“Lui non ha un nome
Lui è l’Occhio del Mondo
E su di me si posa
Scova quel che mai riposa
Ma anzi osa
Così insistentemente da volersi fondere col niente.
Sente/ che esiste
E non vi è più cosa da comprendere se non l’impeto d’esser viva
E, in perpetuo, ardente
Fluida e insieme rovente
Erotica onda
Lui la vede e la fiamma scorre
Lui la vede e l’acqua s’accende.
L’Occhio del Mondo
Che accarezza la mia schiena
Lento, discende
E in mezzo, tra due ossa, ruotano le stelle
E’ il piacere della goccia a scivolar sul petalo del fiore
E’ il piacere del fiore quando si bagna dei baci del cielo
Flebile mistero
È un gioco di seduzione questo senso del vero.
Occhio del Mondo mostrami chi sono
Da dove vengo, in quale sogno mi ritrovo.
Guardala così che la veda
Toccala così che la senta
Parlale così che ne diventi voce.
Lei ti conosce e lo stesso vuole guardarti
Più in là della pelle e dietro le ossa, raggiungerti
Scivolarti e oltre la gravità ergerti e scalarti.
Fino alla fine dell’amore
Nel gemito viola e azzurro della morte.
Ti volevo per questo e per questo ho chiesto
Perché persino il mare cede all’incanto di incontrare se stesso
E così l’albero nei suoi germogli s’accarezza, si sfiora, si intreccia
E’ perché hai risposto che a Te sono giunta
Parlami, dimmi … t’ascolto.”
Disse un giorno e poi per l’eterno la materia allo spirito fino a svegliarsi l’anima e potersi amare.