Esiste una strada, un ‘luogo’ in cui ci incontreremo sempre.
Dentro di noi, in fondo o in fondissimo (chi più, chi meno) probabilmente tutti abbiamo questa sensazione, questa percezione.
La teniamo lì, sola e smunta in un angolo sperduto del nostro essere, e in genere la tiriamo in ballo, in preda al terrore e al senso di ingiustizia, quando la morte bussa alla nostra porta.
Quando qualcuno a noi molto caro muore eccoci pronti a rivendicare quel diritto di incontrarci chissà dove, di sentire la presenza di chi se ne è andato, di comunicare con lui, di sognarlo, di estorcergli un qualsiasi tipo di segno, che se poi riceviamo, siamo pronti a sminuire con la frase “mmhhh, no è impossibile, quella è solo una coincidenza”.
Pretendiamo quel ‘luogo’ senza mai aver speso un respiro per dire ‘ci credo’.
Pretendiamo quel ‘luogo’ senza mai aver fatto un passo per dire ‘lo sto cercando’.
Ciò che ci sfugge è che quel ‘luogo’ non si trova né nella vita né nella morte, quel luogo appartiene all’esistenza che è entrambe. Ma se nell’arco delle nostre vite non ce ne siamo mai voluti prendere cura, non lo abbiamo mai voluto vedere, non ci siamo mai addentrati più di tanto nell’infinito oceano della creazione e del mistero QUOTIDIANO, ma che pretendiamo???
Vogliamo ‘sentire’ qualcuno che non è più nel suo corpo senza mai avere nemmeno tentato di ‘sentirlo’ quando potevamo stringergli la mano!
Perché sentire … che vuol dire sentire?
Che meraviglia è guardare una persona negli occhi senza alcun tipo di associazione? Che effetto fa aprirsi con fiducia e abbandono all’abbraccio di qualcuno senza chiedere o sottintendere niente? Niente.
Non lo sappiamo.
Abbiamo il terrore di farci toccare, di farci guardare, siamo terribilmente distanti gli uni dagli altri, catturati dall’insoddisfazione, ovattati dall’abitudine, corazzati dalla paura. I nostri cuori sono chiusi e guai a chi tenta di avvicinarsi troppo, a chi potrebbe capovolgere la nostra esistenza. Non si può. Perché il nostro dolore va difeso.
Così la vita si muove, la vita vive e noi stiamo fermi.
E non è la morte che può annullare le distanze che abbiamo costruito nella vita o intensificare certe ‘vicinanze’, siamo noi. Con la volontà e la magia.
Il dolore non va difeso, va restituito, va lasciato andare. Non incontreremo mai nessuno nel dolore, vivo o morto che sia, per incontrarci abbiamo bisogno dell’amore.
Chi c’è oltre quel nome? Oltre quel ruolo? Dentro quella pelle? In silenzio proviamo a sentire.
C’è una fertile tensione nell’aria che invita a prendere parte a un movimento. A scegliere come proseguire lungo il cammino.
In fondo, ma che altro dobbiamo fare?
Tanto, dovremmo restituire tutto: persone, oggetti, lavori, genitori, figli, macchine, case, perfino il nostro corpo non ci appartiene, perfino il nostro corpo andrà restituito, perderemo tutto. Eppure ci affanniamo e danniamo per accaparrarci questo ‘tutto’ che inevitabilmente vedremo finire.
E allora, tanto vale immergersi in quel qualcosa che, forse, (perché che ne sappiamo) di noi resterà in eterno, il mistero che non conosciamo, una dimensione della vita che mai prendiamo in considerazione, che ci spaventa. Nel dubbio, tanto vale iniziare a muoversi verso un sentire e un sentirsi che vanno oltre lo spazio e il tempo – rischiare – ma qui, sulla terra, nella vita di tutti i giorni. E’ certo che moriremo, non è certo che non esista la magia, l’anima, che non si possa vivere la poesia, che l’amore non sia l’unica cosa vera… e allora mettiamoci in viaggio e sperimentiamo, andiamo verso quell’incertezza e capovolgiamo l’esistenza! Ricerchiamo, facciamo esperienza, andiamo a cercare qualcosa che possa fare la differenza! Senza fantasticare ma dandosi da fare, veramente e con il cuore. Vedremo rompersi tantissime cose, smontarsi enormi dinamiche che prima chiamavamo ‘amore’ e farà male, tanto male… ma ci daremo così la possibilità di avvicinarci a un contatto con noi stessi e con l’altro che ci riempirà di immenso.
Chi ha mai chiesto seriamente, a se stesso, magari guardandosi allo specchio e addirittura negli occhi “Come stai?” e, se lo abbiamo fatto, ci siamo mai risposti? E se ci siamo risposti, quella era la verità? E di quella verità, che ne abbiamo fatto?
Come si sente il nostro cuore?
Dove vuole andare?
Presto o tardi la vita stessa ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo inizierà a chiederci questo, sempre più forte, sempre più insistentemente fino a quando inizieremo a rispondere e, ancora, fino a quando non potremo e non vorremo più mentire a noi stessi e ancora, fino a quando non inizieremo ad agire di conseguenza. Allora comincerà qualcosa di grande, qualcosa di vero. Respireremo per dire ‘ci credo’, cammineremo per dire ‘lo sto cercando’ comunicheremo per davvero e vivremo l’impossibile. Ameremo da vivi e continueremo ad amare da morti.
Dipende sempre e solo da noi.
Quel ‘luogo’ è già qua e chiede la nostra presenza.