Se non ti è mai sfuggito l’istinto di uccidere il tuo Maestro, probabilmente tu stai imparando ma non stai conoscendo niente. La conoscenza buca la pelle, risale le discese del sangue, sposta i muscoli e si lega alle ossa. Vorrai farle spazio? No. Tu farai spazio alla nozione, all’informazione, al sentimento appreso, al sentire pensato ma non alla conoscenza. Occorre qualcuno che tenga ferma la tua mano sopra la sua fiamma rovente fino a bruciarti perché se vuoi comprendere il fuoco è attraverso il tuo dolore che devi passare, attraverso la vostra intimità, il tuo stupore, la tua pelle che si scioglie. L’istinto di sopravvivenza che ti porta a tirar via la mano, in questo cammino ti è di intralcio. Può forse sembrare una cosa senza senso, più vicina al masochismo che alla spiritualità eppure qui sta l’essenziale. Nessuno potrà mai spiegartelo, nessuno mai potrà convincerti di questo, nessun folle sprecherebbe così il proprio tempo: è una realtà che o ti si apre o non ti si apre dentro. Tu solo puoi conoscerlo. Per te, solo, sarà vero. Se hai da obiettare da te non è giunto il Maestro.
I suoi sguardi hanno artigli e i suoi silenzi le zanne, la sua attenzione come la sua indifferenza nei tuoi riguardi squarciano le carni, afferrano lo strato di te stesso più vulnerabile e lo sollevano dal resto affinché si mostri, affinché gli si stringa lo stomaco e sconquassi il fegato dalla rabbia, dal dolore, dalla furia. Egli vede le sue tane, lo costringe all’attacco o alla fuga, se lo tiene stretto nella mano e lo solleva da te che quasi potrebbe uscirti dal corpo ma proprio quando sta per toccare gli ultimi strati prima della pelle, lascia che cada, molla la presa e quello rientra, sveglio e infuriato, scoperto e tutto esteso dentro di te. Ora, stai. Stai dentro con lui, con il tuo ‘mostro’ e senti quanto è grande lo spazio che in verità ti occupa dentro. Quindi? Chi sei tu? Questo è insopportabile, accade qualcosa di inspiegabile eppure di così dannatamente reale. Credi davvero che “il più grande nemico dell’uomo è se stesso” sia soltanto una frase con cui sciacquarsi la bocca ogni tanto e fare filosofia, imbellettarsi, psicanalizzando o citando qualche verso di spicciola poesia? Tu incontra il Maestro e vedrai tu stesso come una semplice frase può essere vita. Nuda, cruda, spietata, infinita. E come sia tutta nelle tue inconsolabili dita.
Non è un gioco. Quel nemico esiste e non puoi nemmeno immaginare quanto potere abbia sulla tua esistenza quotidiana, passata e futura. Potresti campare cento anni senza vederlo mai, senza mai distinguerti da lui, inconsapevole. E credimi nessuno verrebbe a disturbarti. Ma se i lampi hanno strappato l’esteriorità del cielo nei tuoi sguardi, almeno una volta avrai visto passare l’ombra di cui parlo. Tu avrai visto e se un po’ avrai compreso, il Maestro, potresti incontrarlo.
Prepararti alle eruzioni dei vulcani, ai terremoti, ai cicloni e alle tempeste nere del mare ti servirà a poco: ciò che conta davvero è dove scegli di stare quando la sua mano calda penetra le tue carni fredde e sembra strapparti via il cuore con spietata crudeltà. In quel momento si solleva un velo e un piccolo spazio di comprensione si apre alla conoscenza, poiché il ‘nemico’ – l’altro te – si è diviso da te e tu puoi osservare o lasciarti travolgere dalla sua paura, correre avanti ad indossarlo di nuovo e scagliarti contro il mondo lì fuori e il tuo Maestro qui di fronte. E così avresti perso. E molte volte perderai ma se insisti, prima o poi, osserverai. E invece di corrergli incontro per ricoprirti dei suoi meccanismi, potresti fermarti al centro di te stesso, eretto per la linea mediale tra il petto e la schiena e girare un attimo lo sguardo indietro per vedere chi è rimasto nudo. Un guerriero/una guerriera, un uomo, una donna vicini a Dio, una luce flebile e indebolita dal peso delle difese nel tempo ma pronta a splendere nuovamente e inesorabilmente e quando la mano lascerà il velo e il tuo nemico rientrerà troverà qualcuno ad attenderlo, due occhi di fuoco a guardarlo. Non è più solo e adesso, lo sa.
Molte volte crederai di aver perso quegli occhi, molte volte il tuo nemico ti lascerà pensare di essere lui di nuovo il solo abitante di casa tua, molte volte cederai alla tentazione di scegliere lui come sempre è stato, molte volte il Maestro affinerà la sua arte per bucarti dentro e costringerlo a mostrarsi, molte ma non infinite: se la tua scelta è sempre la stessa se la tua forza non cresce allora non è la conoscenza che vuoi veramente. E le strade così come si sono incrociate il giorno, l’altro si divideranno. E la tua vita sarà già scritta, saprai già come va a finire, basta guardarti intorno e neanche troppo lontano.
Se farai tuo il coraggio di camminare la distanza che dal buio ti porta alla luce, vedrai accadere le meraviglie che ancora mai son state dette. Ti serve quella distanza poiché è lì che muove i passi la comprensione, per la tua mente quel luogo non esiste e detesta trovarcisi, ammettere di non aver avuto ragione, lì non ha controllo, lì non c’è spiegazione, sente la fame ma non sa come saziarla, lì sente la sete ma non sa come dissetarsi, lì sente l’unione ma non sa come amarsi, lì è altro e tutto quello che ha costruito intorno non basta, non soddisfa non mette a tacere il richiamo che lei non vuole sentire.
