Vita e insegnamento di un avatara divino
Sathya Narayana Raju, nato il 23 novembre 1926 in un piccolo villaggio dell’Andra Pradesh, a quattordici anni ha affermato di essere la reincarnazione di Sai Baba di Shirdi, e ha preso il suo nome.
Conosciuto dunque come Sai Baba a livello mondiale, ha affascinato e continua ad affascinare milioni di devoti grazie alla potenza del suo messaggio d’amore e di servizio verso il prossimo. I suoi insegnamenti si fondano sulla riscoperta della divinità insita in ogni uomo, sull’unità delle religioni e delle discipline spirituali, concepite come strade differenti verso un unico Dio, sull’importanza della pratica di verità, amore, pace, rettitudine e non violenza: la via per la ricerca spirituale.
Una biografa magistrale, completa e informata, che esamina la figura di questo maestro vivente contestualizzandola nello scenario indiano nel quale si muove, tenendo conto dei testi sacri cui ha attinto, della cultura nella quale è cresciuto. Grazie all’analisi di una moltitudine di fonti, tra le quali i discorsi pronunciati da Sai Baba dal 1935 a oggi, i testi vedici e i Purana, l’autore chiarisce numerosi dei punti controversi della sua vita e fa luce, con chiarezza e maestria, sull’importanza del suo messaggio per i ricercatori spirituali di tutto il mondo.
Vuoi saperne di più? Ascolta l’intervista a Angelo Delle Cave!
Prefazione
Premessa
Primo capitolo. Cenni sul neo-hinduismo
Secondo capitolo. Sri Sathya Sai Baba
Notizie biografiche su Sai Baba
I testi dei discorsi
Sai Baba di Shirdi
Discorsi sull’avatarismo
Aspetti dell’avatarismo nelle fonti hinduiste
Echi profetici
Testi profetici
Conclusioni
Appendici
Bibliografia e sitografia
Glossario
Testimonianze
I
Notizie biografiche su Sai Baba
Sri Sathya Sai Baba, al secolo Sathya Narayana Raju, nasce a Puttaparthi, un villaggio dell’India del Sud nel distretto di Anantapur nello Stato dell’Andra Pradesh il 23 novembre 1926. Il nome del villaggio, Puttaparthi, deriva da putta, che significa “formicaio in cui un serpente ha fissato la sua dimora” e parti, che è una forma modificata di vardhini, “che si moltiplica”. Inizialmente il villaggio era chiamato Gollapalli, ossia “dimora di mandriani”.
Secondo una leggenda locale una maledizione lanciata sul villaggio da un serpente sconvolse la florida economia pastorale del luogo con una tremenda invasione di formiche, che costruirono alti formicai a forma di cono un po’ ovunque (ne sono visibili ancora alcuni nelle zone limitrofe). Ciò determinò il cambiamento del nome da Gollapalli in Valmikipura, perché valmika in sanscrito significa “formicaio”, ovvero Puttaparthi nel gergo locale.
In un discorso del 23 novembre 2003 Baba racconta la storia fantastica che determinò il nome della piccola cittadina. Egli fa riferimento allo strano comportamento di una mucca, la quale ogni giorno allattava un serpente che era nascosto in un formicaio, e aggiunge che quando i padroni della mucca si accorsero che l’animale tornava sempre senza latte per colpa del serpente lo colpirono con un sasso. L’animale lanciò allora una maledizione contro i mandriani e le vacche: non avrebbero più abitato il luogo perché le formiche l’avrebbero invaso.
L’origine del nome Puttaparthi si intreccia con la profezia delle Upanishad in cui si annunciava la venuta del Kalki avatara nel villaggio dei coni (formicai a forma di cono) nell’India del Sud.
I Raju, la famiglia cui appartiene Sai Baba, di casta guerriera, sono discendenti di un antico condottiero che si stabilì nella valle del fiume
Citravati circa sei secoli fa al seguito dell’imperatore. Il nonno di Sathya, Kondamaraju, era il santo centenario che costruì un tempio in onore di Sathyabama, l’impulsiva consorte di Krishna.
Sai Baba ricorda con affetto il nonno paterno in diversi discorsi. In particolare, ricorda l’episodio in cui egli lo prese a vivere con sé successivamente agli eventi che il piccolo Sathya provocò dichiarando a tutti, pubblicamente, di essere un avatara.
Il nonno era così affezionato al nipote che, all’atto del testamento, come sua unica prerogativa volle che Sathya rimanesse sempre con lui. Il figlio maggiore, padre di Sathya, aveva ricevuto dal nonno il nome di un famoso eremita, Venka Avadhuta, che faceva parte dell’albero genealogico di famiglia, Venkappa Raju. Egli sposò una lontana parente, nata dopo che il padre aveva costruito un tempio a Ishvara, e perciò fu chiamata Ishvara Amba.
