Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry è stato pubblicato nel 1943 ma non dimostra la sua età. Il racconto è sempre moderno e attuale, è una storia che sembra per ragazzi ma è molto amata anche dagli adulti, una storia che parla di amicizia e amore e del senso della vita.
Guido Guidi Guerrera nel suo Il Deserto e la Rosa, accanto a una propria traduzione del testo, ci propone una riflessione sui simboli che troviamo disseminati nel racconto.
“Il viaggio del Piccolo Principe è notoriamente circolare: parte da un punto per fare ritorno al medesimo. È l’eterna odissea dell’uomo che in nome di qualche ideale spalanca panorami siderali sul proprio essere costringendolo a conoscere, a meravigliarsi, a crescere e ad aprire il dibattito senza tempo tra vita e morte.”
Guerrera prende in esame il deserto, il silenzio, la rosa, la volpe, il rito e il serpente, spaziando nei suoi riferimenti dalla cultura alla religione, dai tarocchi alle canzoni di Battiato.
Il deserto “è il palcoscenico in cui incontro e conversazioni si svolgono”, luogo che “spaventa e attrae”, che richiama subito alla mente il pericolo e la necessità di acqua per vivere. E quando ormai l’aviatore pensa di non avere più speranze è il piccolo principe a ricordargli che da qualche parte esiste un pozzo e a condurlo alla salvezza.
Legato al deserto è il silenzio, e con esso la condizione di solitudine, a volte cercata e altre dolorosamente subita.
La rosa e la volpe sono i simboli dell’amore e dell’amicizia.
“Ed è proprio lei [il riferimento è alla moglie di Antoine de Saint-Exupéry] quella rosa che non può somigliare a nessun’altra, perché per quanto ci siano miriadi di rose-donne sparse nel mondo, quella di cui ci innamoriamo è unica e assoluta.”
Quando il piccolo principe capisce quanto la sua rosa gli manchi, non può fare altro che cercare di tornare a casa, anche a costo di chiedere aiuto al serpente.
La scena della volpe è una di quelle più citate de Il Piccolo Principe: la volpe che chiede di essere addomesticata pur sapendo che poi ne soffrirà. E “propone un patto, un legame con la promessa di svelare alla fine un segreto”, il famosissimo “L’essenziale è invisibile agli occhi”.
Il rito di tornare ogni giorno alla stessa ora “dà sicurezza, infonde coraggio e nutre la speranza”, perché “più l’essere umano […] concepisce sacra la propria esistenza e più imprime ritmi precisi ai suoi giorni terreni”.
Per finire, il serpente. “Simbolo per antonomasia del male nelle culture occidentali […], il serpente conserva a tutte le possibili latitudini il significato assoluto di conoscenza. […] Il serpente provoca, alletta, tenta e spinge ad osare.”
Il piccolo principe accetta la proposta del serpente “non con passiva rassegnazione ma per decreto stesso della sua anima che sa perfettamente cosa fare e dove andare”.
Guido Guidi Guerrera nel suo Il Deserto e la Rosa ci porta alla riscoperta di questa bellissima storia, tanto amata, e ci conduce a una riflessione sugli elementi che la contraddistinguono e la animano.