siringa ed Emerenziana arrivarono a terra, i primi con un tintinnio, la donna con un tonfo secco, sembrava che si fosse spezzata in due e mentre l’infermierina esprimeva in modo concitato tutta la sua ansia mi ritrovai a praticare un massaggio cardiaco accovacciata sul pavimento dell’infermeria della chirurgia d’urgenza.
La povera caposala se la cavò con un ricovero in rianimazione della durata di qualche giorno ma da quel momento assunse l’aspetto di una bambola di pezza. Naturalmente tutta la faccenda ebbe un’enorme risonanza. Dunque il Walter non ce l’aveva raccontata giusta, aveva detto di essere single invece era provvisto di una moglie e che moglie! Un energumeno che poteva tranquillamente metterselo in tasca! E quindi c’era non solo puzza di bruciato ma un incendio vero e proprio si era sviluppato sotto i nostri occhi! Dunque Emerenziana e Walter fornicavano! Mi fecero raccontare fino alla nausea l’evento di cui ero stata involontaria testimone e persino la minuscola infermiera ebbe il suo quarto d’ora di gloria affermando ripetutamente che lei aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava mentre Emerenziana sbiancava come un lenzuolo. Isabella, invece, si eclissò anzi sparì proprio mentre Walter venne convocato in direzione dalla quale uscì come un cane bastonato. Alla fine tutti i nodi vennero al pettine, la soffiata era arrivata da Isabella, giusto lei, l’amica di entrambi. Quando a furia di fare ambasciate d’amore si era accorta che i due, pur tra mille reticenze, cominciavano a piacersi sul serio capì di aver spinto le cose troppo in avanti. Walter glielo aveva pure detto di avere una moglie ma che gli occhi composti e severi di Emerenziana stavano scavando un buco nella sua anima e…sì… se ne stava proprio innamorando.

E Isabella, single per scelta sia chiaro, si rese conto che un’altra storia d’amore si stava consumando davanti ai suoi occhi e a lei non restava che sollevare una cornetta.

Sono trascorsi tanti anni da questi fatti, Walter andò via dopo poco tempo e di lui non ho avuto più notizie come non ne ho più di Isabella. Quanto ad Emerenziana so che è andata in pensione da qualche anno, si è trasferita lontano, presso sua sorella. Chissà se ricorda ancora quei giorni di palpitanti speranze e di cocenti delusioni. Chissà.

N.B. i personaggi sono un prodotto della mia fantasia, le situazioni sono un collage di memorie e, in ogni caso, ogni riferimento a fatti o a persone reali è casuale

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