“Se riesci a passare un pomeriggio assolutamente inutile in modo assolutamente inutile, allora hai imparato a vivere” (Lin Yutang)
Quanta saggezza e consapevolezza nelle parole dello scrittore e traduttore cinese.
Nell’era moderna, dove tutto è veloce, immediato, frenetico, in cui fin da piccoli, infatti, ci viene insegnato che lo spazio di vuoto, noia, è tempo improduttivo. Bisogna, sempre, essere impegnati a fare qualcosa, riempiendo ogni attimo delle nostre giornate di lavoro, corsi, hobby, interessi, pur di non fermarsi mai.
Ma che cosa temiamo, di quello spazio vuoto?
Eppure il tempo che passiamo con noi stessi, con la nostra essenza più vera, dovrebbe essere un immenso piacere, un modo di prendersi cura di sé, ed invece, si scappa, sempre alla ricerca di qualcosa o di qualcuno per colmare quel vuoto.
Imparare a concedersi spazi per rimanere soli, semplicemente in ascolto di noi stessi, è un modo rigenerante per ricaricarsi, per trovare nuovi spunti, stimoli, creatività allo stato puro. Il silenzio trasporta con sé nuovi suoni e nuove melodie per la nostra anima.
La meditazione è un’ottima pratica per rimanere concentrati dentro se stessi, sul proprio respiro, e sul momento presente. Quello che ci allontana dalla nostra essenza più vera è la paura di rimanere intrappolati dentro i nostri pensieri più ricorrenti, le preoccupazioni sul futuro e il rivivere esperienze passate che ci hanno feriti, delusi.
Ma l’unico momento importante è quello presente e solo quando si è centrati sul “qui ed ora”, si percepisce il soffio della vita.
Immaginiamo un vaso, che rappresenti la nostra interiorità, i nostri vissuti, i nostri ricordi, le nostre emozioni e sensazioni. Se continueremo a riempire quel vaso, senza mai svuotarlo e avere il coraggio di guardarne il fondo, non conosceremo mai la nostra parte più profonda e neppure potremo riempirlo di nuove emozioni, esperienze e persone.
Quel vaso è la nostra anima, disposta a svuotarsi, per ricevere nuova linfa; disponibile a lasciar andare quello che non è più funzionale, accogliere ciò che la vita è pronta a farci conoscere se con profonda apertura, sapremo creare il vuoto necessario.
Quando si vive una pressante situazione lavorativa, sentimentale, personale e ci sentiamo confusi, indecisi su quale sia la migliore strada da percorrere, creiamo il vuoto, il silenzio intorno e rimaniamo nel tempo della noia, e dell’attesa. Le migliori intuizioni, sono già lì dentro di noi, pronte ad emergere.
Lasciamoci “guidare” da quella voce interiore, sepolta chissà dove, a cui non diamo mai ascolto, perché troppo presi dalla frenesia di dover essere sempre pronti, ricettivi, immediati nella risposta, compiacenti verso i desideri altrui e poco rispettosi nei confronti di noi stessi e dei nostri bisogni.
Lasciamoci “avvolgere” dal vuoto, e ci scopriremo molto più pieni.
“Devi avere un incontro diretto con ciò che sei essenzialmente. In solitudine, devi aprire totalmente la tua mente per vedere che cosa c’è dentro. Vedere te stesso in tutta la tua nudità è un atto di grande coraggio. Devi avere un coraggio estremo.” (Osho)
Un Commento su “““Creare lo spazio vuoto”””
Io credo che lo spazio, sia la nostra più grande fonte d’energia. E’ dimostrato scientificamente che esso è strutturato in modo da comunicare con il nostro organismo psicosomatico. Tutti ne facciamo parte, indistintamente. Il nostro essere “corpo” a volte, ci fa sentire isolati dall’humus che ci contiene e questo, è la causa primaria del nostro senso di inquietudine e isolamento dal contesto. Sono in linea con il tuo pensiero e lo condivido pienamente.
Gabriella Zagaglia