Ora che ho scelto, cammino.

Camilla ViscusiArticoli, RiflessioniLascia un Commento

foto di Martina Cutuli

Ho come la sensazione di aver fatto una promessa o meglio di aver preso un impegno, chissà quando e in chissà quale mondo… è una sensazione costante che cresce ogni giorno che passa… se prima a stento me ne accorgevo, adesso pulsa da qualche parte dentro di me.
La sento solo io, come uomo, o la sentiamo tutti in quanto esseri viventi?

Voi la sentite?

Si sta facendo talmente chiara e nitida da avere un peso, un posto all’interno del mio corpo. Vorrebbe uscire ma non ci riesce, vorrebbe presentarsi. Cerca i miei occhi, vuole che io la guardi… cos’è che la trattiene??

Questo mondo ovattato non ha più niente da dire.

Nel suo silenzio una parte di me sta morendo, un’altra sta lottando, si agita, si contorce, si scalda… guida la mia mano tremante su questo foglio così come le più ipotizzate e sconosciute forze pare guidino la vita: senza un senso apparente.
Eppure scrivo, per scaricare in ogni singola lettera la tensione elettrica che avverto scorrere appena sotto la pelle.
Qualcosa dentro me si è gonfiato come si gonfia il mare e all’improvviso ha distrutto anche i più antichi e grandi castelli di sabbia che da sempre ornano la mia spiaggia.

Ma quali venti e correnti lo stanno agitando questo mare?

Non sono emozioni non sono pensieri, è tutto molto più sottile, è tutto sussurrato, ma il sussurro si imprime con una forza tale da non lasciarti respirare: dove si perde l’urlo penetra il sussurro. Così rimbombano dentro me instancabili come la voce del mare, le immagini nate dalle parole che ho letto in certi libri o dal suono di quelle ascoltate in qualche conferenza. Tutte scritte e pronunciate da sconosciuti che sembrano conoscermi perfettamente. E’ un rimbombo che lascia spazio ad una sola voce che arriva da lontano e si fa sempre più vicina… è lei che prende spazio e peso dentro me, è lei che pulsa, è lei che vuole uscire e che cerca lo sguardo dei miei occhi???… Non lo so.. .non mi dà tregua.

Però so una cosa: so che è ancora tutto da costruire e che sarebbe facile ricreare il silenzio e tornare a far parte di quel mondo ovattato, attaccarmi a quel poco che conosco e che mi basta avere. Senza essere altro.

Ma.
Dicono che bisogna sviluppare il non attaccamento.
Il non attaccamento a un’idea a un progetto, alle cose, alle persone…
loro lo dicono e io cerco di capire ma dicono anche che non basta capire e che questa è la prima cosa da sapere…

Bisogna ascoltare senza le orecchie, guardare senza gli occhi, parlare senza la bocca, toccare senza la pelle, gustare senza la lingua perché quello che in fondo stiamo cercando è un sentire (e non un capire) che non passa per i processi interpretativi del cervello no!… no, quello che cerchiamo è un sentire che va oltre… ma oltre cosa? Oltre chi?

Ascolto i battiti del mio cuore perdersi nel tempo ma dicono che il tempo non esiste. Lo sa, il mio cuore, che la sua voce si perde dentro qualcosa che non esiste?

La v-e-r-i-t-à dicono che l’abbiamo sempre saputa ma ad un certo punto l’abbiamo dimenticata e allora qualcuno, qualcosa, ci ha imprigionato… ci ha addormentato.

Allora voglio essere libero.

Allora voglio ricordarla.

Dicono che la verità è che io non sono l’idea in cui ho sempre creduto, io non sono il progetto per il quale ho sempre lavorato, io non sono le cose che sono riuscito a conquistare, io non sono le persone che ho amato, io non sono il mio corpo, io non sono il padrone dei miei istinti, dei miei pensieri, delle mie emozioni… perfino l’amore che provo potrebbe essere deviato, ingannato da quella parte di me che non controllo, che non conosco e che crea schemi e dinamiche che si ripeteranno ciclicamente sempre uguali, proiettando traumi e paure – che forse nemmeno mi appartengono – su eventi, persone e situazioni esterne per cui crederò di provare emozioni e sensazioni che invece altro non saranno che il risultato del mio bisogno inconscio di guarire, di superare e di spezzare un filo che mi tiene attaccato ad una vita che ancora non è davvero la mia… se è tutta una proiezione di ciò che di me non conosco e che devo vedere allora ditemi: dietro tutte queste maschere… dove sono io?

Tu sei ovunque, dicono.

Eppure il mio corpo dice il contrario.
Ma dicono che io non sono il mio corpo; anche senza un braccio, una gamba sarei sempre io… dicono che il mio corpo non mi appartiene, che è tutto più grande, più immenso ed è tutto da restituire ad una madre dimenticata e mai abbastanza ringraziata.

Perché, dicono, io sono anima.

