LA MIA BAMBINA INTERIORE

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La mia bambina interiore chi è? La bambina interiore che cos’è?

Ho sempre seguito le corrette indicazioni mondiali per la salute: non bere, non fumare, praticare sport e mangiare sano. Nonostante ciò mi sono ammalata di cancro. Mi affascina la filosofia orientale e leggendo numerosi libri e avvicinandomi alle diverse teorie su come guarire senza seguire la medicina ufficiale ho scoperto che molte “tecniche” di guarigione richiamavano il concetto di “bambino interiore”. Da quando siamo nel grembo materno, fino all’età di circa 7 anni noi sperimentiamo emozioni che possono essere positive o negative. Le emozioni negative se non accettate e rielaborate portano a malesseri psicologici e/o fisici anche gravi.

Ci sono molte tecniche per guarire dopo aver preso coscienza di questo fattore e così ho voluto sperimentarle su di me. Crescendo, noi aggiungiamo strati di Sé sopra al bambino interiore. Il bambino interiore è la nostra personalità, è l’aspetto di noi che porta nelle nostre vite quotidiane alcune caratteristiche, si attiva quando siamo creativi, giocosi, sorridenti. Fino all’età dei 7 anni sperimentiamo, abbiamo esigenze, abbiamo emozioni ma senza comprendere ciò che ci accade. Diventati adulti ci dimentichiamo di lui.

C’è una frase nel libro “Il piccolo principe” che mi piace e che vorrei condividere con voi come punto di partenza per questa riflessione, eccola:

Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano.

Spesso soffochiamo il nostro bambino interiore e non stiamo bene né con noi stessi né con gli altri.

Per rientrare in contatto con il nostro bambino interiore dobbiamo guardare al nostro passato. Domandarci cosa ci è successo dalla nascita fino ai 7 anni. Come possiamo amarlo, conoscerlo e ascoltarlo?

Fino ai 7 anni il bambino interiore è aperto, non conosce la differenza tra bene e male. Il bambino interiore rappresenta il rinnovo della vita, la spontaneità e l’apertura per il futuro ma rappresenta anche un aspetto distruttivo che porta molti uomini ad essere infantili e a soffrire della cosiddetta sindrome di Peter Pan. Chi soffre di questa sindrome non si evolve, fugge davanti ai problemi e alle responsabilità, continua a fare i capricci!

Aprirci, riconnetterci con il nostro bambino interiore ci regalerebbe un potenziale enorme, potrebbero attivarsi atteggiamenti come gioiosità e simpatia.

I bambini interiori che hanno sperimentato dolore e dispiaceri vedono il mondo duro e sprezzante. Avendo assistito a litigi in famiglia possono, da adulti, sentirsi poco fiduciosi. Se ora ci sentiamo stanchi, con poca energia, svogliati nell’intraprendere dei progetti sono ferite che ha subito il nostro bambino interiore anche quando era ancora nel grembo materno. Ferite causate da atteggiamenti negativi e da parole negative dette e fatti dai componenti della famiglia. Schemi che ripeteremo, molto probabilmente, nella nostra vita e nei rapporti con i nostri attuali compagni e figli.

Partendo dal fatto che mi sono ammalata, ho deciso di prendere contatto con la mia bambina interiore. Ho preso una mia foto di quando ero bambina e l’ho confrontata con una di oggi. Ho guardato i miei occhi e mentalmente mi sono ricordata dei mie sogni, delle mie aspettative, come mi immaginavo da grande e poi mi sono chiesta cosa avessi fatto per realizzarli.

Mi sono ritagliata degli spazi di tempo per ricordarmi cosa mi faceva stare bene e ho cercato di fare quelle attività. A me piaceva correre, camminare, scrivere, andare nei torrenti e cercare la loro sorgente. Ora continuo a farle. Avevo a cuore il tema dell’ecologia, del rispetto per gli animali, dei bambini del terzo mondo, ascoltavo volentieri i racconti degli anziani del paese. Mi ponevo già allora, domande sul senso della vita, sulla mia anima e parlavo con il mio Angelo Custode. Ero anche competitiva perché mia madre mi premiava con carezze solo se portavo a casa bei voti, ero gelosa perché mia sorella si era ammalata ed io ero stata affidata per 1 anno agli zii, ero testarda ed etichettata come “l’avvocato delle cause perse” o “Don Chisciotte” per il mio istinto di uguaglianza per tutti!

