Il nostro destino è la felicità

Stelio ZaganelliArticoli, Recensioni1 Commento

Il maestro al lago sacro

“…se non avremo preso la decisione di cambiare, continueremo ad essere ancora gli stessi, pur restando vicino al maestro.”

Il maestro al lago sacro è un resoconto straordinario dell’incontro del Maestro kechua Amaru Cusìyupanqui con lo scrittore di questo bellissimo libro, Anton Ponce de Leòn Paiva.

Il libro è un condensato degli insegnamenti dei maestri andini, un preziosissimo manuale sull’antichissima conoscenza solare muriana. Libro che parla delle origini dell’umanità molto diverso da come noi “occidentali” siamo abituati a conoscerla.

Personalmente ero a conoscenza della leggendaria Mu e come molti la scambiavo con il mito di Atlantide. Proseguendo il testo si comprende come Atlantide sia successiva alla terra di Mu.
In questo libro in cui viene narrato l’incontro tra due menti affini sulle sponde del mitico lago Titicaca, il lago sacro adagiato sulle Ande peruviane sotto la luce benevola del padre Inti (il sole), la leggenda torna ad essere storia. Una storia dimenticata e spesso osteggiata fino al punto che gli stessi maestri andini tutt’oggi sono costretti a vivere in una semi clandestinità per non essere perseguitati.

Siamo così abituati alla storia come la conosciamo che la prima impressione è quella di trovarci dinanzi al resoconto di una favola, bella, ma al limite del reale.
Gli insegnamenti del maestro che si protraggono in forma telepatica per alcuni giorni dopo il loro primo incontro dal vivo, assumono un carattere così istruttivo da far dimenticare l’aspetto quasi fiabesco che aleggia attorno al testo.

La prima parte racconta di Mu, la Pachamama, la grande madre terra da dove tutti noi abbiamo avuto origine. Una terra leggendaria dove pace e armonia regnavano assieme ad un grande sviluppo socio-culturale ed economico. Dove la terra apparteneva a tutto il popolo e dove l’introspezione e il coltivare il proprio sole interiore era prassi quotidiana.
La felicità era una realtà, non una chimera irraggiungibile.

Poi la natura decise di sconvolgere ogni cosa, maremoti e terremoti di grandiosa intensità cambiarono l’assetto geografico dell’intero pianeta, e molti popoli che abitavano la terra di Mu furono costretti ad emigrare chi a ovest, chi a sud o nord o a est, dando origine alle successive popolazioni del pianeta. E col passare del tempo la vita, la materia e la dimenticanza hanno fatto perdere anche il ricordo reale di un eden che secondo il Maestro è realmente esistito.

Il sole nel cielo non è altro che l’espressione visibile del sole creatore di ogni cosa di cui noi tutti siamo figli. I figli del sole li chiama il maestro che ancora oggi segretamente portano avanti messaggi di amore e profonde conoscenze oggi esoteriche per forza di cose. Il Maestro ci ricorda come potenzialmente tutti noi siamo figli del sole, ma ce lo siamo dimenticato.

“…l’acqua parla, le piante anche, come tutta la natura, ma non sai ascoltare…”
Con queste parole il Maestro invita il suo interlocutore a risvegliare in se stesso capacità latenti e quando racconta del tempo che fu non perde la speranza sostenendo che l’uomo del futuro sarà un uomo migliore, privo di preconcetti, senza divisioni in razza o caste. Un uomo che tornerà alle origini con una nuova sensibilità interiore.

Prima del loro congedo definitivo il Maestro porterà Anton in un luogo segreto dove gli infonderà una nuova conoscenza e consapevolezza attraverso un antico rituale del fuoco.
Perché la conoscenza e la memoria sono strumenti per migliorare se stessi e il mondo.

Oltre ad una serie di preziosissime istruzioni di come affrontare il matrimonio, l’educazione dei figli secondo le regole Muriane, il Maestro Amaru codifica in poche parole l’atteggiamento giusto da osservare nella vita.

Vivere il presente essendo coscienti delle nostre tre più importanti facoltà: conoscenza, volontà ed azione evitando gli eccessi, sia emotivi che materiali.
Senza sapere quale sia il nostro scopo nel mondo, pur piccolo e umile che sia, e senza la forza di volontà per attuarlo e l’azione per renderlo possibile, resteremo sempre nella palude dove il mondo pare trovarsi da troppo tempo ormai. Dove il cambiamento tecnologico ha assunto un valore che poi si rivela in realtà improduttivo rispetto ad un reale sviluppo, perché il vero cambiamento dovrà essere quello interiore per tornare a vivere in un pianeta fecondo di felicità e consapevolezza.

Perché “il nostro destino è la felicità”, come ama ricordare spesso il Maestro.

Leggere questo libro ha significato per me una conferma e un profondo senso di gratitudine. Per le persone che fanno fatica a riconoscersi nel nostro mondo dove competizione e spesso sopraffazione sono i termini essenziali della vita, questo libro getta luminosi raggi di sole e una ventata di aria purissima. Come quella che si trova nelle Ande, dove sono racchiusi tesori inestimabili di conoscenza, saggezza e compassione. Valori che dovremmo riscoprire e che questo testo ci aiuta a portare in superficie.

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