E l’anima è ovunque da sempre e per sempre… l’anima ringrazia per ciò che tramite la carne, vive, non possiede e che con il sorriso lascia andare senza perdere mai.

Siamo anime che si incarnano in continuazione da eoni, siamo anime che cambiano corpo, che ogni volta si salutano consapevoli di ritrovarsi da qualche altra parte…
Tutto questo è molto bello,molto romantico ma, io ci ho provato, ci ho provato a cogliere la bellezza a ringraziare per la mia esistenza, ad essere qui, qui e ora, ci ho creduto davvero, ci ho provato a sentirmi anima in un costume di carne… mi dispiace ma non ci riesco!

Ieri notte ho fatto l’amore, dite quello che vi pare era amore… amore vero!
Lo sentivo dentro di me, ovunque dentro di me. Eravamo al di là dei confini della fisicità del corpo, eravamo dentro la pelle ma anche fuori, eravamo… uniti per generare amore per sentirci amore… ed ogni respiro non era più solo mio ma nostro e i suoi occhi parlavano d’amore.

Ditemi, è l’incastro che porta le anime a toccarsi così nel profondo??…

L’unione. Ecco cosa.

In quel momento ho saputo vedere, vivere, conoscere l’unione. Mi sono sentito amato… potevo amare!! Ero altro da me.
Un carico di emozioni senza filtro mi ha attaccato il petto, è stato bello… poi, il calore che avvertivo è diventato dolore, lacerante infinito dolore che ad ogni battito del mio cuore si espandeva sempre più… bruciava. Mi sentivo solo.

Eppure fino a pochi istanti prima ero così pieno di noi unito da qualche parte al corpo intorno al mio corpo… com’è possibile?? Mai mi è capitato di percepirmi così piccolo, finito, separato, abbandonato io… ho avuto paura di morire, per un attimo… poi, il terrore più grande: la consapevolezza che prima o poi sarebbe morta la persona che era lì con me, nel mio cuore, nella mia pelle… ho stretto il suo corpo così forte da aspettarmi di vederlo entrare nel mio… no! Non può morire, non posso restituire quello che ho, non posso, non è giusto, non è vero! Io quell’anima in quel corpo mai l’avrei voluta lasciare! Non ne ho il coraggio!

Ci siamo trovati oggi perché dovremmo perderci domani per ricominciare in qualche altro posto e rincontrarci forse, ma sotto quale pelle, per regalarci quale amore?
E questo amore che provo adesso, dove andrà, che fine farà?
Io ci vedo la crudeltà nel restituire, nel perdere, nel morire.

Mi perdo in ciò che adesso so di non essere mentre cerco disperatamente ciò che sono.

Dicono che fino ad ora ho vissuto da addormentato, da non libero, ma allora chi ha amato, riso, pianto scherzato al posto mio, io dov’ero, dove sono?
Se è tutto velato da ferite, reazioni meccaniche di una mente che parla al posto dell’anima, in che cosa devo credere…?
Non devo attaccarmi a ciò che sono in questa vita: al colore degli occhi, al sesso, ai capelli lunghi, a miei amici, ai mie genitori, ai miei animali, ai miei ricordi, al mio amore vero… come posso allora non sentirmi solo, ditemi, come posso?

Ci vuole equilibrio ma su questo filo non riesco a camminare.

Devo fidarmi anche se sento dentro un dolore che lacera la carne, ditemi, tutto questo è reale? Questo dolore all’anima ci sa arrivare?

…A questo punto potrei voltarmi e tornare a gattonare nell’ombra di quel mondo ovattato che non ha più niente da dire… ma qualcosa sussurra che questo vorrebbe dire tradire la vita.
Adesso lo so.
Adesso non posso più.

Piangerò lacrime d’amore perché è quello che ho bisogno di accogliere, è quello che ho bisogno di incontrare e non sarà bello né romantico, sarà sacro perché parlerà di me, parlerà di noi.
S’arrenderà la mente ad una forza che nasce dal cuore, dalla quale ha da sempre il timore di lasciarsi attraversare e chiuderò gli occhi così da spezzare le catene che mi costringono ad una visione occipitale.

Ora che ho scelto, cammino.

Cammino verso parole di conforto, cammino, voglio vedere chi ha scritto la storia, voglio vedere chi dice che siamo tutti “UNO” e solo “UNO” .
Chi dice che ognuno vive nell’altro e che per questo non ci perderemo mai ma incontreremo sempre perché siamo tutti parte di una stessa realtà.
Voglio vedere chi dice che l’amore è tutto ciò che resta, perché ogni cosa è solo puro e semplice amore, voglio vedere chi dice che è necessario separarsi per ritrovarsi e avere la consapevolezza di essere “UNO”, un unico spirito che vive in ogni essere, in armonia.

Voglio conoscere DIO, adesso, fermati, girati, guardami!… sei TU… sono IO.

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