L’ultima fermata

Giulia EthelRecensioniLascia un Commento

Se avessi potuto scegliere tra la vita e la morte avrei scelto l’America…Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi, locomotiva ha la strada segnata, il bufalo può scartare di lato e cadere. Questo decise la sorte del bufalo, l’avvenire dei miei baffi e il mio mestiere…” F.De Gregori – Bufalo Bill

Esiste qualcosa dopo la morte?

C’è differenza tra realtà e verità?

Filosofi, scienziati e uomini di fede si interrogano su queste annose domande fin da quando l’uomo respira.

Anthony Spencer, il protagonista di Cross Roads credeva non ci fosse nulla dopo la morte, era una delle sue tante certezze, fino a quando, proprio prima di “scivolare via” incrociò “Lui”.

Non sempre ciò che crediamo esistere è vero e viceversa ciò che sembra irreale talvolta è veritiero.

Mi incuriosiva Cross Roads il titolo del romanzo di W. Paul Young, mi stuzzicava l’idea degli incroci, delle strade e dei destini che si intersecano e si dividono, di quando la vita improvvisamente vuole farti cambiare direzione e su una curva pericolosa ti fa sbandare, chiedendoti di fare una scelta. Ti fa uscire dalla solita strada e così ti trovi davanti a un bivio, senza sapere dove andare.

Mi viene in mente la scena del film “Il pianista sull’oceano”, tratto dal famoso romanzo “Novecento” di Baricco. In quel meraviglioso monologo, Novecento, il virtuoso pianista, poco prima di saltare per aria con la sua amata nave, spiega all’amico trombettista di Jazz venuto per salvarlo, il perché non sia mai riuscito a scendere e abbandonare il “Virginia”, quella grande nave.

Su quella maledettissima scaletta non è quel che vidi che mi spaventò… E’ quel che non vidi. C’era tutto, ma non c’era una fine. Cristo, ma le vedevi le strade ce n’erano a migliaia, ma come fate voialtri laggiù a sceglierne una…”

Ho abbracciato questo libro perché speravo di trovare una chiave, un modo per imparare, in questo groviglio di incroci, a scegliere una strada, quella giusta, la mia…

E in un certo senso la strada, mentre ti perdi tra le pagine, impari a vederla, non capisci esattamente dove vai o il perché, ma vedi gli incroci, ossia ti rendi conto di come “tutte le strade portino a Roma” si fa per dire. Realizzi che ogni strada è lì per portarti da te, allontanandoti o avvicinandoti, anche quando cammini nella direzione opposta, tanto più ti allontani e tanto più scopri chi non sei e per contro emerge la consapevolezza di chi invece vuoi essere veramente e quando lo capirai, ti rimetterai in fretta in cammino per raggiungerti.

Sei sempre libero di scegliere, ma ci sono proprio quei famosi incroci obbligati da cui devi passare, e dai quali dipenderà tutto il tuo percorso, non l’esito, solo il percorso.

Napoleone diceva:- Davanti a un bivio scegli sempre la strada più difficile!

– Cosa vorrà mai dire la più difficile? Ma sì dai! E’ semplice capire cos’ è difficile o facile!-

Ad esempio una strada non in salita, asfaltata e non dissestata, in ombra e non soleggiata è facile, mentre una strada in salita, con i sassi, poco segnata e buia è più difficile.

Sì apparentemente è così, però finché non ti ci trovi, non riesci a capire quanto sia complicato rendersi conto di cosa sia più semplice o più difficile, anche perché non sai mai cosa ti aspetta dietro l’angolo, tutto è relativo…

Per dire:- Chi mi dice che quella strada che è in discesa poi non abbia dietro la curva una pendenza improvvisa, o che si restringa, o che sia interrotta, senza uscita? O che la strada all’ombra sia meglio di quella al sole, o che andarsene sia più difficile che rimanere?

Fare questo tipo di analisi ed essere onesti con se stessi fino in fondo è assai complesso quando si è coinvolti. Così come è altrettanto difficile capire se stai percorrendo la tua strada o quella di qualcun altro, se hai intrapreso il viaggio per te o per volontà di qualcuno, se davvero stai seguendo il tuo ritmo o se l’andatura la sta marcando qualcun altro.

