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Stelio ZaganelliArticoli, RiflessioniLascia un Commento

Spesso mi faccio domande tipo… quale mondo vorrei? In quale pianeta vivo? Cosa mangio?

E la risposta il più delle volte è inquietante. Nella mia ricerca personale ho letto molto e cercato risposte. E soprattutto colpevoli. Dopo le scuole dell’obbligo e aver letto libri canonici come la Bibbia o parte del Corano o altri testi più o meno ufficiali sulla storia dell’umanità e su dove siamo destinati ad andare, e mancandomi molte risposte, ho virato verso “studi” meno ortodossi, come i libri di David Icke o di Ruiz, o come quelli di Mamani, libri esoterici occidentali come quelli sui rosacroce, guardato film come Matrix, il Signore degli Anelli o Avatar, e scandagliato con tecniche di ipnosi e di trance il profondo dell’animo umano.

I colpevoli sono tanti, compreso me. Che conduco una vita che ancora si discosta da quella che dovrebbe essere.

La verità è che come civiltà, anche se spesso chiamarla così si fa fatica, siamo sempre in contrasto con il luogo magnifico in cui viviamo e lo siamo da troppo tempo ormai.

E’ proprio una questione di atteggiamento, di filosofia di vita.31

Un esempio su tutti è quando facciamo la raccolta differenziata credendo che le cose, una volta fatta, siano a posto.

Un oggetto quando è prodotto possiamo gettarlo su di un campo, differenziarlo o bruciarlo, quel prodotto ormai esiste e produrrà sempre uno squilibrio, a meno che non sia un prodotto biologico o biodegradabile al 100%. O il fatto che produciamo nuove malattie come la maggior parte dei tumori o come la celiachia figlia diretta dell’uso folle di glifosati e altre forme virali di autodistruzione.

La risposta a questo quesito, perché ci comportiamo così? credo sia questa: perché non riusciamo a fare diversamente, è nel nostro DNA. Non siamo cattivi, ma forse siamo solo inadatti a vivere su questo pianeta.

Molta letteratura, molta cinematografia, ed anche molte religioni, ci collocano come una civiltà venuta da altri pianeti. Non ho le prove per affermare questo, ma è vero che il nostro comportamento è paragonabile a quello di un virus (Matrix docet).

Su questo è difficile controbattere, basti pensare ai computer che oltre ad averli inventati copiando il comportamento umano (in fondo cosa siamo se non dei potentissimi hard disk?), abbiamo creato anche i virus per poi costringere noi stessi a dotarci di antivirus, in un circolo folle e schizofrenico senza fine.

E forse la risposta sta tutta qui.

In questo pianeta dobbiamo viverci, ma purtroppo lo stiamo massacrando giorno dopo giorno, e non vogliamo fermarci. Per abitudine, per comodità, molto per stupidità ed ignoranza.

E così, come abbiamo creato questo immenso virus che è il nostro comportamento dissennato, dobbiamo allora creare un antivirus. E l’unico potente antivirale quale potrebbe essere?

C’è chi parla dell’Amore, chi di gruppi di meditazione collettiva che potrebbero produrre masse critiche così potenti da illuminare porzioni di umanità. Tutto vero.

Nel mio piccolo una risposta me la sono data. Ed è questa.

L’unico antivirus per questo pianeta, l’unico che possa insegnare all’umanità intera come si vive in questa grande casa, come la si conosce veramente, come la si rispetta in pieno, è rappresentato da coloro che hanno sempre vissuto in armonia con essa, l’unico potentissimo antivirus sono tutte le popolazioni indigene del pianeta che stiamo costringendo a scomparire. (Basti pensare alle loro abitazioni ecologiche, alla maniera di cacciare o di non intaccare mai troppo l’ecosistema, di conoscere erbe e rumori ed energie della terra). Sotto i colpi di noi virus, insensibili e ciechi di fronte alla globalizzazione assurda che sta stravolgendo un equilibrio durato miliardi di anni.

Ne sono convinto, l’antivirus esiste, prima che sia annientato del tutto, e l’unico modo di farlo lavorare è una grande presa di coscienza e una grande unità di intenti. Ci sono molte persone, indipendentemente dal loro colore della pelle, dalle loro tradizioni o dai loro usi e costumi, che sono pronte per questo.

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