L’orecchio sopra la Terra

Camilla ViscusiArticoli, RiflessioniLascia un Commento

A mia figlia dirò di parlare con la Terra prima ancora che con me, di farla sua confidente più cara e amica più saggia. Di accovacciarsi e poggiare l’orecchio sul terreno insieme all’intero palmo delle mani e lasciare che piano piano il battito della Madre delle Madri percuota i mondi sotterranei fino a far vibrare le pelli del suo.

Le dirò che la parte più innocente e sapiente di me si trova in quel battito, che lì ci sono anche io, come lei non mi ha mai visto ma come sono venuta al Mondo, Eterna. Prima ancora che nel mio corpo, che nel mio pensiero io sono lì, figlia e sorella e madre stessa del Grembo. Sarà lei, mia figlia, a dirmi “Mamma vai a parlare con la Madre, porta l’orecchio a Terra” quando mi vedrà distratta, irritata, stanca, triste o troppo arrabbiata. E sarà mio dovere e gioia più grande andare, correre e accovacciarmi per tornare poi a sedermi di fronte a lei.

A mia figlia dirò di innamorarsi del Cielo. Ma di innamorarsene per davvero. Di portarci gli occhi e il cuore tutte le volte che avrà finito le parole o avrà i respiri affogati nel pianto o semplicemente sarà in cerca di un gioco, di un bacio, di un ballo. Le dirò che il Cielo aiuta a guardare lontano e con tutto quel celeste riposa lo sguardo; che lei è figlia della Luce di qualche stella e, più precisamente, di quella che si è fatta sperma del padre e ha deciso di bagnare le mie terre di ventre. E di sentirsi per questo sempre protetta, sempre abbracciata e scelta dal Cielo e dalla Terra.

A mia figlia dirò di essere curiosa del proprio corpo, di raccogliere con le sue mani dei fiori per i suoi piedi, di immergerli in una bacinella piena d’acqua e granuli di sale e di spargere i fiori in superficie così che le sue “piante di pelle” sappiano del suo amore e ne portino il messaggio fino alla punta dei “rami dei capelli”, passando per la schiena, allargandosi nell’utero e nei seni. Così si dice “Grazie”.

Le dirò che un giorno la lingua dell’invisibile Serpente che tiene vivo il Mondo prenderà sostanza e colore nel suo corpo e sarà fluido denso e rosso. Le dirò di averne cura e rispetto e che da quel momento lei è soglia di due Regni.

Le dirò che molto spesso non avrò nulla da dire, perché tante cose che la riguarderanno io non potrò conoscerle, dove non arriverà il mio consiglio, verrà quello di qualcun’altra/o e dove invece sarà richiesto il mio intervento non mancherò di portarlo, ma poi saranno errori, saranno confusione e incomprensioni, scelte sbagliate, le mie come le sue, in questo tempio fatto di carne, sarà il tempo che la farà più alta e a me un po’ più anziana, sarà la strada che continuerà a chiamare i miei passi e la strada che chiamerà i suoi che ad un certo punto non potrà più essere la stessa e lì mi aiuteranno gli angeli a lasciarmela e a lasciargliela camminare. Litigheremo a volte e ci farà bene: saranno occhi nuovi e “fare pace” al cospetto del Sacro Fuoco.

A mia figlia dirò di andare a trovare l’erba, gli alberi, i ruscelli e di imparare il linguaggio “a forme” delle nuvole, di sedersi nelle grotte ogni tanto, di nuotare nell’acqua del mare e in quella del lago, di saltare in mezzo al vento e di farlo in compagnia di un cane, di un gatto o di un cavallo o dell’animale che vorrà.

Le dirò che la vita è un segreto fra lei e la vita. E che spero un giorno me lo racconti. E spero anche che il suo si intrecci con quelli di molti altri cuori che battono forte e hanno voglia di suonare e di cantare l’amore, perché anche se a volte potrà non trovarsi e sentirsi sola in questa umanità che va di fretta e va contro tutto, questi cuori esistono, questi cuori ci sono e lei li incontrerà.

Le dirò che si muore ma solo per un po’. Che un giorno morirò anche io ma lei saprà dove trovarmi perché lo abbiamo già fatto questo gioco: l’orecchio sopra la Terra bimba mia, gli occhi dentro il Cielo e si continua a vedere e si continua ad amare, fa male all’inizio ma se si è intessuto un ricamo di mistero e di fiato non c’è pena e non c’è paura. È solo un nuovo linguaggio.

Le dirò che sbaglierà, che perderà, che cambierà, che amerà un uomo scemo almeno una volta nella vita e farà cose altrettanto sceme ma nessun amore andrà mai sprecato e in qualche modo anche a distanza di molte lune se ne accorgerà; le dirò di godersi le risate, le lacrime, il cibo buono, il letto, di godersi Dio, i momenti in cui non saprà cosa fare e quelli in cui vedrà tutto in modo così chiaro… Le dirò che la Vita è fatta a mano e la “mano” deve essere la sua, di nessun altro se non la sua, nemmeno la mia.

Sono felice d’esser stata la sua Soglia e prima ancora il suo Nido d’Acqua, di averla sentita scivolar fra le gambe e poi averla accolta nelle braccia, mentre l’aria le dava il benvenuto e il mio cuore l’amava e con il suo amore ci ha riempito di latte il mio seno.

Ora mi insegni la Natura come fa con l’Orsa, la Leonessa, l’Orca, la Lupa ad esser Madre e aver cura di me e di questa nostra creatura. Mi fido del Cielo, mi fido della Terra, fra le Vostre Labbra è nata e crescerà mia figlia, siatene Custodi vegliate la sua Strada, Benedite la sua Storia.

L’orecchio e i palmi aperti sopra la Terra bimba mia, ascolta…  Che il Cielo ci ha messo il Cuore lì dentro.

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