Ho sempre amato l’Oriente. Da bambina mi facevano sognare le avventure di Mowgli de Il libro della giungla, e mi immaginavo di poter anch’io, un giorno, esplorare quei luoghi esotici e vedere con i miei occhi quei templi misteriosi nascosti nel profondo della foresta, e tutti quegli animali meravigliosi: pantere, elefanti,tigri, scimmie…
Poi da adolescente, mi sono letteralmente innamorata di Marco Polo e dei suoi viaggi lungo la via della seta. Con lui ho attraversato l’Anatolia, l’Armenia, la Persia, il Tibet, la Mongolia, la Cina, il deserto del Gobi, e con lui sono arrivata fino ai confini del Catai, la provincia più occidentale del “Paese di Mezzo”, o 中国 (Zhōngguó) se vogliamo utilizzare la meravigliosa ed evocativa scrittura ideografica cinese. A est c’era per me un mondo affascinante e inesplorato, tutto da scoprire. C’era qualcosa che era completamente diverso dal “mio” mondo, dalla mia realtà. Qualcosa che mi catapultava in un altro paradigma e apriva completamente i miei orizzonti.
Il passo successivo è stato la Transiberiana. Ma ad essere sincera devo ammettere che è stata mia madre, la quale mi ha cresciuta con il mito degli scrittori russi, a trasmettermi questa nuova “ossessione”. Dovevo a tutti i costi prendere quel treno, e possibilmente scendere a tutte le stazioni principali, per rendermi conto di come il paesaggio, il clima, le persone mutassero con l’avanzare dei chilometri, fino a raggiungere l’Estremo Oriente.
Fin qui erano stati semplicemente tanti bei sogni ad occhi aperti, tanti viaggi interiori attraverso le pagine di libri a me molto cari… che mi hanno portato però all’epilogo, diciamo così, della storia! Infatti… quale facoltà avrebbe mai potuto scegliere una tale fanatica (o nerd all’americana, o otaku alla giapponese, che dir si voglia) dell’oriente come me? Avete indovinato?!? Esatto! Lingue e Civiltà Orientali, Università di Venezia, classe ’97-’98.
Bene… più “Estremo Oriente” di così, non si può (anche se sempre viaggiando “in poltrona”!). La lingua da me prescelta per la specializzazione è stata infatti il giapponese, la lingua del paese del Sol Levante, in kanji (ideogrammi giapponesi) 日本 (Nihon, dove il primo carattere sta per “sole” e il secondo per “origine” appunto).
Tutto sembrava fatto apposta per farmi arrivare lì, tutto era già prevedibile, o potremmo dire “predestinato”? Era forse tutto già scritto nel grande libro dell’Universo? Eppure ero stata io a “scegliere”, ad “agire”… È indubbio il fatto che tutti noi nasciamo con un certo carattere, certe predisposizioni, certi interessi, e che poi tendiamo a perseguirli e portarli avanti per tutta la vita. Come è indubbio il fatto che ognuno di noi, ogni giorno della sua vita, in ogni istante della sua vita, metta in atto delle azioni maturate da scelte individuali.
Il libero arbitrio, no? Quindi noi scegliamo ogni giorno ma… non vi è mai capitato di pensare: “mi sento come spinto da una forza esterna che mi porta in una certa direzione”, oppure “mi sembra che tutta la mia vita sia collegata da un sottile filo rosso che mi indica la via e dà un senso a tutto ciò che faccio”? O ancora: “era inevitabile”, “era destino che fosse così, che succedesse questo”…
C’è un apparente controsenso in queste affermazioni. Noi potremmo scegliere di fare tutto ciò che vogliamo, se solo non si mettesse in mezzo questo “destino” a complicarci le cose! Ma cos’è questo “destino”?
Ammetto che, prima di affrontare la lettura del libro BaZi – Il Codice del Destino (BaZi 八字 , Otto 八 Caratteri 字) di Joey Yap anche io avevo le idee piuttosto confuse a riguardo. Avere tra le mani questo testo è stato illuminante (oltre che una gioia incredibile: tutti quei meravigliosi ideogrammi!!). 🙂
Già nel primo capitolo infatti l’Autore afferma: “Le capacità di un individuo sono ciò che noi, nella Metafisica cinese, chiamiamo Destino (Ming 命). Ogni persona nasce con certe abilità, con un percorso di vita. Queste capacità determinano le potenzialità, i risultati e le conquiste della sua esistenza.”
“Allora” ho pensato io, “se ogni persona nasce con un suo percorso di vita e con certe abilità, non è vero che se ci si sforza e ci si impegna al massimo si possono raggiungere tutti i risultati o gli obiettivi desiderati. E non è vero che io sono libera di scegliere qualunque cosa… Ma avrò capito bene?” La risposta è arrivata poco più avanti: “Il Destino può essere paragonato a una mappa della propria vita. Questa mappa è immutabile e fissa – la destinazione è già stabilita al momento della nascita. Il Destino è una linea guida ai tuoi limiti personali nella vita. […] Nella Metafisica cinese il Destino di una persona è essenzialmente il suo confine – è quanto lontano puoi spingerti e ciò che puoi aspettarti di ottenere nella vita”, dice l’Autore.
