Per prima cosa, lasciatemi dire che tra tutte le culture e le lingue che hanno accolto Cross Roads, gli Italiani hanno fatto da guida. Grazie! L’Italia è un’anziana tra i signori di una certa età seduti al sole pomeridiano nella piazza del mercato, con i suoi figli e nipoti pieni di vita e creatività che gli giocano intorno. Duemila anni è una lunga vita, con il tempo di riflettere sia sulla meraviglia che sul dolore che ci circondano. Mi rende molto felice sapere che Cross Roads sia stato invitato ad entrare in questo tipo di conversazione nella gentile Italia.
Amo le storie. Ogni essere umano è una storia, e se non ci diamo il tempo di ascoltare in questa vita, credo che comunque prima o poi dovremo farlo. Forse è proprio per questo che l’eternità e così lunga; il tempo per dipanare i fili che hanno collegato insieme le nostre vite in una intricata e artistica complessità. Solo se raccontiamo delle storie inizieremo a capire il genio di Dio che lavora nel quadro, abbracciando i colori che noi offriamo nei nostri successi o nei nostri fallimenti.
Cross Roads è una storia incentrata su una questione specifica, che a sua volta è basata su una supposizione. Se supponiamo che Dio sia un essere di relazione e che noi siamo creati a sua immagine e somiglianza come esseri relazionali, allora le relazioni sono al centro sia delle nostre sofferenze che della nostra guarigione. La relazione è la sfida che catalizza il movimento verso l’integrità, anche se, per molti di noi, sono state sempre le relazioni a ferirci profondamente. Il sentiero verso la guarigione non può evitare il rischio di fidarsi e il movimento verso l’autenticità e l’integrità, e le relazioni sono il luogo in cui accadono i miracoli della trasformazione. Una persona immaginaria che incarna questo viaggio è Antony Spencer, un uomo che si è rinchiuso nella sua piccola fortezza di solitudine lasciando una scia di relazioni ferite nella sua storia. Tony è diventato un essere umano spregevole, forse dall’aspetto felice all’esterno, ma con una terra desolata dentro. C’è una speranza per quelli di noi che sono nelle sue stesse condizioni? E’ davvero possibile attuare un cambiamento o una trasformazione?
Questa è la metafora di Cross Roads, un incrocio in cui le scelte vengono prese o ignorate. Tutti noi le fronteggiamo, ogni giorno. Alcune sembrano piccole e senza conseguenze, mentre altre portano con sé tutto il peso del nostro destino o del nostro futuro. Ogni scelta è un invito a cambiare direzione, anche se solo leggermente, e queste decisioni ci porteranno a destinazioni molto diverse. Oggi, perdoneremo uno sbaglio, ammetteremo una bugia, agiremo con gentilezza, lasceremo andare un risentimento, faremo una scelta che aprirà piuttosto che chiudere, ci assumeremo il rischio di fidarci o rifiuteremo, rimarremo nel nostro dolore o sceglieremo un altro “incrocio” (“cross roads”)?
Io credo anche che Dio viva nei bivi, quei luoghi molto speciali piccoli e grandi, nei quali noi affermiamo la nostra umanità o la sminuiamo. Io credo che Dio sia Buono e sia impegnato in questi dettagli della nostra vita, non per controllarci o forzarci, ma come un partecipante attivo e presente. Non possiamo vedere il vento, ma possiamo sentirlo quando c’è, e vedere i risultati della sua attività. Io raccolgo storie di questi incontri, a cui alcuni si riferiscono come a “coincidenze” o al “caso”. Vi faccio un esempio qui.
Durante l’estate del 2014 io e la mia famiglia abbiamo partecipato a un incontro di quattro giorni in un’area isolata e selvaggia sulla costa occidentale del Canada. Circa 170 amici e amici di amici costruirono nuove relazioni e consolidarono quelle vecchie a un campo “Young Life” chiamato Malibu. Nessuno era lì per fama e per successo, ma per amicizia. Se ti piace qualcuno desideri condividere con lui tempo e denaro, ma se lo ami, allora vuoi semplicemente donarglieli.
A Malibu, Pete Wilson, un pastore di una grande chiesa a Nashville, Tennessee, raccontò alla mia famiglia di uno di questi incroci speciali. Per anni la sua comunità di fedeli è stata impegnata in lavori volontari di aiuto nella Repubblica Dominicana, per la costruzione di case per i poveri del paese. Non c’è un’agenda, ma semplice partecipazione nell’essere le mani e il cuore di Gesù.