L’Ego, la Paura, l’Arroganza, il Dolore, la Speranza, l’Entusiasmo, la Fiducia ne sanno qualcosa, è una lotta di forze interne dove prima prevale una versione di verità e poi un’altra, ed è molto difficile capire quale di queste voci ci stia guidando o ingannando, distinguere che cosa sia illusione, realtà, o verità. Allora è lì che la vita interviene senza mezzi termini a farti degli sgambetti dove non è più importante decidere se camminare o no, o andare lì o là. Le decisioni da prendere hanno un altro spessore, un’altra sostanza, hanno a che fare col respiro, con la vita stessa, questioni primarie di vita o di morte, di perdita o salvezza.

In realtà non si perde niente, o meglio, di materiale si perde tutto, ma il gioco non si basa sulla materia, non è Monopoli, dove a vincere è chi ha più soldi, proprietà, case, alberghi o terreni, quella è solo una delle tante illusioni che inseguiamo per sentirci essere qualcosa o qualcuno. La verità è che lasciamo tutto qua, come insegna “La Roba”, la famosa novella del Verga in cui l’avaro Mazzarò ormai in punto di morte, per paura di perdere tutti suoi averi inizia a bruciare tutta la sua “roba” e disperato inveisce così:- “Roba mia, vientene con me!”

E questa paura assale anche Anthony in cui dopo una vita passata ad accumulare beni, portando ad esaurimento tutti i suoi affetti e la fiducia nella vita, al punto da non considerare più nessuno degno di ereditare le sue ricchezze, intestò tutto ai suoi gatti!

I grandi dolori della vita spesso ci fanno chiudere il cuore e perdere la fiducia in ogni cosa, e così cominciamo a crearci un mondo da cui difenderci e scappare, un mondo in cui non viviamo mai con fiducia, mai in pace, mai con amore, ma sempre con dubbio, giudizio, aspettativa, ricatto, odio, paura. Rischiamo di perdere semplicemente l’occasione di essere felici, l’occasione di amare ed essere amati, perdiamo la ricchezza di quello che ci accompagnerà per sempre: l’anima.

Incrocio è incontro, intersezione, contatto, condivisione, scambio e quando scambi, non sei più quello di prima, cambi.

Una vita senza incroci, una strada senza bivi, sarebbe poco stimolante e soprattutto sterile, non ti darebbe mai la possibilità di chiederti niente, ti concederebbe solo di fermarti e al massimo di tornare indietro, senza inquinarti mai, senza confrontarti, cambiare, trasgredire, tradire, sperimentare, divertirti, conoscerti, trovarti…

A volte viviamo la nostra vita esattamente così, come se fosse a senso unico, pensando che non ci siano vie d’uscita, come se una volta imboccata una direzione non si potesse più cambiarla, ecco che lì tutti i cartelli di svolta a destra o a sinistra, in alto lampeggianti, non li vediamo più, li ignoriamo come a non volersi dare una possibilità di uscita da un tragitto grande, sicuro, veloce, diretto, “facile” e noioso come un’autostrada. Come degli automi, senza pensiero ed emozione, viaggiamo ed entriamo asettici senza accorgerci in terre diverse, regioni, paesi, rispondendo a voci elettroniche del casello, senza poter sentire i suoni, gli odori e i colori, così con il cambio automatico inserito raggiungiamo la meta pre-impostata sul navigatore. Spesso ci si sente solo in trappola, inseriti in un meccanismo infernale, come se fossimo in un’autostrada senza uscite, impostati e creati per raggiungere chissà cosa, chiusi e soli dentro un abitacolo di un’esistenza banale. Ma invece le uscite ci sono sempre e se guardi fuori dalla pista, quanta vita che c’è, si può fare anche la strada normale, o prendere il treno e persino volare, anche la bici se vogliamo guardare con più calma toccando l’aria con la faccia e l’autostop per conoscere nel viaggio, i viaggi di chi come noi è in cammino, o il car sharing se il risparmio energetico ci solletica… Insomma si può viaggiare in tanti modi, condividere il viaggio, fare tante tappe e deviazioni, e non attendere solo di arrivare all’ultima uscita, l’unica obbligata, per imparare a godersi il tragitto. Spesso ci dimentichiamo di essere noi i piloti e di poterci condurre dove più desideriamo, con il massimo del piacere e dell’amore possibile.

