L’universo è la loro dimora. Il nostro pianeta è il loro campo di battaglia
Sirio, l’Occhio che Tutto Vede, simbolo della civiltà egizia ed emblema universale della Massoneria, è la Stella Azzurra che la tradizione esoterica associa a Jahweh, l’Elohim degli Ebrei.
Aldebaran, l’Occhio del Toro, l’Astro di Lucifero, l’Angelo Caduto, è la guida degli Illuminati che i vertici del Sistema di Controllo evocano per accedere a oscure conoscenze.
Due stelle, due mondi lontani dal nostro pianeta ma da sempre interessati alle sorti della Razza Umana, Sirio e Aldebaran sono divisi in Cielo dalla costellazione di Orione e separati sulla Terra dalla Linea Sacra dell’Arcangelo Michele, l’antico confine tra le popolazioni devote alla stella Sirio e le civiltà sottoposte al controllo dell’Occhio del Toro.
Sirio e Aldebaran,
Jahweh e Lucifero,
rivali tra le stelle e nemici sulla Terra,
protagonisti in Cielo dell’eterna guerra tra Luce ed Ombra, si contendono il destino dell’Umanità, sospesa tra evoluzione e distruzione.
Rivoluzionando il mondo della ricerca con una verità a lungo negata, Dominion cancella un secolo di menzogne e di fantasiose reinterpretazioni dei testi sacri, facendo definitivamente chiarezza su chi sono i nostri Creatori e chi i falsi dèi che hanno sedotto l’Umanità con vuote religioni e condotto il pianeta ad un passo dal baratro.
Con un linguaggio brillante, diretto e incisivo, Dominion rivela l’identità di coloro che operano per il Bene dell’Uomo e smaschera con coraggio i faccendieri dell’Oscurità, tiranni dell’informazione da troppo tempo padroni incontrastati delle nostre coscienze. Un’opera fondamentale, il segno di un cambiamento inarrestabile, Dominion è la risposta che tutti attendevamo.
INTRODUZIONE Antiche Civiltà o Antichi Alieni? di Robert M. Schoch
PRIMA PARTE
Un Tempio di Sabbia
1. La Stella della Via Iniziatica
2. L’Arcano della Ricerca dei Segreti del Cielo
3. Il Primo Tempio
4. L’Eden e il deserto
5. Una terra di conquista
6. Sorveglianti del Giardino
7. Le Sfingi guardiane dell’Eden
8. Un Cherubino nella Piana di Giza
9. Prima del Diluvio
SECONDA PARTE
La Comparsa della Vita sulla Terra
1. In Principio
2. Abitanti della Terra, abitanti della Adamà
3. Edom il rosso
4. Il “simile”
5. Un pianeta simile alla Terra
6. La stella Kolob
7. Mormonismo e Massoneria
8. Massoneria Divina?
9. Dèi come noi, noi come dèi
10. Una fede, un dio, una stella
11. Il nome perduto di Dio
12. Un Elohim chiamato Jahweh
13. Deus Altissimus e Deus Pater
14. Elion e alien
15. Il popolo degli El
16. Da quale stella proviene Jahweh?
17. “Chi manderò?”