Ebbero un figlio e due figlie prima di concepire Sathya Narayana.
La prima manifestazione miracolistica di Baba, nei primi istanti successivi alla nascita, fu quando le donne che assistevano la madre partoriente scoprirono un cobra che dondolava il piccolo nella culla.
Baba spiega questo episodio dandogli una valenza simbolica legata alla Sua divinità.
Uno dei modi in cui il Signore viene descritto nella tradizione hindu è giacente in pace assoluta sul serpente. Bhujanga è il serpente velenoso; il suo veleno (visha) è simbolo dell’influenza malefica dei desideri mondani (vishaya). È detto che il Signore riposa sul serpente velenoso, sul bhujanga, ossia sulla molteplicità del mondo pieno di male. Inoltre è detto che Egli è in pace assoluta (shantakaram). Il Signore non è toccato minimamente, benché sia immanente nell’universo; e l’uomo deve anche lui essere nel mondo, senza essere del mondo.
Egli fa riferimento al capitolo v del secondo libro del Vishnu Purana, in cui si parla del serpente su cui Vishnu riposa negli intervalli della creazione: esso viene chiamato Sesha e raffigurato come un cobra a cento teste e con creste piene di gioielli che danno luce a tutte le regioni:
Below the seven Patalas is the form of Vishnu, proceeding from the quality of darkness, which is called Sesha, the excellencies of which neither Daityas nor Danavas can fully enumerate… He has thousand heads, which are embellished with the pure and visible mystic sign; and the thousand jewels in his crests give light to all the regions.
Nel capitolo iv del libro sesto c’è un riferimento alla dissoluzione del mondo a opera di Vishnu alla fine del Kali Yuga, ed è confermato che:
[Vishnu] reposes, sleeping upon Sesha, in the midst of the deep.
In un discorso del 23 novembre 2003 lo stesso Baba racconta il suo divino concepimento. La madre Iswaramma era una devota di Sathyanarayana, una delle manifestazioni di Vishnu. La donna racconta che stava officiando un rituale sacro alla divinità in cui si offrivano latte e burro chiarificato e si praticava un prolungato digiuno quando, dopo l’assunzione del prasadam offerto alla divinità, riuscì a diventare gravida.
Al settimo mese di gravidanza avvenne un prodigio testimoniato anche da una nota bramina del villaggio, Subbamma. Mentre la madre attingeva l’acqua dal pozzo, vide improvvisamente formarsi in cielo una fulgida luce bianca, simile a un fulmine, che le penetrò nel ventre.
I primi istanti di vita di Sai Baba furono caratterizzati da un insolito comportamento del neonato che, a differenza di tutti gli altri, non emise vagiti. Quando il bimbo venne alla luce, Subbamma, la bramina, immediatamente riconobbe le sue doti straordinarie, e contro le regole toccò il neonato e prese in braccio il piccolo Sathya.
Nel discorso del novembre 2003 Sai Baba ricorda un altro episodio singolare della sua infanzia, legato alla sua innata natura vegetariana, singolare in un bambino, e lo straordinario amore con cui venne allevato.
Nel 1934, all’età di otto anni, il piccolo Sathya decise di dar prova del suo potere dinanzi ai compagni di classe tramite un lila. Avendolo il maestro punito ingiustamente, lo scolaro costrinse il maestro a rimanere attaccato alla sedia, fino a quando non dichiarò terminata la punizione inflitta a Sathya di rimanere in piedi sul banco.
Di questo episodio egli parla nel discorso del 9 marzo 2005, spiegando che l’insegnante d’inglese lo aveva sorpreso a scrivere una canzone durante la sua ora di lezione e lo aveva interrogato per vedere cosa avesse appreso. Il piccolo Sathya rispose eccellentemente alle domande, ma il maestro lo punì ugualmente ordinandogli di rimanere in piedi sul banco per tutta l’ora successiva. Il piccolo obbedì, ma mantenne prodigiosamente incollato il suo insegnante sulla sedia. Quando il preside entrò in classe e chiese spiegazione dell’accaduto, consigliò all’insegnante d’inglese di porre fine alla punizione.
Solo così egli poté alzarsi dalla sedia.
Questa fu la prima manifestazione pubblica dei poteri di Sai Baba che lo resero celebre in tutta la regione. Successivamente fu avviato dal fratello maggiore Seshama Raju agli studi superiori, per diventare un funzionario. Entrambi si trasferirono a Kamalapur e lì Baba entrò a far parte del corpo dei boy-scout dimostrando le sue spiccate doti morali.