A questo punto ho subito pensato all’Astrologia Occidentale e al tema delle “carte natali”. Quando noi nasciamo, piccolissime creature di quest’immenso Universo, portiamo con noi un imprinting di quell’infinito. È come se le nostre cellule conservassero un ricordo della conformazione di quell’immensità e lo portassero con loro per tutta la vita. I nostri corpi e le nostre anime sono rappresentazioni di disegni astrali, configurazioni di rapporti tra le stelle, i pianeti e il mistero che tutto ciò avvolge. In questo ognuno di noi è speciale, ed unico al mondo. Ma torniamo al nostro Destino…
Quindi, dice Yap, tutti noi abbiamo dei “limiti”, un confine entro il quale sappiamo di poterci muovere, ed oltre il quale non possiamo sperare di andare, perché così è scritto nelle stelle. Ma questo, spiega l’Autore, non ci rende delle creature inermi ed incapaci di agire, non significa che non possiamo avere il controllo della nostra vita. “Destino non vuol dire che tu non possa (attraverso impegno, duro lavoro, perseveranza, operosità), raggiungere i tuoi obiettivi o migliorare le cose. Lo studio del Destino riguarda il capire ciò che è sotto il tuo controllo e le tue capacità, e ciò che non lo è.” Ah, meno male!
Ricapitolando: ognuno di noi nasce con il suo Destino, il suo confine, e le sue abilità. Al di là di questo confine non è possibile andare. All’interno di questo confine, invece, abbiamo la capacità di agire per ottenere i nostri risultati ed obiettivi. Ma è fantastico! Allora non dovrò sprecare le mie energie in cose che so già non mi porteranno risultati, ma posso concentrarmi sulle mie capacità, sul mio percorso personale. Grazie al BaZi, all’interpretazione del mio Codice del Destino, posso capire meglio in che direzione andare!
Il Destino, che è fisso, non è però tutto nella vita di una persona: molto importante è anche il Fato (Yun 運), che al contrario è dinamico, perennemente in trasformazione, “e può essere paragonato ai sentieri sulla mappa della tua vita. Cicli di fato o di fortuna si riferiscono alla qualità delle strade su questa mappa della vita”, continua Yap.
Infine c’è il Feng Shui (風水), l’ambiente in cui viviamo, che ci condiziona inevitabilmente. Un antico proverbio cinese recita “一命,二運,三風水”, ovvero “Primo il Destino, seconda la Fortuna, terzo il Feng Shui”. Anticamente i saggi cinesi ritenevano che l’Universo fosse composto dalla cosiddetta “Triade Cosmica”, formata da Cielo – Terra – Uomo. Ognuna di queste forze esercita sulla nostra vita un’influenza pari al 33%. “Se il sentiero della nostra vita e una parte del nostro fato sono predisposti dal Cielo, e l’ambiente o il Feng Shui amplificano il nostro fato o fortuna, è l’agire dell’Uomo (o il suo non agire) che può permettergli di raggiungere un risultato piuttosto che un altro.”
Se vi stavate ponendo questa domanda: “Ma allora, se tutto è predestinato, a che serve agire? A che serve sapere, conoscere il proprio destino?”, credo che abbiate già intuito le possibile risposte:
1- Le nostre azioni sono fondamentali per ottenere ciò che vogliamo
2- Conoscere i nostri limiti ci permette di concentrare gli sforzi in aree che ci porteranno risultati evitando quelle in cui non potremo averne
Sorpresi?
Questo è solo l’inzio!
Scoprite in questo libro come decodificare il vostro Codice del Destino, e… buon cammino!
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3 Commenti su “Che cos’è il Destino?”
Bell’articolo! Inutile dire che comprerò il libro, nella speranza di comprendere meglio la mia “direzione”.
Cara Flavia, è proprio così: se abbiamo degli strumenti a disposizione che possono aiutarci a fare meno fatica nella vita, ad evitare inutili scelte sbagliate e dannose per noi, a raggiungere più velocemente i nostri obiettivi, perché non utilizzarli?
Ovviamente ciò non significa che non ci sbaglieremo mai più o che andrà tutto liscio come l’olio (anche perché personalmente credo che l’errore sia il nostro miglior amico e insegnante…!), ma sicuramente avremo ben chiara la nostra direzione e smetteremo di “brancolare nel buio”!
Tutto è già scritto nelle stelle dal momento della nostra nascita, e ciò che dobbiamo fare è riuscire a decifrare la nostra “mappa del Cielo”. Spero davvero che questo libro ti aiuti a fare un po’ di chiarezza!
Interessante disquisizione sul destino, il fato, la fortuna. L’uomo ha sempre intuito la presenza di una “traccia” predefinita. Una sorta di pista a lui destinata, sulla quale affondare le proprie impronte. L’idea di un concetto di vita deterministico, è, per molti aspetti assai comune. E’ un qualcosa che viene dal cielo, si usa infatti dire “nato sotto una buona stella”, ed è sempre a quest’ultimo che vengono attribuiti i “destini” delle persone. Oltretutto l’uomo ha sempre cercato la via della “divinazione” che potesse portarlo verso una rivelazione attraverso le muse, gli oracoli, i maghi, gli dei…ed altro. Non ultimo il sogno come elemento chiave di premonizione, perchè il futuro di ogni essere umano, se realmente già tracciato, deve poter essere “letto” e “intercettato” in qualche modo. Io credo che le nostre potenzialità siano immense, molte purtroppo, inespresse e inconsce. Vale a dire che i mezzi di “divinazione”, sono strumenti preziosi, nelle mani di una mente aperta e sensibile. Una volta compresa questa grande verità, la chiaroveggenza è una vera e propria “arte” .
Gabriella Zagaglia