«L’Ayahuasca ti dà quello di cui hai bisogno, non quello che vuoi…
e non è una cosa con cui baloccarsi…»
Come ha detto qualcuno, “se vuoi vedere le stelle, devi aprire la finestra”. Un gesto fondamentale che ci permette di portare lo sguardo e la consapevolezza oltre il velo. Oltre quella realtà “proiettata” (matrix) che tutti, quotidianamente, condividiamo.
Un giorno l’autrice ha deciso di trovare la strada che porta a Cuccagna: un “luogo” della mente in cui ritroviamo la nostra magnificenza e, finalmente, ne godiamo. È il viaggio più importante della vita. Pieno di ponti e di sorprese, ci porta fuori da quello stato ordinario di coscienza che noi chiamiamo veglia e che, al contrario, è sonno. Tutto è cominciato da uno specchio. Poi, con l’aiuto di fiabe e miti, di sogni e visualizzazioni, di Jung e Pauli, di tamburi e Ayahuasca, ha sconfinato. Ed è arrivata al punto: il suo voto di vastità.
Introduzione
Capitolo 1 – Il Paese di Cuccagna
Capitolo 2 – Scoprirsi eretici
Capitolo 3 – Il mistero dei simboli
Capitolo 4 – Labirinticamente
Capitolo 5 – Quel narcisista di Narciso
Capitolo 6 – Dove sono io?
Capitolo 7 – Il Tulpa
Capitolo 8 – Come Aladino?
Capitolo 9 – Una Storia Infinita
Capitolo 10 – Realtà facoltative
Capitolo 11 – Due menti illuminanti: Pauli e Jung
Capitolo 12 – I sogni: la fisica simbolica di Wolfgang Pauli
Capitolo 13 – Il campo del punto zero
Capitolo 14 – Il voto di vastità
Capitolo 15 – Te la do io l’Ayahuasca
Capitolo 16 – Te la rido io l’Ayahuasca
Capitolo 17 – Ho fatto il punto
Capitolo 18 – La parola ad Alberto, Maestro Ayahuasquero
Capitolo 19 – La Vanguardia
Capitolo 20 – DMT… la soglia psichedelica
Ringraziamenti
Bibliografia
Capitolo 1
Il Paese di Cuccagna
Una nave in un porto è al sicuro,
ma non è per questo che le navi sono state costruite.
Benazir Bhutto
In molte leggende antiche si parla del Paese di Cuccagna, che è del tutto simile al Paradiso. Difficile immaginare un confine preciso tra l’uno e l’altro: il Paese di Cuccagna, se si nobilita quel tanto che basta, si trasforma nel Paradiso e quest’ultimo, se non esclude un sano gozzovigliare, diventa il Paese di Cuccagna.
Ma dove si trova Cuccagna? Al riguardo c’è molta approssimazione. A partire dal Cinquecento sono state disegnate decine e decine di carte geografiche: secondo alcuni, Cuccagna è un’isola, secondo altri è un paese nascosto in chissà quale monte o valle. Tanti poeti ne hanno cantato le lodi. Nel Seicento, il poeta Francesco Fulvio Frugoni, nella sua opera massima Del cane di Diogene, afferma che Cuccagna si trova nel mare della Broda: «Involta di nebbia candida […] i fiumi vi corron di latte […] I monti son di cascio, e le valli di mascarpa. Gli alberi fruttano marzolini e mortadelle. Quando vi tempesta i confetti son grandini; qualora vi piove diluviano gli intingoli.»
Abbondanza, dunque e ogni genere di meraviglie. Non solo, Cuccagna è un mondo alla rovescia. Un mondo inverso: il mulino è capovolto, il pesce pesca il pescatore, la lepre caccia il cacciatore, un villico può spernacchiare un potente e «chi men fatica è Magnate supremo». A Cuccagna, come a Carnevale, è sempre l’ora di scialare! Poi, un brutto giorno, qualcuno ci ha detto: «È finita la cuccagna!» E noi ci abbiamo creduto…
Non so come, un giorno ho deciso di trovare la strada che porta a Cuccagna. È una strada sorprendente. Qualche volta stridente… che si forma a partire dai tuoi passi. A volte ti vuole sul ciglio, a volte nel mezzo. A volte, proprio quando sembra interrompersi, improvvisamente si apre e continua in discesa. Il punto è che, un passo per volta, ti ascolta. E, nel mentre, vuole essere ascoltata. Per dirti che a un passo da te… e anche dentro di te, c’è qualcosa assolutamente fuori scala. Per dirti che solo chi si scatena arriva a Cuccagna.
