– Abuela, perdonami, tu dici che dovremmo cantare che siamo il Grande Spirito, che dentro di noi abita il Grande Spirito, mentre ci guardiamo allo specchio, mentre guidiamo, mentre camminiamo e respiriamo, e va bene ma, se poi le persone intorno non fanno altro che ripeterti quanto non vali nulla, quanto sei incapace e inutile magari e soprattutto nel tuo lavoro per ore e ore… come si fa a continuare a cantarsi che dentro di noi abita il Grande Spirito e crederci? –
Guardavo questa ragazza che più andava avanti con la sua domanda e più non riusciva a trattenere le lacrime… poi rivolsi il mio sguardo su di lei, su quella donna dai capelli del colore della luna piena, dai riflessi d’argento e color perla, lunghi e intrecciati sulla testa insieme ai fiori, la donna alla quale la ragazza aveva posto la sua domanda: l’Abuela, che vuol dire ‘nonna’.
Donna saggia e anziana entrata a far parte del secondo ‘circulo’ eppure piena di energia frizzante e genuina che le attraversava tutto il corpo, creando diversi flussi e correnti che poi le confluivano tutti negli occhi, solidi e abissali, pieni di terra e di mare, di materia e spirito. Mai visti occhi così. E con una sensualità e un movimento di bacino da fare invidia alle ventenni di città!
– Se mi dicono per ore e ore che io non valgo niente, allora se in genere mi ripeto dieci volte al giorno che dentro di me abita il Grande Spirito, vorrà dire che me lo ripeterò cento o anche mille se necessario. Io me lo canto sempre, tutte le volte che posso e alla fine ci credo. Sono la prima che deve crederci. La prima che deve cantarselo. E anzi vi ringrazio perché essere qui a ricordavi che siamo il Grande Spirito mi permette di ricordarlo a mia volta, sempre più forte. –
Non si scappa. Per ogni domanda arzigogolata, commossa o frustrata, lei, l’Abuela, riprendeva il centro non spostandosi mai. Senza farsi commuovere, seguire il groviglio, la rabbia, lei restava calma e con semplicità riportava a quello che secondo lei era il punto da cui partire, l’impegno da prendere. Nessuno ci regala il sentire che dentro di noi abita il Grande Spirito.Vuoi smettere di sentirti debole, inutile, incompleto? Stai davanti allo specchio e innamorati di te. Guardati finché non vedrai riflessa la tua sacralità, la tua bellezza, la tua luce, la tua oscurità e sentirai amore nel tuo cuore pervadere ogni cellula del tuo essere. Finché non ti sentirai figlio del Padre e della Madre, dell’Amore. Questo è possibile ma bisogna essere disposti a crederci. Se non si parte da qui, tutto il resto è inutile.
Poi l’Abuela dopo qualche minuto di silenzio, all’improvviso con una voce dolce e intensa, come se stesse guardando delle immagini e da quelle immagini stessero nascendo le sue parole, disse:
– C’era un uomo ad Assisi a cui molti erano grati e che molti chiamavano ‘santo’ e così lodavano il suo spogliarsi, il suo donare, il suo pregare. E molti altri di quello stesso uomo dicevano fosse pazzo, bizzarro, ingrato. Quell’uomo si chiamava Francesco e, secondo voi, a chi ha creduto? Di certo non a chi lo giudicava pazzo, e infatti non si lasciò demoralizzare, ma nemmeno a chi lo proclamava santo, e infatti non si lasciò esaltare. Le immagini che di noi ci restituiscono le persone possono essere molte e diverse, in contrasto l’una con l’altra, il punto è cosa sento dentro di me? Cosa vedo dentro di me? Quanta fede, quanta forza poteva avere dentro di sé questo “piccolo uomo” per camminare dove ha camminato, il suo cuore non era forse pieno dell’amore del Grande Spirito? –
Ascoltare l’Abuela, sciamana del Messico, parlare con amore e con rispetto di Francesco, frate di Assisi, portarlo come esempio per ciò che lei stava condividendo della sua conoscenza come depositaria di antiche tradizioni sciamaniche, per me che abito a poco più di due ore di macchina da Assisi e a undici ore di volo dal Messico, fu come ricevere un bacio sul cuore e uno schiaffo sul viso. Il bacio mi ricordò che non c’era differenza di messaggio e di amore e distanze incolmabili fra i diversi luoghi e tradizioni, che tutto è Uno, lo schiaffo mi rivelò quanto la mia mente fosse ancora restia ad accettarlo completamente.
