La grande storia di un pensiero d’amore che sconvolge ancora oggi
Presentazione di Roberto Giacobbo
Prefazione di Piero Ragone
Catari… una parola di sei lettere che racchiude un intero alfabeto di spiritualità, insegnamenti, storia, leggenda, emozioni e commozioni. Catari, i puri, un popolo buono e giusto che è stato attaccato e distrutto dai potenti del tempo (Papa Innocenzo III e i sovrani francesi) per conquistare le loro terre e i loro tesori. Ma il tesoro più grande non sono riusciti, per fortuna, a rubarlo… il loro vero tesoro è come il vento che soffia ancora oggi sulle mura dei loro castelli a strapiombo sulle rocce, il respiro della libertà e dell’amore puro, come il loro nome.
Con inserto fotografico a colori.
Tra i temi trattati:
Chi erano i Catari?
Storia del pensiero cataro
Il Dio dello spirito e della materia
La sporca guerra voluta da “Dio”
I Catari nella zona di
Rennes-le-Château
I Catari in Italia
I Catari oggi
Prefazione – Con l’anima di un Cataro, di Piero Ragone
Introduzione
1 Chi erano i Catari
2 Le fondamenta della loro religione
3 I motivi del loro successo
4 L’origine del Catarismo
5 L’enigma dei Bogomili
6 La persecuzione
7 La Crociata
8 Da Carcassonne ad Avignonet
9 Montségur
10 L’Inquisizione
11 Bernard Délicieux
12 Gli ultimi fuochi
13 I Catari in Italia
14 Il mistero di Otto Rahn
15 L’assurda montagna
16 Bugarach
La conclusione (o meglio, per non finire…)
Appendice Prima
Appendice Seconda
Appendice Terza
Preghiera Catara
Bibliografia
Ringraziamenti
Inserto fotografico a colori
Presentazione
di Roberto Giacobbo
Compagno di viaggio di lunga data, ormai, Giorgio è amico e ospite gradito delle trasmissioni da me curate, quando l’argomento è Rennes-le-Château, Maria Maddalena, il Santo Graal o i misteri di Altare in Liguria.
E ora eccoci, Giorgio Baietti e Rennes-le-Château: un binomio che, anche in questo libro, trova le sue conferme. Il mitico villaggio francese e il suo parroco miliardario – e altrettanto misterioso – sono, ancora una volta, presenti in un’opera dedicata a una corrente di pensiero e una filosofia di vita che affondano le loro origini nella notte dei tempi, a una setta, un popolo, un mondo a sé che ha vissuto appieno questo credo, difendendolo fino all’ultimo respiro.
Catari: un nome che evoca la cultura, le tradizioni e infine il sacrificio di donne e di uomini con un altissimo senso morale, una comunità che nel tredicesimo secolo ha subìto un attacco senza precedenti, vittima di una crociata che ha completamente trasformato la vita della Francia del Sud, un tempo nota come la dolce terra dell’Occitania, in cui si parlava la “langue d’Oc”, assai diversa dalla “langue d’Oil”, l’antenata vera e propria del francese attuale.
Quest’area, che abbracciava le città di Nimes, Montpellier, Tolosa e Carcassonne, fino ai Pirenei, era l’area in cui il catarismo ebbe la massima espressione e Montségur, con la sua fortezza è, ancora oggi, il simbolo della loro cultura e del loro estremo sacrificio. Ancora oggi, sui cartelli stradali e sulle mappe, tutta questa zona è indicata come Pays Cathare, “Paese Cataro”.
In questo libro, Giorgio Baietti ha saputo condensare la storia, il pensiero e il messaggio che da quel tempo lontano giungono fino ai giorni nostri, mettendo a nostra disposizione un utile mezzo per avvicinarci a questo mondo, lontanissimo eppure così vicino a noi; una sorta di guida ideale che ci prende per mano e ci conduce verso molte direzioni, tutte estremamente affascinanti.
Buona lettura!
Prefazione
Con l’anima di un Cataro
di Piero Ragone
Una “dichiarazione d’amore”: questa è la prima espressione che ho elaborato dopo aver terminato la lettura in anteprima del nuovo interessante lavoro di Giorgio Baietti.
Quando muovevo i primi passi in questo complesso e affascinante mondo, mi ero prefisso l’obiettivo di conoscere personalmente i tre autori che avevano maggiormente stimolato il mio desiderio di contribuire alla ricerca: Robert Bauval, Mario Pincherle e Giorgio Baietti. Posso dire che, in modo del tutto inatteso, e forse immeritato, non solo ho avuto la possibilità di dialogare con ognuno di loro, ma anche il privilegio di ricevere un supporto concreto: sebbene il contatto con Pincherle sia avvenuto – ahimè – troppo tardi, poco prima che ci lasciasse, i suoi figli Ada e Maurizio hanno certificato la loro riconoscenza con una postfazione-testamento per Custodi dell’Immortalità (Verdechiaro ed., 2020), mentre l’infaticabile Bauval ha firmato la prefazione sempre dello stesso libro, e Baietti ha vergato l’ouverture di Dominion – Le origini aliene del potere (Verdechiaro ed., 2022).
Ma è con Giorgio che si è stabilito un sincero rapporto di amicizia, seppur a distanza, che prosegue ormai da anni e che non conosce tramonti.