18. La Dea che è nel mezzo
19. La Porta delle Anime
20. Le “razze” angeliche: Corporei e Incorporei
21. La Stella che ha attraversato la Via Lattea
22. Padri e Figli
TERZA PARTE
Le Origini del Male sulla Terra
1. Un Giardino Sorvegliato
2. Serpens Calidissime
3. Gli uomini-serpente
4. Le terre dei Serpenti
5. Draco Maledicte
6. Né Elohim, né Umani: i Nephilim
7. Azazel
8. Nimrod
9. Il Lato Oscuro del Serpente
10. Il risveglio del Serpente: Conoscenza e nudità
11. Storie di uomini e di dèi
12. Le Mostruose Divinità Mesopotamiche
13. Gli Anunnaki
14. Misteriose divinità sedute
15. Falsa Genesi
QUARTA PARTE
Atlantide, la Stella Caduta
1. L’isola delle leggende
2. Il dio delle tempeste
3. Il culto del Toro nell’isola di Atlantide
4. Il culto del Toro nel Mediterraneo
5. Le Vene del Drago
6. La Linea di San Michele
7. Prínceps gloriosíssime
8. La costellazione dell’Arcangelo
9. I Due Occhi del Cielo
10. Lo Scettro di Atlantide
11. I due aspetti dello Shin
12. Luci ed Ombre dell’Occhio del Toro
13. L’Aldebaran Terrestre
14. La legge delle Stelle: il Cielo sulla Terra
15. Decadenza di una civiltà
16. La Linea Maginot antidiluviana
17. L’Avversario
18. Ur, l’occhio del Toro sulla Terra
19. Il Drago dalle Sette Teste
20. L’Asse del Mondo
21. I tre volti del Male
22. Alleanza Sacrilega
23. Helel ben Shaḥar, il Figlio dell’Aurora
24. Il Gemello di Dio
25. I Due Occhi sulla Terra
Prefazione
di
Giorgio Baietti
Ho smesso da un pezzo di pormi la domanda se è stato Dio a creare l’uomo o l’uomo a creare Dio.
– Fëdor Dostoevskij
Questo è un libro di risposte. Tante, precise, preziose, affascinanti, incredibili, pazzesche, eppur autentiche, serissime e provate. Le domande ci sono, ma stanno sullo sfondo, comparse eteree di un contesto che non le prevede perché sono un dato di fatto, una consuetudine ormai stabilita. Chi si avvicina per la prima volta a queste tematiche e chi già ne conosce la profondità d’indagine non ne ha bisogno. Le domande sono dentro di noi, nei nostri sogni ad occhi aperti, nelle nostre sensazioni, nelle nostre notti insonni a osservare il cielo per trovare, appunto, delle risposte.
Tantissimi sono gli argomenti che troverete sfogliando le pagine che seguono; tantissimi eppure riconducibili ad un solo grande spunto che è il significato ultimo della presenza dell’uomo su questa Terra e la sua ombra che si proietta sull’universo.
Continuando sulla scia de Il Segreto delle Ere, Piero Ragone punta il suo obiettivo in alto, altissimo, oltre le stelle che vediamo e immaginiamo, oltre la conoscenza tangibile, oltre le parole dette e scritte. Ed è proprio sulle parole che l’autore punta il suo obiettivo per arrivare a concepirne il significato ultimo, la scissione e la connessione con la storia dell’uomo e il suo destino.
Atlantide, Sirio, Aldebaran, Orione, la Massoneria e i Mormoni…dovrei scriverne pagine e pagine ma non è questa una sinossi. Tra i tanti punti trattati, quello delle Porte Solstiziali mi ha fortemente colpito e interessato, perché rappresenta una speranza; la speranza di una connessione con mondi superiori e la possibilità di poter percepire l’assoluto e dare una svolta alla vita di ognuno. L’uomo che si collega a Dio e il Dio che diventa uomo. Questo ci conduce anche agli universi paralleli che, spesso, percepiamo e sentiamo vivi, presenti sulla nostra pelle. Mi piace pensare che attraverso questi varchi si possa dare un significato diverso alla quotidianità, dare una speranza per un cambiamento che deve avvenire dentro di noi per poi proiettarsi in una vita vera, migliore, scevra di errori e sbagli che faccia dell’uomo un essere vero e puro, quello che è e che doveva essere e non un semplice sostantivo, una parola di quattro lettere che, invece, dovrebbe rappresentare un intero alfabeto di cose meravigliose.
Parafrasando il celebre aforisma di Sigmund Freud: “La domanda circa lo scopo della vita umana è stata posta innumerevoli volte; non ha ancora mai trovato una risposta soddisfacente, forse non la consente nemmeno”; mi sento di affermare che in Dominion – Le Origini Aliene del Potere ciò è avvenuto, almeno in parte. Una buona, generosa parte.
Del resto, il mio amico Piero ha ancora tanto da scrivere…
Giorgio Baietti
13 luglio 2016
Introduzione
Antiche Civiltà o Antichi Alieni?
di
Robert M. Schoch, Ph.D.
