Dialogo tra Paolino (figlio della segretaria di un’affermata professionista) e la propria maestra a scuola, la mattina del nove marzo
M: Ciao Paolino, che faccia stanca. Cos’hai fatto?
P: Io, pervero, niente!
M: Sarebbe a dire?
P: Nel senso che non ho fatto proprio niente. In compenso, ha fatto mia madre con le sue amiche. Sono andate fuori a cena, come usa oggi, per l’otto marzo, festa della donna (festeggiano così l’emancipazione). Ovviamente, sono rimasto col babbo, cioè col mammo, che s’è industriato di raccontarmi delle favole già da me puntualmente conosciute. Poi, è tornata mia madre alle due di notte, felice ed emancipata per avere ripagato <<d’ugual moneta questa malefica razza indiscreta>>.
M: Sarebbe a dire?
P: Ah boh! Mia madre si riferiva a Despina di “Così fan tutte” di Mozart.
M: Beh, strano paragone. Despina si riferiva a (e faceva) ben altro!
P: Io questo non lo so. Però, posso dire che, a parte che mi è toccato star sveglio fino alle due, a cena ho mangiato panini. Fortunatamente , comunque, mi lavo da solo.
M: Non capisco.
P: Ma sì, mia madre ha fatto come dice la professionista : <<senti caro, oggi il bambino resta sporco, la casa pure, e per cena panini>>. Dopo aver letto una sua intervista, ne ho la conferma anch’io. Come detto, sono in età di autolavaggio, grazie a Dio! Quanto alla casa, era giustamente sporca.
M: Scusa Paolino, ma tua madre o, meglio, quella signora che ti ha dato alla luce, che mestiere fa? La casalinga od altro?
P: Guai a lei signora maestra! Stia attenta a non proferire più quella bestemmia!
M: Ohibo’, cos’ho detto di così esecrabile?
P: Ma lo sa che se la sente la professionista la fucila? Ella non può sentire la parola casalinga per i prossimi 2000 anni. Beata lei se riesce a campare così a lungo! Magari ha trovato qualche elisir di lunga vita!
M: Vabbè, eviterò accuratamente di urtare la suscettibilità della professionista ma, per curiosità, tua madre di cosa si occupa?
P: Ehm… Ih ih ih… scusi, signora maestra, mi viene da ridere. E’ la sua segretaria!!!
M: Ah , bene, era per capire. Premesso e sottolineato che tutti i mestieri hanno pari dignità e (se fatti con lo spirito giusto) contribuiscono al progresso della società, è contenta? Come si trova?
P: Una meraviglia! Torna a casa euforica e non vede l’ora di tornare in studio il giorno dopo. Dice che la sua padrona la tratta benissimo, al contrario dell’altro segretario maschio che viene costantemente legato alla gamba del tavolino ed impietosamente fustigato, reo solo di portare il pistolino.
M: Paolino, ma ti pare?
P: Perbacco, mi venisse un accidente se dico bugie. Lei dovrebbe sentirla. Quando parla della professionista è come trasfigurata. Parla sempre al plurale di “noi donne”, perorandone la causa avanti a chiunque!
M: Quindi, è una profetessa?
P: Cioè? Un’indovina, una maga?
M: Beh, profeta non è chi predice il futuro (questo lo fa l’indovino) ma chi parla per qualcuno (dal latino “pro – fari”, parlare per). Tua madre – mi pare di capire – è un po’ invasata con questa battaglia contro il genere maschile.
P: Peggio, è avvelenata! Dice che se non s’è ancora emancipata (come quotidianamente la invita a fare la sua padrona) è tutta colpa degli uomini.
M: Scusa Paolino, perdonami, ma emancipato viene dal latino e significa essersi liberato dal padrone e non essere più schiavo. Questo significa che tua madre è (ancora) nella condizione di schiavitù (dopo venti secoli di cristianesimo) o sbaglio?
P: Così dice.
M: Bene, suppongo che questa umiliante ed inumana condizione sia la famiglia, il marito e i figli. O sbaglio?
P: Non sbaglia.
M: E, quindi, per non avere questi abbietti padroni, va dalla professionista?
P: Sì, e ci resta almeno fino alle dieci di sera. Sa, fare il segretario di un professionista non è come fare l’impiegata qualunque. Non si può dire: alle cinque me ne vado. La professione è così e, di riflesso, anche la segretaria.
M: Ah, questo è vero. Però potrebbe chiedere il part-time.
P: E’ la mia speranza. Ma guai a parlarne. Dice che è umiliante. Secondo me, perché non guadagna abbastanza, ma è una mia idea.
M: Sicchè dalla professionista si emancipa, cioè non è più schiava.
P: Mah!
M: Scusa, ma ho un pò di confusione in testa. Tua madre è schiava in casa (dove fa quello che vuole, visto che tuo padre torna alle sette di sera) e libera in studio. La sua professionista (leggo in un’intervista) dice delle donne: <<serve qualcuno che ci riscatti>>. Se non ricordo male, chi si riscatta è lo schiavo, quindi tua madre e la professionista lo sono ancora. Non ci capisco più niente.
P: Sapesse io!
M: Senti, Paolino, ma tuo fratello ci capisce qualcosa in più?
P: Lui? Ma se non c’è mai in casa! E’ maggiorenne!
M: Quanti anni ha?
P: Ventidue.
M: Beh, immagino che andrà con la fidanzata.
P: Vorrà dire il fidanzato.
M: (sbiancata in volto) Fid… che?
P: Ha capito benissimo. E’ omosessuale, e credo che non abbia tutti i torti. Che motivo avrebbe di andare con una donna che gli fa la guerra? Almeno tra loro, che io sappia, non li ho mai sentiti litigare. Vanno d’amore e d’accordo.
M: Ma ti pare bello?
P: E che ne so? Contenti loro, contenti tutti. E poi, che io sappia, è il diverso, il complementare che attrae. Mi dica lei cosa c’è di diverso in una donna ,oggi.
M: Paolino, sei ancora piccolo per questi ragionamenti.
P: Sarà, ma vedo quello che avviene tra i miei genitori.
M: Sarebbe a dire?
P: Sarebbe a dire che mia madre s’è rifatta il seno perché deve essere sempre piacente, s’è rifatta le labbra, il naso, gli zigomi ecc. perché deve anche essere opinion leader, poi, però, mio padre non se la fila neppure. Pensi che ieri sera oltre alle due di notte, come le dicevo, è tornata a casa tutta ammaccata!
M: Che?
P: Sì, ammaccata, perché aveva fatto a pugni con altre femministe allo spettacolo dei culturisti. Era accaduto che alcune di loro ostruivano la vista di quei deficienti a quelle di dietro che non riuscivano a contemplare il meraviglioso spettacolo di quei corpi nudi maschili. Capirà, altro che mio padre! Questa è la sessualità del XXI secolo.
M: Senti, Paolino, ma tuo padre in tutto questo marasma cosa dice?
P: Mah, neanche ha il tempo per dire qualcosa. E’ sempre stanco e scontento. Si rilassa guardando la televisione. Sa, lavora tanto.
M: Ma con te com’è?
P: Beh, dice che è il mio migliore amico.
M: E tu cosa dici?
P: Che forse è un po’ rincoglionito già a quarant’anni.
M: Paolino, che farai da grande?
P: Il peggior nemico.
M: Ma di chi?
P: E’ semplice, di me stesso.
Liborio Coaccioli ha pubblicato per Verdechiaro Edizioni il libro I misteri del rosario.
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