Sono quel che guarda attraverso gli occhi e sente attraverso gli orecchi

FABIOLA ABATEArticoli, RiflessioniLascia un Commento

Ciao Daria.
Ti raccontai di quel “famoso” sogno lucido ove mi fu suggerito di osservare attentamente tutto ciò che mi è intorno ed ogni accadimento, ricordi?
Per me però non è stato ed ancora non è semplice fare ciò, visto che vengo facilmente travolta dalla vita di tutti i giorni e le sue consuetudini e frenata da qualcosa che non riesco a lasciar andare anche se non mi serve più. Questo purtroppo mi rende altalenante tra il guardare ed il vedere, tra l’udire e l’ascoltare e mi sento confusa.
Tuttavia penso che non sia un male perché la perpetua crisi interiore che genera in me, continua a partorire domande e che queste siano l’unica strada possibile.
E quindi mi chiedo se distaccarmi qualche volta da quel peso interiore o dal fiume prorompente della quotidianità potrebbe aiutarmi, ma capisco che non è questo il punto poiché io sono nel mondo per viverci dentro completamente.
E allora?  Qual è il punto?
Forse è solo che devo esserci senza dimenticarmi chi sono.

CHI SONO

Sono quel che guarda attraverso gli occhi e sente attraverso gli orecchi.

Appena nata, ancora completamente libera dal pensiero mi guardai intorno senza giudizio alcuno e sorrisi semplicemente osservando, come ogni neonato, pervasa dalla gioia interiore entro cui ero naturalmente. Adesso è diverso e nonostante io continui ad essere quel che guarda e sente, troppo spesso mi identifico completamente con la parte umana dimenticando me. Non ricordo più di osservare con attenzione quando l’ego e le emozioni negative prendono il sopravvento e di attendere che lo squilibrio si plachi per tornare a relazionarmi con gli altri e con la vita in modo sereno. Inseguo desideri che non sono i miei, ma indotti da credenze e condizionamenti.

Mi lascio travolgere dalla rabbia senza ascoltare il dolore antico che si cela in essa, non considerando che quest’ultima arriva perché mi sta aiutando a scardinare le porte che mi impediscono di lasciar andare quel che pesa rinchiuso dietro di esse. Quel carico che intralcia i miei piedi nella danza e non mi da il coraggio di suonare la mia musica, che non so più qual è. Eppure io sono sempre quel che guarda attraverso gli occhi e sente attraverso gli orecchi e quando a volte, per un attimo, riesco ad annientare il chiasso dei miei pensieri, ogni timore si allontana, la leggerezza par che mi sollevi da terra e sento che riuscirei a cantare la mia canzone, ma dura solo qualche battito di ciglia.

Certo che posso danzare!” mi dico e sento il ritmo, ma appena inizio a muovermi scopro che l’andamento è rallentato, le mie gambe sono pesanti e i piedi si intrecciano senza riuscire ad andare a tempo. Così capisco di essermi persa ancora e sento nuovamente mie quelle porte chiuse. Esse imprigionano i segni pesanti che l’antica preziosa esperienza ha lasciato in me e dai quali non sono capace di congedarmi nonostante non mi appartengano, poiché io sono quel che guarda attraverso gli occhi e sente attraverso gli orecchi.

E mi sento come un fiore
ogni volta che mi perdo nell’amore,
che dischiudo le mie mani,
che mi investe quella brezza piena di tenerezza.

E mi sento come un’onda
ogni volta che mi infrango tra gli scogli
e mi sembra di morire
se non riesco a ricordare d’esser mare.

E mi sento nella gioia   
quando arriva la tempesta
e sto ferma ad osservare
ove la vita vuole andare.

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