Sciamane. Donne che si risvegliano – Intervista a Giovanna Lombardi

Daria BonaciniArticoli, IntervisteLascia un Commento

1) Come ti è venuta l’idea di questo libro?

Mi è venuta per caso, come capita spesso per le cose più belle della propria vita… Avevo appena finito di montare il mio documentario sul Cerchio Planetario delle Donne e ho cominciato a scrivere di getto un libricino di poche pagine che potesse accompagnare il dvd del video per spiegare il lavoro che avevo fatto. Fin da subito mi sono accorta che avevo tante cose da dire e in poche settimane la situazione si è capovolta. Invece del dvd con il libricino annesso, ho pubblicato il libro, e il video è rimasto on line sul mio sito! Avevo voglia di parlare delle donne, e un po’ di me stessa, ma in modo viscerale, e fuori dagli stereotipi.

2) Cos’è il Cerchio Planetario delle Donne di cui parli nel tuo documentario?

E’ un gruppo di donne sulla strada del risveglio che vogliono stimolare altre donne a fare altrettanto. Il mio documentario mostra la fondazione del Cerchio Planetario alla quale ho partecipato durante l’equinozio autunnale del 2013. In quell’occasione con una quarantina di altre donne ci siamo riunite in un luogo sperduto della Valganna e per due giorni ci siamo raccontate le nostre esperienze di risveglio, abbiamo parlato della nostra natura sciamanica, abbiamo ballato e suonato i tamburi, abbiamo celebrato la Dea e il femminino sacro. Il Cerchio si è dato compito di risvegliare nelle donne di tutto il mondo gli istinti e le intuizioni che fin da bambine sono stati soffocati e rimpiazzati dalle false regole e dalle false idee su noi stesse che la società ci ha imposto. L’ideatrice è stata una mia cara amica sciamana di nome Devana. Il Cerchio nel 2014 si è riunito in Spagna per accogliere le sciamane spagnole e nell’autunno 2015 si è riunito in Germania. Le informazioni specifiche si trovano sul sito http://i14404.wix.com/womenplanetcircle

3) Cos’è una sciamana e cosa fa?

La sciamana è una donna ponte, che vede e sente oltre l’ordinario e che è in grado di connettersi con le altre dimensioni. Spesso pratica la guarigione spirituale e fisica sugli altri. Di solito medita, fa dei lavori creativi, balla, suona il tamburo, vive in mezzo alla natura.

4) La tesi del tuo libro è che le donne sono sciamane “per natura”, per quale motivo?

Che le donne sono “per natura sciamane” lo dice uno sciamano siberiano a un famoso antropologo russo. Le donne, in effetti, sono facilitate nella connessione con le altre dimensioni dalla loro natura ciclica. Mentre gli sciamani uomini necessitano di un particolare apprendistato per diventare tali, le donne ogni mese, grazie alle mestruazioni – che sono peraltro in stretto collegamento con le fasi lunari – sperimentano quattro momenti diversi, quattro energie che si alternano e si ripetono ciclicamente, anno dopo anno e che le connettono con altre dimensioni. Le donne “dormienti” non “ascoltano” il proprio ciclo: lo nascondono, lo disprezzano, lo ignorano a causa di esso si sentono sporche, menomate, inferiori agli uomini. La fase mestruale, ad esempio, che nella nostra società è considerate un tabù e un momento in cui la donna diventa intrattabile, è invece una fase in cui la donna è al massimo della sua energia e può connettersi maggiormente con altre dimensioni ed essere creativa. Anticamente le donne si riunivano nelle Tende rosse per vivere appieno, senza alcuna distrazione da parte della comunità, questa fase così importante.

5) Tu racconti che nella società moderna le sciamane spesso hanno bisogno di una “chiamata” brusca per risvegliarsi e imparare a connettersi con le altre dimensioni, hanno bisogno di vivere quella che tu chiami “notte buia dell’anima”. Qual è stata la tua notte buia dell’anima?

Nel mio libro racconto la mia notte buia dell’anima del 2012, un momento difficile in cui ero in ospedale dopo un aborto con la febbre altissima e una brutta infezione in corso. In quella notte ho sentito che ero sulla porta tra il di qua e l’aldilà. Ho visto il bambino che avevo perso, mi ha detto delle cose importanti…, e mi ha chiesto di connettermi maggiormente a me stessa, di cominciare a dire molti no che fino a quel momento non avevo il coraggio di dire. Siamo in un momento storico in cui molte donne sentono il bisogno di cambiare vita, cambiare città, cambiare lavoro, rinnovare o rompere la propria relazione sentimentale. Probabilmente queste donne pensano che stanno impazzendo, invece si stanno semplicemente risvegliando.

6) Dalle tue ricerche emerge il fatto che nel passato il ruolo della donna fosse molto diverso da quello attuale. Puoi raccontarci brevemente qual era il ruolo della donna quando vigeva il culto della Dea?