Baba ci racconta della sua esperienza in un recente discorso del 21 ottobre 2004. Egli descrive come riuscì a procurarsi il denaro per andare al campo scout vendendo, alla metà del loro valore, i libri usati l’anno precedente a un ragazzino che non poteva acquistarli né nuovi né usati. Malgrado le indubbie doti morali dimostrate in più occasioni, a tredici anni Baba fu vittima di terribili calunnie da parte della propria famiglia. Subì un furto, ma strabiliante è come risolse la perdita, con una moneta e un pacchetto di sigarette trovate per caso, con cui partecipò a un improvvisato gioco delle tre carte, riuscendo sempre a indovinare la carta vincente.
Baba non volle accettare elemosine da nessuno e preferì restare digiuno e camminare a piedi per chilometri piuttosto che venire meno ai suoi principi.
Ritornò a Puttaparthi, interrompendo l’insopportabile permanenza a casa del fratello maggiore, dove aveva subito grosse umiliazioni e soprusi; ciò nonostante, aveva rifiutato la proposta di un amico di famiglia di riportarlo a casa dei genitori ed espresso la volontà di restare a casa del fratello perché questi aveva bisogno di lui.
Angelo Delle Cave è nato all’ombra del Vesuvio l’8 marzo 1975 e vive tra San Giorgio a Cremano, la città che ha dato i natali all’amato Massimo Troisi, e Como.
Ha una formazione di tipo umanistico, liceo classico prima e Lettere classiche poi, che ha arricchito frequentando diversi corsi di teatro sperimentale sulle orme del teatro delle sorgenti di Grotowski con Sista Bramini, del teatro danza di Pina Bausch con Silvia Vladimisky, seguendo maestri e ricercatori musicali, etnomusicologi come Luciano Bosi e Maurizio Capone (percussionisti) ed Eugenio Bennato.
Dal 1993 opera sul territorio come educatore su progetti legati al recupero del territorio, inoltre partecipa a progetti per il recupero della dispersione scolastica.
In ambito teatrale-musicale ha lavorato con l’attore Pietro Pignatelli (Scugnizzi, Pinocchio) come direttore di scena e scenografo e ha collaborato con l’architetto Marcello Chiarenza per la realizzazione di diverse feste di piazza e laboratori teatrali.
Ha suonato con il gruppo Suddisfazione con Giancarlo Tommasone (giornalista, autore e poeta) e i Nerovino con Dario Perroni (musicista e autore).
Si impegno anche come ricercatore di terapie non convenzionali come la biodanza di Rolando Toro, l’omeopatia vibrazionale del dottor Aggarwal, la cura delle geopatie con il professor Nicola Limardo, il Tetha Healing di Vianna Stibal e, soprattutto, la medicina naturale e la disciplina del sogno degli Indiani d’America con il medicine man Nomad Winter Hawk e grazie ai preziosi insegnamenti della dottoressa Mariella Nicoletti.
Il suo percorso di ricerca spirituale parte dal cattolicesimo per approdare al panteismo degli Indiani d’America con Nomad Winter Hawk (sciamano Apache) fino all’universalismo degli Indiani con il neo-hinduismo e Sri Sathya Sai Baba.
4 Commenti su “Io sono Sai Baba”
davvero un gran libro: sto leggendo proprio in questo periodo, molto ben scritto e ciò che più mi ha colpito è la mole di riferimenti storici oggettivi a sostegno delle Verità che racconti sulla vita di questo Santo che resterà accanto a noi per sempre, donandoci Amore incondizionato.
Om Sai Ram
Buona sera leggo quanto scrive il Sig delle Cave e mi permetto di chiedergli dov era quando Luigi Ferrante era sotto la veranda con il Maestro oppure era a Casa del Maestro oppure ospite nei Suoi viaggi fino all ultima ora in ospedalea Puttaparthy dove ha lasciato il Suo Corpo?
in quanto gli altri personaggi che il Sig delle Cave cita e paragona al Dott Luigi Ferrante io non li ho mai visti vicino al Maestro…e mi chiedo come possiamo parlare di cio che non vediamo e non sappiamo quindi , forse solo per…
e poiche le informazioni sembrano destinate a tutti è meglio dire la verità.
ma in questo tempo è piu facile credere alle menzogne che alla verità…
sai ram sheila ferri
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Cara Sheila,
forse si riferisce a questo articolo da me pubblicato qui nel blog di verdechiaro
https://www.verdechiaro.com/articoli/spiritualita/sri-sathya-sai-baba-la-missione-continua/
Cara Sheila, non so se lei abbia letto il libro che sta commentando…ma non sono citati in esso né i devoti, né altri personaggi di spicco che sono giunti da Sai Baba, è una tesi universitaria in cui la “ricerca” scientifica sui testi antichi e i discorsi di Baba cerca di dipanare il mistero dell’Avatar di questa era disceso sulla Terra.
Luigi Ferrante, per altro caro amico, con cui abbiamo condiviso bei momenti insieme non è citato come neanche gli altri…quindi non capisco il suo commento…mi spieghi meglio per favore.