Anche se la Storia delle civiltà più antiche continui ad essere avvolta nel mistero, non possiamo ignorare l’inconfutabilità dei dati che rivelano l’esistenza di popoli dalle conoscenze sofisticate vissuti migliaia di anni prima della data assunta convenzionalmente da storici e archeologhi tradizionali (6.000 anni fa circa) come inizio della nostra Storia. Siamo convinti che questa data non segni il sorgere dal nulla della civiltà ma il suo riemergere dopo un lungo periodo di oscurità, un’Era Buia protrattasi per migliaia di anni. In precedenza, la Terra era abitata da un’altra civiltà in gran parte sconosciuta, come dimostrano i miei studi sulla Sfinge di Giza che collocano la costruzione della statua in un’epoca che precede di migliaia di anni l’Egitto dinastico (3100 a.C.). La teoria è confermata dal maestoso complesso di Göbekli Tepe, nel sud-est della Turchia, le cui costruzioni più antiche risalgono a 12.000 anni fa circa (si può consultare, a tal proposito, la disamina esposta nel mio libro La Civiltà perduta e le Catastrofi dal Sole: Il Passato e il Futuro dell’Umanità, XPublishing S.r.l., 2012).
Göbekli Tepe, la Sfinge e altri monumenti (le Piramidi e i templi) che sorgono nella Piana di Giza non sono stati realizzati alle origini di queste civiltà; al contrario, il livello di perfezione tecnologica indica che tali strutture sono il prodotto di un progresso cognitivo conseguito nei millenni, e non ci sono dubbi che una civiltà con grande abilità tecnica era attiva nell’ultima fase dell’Era Glaciale (che si è conclusa nel 9700 a.C. circa) quando, in alcuni continenti, le condizioni climatiche erano differenti da quelle odierne. Ad esempio, il deserto del Sahara ha assunto l’aspetto attuale solo 5.000 di anni fa; prima che l’area divenisse inospitale, il Nord Africa è stato ricco di vegetazione e registrava precipitazioni piovose regolari che consentivano lo sviluppo della vita animale e umana.
Nel 9700 a.C. circa, un drammatico cambiamento ha determinato la fine dell’ultima Era Glaciale causando non solo un drastico surriscaldamento del pianeta ma anche terribili catastrofi (innalzamento del livello del mare, piogge torrenziali, aumento dell’attività vulcanica, terremoti) che hanno decimato la popolazione mondiale. Sono gli eventi di cui Platone narra nei suoi Dialoghi quando espone il mito della caduta di Atlantide. Cosa può aver causato la fine dell’ultima Era Glaciale? Le prove indicano che potrebbe essersi verificata una grande esplosione solare (o una serie di esplosioni) che ha colpito la Terra causando devastazioni, incendi e il letterale incenerimento di vaste aree della superficie terrestre, con livelli di radioattività così elevati da rendere impossibile la sopravvivenza. La violenta attività solare potrebbe aver costretto i superstiti a cercare rifugio nei meandri del sottosuolo terrestre, mentre le grandi costruzioni megalitiche risparmiate dal cataclisma rimasero l’unica testimonianza del glorioso passato.
Quando la vita riaffiorò, dopo circa 6000 anni di lotta per la sopravvivenza, le popolazioni si appropriarono del lascito delle civiltà della Tarda Età del Ghiaccio, un’eredità che consisteva nei miti e nelle leggende trasmessi oralmente di generazione in generazione e nei monumenti intaccati ma non distrutti dalla catastrofe – come le Piramidi, il nucleo centrale della Grande Sfinge (il corpo e le zampe) e le strutture ad esse correlate (le rampe e i templi a valle), recuperate e riutilizzate (ma non create) dagli Egizi del periodo Dinastico. I miti dell’Antico Egitto, le leggende mesopotamiche, il racconto di Platone sulla caduta di Atlantide e il folklore di tutto il mondo forniscono ampie descrizioni, esplicite o allusive, di queste civiltà perdute.