Mi è capitato di incontrare persone come Anthony, dal cuore arido, che usa i sentimenti di chi gli sta accanto per possedere e manovrare potere. Ad un uomo così ho dedicato anni di amore e comprensione, per poi essere trattata e schiacciata come una formica dal suo imponente Ego. A volte in tutta franchezza speri che qualcuno prima o poi li fermi, che faccia giustizia anche per te e pensi:- Non possono sempre farla franca questi tipi qua? Oppure ti dici :- Si vabbè avrà anche tanti soldi, però è proprio una brutta persona. Ma leggendo Cross Roads scopri che al momento della resa dei conti finale il Creatore invece di fargli la morale, gli fa anche un dono…!

– Ma allora non vale? Ma perché non lo castiga, perché non gliela fa pagare? – Mi fa arrabbiare, perché mi piacerebbe che certi torti fossero puniti o fermati, ma invece per il Divino tutti hanno lo stesso diritto e le stesse capacità di scoprire l’amore. Questo libro ricorda che la giustizia divina non è lì per farti la predica e dirti cosa hai sbagliato, è lì per mostrarti il meglio di te e per darti sempre la possibilità di essere migliore.

L’esperienza del dolore di una persona risuona in ogni essere umano, così come la gioia, e se non ci limitassimo sempre e solo a giudicare guardando dal finestrino dell’autostrada, passando veloci e superficiali, ma imparassimo a voler vedere le persone da dentro, dal cuore, potremmo entrare in relazione, in comunione.

Anthony era un uomo spregevole che aveva completamente dimenticato di possedere un cuore. Finalmente ad un certo punto della sua vita, in un’esperienza di “pre-morte” gli capitò di riuscire a vedere le persone in un modo speciale, “da dentro”. Solo così attraverso il cuore di queste persone cominciò a scongelare i suoi battiti. Ed è proprio lì mentre il libro ti mostra la radiografia del cuore di Anthony che capisci che nessuno è poi così brutto e che qualcuno lassù ci ha fatti tutti uguali. Vedere il cuore di una persona aprirsi ti da’ pace, ti libera dalla pesantezza e dalla negatività del giudizio, portando la bellezza e la luce della verità. Ed anche io insieme ad Anthony mi sentivo accolta, compresa e non più arrabbiata, perché pensare che in tutti noi, cuori di pietra compresi, possa esserci un dono speciale da condividere, salvifica la tua esistenza e di tutte le persone che hai incontrato, anche quelle con il cuore chiuso che sembravano averti dannato la vita e con cui hai condiviso tanta strada. Quando metti da parte le paure, generate dalle delusioni, sconfitte, malattie, abbandono, dolore entri in un dialogo più profondo e umano e ti accorgi che ogni persona diventa un dono. Solo Cabby il bambino affetto da sindrome di down del romanzo, riusciva a vedere il cuore di Anthony. Le persone speciali, quelle che spesso apparentemente distinguiamo bene da quelle “normali” perché hanno qualche deficit, in verità capiscono prima delle altre la divinità che c’è in ogni essere umano.

Il libro insegna a vedere ogni esistenza come un ponte, un collegamento, un incrocio, la melodia che tiene tutti collegati in tutte le direzioni, possibilità e dimensioni esistenti.

Una ricchezza che si misura sempre nel cuore e non nel portafoglio, non nella fama e nel successo in senso individualistico, ma dalla capacità di condivisione.

Spesso la dimensione del cuore, dell’anima e dello spirito, la scopriamo quando la materia ci tradisce, quando il corpo ci abbandona, quando rischiamo o perdiamo tutti inostri attaccamenti personali. Solo lì ti rendi conto che sei ancora qualcosa, hai perso tutto, non sai se sei vivo o morto, eppure ancora sei e forse per la prima volta scopri veramente cosa sei e concludi la tua esperienza terrena non per aspettare il perdono, ma per-donare te stesso.

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