Il Ponte dell’arcobaleno

Mauro MessereArticoli, Informazione, RiflessioniLascia un Commento

Esistono molti fenomeni naturali che hanno sempre affascinato e stupito l’uomo, tanto da indurlo a dedicare loro miti e leggende. Tra questi non possiamo non citare l’arcobaleno, che ancora oggi ci colpisce per la sua indubbia bellezza e che fin dagli albori della civiltà ha rappresentato un punto di unione fra tutte le religioni del mondo.

Non a caso nella Genesi 9.13, esso consolida l’unione tra Dio e l’umanità: infatti, dopo che Noè sopravvisse al diluvio universale a bordo della sua arca, Dio inviò un arcobaleno per promettere e rassicurare il genere umano che non avrebbe mai più inviato un tale diluvio per distruggere la terra.

Nella mitologia greca, invece, è identificato come un sentiero fatto da un messaggero (Iris) che unisce fra loro la terra e il paradiso.

Secondo un’antica tradizione irlandese è il nascondiglio segreto di un folletto (Leprechaun) con il suo pentolone pieno d’oro situato alla fine dell’arcobaleno.

Per i Cinesi non è altro che una spaccatura nel cielo caratterizzata dalla dea Nüwa con pietre dai sette colori, mentre per i Nipponici l’Ame-no-hashi-date è il “ponte fluttuante del cielo” sul quale Izanami e Izanagi scesero sulla terra per creare le isole del Giappone.

Nella mitologia Hindu, l’arcobaleno è chiamato Indradhanush (Arco di Indra) e rappresenta il dio del fulmine e del tuono.

Per i Tibetani, il legame tra il cielo e la terra era rappresentato dal dmu (una corda o scala) lungo la quale si effettuava un continuo interscambio tra i due livelli: quando un uomo moriva il suo corpo ritornava in cielo trasformandosi in un arcobaleno.

In quella scandinava, invece, identificato come il ponte bifröst collega Ásgarðr e Miðgarðr, dimore di dei e umani, rispettivamente.

Per gli Egiziani i sette colori rappresentavano le sette stole di Iside, mentre per i Babilonesi identificavano la collana di Ishtar tempestata di pietre iridate.

Per le popolazioni africane (Nilotici, Nigeriani, abitanti del Ghana, Costa d’Avorio ecc.) è la strada che unisce la terra con il cielo.

Da ciò si evince che l’arcobaleno è sempre stato inteso come un ponte tra l’uomo e l’essere divino. Infatti, da come si può appurare dai miti sopra citati, in qualsiasi mitologia o religione, sia occidentale che orientale, l’arcobaleno serve a ricordare il legame che ci lega, appunto, ad un’intelligenza superiore.

Con il passare dei secoli l’arcobaleno catturò non solo l’attenzione di poeti e artisti, ma anche di scienziati che tentarono di spiegare la sua origine fino al secolo scorso: tra questi citiamo Aristotele, Bacone, Cartesio e Isaac Newton. Anche se l’uomo si cimenta con la spiegazione scientifica dell’arcobaleno da oltre duemila anni, ciò non elimina quel residuo d’inesplicabilità che da secoli colma di mistero questo fenomeno naturale che suscita grande stupore in coloro che lo osservano.

Anche per gli Indiani d’America, le cui leggende sono note per l’elevato valore morale e religioso che le contraddistingue, l’arcobaleno occupa un posto di rilievo. Per i Nativi Americani, tra terra e cielo esiste un ponte chiamato Ponte dell’Arcobaleno a causa dei bellissimi colori che lo formano.

Quando un animale muore, soprattutto se è stato amato da una persona sulla terra, va in un posto che si trova all’inizio di questo ponte. E’ un luogo bellissimo dove l’erba è sempre fresca e i ruscelli scorrono saltellando tra colline ed alberi dove i nostri amati amici possono correre e giocare insieme. Se sulla terra erano malati e vecchi, qui ora sono vigorosi e giovani. Hanno sempre cibo con cui saziarsi, acqua fresca per dissetarsi e il sole per riscaldarsi… sono felici!

Qui a loro non manca niente, solo una piccola cosa: sentono la mancanza delle persone che li hanno amati sulla terra, qualcuno che purtroppo hanno dovuto lasciare indietro. Mentre corrono e giocano insieme come sempre, ad un tratto uno di essi, come spinto da un impulso incontrollato, si ferma e guarda lontano in direzione dell’orizzonte. Trema per l’impazienza e, con gli occhi lucidi per l’emozione, si stacca dal gruppo e comincia a correre sempre più veloce, quasi volando sul prato verde.

Ti ha riconosciuto! Appena ti è di fronte ti salta in braccio per farsi accarezzare e baciare. Piangete entrambi per la felicità e una pioggia di lacrime bagnerà i vostri volti. Allora le tue mani accarezzeranno di nuovo la sua amata testolina e potrai così fissare i suoi fiduciosi occhietti, che per tanto tempo sono stati lontani dalla tua vita ma non per questo mai assenti dal tuo cuore. Allora insieme attraverserete, per non lasciarvi mai più, il Ponte dell’Arcobaleno.

E’ possibile che tutto ciò sia solo un’invenzione della mente umana, come del resto tante altre cose non spiegabili scientificamente. Però questo è il mio pensiero, perché credo che anche gli animali posseggano un’anima… se così non fosse come potrebbero “questi angeli che parlano con lo sguardo” donarci il loro smisurato amore senza chiedere nulla in cambio?

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