Questo articolo è come se ne racchiudesse molti che ho scritto in passato, un po’ come un doveroso riassunto per me e per chi ha voglia di rimescolare le carte.
A volte è bello e forse positivo fermarsi e fare una ricapitolazione, come facevano i grandi sciamani indiani.
Chissà a quante esistenze sono arrivato ormai? E se davvero il tempo non esistesse non sono mai morto né nato, né in avanti né all’indietro.
Pare assurdo, ma siamo così abituati alle tre dimensioni che ci scordiamo di quanto siamo magnifici.
In realtà il problema non è questo, non sono le dimensioni che riusciamo a vivere.
Ma come.
La domanda che ci facciamo sempre è questa? Perché il mondo è un luogo così oscuro? Perché l’essere umano è così violento? Perché siamo sempre sull’orlo di una crisi o di una follia personale?
Perché inquiniamo la nostra casa, la terra, e la visione che abbiamo dell’esistenza è sempre catastrofica?
Perché viviamo così poco? Se pensiamo alle leggende bibliche moriamo almeno seicento anni prima di quello che potremmo, o forse no. O l’una o l’altra sono fandonie…
Le risposte che ho costruito con fatica riguardano il luogo in cui abbiamo deciso di vivere e chi siamo in realtà.
La terra non è quello che ci hanno raccontato. La terra è viva, pensa, sogna, registra. Ascolta il nostro battito e osserva le nostre paure, e danza insieme alla nostra gioia.
Gaia, così fu chiamata, è un essere vivo e senziente, una specie di mondo “chiuso” e autosufficiente dove gli opposti si completano, dove le nemesi prima o poi giungono a ristabilire l’equilibrio.
Non siamo un granello sperduto nell’universo, siamo un mondo completo e strutturato altamente intelligente.
Ci sono molti modi attraverso i quali Gaia comunica con noi, il più potente è attraverso l’ayahuasca, la liana amazzonica che combinata alla chakruna e ingerita produce stati alterati di coscienza e dona intuizioni e crea connessioni potenti con la madre terra, Pachamama, come la chiamano molte popolazioni indigene ancora oggi.
Purtroppo la nostra razza, aliena, nel vero senso della parola, costituisce una vera e propria minaccia per questo sistema altamente organizzato che da molti secoli proviamo a distruggere.
Perché le popolazioni indigene non hanno mai intaccato questo sistema integrato?
E perché al contrario noi qualsiasi cosa facciamo non riusciamo a non intaccarlo in maniera spesso devastante?
Perché appunto siamo in parte alieni, alieni a noi stessi in primo luogo. E per questo non possiamo dare la colpa solo a noi stessi.
Ormai è acclarato, da numerosi testi e fonti purtroppo ancora non ufficiali, che siamo frutto di ibridazione genetica, e che le teorie darwiniane o religiose sono solo frutto di fantasia. La genetica, che in fin dei conti regola tutto, oggi è praticata in qualsiasi settore della nostra vita, da quello alimentare, a quello riproduttivo, a quello delle nascite…
Siamo stati creati ibridando due specie, una indigena e una non appartenente a questa terra. Mortali e altamente imperfette.
Questo ha prodotto esseri completamente scollegati da se stessi e dal luogo in cui vivono, carichi di violenza, tristezza e frustrazione.
In cui il tradimento, la bramosia, l’arroganza e l’aggressività la fanno da padroni.
Ma c’è una bella notizia. Secondo l’epigenetica il DNA non è statico, anch’esso muta e come il canto degli uccelli o il lamento di un capodoglio si assestano nell’armonia del divino, anche il DNA tende per sua natura a rimodularsi su frequenze armoniche e gioiose.
Ecco perché il mondo da secoli è gestito secondo i parametri della paura, dell’oppressione e adesso più che mai secondo criteri di distrazione di massa, di stress, di inquinamento acustico, visivo, di news paranoiche che costringono il DNA di ognuno a restare imbrigliato su frequenze negative e nocive. Ecco perché viviamo così poco, cento anni non sono molti.
Ma nel momento in cui si riesce a essere svincolati da cibo malsano, dalle tv arroganti, dalle persone paranoiche e vampirizzanti, dal ritmo lugubre e oppressivo del lavoro dell’uomo come è stato codificato da troppo tempo, allora si assiste ad un grande cambiamento interiore, non esente da sofferenza. Perché il cambiamento è sempre sofferenza all’inizio, per poi rivelare il lato dolce dell’esistenza.
Ci vuole coraggio, tenacia, e visione chiara del cammino da percorrere…