Mi sono chiesta come chiamare la mia bambina interiore, così mi sono ricordata che da piccola i miei genitori e le mie sorelle mi chiamavano “Chicchi”, il mio bisnonno “Pagnottella”, all’asilo fino all’età di 20 anni “Chicca”, poi tutti mi chiamano “Fede” che io trovo freddo, tranne mia figlia che mi chiama “Mamma” ed il mio compagno che mi chiama “Tatina o Nini”. Così ho deciso di chiamare la mia bambina interiore “Chicca”!

Dovete avere pazienza, costanza per connettervi col il vostro bambino interiore. Io ho cominciato con la respirazione lenta, nel silenzio è arrivata. Mi ha parlato delle sue emozioni, sono riaffiorati ricordi piacevoli e non, ricordi da me dimenticati involontariamente. Mi ci è voluto più di 1 mese di respirazione lenta sulla riva del fiume osservando l’acqua che scorreva. Silenzio e poi fiumi di parole. Ho trascritto le mie sensazioni, ciò che mi raccontava e la relazione con me stessa sta migliorando. Poi ho cominciato a lavorare con la mia bambina interiore più grandicella e sto continuando.

Ecco degli esempi.

Mia madre non mi faceva ascoltare musica ed io amavo cantare e danzare. Mio zio Italo mi ha insegnato a ballare il liscio. Avrei voluto imparare a suonare la chitarra ma la musica è stata un tabù fino a quando non ho conosciuto il mio attuale compagno che è musicista e compositore. Poi ho la soddisfazione di mia figlia che ha scelto di frequentare il liceo coreutico per lavorare nel mondo della danza.

I miei genitori litigavano molto spesso e il ricordo mi ha messo rabbia, per non perdere il controllo, mi sono messa a correre e l’ho lasciata andare.

E’ arrivata l’emozione della creatività e del desiderio di aiutare gli altri ed ecco la volontà di attivare il mio progetto “Incantesimi” dove gli oggetti che creo con materiali anche di riciclo verranno venduti ed il ricavato donato all’associazione Neuroblastoma.org.

E’ arrivata l’emozione dell’abbandono. Sono stata affidata a degli zii per problemi familiari e per 1 anno non ho ricevuto le attenzioni dei miei genitori naturali. Durante la malattia ho ricevuto poche attenzioni da parte del mio compagno. Cercavo gesti d’amore da persone al di fuori della mia famiglia e dalla cerchia di amici. Per fortuna mi sono fermata prima di procurarmi ferite più profonde. Mi sono abbracciata, cullata e circondata di oggetti che da bambina amavo come sassi, foglie, pennarelli…

Per ultima è arrivata la sensazione della solitudine. Da piccola giocavo molto con i miei compagni e coetanei ma molto spesso cercavo degli angoli nascosti, dei rifugi di silenzio. Lì parlavo con il mio Angelo Custode Daniel e riflettevo su tutto ciò che mi circondava. Non l’ho mai confidato a nessuno. Lui si è ripresentato circa 6 mesi prima che mi diagnosticassero il cancro con messaggi particolari che conservo in un diario. Ora lo sento solo se mi fermo in un posto a me caro (bosco, riva del fiume, ecc,) o negli archi di tempo di consapevolezza e di connessione interiore: durante una camminata lenta, quando eseguo degli esercizi di ricarica o poco prima di addormentarmi e dopo aver ringraziato per tutto quello che ho.

Sono grata alla mia bambina interiore di essere venuta a trovarmi e di farmi compagnia. Mi rincuora il pensiero di stare bene grazie a questo contatto speciale.

Provate anche voi e fatemi sapere come è andata!!!

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