Sei anni fa, poco prima che Pete partisse per la Repubblica Dominicana, lesse Il Rifugio, il mio primo romanzo. Come accadde per molti altri, questa lettura capovolse e sfidò credenze di fede e diede a Pete un nuovo linguaggio con cui parlare di Dio. Dopo aver completato il progetto di aiuto per quell’anno, Pete decise di prendersi qualche giorno libero, di restare solo, di riflettere e ricaricarsi nel villaggio turistico sull’oceano lì in Repubblica Dominicana.
Il primo giorno, mentre stava camminando verso la spiaggia, Pete notò una donna che stava leggendo seduta su una sedia, e il libro che aveva in mano era Il Rifugio. Avendolo appena letto, sapeva che avrebbe potuto intrattenersi con lei a parlare proprio del libro.
“Cosa pensi del libro?” le chiese.
Lei abbassò il libro e lo guardò. “Beh, non sapevo a cosa sarei andata incontro. L’ho preso per caso in un negozio di libri all’aeroporto perché volevo qualcosa da leggere.” Scosse la testa. “Mi ha toccata emozionalmente in modi che non avrei mai potuto aspettarmi e ha fatto sorgere in me domande molto profonde. Ma non ho nessuno con cui parlare o a cui chiedere.”
“Sono libero”, disse Pete e si sedette accanto a lei. Nei due giorni seguenti, mentre lei continuava a leggere il libro, si incontrarono diverse volte e lei fece domande su Dio, sulla fede, sul viaggio della vita. Il suo nome era Sherri e gli disse che ogni anno andava in Repubblica Dominicana per allontanarsi dal lavoro che le occupava tutte le energie e, gli confessò, perché aveva bisogno di tempo per ricompattarsi. Il suo unico legame con Dio e Gesù l’aveva avuto da bambina, e solo perché era stata molestata sessualmente da un leader religioso per diversi anni.
Quando Pete ci raccontò questa storia inziò a piangere. “Paul, per due giorni e grazie al tuo libro, ho potuto introdurre Dio a Sherri nel modo più gentile possibile, dicendole che Dio è Buono, che la ama e che l’ha sempre amata; e l’ho avvicinata a Gesù, a quel Gesù che ho imparato a conoscere, amare e di cui mi fido.”
“Ma questa è la cosa strana. In quei due giorni non ho mai saputo il suo nome o dove vivesse negli Stati Uniti. Non ho preso i suoi contatti, né email né numero di telefono, nulla.” Continuò. “Quando tornai a Nashville, parlai alla mia famiglia di Sherri, e scrissi anche un articolo su questo incrocio.”
Pete non tornò più in Repubblica Dominicana per 5 anni, non fino alla prima parte del 2014, quando lui e la moglie decisero di portare i loro figli in vacanza nello stesso resort dove Pete aveva incontrato Sherri. Arrivarono, si sistemarono e andarono a fare una passeggiata verso la spiaggia, mentre un temporale si stava avvicinando. Un venditore aveva dato a Pete un volantino e lui lo stava tenendo in mano quando un soffio di vento glielo strappò via, facendolo rotolare sulla sabbia. Pete e uno dei suoi figli adolescenti iniziarono a rincorrere il volantino, e questo presto diventò per loro un gioco. Dovevano saltargli sopra con i piedi. Ma ogni volta che gli arrivavano vicino, il vento lo spostava un po’ più in là, cosicché arrivarno a circa un quarto di miglio lontani rispetto a dove erano partiti.
Alla fine, il vento si fermò per un attimo, abbastanza da permettere a Pete di saltare e atterrare trionfante sul volantino con entrambi i piedi.
“Hah!”, disse, e alzando lo sguardo vide il volto di una donna seduta su una sdraio poco lontano. Lei alzò gli occhi dal libro, e entrambi scoppiarono in lacrime. Era Sherri.
“Pensavo fossi un angelo”, disse Sherri mentre si abbracciavano. “Per tutti questi anni, ho pensato che fossi un angelo.”
“Tu eri il mio angelo”, rispose Pete sottovoce. Il vento li aveva fatti rincontrare, per celebrare insieme l’incrocio delle loro vite. Pete riuscì quindi a presentare Sherri alla sua famiglia, una famiglia che non aveva mai incontrato ma di cui già faceva parte.
E un’ultima cosa: il libro che Sherri stava leggendo, 5 anni dopo, quando il vento li fece rincontrare? Era Cross Roads.
C’è un Dio di infinito amore, di grande tempestività e con un grande senso dell’umorismo, coinvolto nei dettagli della nostra vita. Le coincidenze hanno un Nome!