Per ricoprire le loro origini è indispensabile un approccio multidisciplinare che analizzi non solo gli indizi forniti dal lavoro archeologico ma anche i documenti, gli scritti sacri, le tradizioni, l’arte e i rituali del passato che sono stati tramandati fino a noi ma che hanno assunto forme differenti nel passaggio da un’area geografia e da una popolazione all’altra. In questo ambito, Piero Ragone fornisce un contribuito di grande rilevanza.
I popoli dell’Antichità di tutto il mondo hanno mostrato un forte interesse per la regione del cielo che ospita le costellazioni di Orione e del Toro, rispettivamente il “Cacciatore” (che, secondo alcuni ricercatori, gli antichi Egizi associavano a Osiride) e il “Toro cosmico”. Come sottolinea Ragone, le due stelle di primo piano che occupano questa porzione del firmamento, Sirio e Aldebaran, sono “i Due Occhi del Cielo”; Sirio la più luminosa di tutte le stelle, è l’Occhio della costellazione del Cane Maggiore mentre Aldebaran è l’Occhio del Toro.
In Dominion – Le Origini Aliene del Potere, Ragone dimostra che gli antichi popoli del Mediterraneo e del Vicino Oriente sono stati influenzati da uno entrambi gli occhi / stelle in modo così profondo da generare divisioni e conflitti (ad esempio, gli Egizi e gli Ebrei nutrivano grande considerazione per Sirio mentre le culture della Mesopotamia erano devote al Toro e ad Aldebaran). La mia ricerca sostiene questa tesi e dimostra che l’interesse per questa parte del cielo risale ad un’epoca precedente alla fine dell’ultima Era Glaciale. Come dimostra il nostro collega Robert Bauval, la disposizione delle tre Piramidi della Piana di Giza rispetto al Nilo riflette sulla Terra la posizione in cui si trovavano le tre stelle della Cintura di Orione nel 10.500 a.C. rispetto alla Via Lattea (il Nilo Celeste secondo gli antichi Egizi). Inoltre, secondo la mia analisi, il sito di Göbekli Tepe è stato realizzato nello stesso periodo e orientato verso la costellazione di Orione. L’influenza di questi occhi / stelle ha inciso profondamente sullo sviluppo dell’Umanità e l’incidenza continua tuttora, in modo più latente ma non per questo meno determinante.
Qual era il motivo per cui i popoli del passato erano così interessati a questa regione del cielo stellato? Alcuni studiosi ritengono plausibile che il nostro Sole sia parte di un sistema binario e che abbia quindi una stella compagna. L’Astronomia dimostra che la luce di molte stelle visibili a occhio nudo è la somma di due o più astri molto vicini che ruotano attorno ad un comune centro di massa gravitazionale. Se il nostro Sole fosse parte di un sistema binario, è plausibile che sia Sirio la sua compagna stellare e, in tal caso, il Sole sarebbe parte di un sistema multiplo, poiché l’Occhio del Cane Maggiore è in realtà un sistema ternario composto da tre stelle a distanza ravvicinata. È possibile che i nostri antenati fossero a conoscenza dei movimenti di Sirio e del Sole, le cui orbite avvicinano ciclicamente i due astri dando luogo a cambiamenti nel nostro Sistema solare e sulla Terra? Potrebbe essere questa la causa dell’avvicendarsi delle Ere? È noto che tutte le culture del passato condividano l’idea che la vita sul nostro pianeta sia scandita dal susseguirsi di più Età, note come Età dell’Oro, del Bronzo o del Ferro o come le quattro Yuga secondo la religione induista, confermate dalla recente scoperta dei cicli precessionali della Terra associati alle dimore zodiacali del Sole (Era del Toro, dell’Ariete, dei Pesci ecc.).
