Sciamane. Donne che si risvegliano

Laura NaselliArticoli, RecensioniLascia un Commento

Ci vuole abilità per parlare di sciamanesimo senza cadere nella banalità dell’abusato filone New Age e Giovanna Lombardi la possiede.

Con garbo e intelligenza ci spiega cosa vuol dire essere sciamani: Shaman – ponte, “un collegamento tra la nostra dimensione e le altre invisibili” e tutto ciò implica non soltanto un dialogo con gli elementi della natura e con gli altri esseri viventi che la popolano ma, soprattutto, una profonda capacità di entrare in contatto con se stessi, con l’inconscio personale che attinge, junghianamente parlando, all’inconscio collettivo.

Memore dei suoi studi universitari l’Autrice ci ricorda un grande della nostra letteratura: Pirandello, che nella sua novella “Il treno ha fischiato” ci racconta del signor Belluca che un giorno, dopo aver sentito il fischio del treno, ha la capacità di entrare in contatto con le esigenze della propria anima e non esita a ribellarsi ad una vita di banali soprusi, impara a dire dei no, con un acuirsi percettivo che si potrebbe definire una illuminazione zen. Questo porsi in una nuova dimensione dell’esistenza per Pirandello, e non poteva essere altrimenti, è l’ingresso nell’alienazione mentale mentre per lo sciamano comporta l’acquisizione di consapevolezza, e, di conseguenza, la capacità di muoversi agevolmente su più piani di conoscenza.

Nel caso della Donna questo stato di grazia significa la riconquista di quella che è una parte fondamentale dell’anima femminile, la Dea.
La Donna è naturalmente sciamana.

L’Autrice ci ricorda che la religione della Dea ha accompagnato gli albori dell’umanità come chiaramente dimostrato da innumerevoli reperti archeologici; la Donna, datrice di vita e di nutrimento, è stata oggetto di culto e profondo rispetto. Altro aspetto fondamentale è la ciclicità del corpo della Donna, segnata dal menarca, dal ciclo mestruale, dalle gravidanze e infine dalla scomparsa del ciclo che coincide con la saggezza dell’età matura, della vecchiaia ricca di conoscenze, di esperienze, di un sapere anche tecnico: le erbe terapeutiche, il parto, il rapporto con gli elementi, la morte.
Progressivamente schiacciata dall’affermarsi di una religione patriarcale di conquista, gradualmente spogliata delle sue prerogative divine, la Donna si è coperta di vergogna, ha dimenticato, soffocato, talvolta ucciso, la Dea.

Il mestruo è diventato sporco, contaminante. Avere il menarca significa diventare adulte e quindi preda degli appetiti sessuali maschili, trasformarsi in potenziali vittime di gravidanze indesiderate, di enormi “fregature”.
Il ciclo vissuto in questo modo è stato inconsciamente rifiutato accompagnandosi ad una serie di manifestazioni psicofisiche che sono diventate una “sindrome premestruale” e quindi, per definizione un complesso sintomatologico, una malattia e ciò si è trasmesso nei secoli generazione dopo generazione. Ma, come dice la pubblicità, “i bei momenti non possono aspettare” pertanto avanti con gli antidolorifici, con gli assorbenti interni, nulla all’esterno del corpo femminile deve lasciare trapelare che si è “in quei giorni”. La stranezza è che quando questo ignobile sanguinamento mensile cessa per sempre da una sindrome si precipita in un’altra: la temutissima menopausa, lo spegnersi della capacità riproduttiva, dell’attrattiva sessuale e se le insane voglie persistono si diventa Cougar, Milf, anomalie pornografiche.

Ma la Donna è sciamana, è capace di vivere su più livelli di consapevolezza, per nove lunghi mesi accoglie, protegge e nutre un essere incarnato. E’ necessario, in questo momento storico così complesso che si riappropri di se stessa rendendosi conto che le cicliche trasformazioni del suo corpo non sono semplicemente variazioni dei livelli ormonali, ritenzione idrica, ovulazione perché qualunque cambiamento fisico è preceduto e accompagnato da cambiamenti psichici e dello spirito.

Essere Donna non significa avere una malattia.

Non si tiene dentro nulla la Lombardi, con fermezza invita le Donne a svegliarsi, ad imparare a dire dei no, a rifiutare “la cultura del buco”, a sorridere sdrammatizzando l’aggressività sociale nel contempo mantenendo alta l’attenzione. Non demonizza i trattamenti di chirurgia estetica purché anche questi nascano da un sereno percorso interiore, non dalla necessità inconscia di aderire ad una immagine che ci è stata imposta da fuori e che abbiamo interiorizzato al punto tale da considerarla come nostra.

Bella la carrellata finale di immagini. Mi è piaciuto il commosso ricordo di Basra e Sheeza Noor uccise dal loro fratello semplicemente per aver danzato sotto la pioggia. Un uomo che, e mi addolora dirlo, vive nelle tenebre. Straordinaria la numero 33, la Disparition, che ovviamente si riferisce all’annullamento del mondo femminile da parte di una distorsione culturale ma a mio parere si adatta persino a noi donne occidentali che con il nostro corpo sovraesposto, lucidato, levigato e il nostro essere in carriera abbiamo fatto “sparire” la Dea che vive in noi dimenticando di essere naturalmente sciamane.

Un libro da leggere e da meditare, da far leggere ad amiche e nemiche, sorelle, figlie e nipoti magari in compagnia, in cerchio. Un libro da “passare” ai nostri compagni di vita affinché imparino o reimparino ad amarci senza volontà di possesso, sfruttamento, violazione, adorazione timorosa ma semplicemente con amore.

E soprattutto con Giovanna Lombardi svegliamoci e impariamo ad amarci perché se non amiamo noi stesse chi potrà farlo al posto nostro?

Laura Naselli

[Vai alla scheda del libro Sciamane. Donne che si risvegliano, di Giovanna Lombardi]

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