Forze oscure nel senso di ignote e selvagge appartengono alla Natura che crea e distrugge allo stesso modo, con la stessa forza, lo stesso fuoco, lo stesso amore. Pericoloso è ciò che la personalità costruisce fuori e dentro l’uomo, l’immagine del mondo, l’immagine dell’altro, l’immagine di te, l’immagine di Dio poiché tutto quello che essa costruisce è destinato alla distruzione e se tu credi di essere ciò che lei ha costruito sei destinato alla fine.
Il Maestro deve essere più pericoloso ancora della tua personalità, deve mandarle all’aria ogni costruzione dalla più piccola alla più grande, dalla più materiale alla più spirituale, deve ferirla, provocarla, finché lei non sarà costretta a mostrarsi e la caccia sarà aperta. Lui non starà lì a farti cantare mantra, a spiegarti le stelle, a gonfiarti i chakra, no, Lui proverà ad ucciderti in tutti i modi in cui una persona può essere uccisa fino a quando non sarai disposto a morire e allora Lui, Lui… non ti ucciderà, mollerà la presa sulla tua personalità lasciandoti lì, preda della sua collera. Ancora vivo. Ti sottrae la possibilità di uno scontro fuori per gettarti dentro. Quello è il momento per te di osservare ciò che accade, di richiamare i flussi della presenza da qualche altra parte, un passo indietro la personalità e non assecondare le sue emozioni, le sue reazioni, quello è il momento per te di rimanere distinto da ciò che si distrugge e accorgerti di cosa invece resta puro, immutato. Quello è il momento per te di morire in grazia e accettazione, sentendo tutto il dolore ma da un’altra posizione, da un altro posto dove non esiste rivendicazione, giustizia e ostinazione. Quello è il momento per te in cui avvicinarti, comprendere, conoscere l’Amore. Lì la personalità non può sopravvivere, tu solo puoi lasciarla morire (nessuno la ucciderà al tuo posto) in caso contrario non ti resterà che seguirla, continuare lo scontro fuori pieno di odio, di rancore e ipocrisia condannandoti alla ‘fine’.
Il Maestro non fa altro che accelerare un processo che si svolge nella vita, lei stessa ti entrerà dentro all’improvviso e con le mani ti strapperà le carni dell’illusione nei modi in cui vuole, per donarti la possibilità di osservare e scegliere chi diventare. Ma potresti dormire così profondamente da non accorgertene mai. Il Maestro ti stimola ad essere sveglio sempre amandoti così profondamente da non lasciarsi impietosire mai dalla tua umana sofferenza, Lui non si cura della tua personalità ma dell’essere sovrano e divino che le sta dietro, lui lo vede, lui ci crede al punto di lasciarti libero di manifestarlo o di negarlo per sempre. Lui corre il rischio di lasciarti essere chi sei e questo è il dono.
‘L’epoca dei Maestri è finita’ dicono e lo giustificano blaterando di un potere che è già dentro di te e che non va ceduto a nessuno ed è vero eppure sentirsi maestri è ciò che adesso va più di moda, gli si è solo dato un attestato e cambiato nome. Attenzione alla parola che si camuffa, il cui senso si distorce perché così si potrebbe pensare che dare voce all’Insegnamento sia alla portata di tutti. E che non costi nulla se non un qualche tipo di talento, istruzione e condivisione. Non un ego inchiodato alla Croce. Ben altra storia è il Silenzio. Che non si lascia travisare ma travasa se stesso da un Vuoto a un altro Vuoto. Non conosce e non passa per altra Via. E se la tua si apre alla presenza di qualcuno (e non è detto che questo avvenga in tutta una vita) è perché quel qualcuno è stato riconosciuto in te da qualcosa di molto più antico di quello che credi esser tu.
Al Maestro non dai potere, affidi consapevolmente un incarico che non sei ancora in grado di adempiere. Il Maestro non ti chiede il potere ma la povertà. Non è un santo e non è immune all’errore né all’umano orrore… eppure la sola cosa che lo tiene in vita è la fedeltà e la gratitudine che in ogni sguardo e in ogni respiro riserva al varco di comprensione nel suo cuore, lo stesso che un giorno ha visto aprirsi quando dinnanzi al Vuoto ha riconosciuto il suo Maestro e dove il Silenzio ha travasato se stesso. E così a ritroso nel Sentiero del Vento dove Discepoli e Maestri camminano gli uni al fianco degli altri, non distinguendosi più.
Questo è Amore.
Benedetti siano i Maestri e le loro vite di uomini comuni ma dalle scelte straordinarie in umiltà e regalità. Benedetti siano gli uomini che hanno deciso di offrire i fili rotti e interi delle loro storie alla tela invisibile della vita e l’aria che adesso gli scende sulle spalle è un ricamo di luce bianca e dorata, arresi al non poter capire, cavalieri del sentire. Benedetti siano i Maestri di ogni era che si incontrano nella conoscenza riservata agli Alberi, all’Acqua e ai Venti che sigillano nel Fuoco la Sacralità della Terra.
Benedetti i Maestri alle sponde della società e al centro della Verità che ancora vedono e dicono di una Porta Stretta e per mezzo di Quella amano e si lasciano amare.
Fuori dai fiumi del tempo, Eterno, è il vostro Insegnamento.