E se l’attenzione riservata alla regione celeste compresa tra Sirio e Aldebaran dipendesse da ragioni più sottili e rilevanti? È possibile che gli esseri divini che i nostri antenati conoscevano come “dei” provenissero da Sirio e/o Aldebaran? La domanda solleva un tema di grande attualità come l’ipotesi di creature extraterrestri tecnologicamente avanzate discese in passato su questo pianeta. Il percorso di ricerca da me intrapreso non si è mai addentrato in questo ambito; il mio modus operandi necessita di riscontri inconfutabili per postulare che la nascita della vita sulla Terra sia opera di un intervento alieno; tuttavia, non potrei respingere questa ipotesi e non considerarla come una possibilità meritevole di attenzione. Ho conosciuto alcuni scienziati di caratura mondiale e di indiscutibile affidabilità che sostengono con convinzione l’ipotesi degli “Ancient Aliens” (Antichi Alieni); tra questi, il caro e compianto amico Thomas Van Flandern (1940 -2009).
Van Flandern ha avuto una lunga e prestigiosa carriera come scienziato, ricoprendo la carica di astronomo presso lo United States Naval Observatory (USNO) dal 1963 al 1983. Ho sempre avvertito una forte affinità con Van Flandern, soprattutto perché entrambi abbiamo conseguito il dottorato di ricerca (Ph.D.) presso l’Università di Yale, lui in Astronomia (1969), io in Geologia e Geofisica (1983). Ricordo con affetto una lunga conversazione con Van Flandern in occasione di una conferenza in Italia, durante la quale mi espose la sua teoria secondo la quale sarebbe esistito un altro pianeta nel nostro sistema solare che è esploso diversi milioni di anni fa. In quell’epoca, Marte era soltanto una luna di questo pianeta, abitato da una civiltà tecnologicamente avanzata che era in grado di compiere viaggi spazio-temporali, grazie ad una conoscenza che hanno sviluppato sul Pianeta Perduto o che potrebbero aver appreso in altri luoghi dell’Universo (un pianeta che orbita attorno alla stella Sirio o all’Occhio del Toro). Questa civiltà aveva costruito strutture sul Pianeta Rosso ed è plausibile che abbia visitato anche la Terra, incentivando lo sviluppo dell’Umanità e dando così origine alle prime forme di civiltà. Studi compiuti sul celebre “Volto su Marte” e su altre misteriose forme riprese dalla NASA, (che ricorderebbero le piramidi terrestri), indussero Van Flandern a ritenere che su Marte ci sono strutture di origine artificiale, e quindi di probabile fattura aliena. Ha inoltre individuato delle connessioni tra queste antiche costruzioni marziane e la vita terrestre: il “Volto su Marte”, secondo Van Flandern, sarebbe un volto ominide, antenato dell’Homo Sapiens.
L’idea che extraterrestri intelligenti abbiano portato la vita sulla Terra è davvero così inverosimile? Molti colleghi del mondo accademico continuano a respingere l’ipotesi e la mia formazione impone un cauto scetticismo, pur accompagnato da una mentalità sempre aperta, ma anni fa ho imparato che, con il trascorrere del tempo, spesso si scopre che le nozioni preconcette sono causa di errori e da questa esperienza ho tratto una grande lezione di vita: bisogna essere in grado di guardare oltre il dogma e le idee radicate se vogliamo progredire e scoprire la Verità.
È per questo che incoraggio i Lettori che si accosteranno a quest’opera a mantenere un atteggiamento aperto e costruttivo. Vi invito con affetto a seguire con molta attenzione le idee, le ricerche e il contributo di Piero Ragone nella sua instancabile ricerca della Verità sulle nostre origini; sono certo che troverete nel suo lavoro nuove intuizioni e rivelazioni di grande valore.
Robert M. Schoch, Ph.D.
Boston University
Boston, Massachusetts, Stati Uniti d’America
14 Maggio 2016
Parte Seconda
LA COMPARSA DELLA VITA SULLA TERRA
In principio
Genesi 1,1
In principio, DIO creò i cieli e la TERRA.
DIO: il soggetto qui tradotto come “Dio” è, in realtà, il sostantivo plurale maschile Elohim (אלהים), da ‘ĕlôahh (אלהּ), “dio, divinità”, che deriva dal sostantivo El (אל), abbreviazione di ‘ayil (איל), dalla radice ‘lh, cui si attribuisce il significato di “altezza, potenza, forza, comando”.