Numerosi archeologi come la lituana Marja Gimbutas, di cui parlo diffusamente nel mio libro, hanno trovato innumerevoli reperti che dimostrano come anticamente, dal Paleolitico fino a 5.000 anni fa, esistesse nel Mediterraneo una società pacifica, matriarcale e matrilineare, che venerava una Dea. Alle donne era permesso esprimere se stesse, occupavano posizioni di rilievo nella società e avevano la completa gestione del proprio corpo e della propria sessualità. Nessun ruolo le schiacciava e le confinava in alienanti gabbie sociali: non esisteva il concetto di coppia, né il matrimonio, né il possesso dell’altro, né, di conseguenza, l’adulterio e le relative penalizzazioni. I figli nascevano spontaneamente e tutta la comunità si faceva carico della loro educazione. In particolare, uomini e donne veneravano la Dea, una sorta di utero primordiale da cui tutto si è originato e che in ogni singola donna s’incarna. Si riteneva che la donna fosse il legame tra il microcosmo e il macrocosmo, si rispettava e si onorava come espressione della Dea.

7) Come siamo arrivati a una società, quella attuale, in cui il maschile e il maschilismo regnano sovrani?

Circa 7.000 anni fa, a più ondate, sono arrivati nel Mediterraneo gli Indoeuropei, popoli che vivevano nell’Asia settentrionale e che veneravano un Dio maschio, conquistatore e guerriero. Per circa duemila anni la religione della Dea ha tentato di resistere e di convivere a fianco del nuovo pantheon maschile. Ma i capi indeuropei hanno finito con imporre il proprio credo, hanno creato leggi che limitassero la libertà delle donne, con l’obiettivo principale di garantirsi il possesso, attraverso di esse, dei loro figli, dei loro beni materiali e delle loro eredità. Hanno così introdotto la monogamia e il matrimonio e hanno relegato la donna a occuparsi solo della famiglia. Sono nate le religioni monoteiste dell’Ebraismo e in seguito dell’Islamismo e del Cristianesimo, che hanno operato una mirata demonizzazione della donna. Il culto della Dea ha provato a resistere di nascosto ma con grosse difficoltà, soprattutto nelle epoche di maggiore intolleranza della Chiesa, come dimostra il numero agghiacciante di donne uccise in Europa nel Medioevo durante la “caccia alle streghe”: nove milioni. Quello che era in palio era il controllo dei territori e del potere. Con la forza è stato strappato alle donne. E ancora oggi sono tante, troppe le donne che nel mndo vengono uccise, violentate, discriminate, obbligate a non esprimere se stesse.

8) Questo libro sembra parlare di questioni esoteriche e invece poi si scopre che parla molto di questioni di genere.

L’ultimo capitolo parla, in effetti, di questioni di genere, di discriminazione e violenza contro le donne e in esso ho fatto una sintesi del lavoro che ho compiuto negli ultimi anni sul mio blog “Non è un paese per donne” e partecipando al blog collettivo “Un altro genere di comunicazione”. Nei paesi occidentali l’imperante cultura maschilista è riuscita ad addormentare definitivamente la Dea, attraverso un mezzo sottile e ambiguo, il mito della bellezza. La donna, a tutte le età, è rappresentata dai media solo come un corpo da fruire e usare come un oggetto sessuale. Parallelamente, in Italia, ogni anno si registra un caso di femminicidio ogni tre giorni, una media agghiacciante per un paese moderno e democratico. Il mito della bellezza ha minato il potere della donna anche dall’interno, le donne sono sempre più fragili, insicure e ossessionate dall’esigenza di modificare il proprio corpo, anche con operazioni di chirurgia estetica, per omologarsi al diabolico modello di bellezza stile Barbie. Come scrive Naomi Wolf in un suo famoso libro “Stanno avvelenando la nostra libertà con modelli di bellezza animati da un odio contro se stessi, da ossessioni fisiche, dal terrore della vecchiaia e della perdita di controllo”. Ritengo sia fondamentale che le donne riportino lo sguardo dentro di loro e ritrovino, al posto dell’oggetto sessuale cui sono state piegate, la Dea di un tempo.

9) Il tuo libro è anche per gli uomini, vero? Perché è importante riscoprire e sacralizzare il femminile in ognuno di noi?

I primi lettori del mio libro sono stati proprio uomini, alcuni hanno scelto questo libro per curiosità, altri nella speranza di capire qualcosa in più sul tema donne. Io non sostengo che l’energia femminile debba potenziarsi per sostituirsi a quella maschile. Vorrei, invece, un ritorno all’equilibrio delle due energie. Il pianeta Terra sta attraversando una fase critica. Se negli anni Ottanta già ci preoccupavamo di questo e parlavamo di emergenza ambientale e inquinamento, oggi siamo andati molto oltre: al problema ambientale si è aggiunto quello della distruzione delle relazioni. Stiamo minando alla base la capacità di creare e proteggere la vita. Le logiche maschili che abbiamo utilizzato negli ultimi cinquemila anni ci hanno portato alle guerre, alla sopraffazione, alle lotte di potere, alla competizione, alla violenza diffusa. E’ il momento di riscoprire le logiche femminili, cioè il dialogo, la creatività, la leggerezza, l’istinto di creare la vita piuttosto che distruggerla. Se penso agli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, penso che le donne non farebbero mai cose del genere, eccetto quelle che hanno fatto prevalere la loro parte maschile su quella femminile. Negli ultimi decenni a molte donne sembra di aver raggiunto grandi obiettivi di emancipazione perché hanno imparato i comportamenti tipicamente maschili. Invece, al contrario, la strada giusta non è che le donne si snaturino, ma che sia gli uomini sia le donne riscoprano la propria energia femminile.

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