La storia di Francesco è irrorata dalle stesse vene e arterie che hanno irrorato quella di Gesù e il loro sangue fa paura.
A noi occidentali in particolare, per come le cose ci sono state raccontate, le loro vite fanno paura. Così quando ci si incammina verso un percorso ‘spirituale’ non sempre ma spesso, automaticamente si comincia a guardare lontano, si comprano libri di Osho, si diventa buddisti, si rimane affascinati dalle donne e dagli uomini medicina delle Ande, si studiano tecniche di meditazione e di yoga, si vanno a cercare grandi maestri escludendo a priori quel ‘maestro’ di cui tanto si è sentito parlare fin da piccoli e, inevitabilmente, in almeno una delle pagine di questi libri o nelle parole di questi sciamani si incontra proprio lui, proprio quel maestro lì, Gesù e se non lui, i suoi insegnamenti. Questo è strano, no?
Quella Nonna messicana, era venuta in Italia per portare la conoscenza della tradizione del suo popolo, dei suoi antenati, e ne parlò con lo stesso amore negli occhi e nel cuore che aveva, quando parlò di Francesco, l’uomo di cui io avevo sentito parlare dal mio popolo e dai miei antenati. Eppure mi sentivo più sollevata a sentir parlare e a parlare di Divino usando le parole Grande Spirito, piuttosto che Dio. Se ci fosse una ‘ferita’ che ci tiene lontani da Dio, e da uomini e donne come Gesù, Francesco, Chiara, Maria, la Maddalena…? Se fossimo rimasti alla Croce dimenticandoci della Resurrezione?
Che la loro storia sia stata tagliata, occultata, martoriata ormai lo sappiamo ma comunque ce ne teniamo lontani. Ce ne laviamo le mani. Eppure proprio a forza di lasciarseli alle spalle per volgere lo sguardo più lontano possibile e verso Oriente, proprio lì, presto o tardi ce li ritroviamo: l’Oriente ci riporta a Occidente, dall’India si torna ad Assisi.
Dentro di noi potremmo allora sentire il grido di un Dio che vuole essere libero, non più diviso fra Oriente e Occidente ma UNITO nel cuore di ogni essere vivente. Lasciando ad ognuno il proprio nome, la propria tradizione ma espandendo l’amore verso le più alte e umane forme del Dio, senza più lasciarsi mutilare, condizionare e nascondersi dietro alla strumentalizzazione che di questi grandi uomini e donne è stata fatta durante i secoli. Tutte le acque vengono e confluiscono da e in un unico mare e forse si sta avvicinando il tempo per l’uomo di incontrarsi in quel mare, aprire il suo cuore al Divino e pregarlo e cantarlo nelle diverse lingue del mondo.
Francesco e Gesù con il compimento delle loro vite hanno lasciato un messaggio imbottigliato nel vetro dell’eterno che ha attraversato oceani di tempo e spazio, seguendo le correnti del mistero in attesa di una riva in cui giungere e toccare terra. Forse in questa era, più di un cuore è pronto o si sta preparando per farsi riva e ricevere il messaggio custodito in quella bottiglia.
Nel corso dei secoli abbiamo lasciato che ci venisse sottratta la bellezza più grande sotto questo Cielo: l’intimità con Dio, la vicinanza a uomini come Gesù o Francesco, a donne come Chiara o Maria e la Maddalena. Sono un pezzo di Cuore, un volto dell’Umano e del Divino a cui non possiamo voltare le spalle e a cui l’Oriente per primo ha aperto le porte.
Tutto accade nell’intimità di un cuore che si apre e diviene universalità. In quel Cuore, Dio è libero, Gesù è risorto, il Cristo è tornato, l’uomo è il figlio del Padre e della Madre e la sua Casa è l’intera Terra.