Sebbene l’antica grammatica ebraica non contempli il pluralis maiestatis1, l’interpretazione tradizionale intende Elohim come un plurale d’eccellenza, snaturando il senso di un termine che è sempre riferito ad una pluralità indeterminata di creature anche laddove il testo, come in questa circostanza, accorda il verbo al singolare.
Durante la prima metà del 1800, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, una delle gemmazioni del Cristianesimo nel Nuovo Mondo, diffuse la teoria secondo cui il nostro mondo sarebbe stato creato da più entità e non da un singolo Essere Superiore; il quarto e il quinto capitolo del Libro di Abrahamo, contenuto nella Perla di Gran Prezzo2, ampliano e completano le vicende narrate nella Genesi ricorrendo sempre al soggetto plurale dèi in luogo del biblico Dio: “(…) Scesero, nel principio, ed essi, cioè gli Dèi, organizzarono e dettero forma ai Cieli e alla Terra”3. Il verbo scesero aggiunge un dettaglio mancante in questo verso della Genesi ma che ricorre sovente in altri passi: gli dèi o Elohim provengono, discendono dal Cielo; il verbo ebraico yârad (ירד) significa “scendere, andare giù” e descrive il passaggio da un luogo ad un altro che si trova più in basso; in tale contesto, è l’azione che un dio o gli dèi compiono per intervenire nelle vicende terrestri, come confermano gli esempi:
“E scese a vedere la città e la torre che avevano edificato”4; “Scendiamo e confondiamo le loro lingue”5.
Significativi sono i versi 26,15 del Deuteronomio (“Volgi lo sguardo dalla dimora della tua santità, dal Cielo”) e 8,30 del Primo Libro dei Re: “Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal Cielo”. Per descrivere la dimora dell’entità a cui è rivolta la preghiera si ricorre al termine mâ‛ôn (מעון), che significa “rifugio, abitazione” e deriva da ‛ônâh (עונה), sostantivo femminile che indica il “luogo in cui si convive, si giace insieme”;
CREÒ: l’azione creatrice è descritta dal verbo barà (בּרא) che significa “modellare, dar forma, intervenire per realizzare qualcosa che in precedenza non esisteva”;
i CIELI: shamahim (שׁמים), “i Cieli”, plurale di shameh, “il Cielo”;
e la TERRA: il significato letterale di eretz o artz (ארץ) è “terra, regione, suolo”, sostantivo dal quale deriva l’inglese earth, utilizzato anche in qualità di nome proprio del nostro pianeta (the Earth, “la Terra”), come lascia intuire il testo biblico, che contrappone la molteplicità dei Cieli (shamahim) alla singolarità di questo mondo che gli Elohim chiamano Eretz.
Questo è il primo verso biblico con le opportune puntualizzazioni:
Genesi 1,1
In principio, la moltitudine degli ELOHIM CREÒ i CIELI e la ERETZ.
Dopo aver predisposto un habitat idoneo ad ospitare la vita, gli Elohim provvidero a popolare la Eretz con le creature del regno animale:
Genesi 1,25
DIO FECE gli animali selvatici della TERRA secondo le loro specie,
il bestiame secondo le sue specie
e tutti i rettili della TERRA secondo le loro specie.
DIO: anche in questo verso, il soggetto non è Dio ma il plurale Elohim;
FECE: il verbo utilizzato non è il barà di Genesi 1,1 ma ‛âśâh (עשׂה), il cui significato generico è “fare, realizzare” e, in questo caso, “far passare, portare, far nascere, condurre da un luogo ad un altro”. Diversamente da barà, âśâh non intende il “creare” in senso stretto ma il “far passare” qualcosa da una condizione ad un’altra o da un luogo fisico ad un altro (il significato di “far nascere”, spesso attribuitogli, descrive il passaggio di un nascituro dal grembo materno al mondo esterno);
gli animali selvatici della TERRA, i rettili della TERRA: affidandosi ad una forma stilisticamente poco gradevole, la traduzione convenzionale ripete due volte la parola Terra nella stessa frase, mentre il testo ebraico ricorre a due termini distinti, nel primo caso eretz, nel secondo adamà. Il sostantivo femminile adamà (אדמה) è considerato un sinonimo di eretz e viene tradotto come “terra, suolo, superficie della terra, pianeta Terra”; alcuni esegeti intendono adamà nell’accezione di “terra arsa o rossiccia”, in riferimento al verbo ‘âdam (אדם), cui è assegnato il discutibile significato di “arrossare, rendere rosso, far diventare rosso”.
