Sempre più l’umanità è esposta ad una comunicazione distorta e manipolata e nessuno sembra più usare la propria intelligenza come facoltà di discernimento per scoprire la verità. Ingoiamo avidamente notizie non propriamente veritiere e complete, o comunque spesso manipolate senza mai andare a vedere o cercare oltre.
Le emozioni ci dirottano verso un pensiero comune, ancor più se questo è negativo, se non tragico. La paura regna sopra ogni possibile verità e ci ingloba in un processo assolutamente prevedibile e controllabile.
Il coronavirus sta diventando una psicosi che infetta la nostra mente prima ancora che ci sia la remota possibilità che arrivi al nostro corpo.
Torniamo per un momento ai fatti: ogni anno nel mondo muoiono fino a 650 mila persone per infezioni respiratorie acute causate dall’influenza e sono prevalentemente colpite le persone con gravi immunodeficienze, molte delle quali sono anziane. Solo in Italia circa 7 mila persone muoiono su 3,5/5 milioni di persone infettate ogni anno (ilpost.it).
L’impatto di questo coronavirus o meglio dell’ondata di paura che si sta diffondendo in tutto il mondo, sta creando seri danni ovunque, soprattutto in Cina. I titoli cinesi sono crollati, città intere isolate, anche il Tibet ha chiuso non solo i Monasteri e i luoghi culturali e storici più importanti, ma anche le frontiere. La gente vive chiusa in casa, leggevo che solo una persona di un nucleo familiare può uscire ogni due giorni per acquistare cibo e cose di prima necessità.
L’America e molti Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno chiuso i voli per la Cina.
Diciamoci la verità, la paura della malattia porta all’immensa paura della morte, che è uno dei più grandi tabù dell’essere umano. L’uomo vuole vivere per sempre, non sopporta la malattia.
Le malattie sono una minaccia alla vita e quindi meglio allontanarne tutti i possibili coinvolgimenti. Ricordo un giorno di tanti anni fa, una vicina di casa venne a suonarmi il citofono per dirmi: “Coraggio!” La notizia si era diffusa nel quartiere. Ero a casa convalescente dopo un intervento chirurgico per un cancro. La signora, a debita distanza, mi inviò quello che lei credeva fosse un augurio.
Credo che l’essere umano abbia perso nel corso dei secoli, forse di più con l’enorme sviluppo tecnologico, il senso della vita e la sua fondamentale relazione con la Natura. Quando non c’è il senso di vita non può esserci il senso di morte, dato che l’una compenetra l’altra. Nel mondo moderno occidentale si nega la morte, nemmeno se ne parla pensando di tirarsela addosso, buona parte degli esseri umani vivono nella negazione o nel terrore della morte.
La morte è lo specchio in cui si riflette l’intero significato della vita. Solo vivendo appieno la vita compenetrati dall’esistenza con il progetto di comprenderne il significato più profondo arriveremo a dare un senso alla morte e non temeremo più le malattie, qualora ci capitasse di attraversarne una; ma queste saranno un’opportunità di crescita interiore e di maggiore comprensione della vita stessa.