Inutile dire che la sua richiesta di comporre una prefazione per un suo libro mi ha trasmesso la vertiginosa sensazione di aver raggiunto un traguardo inimmaginabile solo quindici anni fa…
Ma torniamo al testo; sebbene l’autore non disdegni il ricorso a nozioni storiche opportune e mai esondanti, il lavoro che qui presentiamo non può essere catalogato come una classica opera di saggistica perché, nonostante la drammaticità degli eventi narrati, si riveste di una freschezza e di una leggerezza che ricordano più una passeggiata turistica che una tediosa lezione di storia. Scorrendo le pagine si ha infatti la sensazione di partecipare a un viaggio istruttivo lungo sentieri ricchi di aneddoti, sensazioni e racconti dall’intensa impronta emozionale che raramente trovano spazio nelle divulgazioni a carattere storico-scientifico. A condurci in questo viaggio in un passato più vivo che mai è l’autore in persona, un fantastico narratore che possiede il dono, non comune, di rinunciare alla stucchevole esibizione del proprio indiscutibile bagaglio culturale per porre questa volta l’accento su un aspetto che la storia con la “S” maiuscola ha l’odiosa consuetudine di tralasciare.
L’aspetto più sconcertante del catarismo è la sua tenace estraneità al contesto in cui nasce e si sviluppa. L’epopea dei Catari è, in definitiva, l’epos di donne e di uomini destinati a perdere: in un mondo accecato dall’interesse materialistico e dalla ricerca esasperata del godimento terreno e del potere, l’utopia catara rappresenta un elemento spurio e insidioso per l’egocentrismo che connota l’umanità (allora come oggi, in tal senso nulla sembra essere cambiato…). Proviamo a immaginare quale sarebbe stato il destino del pianeta se il sogno cataro avesse conquistato un’intera nazione (la Francia), e da lì tutta l’Europa… avremmo forse risparmiato alla razza umana l’ignominia delle guerre mondiali, la tragedia delle jihad di matrice religiosa, la devastazione dell’ambiente e l’eccidio di molte specie animali, oggi in via di estinzione. I Catari anelavano un futuro paragonabile alla condizione originaria dell’adam, la realizzazione di una vita paradisiaca in cui l’uomo, scevro dalla dipendenza dai piaceri effimeri, dedica il suo tempo terreno alla coltivazione di un Eden interiore.
In questa speranza è inesorabilmente iscritta la ragione della loro sconfitta: viviamo in un mondo che quotidianamente sceglie Barabba e manda a morte i portavoce della salvezza… come avrebbero potuto sopravvivere, questi pericolosi sognatori, stretti tra le fauci del potere e dell’avidità?
Lo stile di vita cataro è così avulso alla realtà da sembrare al di fuori del tempo e dello spazio, ed è forse questa la ragione che induce noi, che avvertiamo l’inconfondibile sensazione di non appartenere a questo mondo, a stabilire una connessione emotiva di struggente intensità con ogni cataro vissuto da incompreso su questo pianeta.
Servendo un’umanità non solo ad esso contemporaneo, il movimento cataro ha voluto accettare il rogo del proprio sogno tra le diaboliche e volgari fiamme della Chiesa cattolica per diventare esso stesso un sogno, un anelito, una speranza per l’uomo del futuro, un traguardo evolutivo che coinvolge al di là di ogni credo religioso o politico.
È questa, ritengo, la spina dorsale che sorregge il libro: Baietti non spiega la Storia ma racconta le storie, quelle della gente comune, dall’anonimo Cataro arso vivo per la sua fede al viandante assetato di semplicità e di verità, assemblando così un testo frizzante e assolutamente godibile, in cui l’accento cade sulle note a margine e sulle chicche a piè di pagina che il lettore affamato di dati e di date solitamente tralascia, e sulle curiosità che potremmo carpire solo nelle dicerie paesane o negli introvabili opuscoli dei negozietti stipati all’inverosimile di souvenir.
Il tono è felicemente colloquiale, semplice e diretto; certo, Giorgio ci ha abituati a lavori di enorme spessore, grevi di dettagli storici, archeologici ed esoterici, ma quando mi ha annunciato la sua volontà di dedicare una pubblicazione esclusiva all’eresia catara, sapevo che non avrebbe mai potuto essere “scientifico” nel senso tradizionale del termine: come avrebbe potuto redigere la sua personale lettera d’amore elencando solo dati, statistiche o fonti letterarie?
Ogni pagina è intrisa di empatia, rispetto, condivisione: empatia verso chi ha vissuto nell’illusione di poter cambiare la specie umana; rispetto per chi ha sacrificato la propria vita in nome di questa speranza; condivisione con chiunque vuol seguire il nostro cantore nell’esplorazione di questo mondo ricco di fascino e di mistero.
Se un giorno scoprissi che l’amico Baietti è un cataro reincarnatosi nei nostri tempi, non ne sarei affatto sorpreso…
Giorgio Baietti, laureato in Lettere e in Sociologia, è insegnante e giornalista, già direttore responsabile del periodico “Dimore” con sede a Roma. Da molti anni tiene conferenze e incontri in tutta Italia e seminari presso licei e università. Da oltre vent’anni si occupa di indagare gli enigmi riguardanti Rennes- le-Château, e i suoi testi su questo mistero sono stati utilizzati per una serie di corsi accademici tenuti da Marie Yvette Lignon, docente presso l’Università di Tolosa in Francia. Amico e storico collaboratore di Roberto Giacobbo, ha svolto servizi sia in studio sia in Francia per la trasmissione Voyager di Rai Due, per la trasmissione Mistero di Italia Uno e attualmente per Freedom su Italia Uno. Per Verdechiaro ha pubblicato La Dea dimenticata (2017) e Il Cristo delle dolci colline (2009).