Genesi 1,25
Gli ELOHIM PORTARONO/FECERO sulla ERETZ gli animali selvatici secondo le loro specie,
il bestiame secondo le sue specie
e tutti i rettili della ADAMÀ secondo le loro specie.
La corretta traduzione del verso 1,25 rivela che gli Elohim crearono o condussero in un luogo chiamato Eretz numerose specie di esseri viventi che si trovavano sulla Adamà; è possibile che Eretz e Adamà siano stati erroneamente intesi come sinonimi e che, nell’accezione originaria, si riferissero a due mondi distinti?
Abitanti della Terra, abitanti della Adamà
GENESI 1,26
DIO disse: «Facciamo l’UOMO (…),
che ABBIA DOMINIO sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame,
su tutta la TERRA e su tutti i rettili che strisciano sulla TERRA».
DIO disse: il testo ebraico recita “gli Elohim dissero”;
FACCIAMO l’UOMO: ‘âdâm (אדם) non è il nome proprio del primo essere umano creato da Dio, com’è inteso da una tradizione ormai desueta; secondo la Bibbia di Gerusalemme6, è un “singolare collettivo”7 riferito ad una molteplicità di soggetti e lo traduce con i più appropriati termini “Umanità, razza Umana, genere Umano”8;
che ABBIA DOMINIO: in riferimento al nome collettivo adam, l’imperativo esortativo râdâh (ודריו) è coniugato al plurale e si traduce “che abbiano dominio”;
su tutta la TERRA: il duplice ricorso alla parola Terra della traduzione ufficiale ricorda la struttura del verso Genesi 1,25 ma, in questo caso, il sostantivo utilizzato è unicamente Eretz, non Adamà, una scelta che rafforza la nostra tesi: gli Elohim desideravano che l’adam sottomettesse gli esseri viventi e i rettili che abitavano sulla Eretz, non sulla Adamà.
Con le opportune correzioni, il significato del verso diviene esplicito:
GENESI 1,26
Gli ELOHIM dissero: «Facciamo gli ADAM (…),
CHE ABBIANO DOMINIO sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame,
su tutta la ERETZ e su tutti i rettili che strisciano sulla ERETZ».
Adamà deriva dalla radice adm, dalla quale hanno origine quattordici parole il cui significato è riconducibile tanto alla “terra” quanto al “rosso”, riferito al colore del terriccio arido, brullo:
Nome | Parte del discorso | Significato | |
1 | ‘âdam | verbo | arrossare |
2 | ‘âdâm | nome maschile | essere umano; rossastro |
3 | ‘âdâm | nome proprio maschile | Adamo |
4 | ‘âdôm | aggettivo | rosso, roseo |
5 | ‘ĕdôm | nome proprio maschile | Rosso |
6 | ‘ôdem | nome femminile | rossore, rubino |
7 | ‘ădamdâm | aggettivo | rossastro, rossiccio |
8 | ‘admâh | nome proprio di un luogo | terra rossa |
9 | ‘ădâmâh | nome femminile | terra, suolo; rossore |
10 | ‘ădâmâh | nome proprio
di un luogo |
città della Palestina |
11 | ‘ădâmı̂y | nome proprio
di un luogo |
_ |
12 | ‘ĕdômı̂y | aggettivo | Edomita, discendente di Edom |
13 | ‘ădûmmı̂ym | plurale,
nome proprio di un luogo |
_ |
14 | ‘admônı̂y | aggettivo | rosso, rossastro, rossiccio |
Poiché adam e Adamà derivano dalla stessa radice, i traduttori hanno accostato i due termini attribuendo ad Adamà il significato di “Terra, Pianeta Terra” e ad adam il valore di “terrestre, abitante della Terra”9; tuttavia, la nostra analisi ha dimostrato che i primi autori veterotestamentari non assegnavano ad Adamà il valore di “Terra, pianeta Terra”, per il quale ricorrevano al termine Eretz. È evidente che Adamà aveva un’accezione differente (come scopriremo a breve), allo stesso modo in cui, pur attenendo agli abitanti della Terra, il significato proprio di adam non è “terrestre”.
