Il Per-Dono

Laura NaselliArticoli, RecensioniLascia un Commento

“Nessun uomo è un’Isola, intero in se stesso. Ogni morte d’uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’Umanità…………
E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana: essa suona per te.”
John Donne

Ero molto giovane quando ho incontrato, per la prima volta, questa poesia che mi ha introdotto al capolavoro di Hemingway Per chi suona la campana; le sue parole mi colpirono profondamente: è stata la vita ad insegnarmi che io stessa, nel grande intreccio dell’Universo, sono appena un filo ma faccio comunque parte di un ordito e ho la stessa dignità di tutti gli altri fili e, sia chiaro, anche le stesse responsabilità.

E’ proprio così, e il romanzo Il Per-dono di Marco Cesati Cassin sembra ricordarcelo ad ogni pagina, monito incessante per le nostre esistenze.

La trama è gradevole, “ti prende”, i personaggi, numerosi e ricchi di sfumature, s’incastrano perfettamente l’un l’altro come gli elementi di un puzzle ben riuscito ma quello che colpisce di più è il significato nascosto dietro le parole.

Tutto prende le mosse da un atto di solidarietà umana: il protagonista principale, Mirko Raimondi, decide di aiutare un ragazzo socialmente “scomodo”, autore di un gesto raccapricciante. L’uomo, sin dalle prime righe definito come persona mite e profondamente religiosa, è il proprietario di un’azienda agricola. Egli compie un atto generoso ospitando il ragazzo e, per farlo, non esita a mettersi contro la sua stessa famiglia e l’intera comunità. In effetti il suo comportamento stupisce e potrebbe anche irritare il Lettore perché appare ostinato, al di fuori di ogni logica e, quindi, incomprensibile.

Mirko se ne pentirà, amaramente. Ritengo inappropriato svelare la trama ma la vicenda si complicherà al punto tale da costringere Mirko a perdere le sue certezze, i suoi punti di riferimento affettivi e materiali e persino se stesso. Non sarà facile per lui ritrovare la pace e ogni volta che avrà l’impressione di essere finalmente approdato su una spiaggia quieta, la forza della burrasca lo scaglierà nuovamente in mare aperto costringendolo ad amari ripensamenti e a rivolgersi a quel Dio di volta in volta consolatore amorevole o beffardamente indifferente.

Dunque è questo ciò che capita a chi si pone contro il buonsenso comune? A chi, in fondo, voleva soltanto fare del bene?
Le risposte non arrivano anzi, gli avvenimenti, creano una serie di domande a catena che costringe il Lettore ad una continua riflessione e ad una rivalutazione periodica dei comportamenti del protagonista che, inevitabilmente, si riflettono nei nostri.

E così vien da chiedersi se la capacità di perdonare appartenga veramente all’essere umano, se il vero e completo perdono non sia un qualcosa che spetti soltanto a Colui che tutto comprende e non a noi esseri finiti, irrimediabilmente attaccati a quello che pensiamo di possedere e stravolti dalla tempesta dei nostri sentimenti ogni volta che ciò che pensavamo ci spettasse ci viene all’improvviso tolto e spesso senza una chiara ragione.

L’Autore non teme di affrontare questi scogli, queste tematiche scomode che, lo ripeto, sollevano non poche perplessità.
La vita, la morte, il distacco, il perdono che, come anticipato dal titolo stesso del libro, è “anche” un dono per chi lo esercita e per chi lo ottiene.

Particolarmente interessante è l’incontro di Mirko con un uomo dai modi misteriosi, non tanto per gli sviluppi della trama che, comunque, sono sorprendenti, quanto per la messa sul tappeto di un concetto “difficile”, quello delle eggregore. Cito: “entità incorporee formate dai pensieri negativi delle persone e si cibano delle loro paure”. Nel momento in cui ho letto queste parole mi sono ricordata della poesia di John Donne: nessuno di noi è un essere isolato, i nostri pensieri costruiscono una trama invisibile capace di creare mondi con la forza dell’amore o di distruggerli con la forza dell’odio.

Una responsabilità universale alla quale nessuno di noi può sottrarsi, una presa di coscienza che impedisce a ciascuno di dire: io non c’entro niente, è colpa degli altri.

Per tornare alla trama del romanzo: Mirko vivrà molte vite, trasformerà il suo corpo e il suo modus vivendi radicalmente; amerà, odierà, compirà scelte estreme che possono anche stupire. Potremmo chiamarli i capitomboli della vita, ci sono alcuni destinati a vite piatte, sempre uguali a se stesse e altri che appaiono costantemente in balia dei marosi: Mirko appartiene a quest’ultima categoria. D’altronde un romanzo è tale se ci parla di capitomboli, salti nel vuoto e lanci senza paracadute e, Marco Cesati Cassin, si rivela un ottimo e affascinante narratore.

Non conosco personalmente l’Autore ma da quello che ho letto della sua biografia ho idea che abbia ancora molto da raccontarci.
Inoltre non ho nessuna intenzione di svelarvi la trama, personalmente detesto le recensioni che danno anticipazioni, lascio che sia il Lettore a dipanare il gomitolo della vicenda da sé ma sappiate che il colpo di scena finale esiste, a Voi il piacere di scoprirlo.

Buona lettura.

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