La mappa è qui, in questo libro. Non disegnata ma raccontata. Ricorda però, che questa è la mia mappa. A te il compito di renderla tua. Sarai tu a fare il cammino. Sarai tu a decidere con quali passi avanzare.
Ho avuto l’intuizione cruciale grazie a uno specchio. Davanti allo specchio ho guardato me stessa. Ho agitato la mano destra e, nell’immagine riflessa, si è agitata la sinistra… ho ammiccato con l’occhio destro e ho visto ammiccare il sinistro. Ma lo specchio non inverte tra loro destra e sinistra. Piuttosto, l’immagine riflessa si comporta in maniera inversa rispetto all’immagine originaria: se un oggetto ruota in senso orario davanti allo specchio, l’oggetto riflesso ruota in senso antiorario. Dunque, una sorta di tesi e antitesi. Ecco la mia prima parola chiave: invertire. Che, etimologicamente significa voltare, ribaltare. Un’inversione è anche una conversione. In buona sostanza convertirsi significa muoversi voltando la faccia dove prima erano le spalle. Ecco una buona domanda: se fosse l’eternità a specchiarsi… quale sarebbe la sua immagine riflessa? Il tempo che scorre, direi. E se fosse la causa a specchiarsi… quale sarebbe la sua immagine riflessa? L’effetto, direi.
La Mente Universale (quell’energia che qualcuno, in modo fuorviante, chiama Dio) ci ha creato a sua immagine, così si dice. Si tratta di un’immagine riflessa? D’altra parte, questa Mente Universale, come potrebbe conoscere sé stessa senza uno specchio? Anche noi, nel nostro piccolo, non sapremmo qual è la nostra faccia se non ci fosse uno specchio. E per sapere com’è la nostra schiena, gli specchi devono essere due, opportunamente angolati tra loro.
Tutti, siamo un’emanazione della Mente Universale. Noi siamo lei e lei è noi. Dunque, anche noi siamo eterni e creatori, con infinite opportunità di espansione. Ma queste opportunità, questi poteri, devono essere suscitati (etimologicamente significa “muovere all’insù”) e ri – suscitati a partire dall’inconscio profondo. Non è un delirio di onnipotenza. Per quanto mi riguarda sto ricordando, nel senso etimologico della parola: dal latino re (indietro) e cor (cuore). Il ricordo risveglia, nella memoria del cuore, un sentire lontano che è stato smarrito. Il ricordo ci fa ri – conoscere la nostra vera natura. Non l’abbiamo mai persa, ma l’abbiamo dimenticata.
Torniamo allo specchio. Ho guardato la mia faccia, avvicinandomi il più possibile, fino a quando due occhi sono diventati uno solo. Ho osservato ancora, come quando si medita. Tutto si è fatto confuso, ad eccezione di quell’unico occhio con al centro la pupilla che, di fatto, è un buco. Un vuoto: la mia seconda parola chiave. Ecco, in ultima analisi, quello che sono: un vuoto pieno di coscienza che guarda davanti a uno specchio, consapevole del suo guardare. Il resto è bruma che gioca con sé stessa. Ho ri – conosciuto e ricordato il Vuoto. Che ci fa guarire dal Pieno, il nostro vero problema: un mentale stracolmo di zavorra e di bla bla bla… che genera limitazioni, malesseri e malattie.
Ho pensato: “Ecco, la strada che porta a Cuccagna (che è un luogo mentale!) è qui”. E ho fatto il punto. Nel senso che mi sono sentita un punto. La geometria lo insegna: il punto non ha alcuna dimensione. Anche se, paradossalmente, la retta, le figure geometriche e il piano (evidentemente dotati di dimensioni) sono formati da punti. Sul più bello, ho sentito nella mia testa e in ogni cellula, una risata libera e potente: lupo cattivo e Cappuccetto Rosso mescolati assieme. E il cacciatore a quel paese. Il vero momento d’oro: ho fatto il punto anche appoggiando la penna sul foglio… e via!
Tra un capitolo e l’altro, ho inserito alcune poesie. E ogni poesia ha il suo potere: ci rinfranca e, un po’, ci trasforma. Anche se non ce ne accorgiamo subito.
In pratica
La vocazione umana è quella di immaginare, inventare, osare nuove imprese. Come ha detto Roberto Assagioli (psichiatra e teosofo): «Ogni immagine ha in sé un impulso motore».
E come ha detto il grande Michelangelo: «Ho visto un angelo nel marmo e non l’ho scolpito finché non l’ho liberato».
Immagina di essere una nave… e anche il comandante della medesima. Renditi mentalmente pronto – pronta a lasciare il porto (il buon senso comune e la verità convenzionale). Ora.
Per contattare l’autrice: www.rosellalatella.it