Nel verso successivo leggiamo:
GENESI 1,27
DIO CREÒ l’UOMO (…); li creò MASCHIO e FEMMINA.
DIO CREÒ l’UOMO: “gli Elohim crearono l’adam”;
MASCHIO: in ebraico zāḵār (זכר);
e FEMMINA: nəqêḇāh (נקבה).
Il verso spiega che la razza umana fu creata secondo la distinzione biologica dei due sessi, maschio e femmina, propria delle specie viventi del regno animale; i versi Genesi 2,22 e 2,23 rivelano che, in ebraico, il sostantivo donna è tradotto ‘ishshâh (אשּׁה) mentre l’equivalente di uomo è ‘ı̂ysh (אישׁ).
Maschio | zāḵār |
Femmina | nəqêḇāh |
Uomo | ‘ı̂ysh |
Donna | ‘ishshâh |
Se maschio si dice zāḵār; femmina nəqêḇāh; uomo ‘ı̂ysh e donna ‘ishshâh, qual era il significato di adam?
1 Bruno Moriconi, Giovanni Iammarrone, Antropologia cristiana: Bibbia, teologia, cultura, Editore Città Nuova, 2001, p. 288.
2 Perla di Gran Prezzo è un’opera composta da Joseph Smith (23 dicembre 1805 – 27 giugno 1844), fondatore della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. È suddivisa in cinque sezioni: Brani Scelti dal Libro di Mosè; Il Libro di Abramo; Joseph Smith – Matteo; Joseph Smith – Storia; Articoli di fede. Il Libro di Abrahamo, scritto nel 1835, è la traduzione di un antico papiro egizio, rinvenuto dall’archeologo italiano Antonio Lebolo, che sarebbe stato composto dallo stesso Abramo durante la sua permanenza in Egitto.
3 Abrahamo 4,1.
4 Genesi 11,5.
5 Genesi 11,7.
6 La Bibbia di Gerusalemme, versione della Bibbia stampata a fascicoli tra il 1948 e 1953, poi pubblicata integralmente nel 1973 e sottoposta a revisione nel 1998. Vanta una grande ricchezza di contenuti nelle introduzioni e nelle note a piè di pagina.
7 Il nome collettivo è un nome al singolare che descrive un insieme di entità o individui (es. folla, gente, famiglia, squadra, flotta), vedi:
http://www.treccani.it/enciclopedia/nomi-collettivi_(Enciclopedia_dell’Italiano)/
8 Bibbia di Gerusalemme, p. 36, note 1,26 e 2,7.
9 Guido Barbujani, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Ivano Dionigi, Umberto Eco, Danilo Mainardi, Animalia, BUR, paragrafo. 1: L’Uomo, essere “co-creato”.
Piero Ragone Piero Ragone è filosofo, scrittore, studioso di religioni ed è considerato uno dei massimi esponenti della ricerca e dell’esoterismo in Italia. Autore di testi di successo, ha pubblicato Il Segreto delle Ere con Macro Edizioni (2013); Custodi dell’Immortalità (2015), Dominion. Le origini aliene del potere (2016), Bloodlines (2017), Il tuo Destino ti troverà per quanto lontano tu possa andare (2019) e Arcadia (2022) con Verdechiaro Edizioni. Nel 2020 ha curato la traduzione del Testamento di Salomone nel libro Formulario Magico e Antichi Esorcismi per la casa editrice Psiche 2. È creatore del personaggio Abigail Rain.
Un Commento su ““Dominion. Le origini aliene del potere””
Libro molto intrigante, come peraltro i precedenti che ho letto con piacere. Devo dire che le sue tesi sono senz’altro originali ed interessanti; nonostante gli argomenti siano stati trattati anche da altri sa dare un’impronta decisamente personale e diversa. Bravo!