“La consapevolezza del proprio cammino costa fatica… ma trovarla è anche il più grande tesoro che possiamo scoprire”.
E’ questo il grande messaggio che si trae da questo romanzo ambientato a Rueglio, paese di una piccola vallata vicino ad Ivrea, in Piemonte.
E’ la storia, al confine tra il reale ed il fantastico, di Pascal, medico francese che cade in crisi profonda per non essere riuscito a salvare il suo migliore amico malato di AIDS. Accetta di seguire il consiglio della sorella e si rifugia nella casa del nonno Alessandro, dove passava le vacanze da bambino. Nella testa e nel cuore gli rimbomba la promessa fatta all’amico prima che morisse: “Cercherò di ampliare i miei orizzonti…”
Quasi per incanto, Sofia, la prima persona che incontra in quel paese, gli regala un cristallo e gli racconta delle proprietà terapeutiche delle pietre. Da lì incominciano a susseguirsi colpi di scena che porteranno Pascal, senza che egli se ne accorga, su quella che scoprirà essere la via dell’Alchimista.
Tutto questo con due personaggi fondamentali che lo accompagneranno nel suo cammino: lo straordinario ed enigmatico Hermes e il nonno Alessandro.
Come tutti i romanzi di Pierre Joseph Vicari, è da leggere più volte, perché ogni volta si trovano porte segrete che conducono il lettore a scoprire nuovi messaggi e nuove chiavi di lettura che arricchiscono il mosaico di una storia coinvolgente.
Guarda l’intervista all’autore!
<h4>Intervista all’Autore</h4>
https://www.youtube.com/watch?v=VDCA_u3nLh8
Epilogo
1
Lunedì mattina
Stava cercando di leggere qualcosa per distrarsi, ma la sua mente era ancora al funerale di Frederick, il suo migliore amico.
Erano ancora davanti ai suoi occhi tutti gli amici giunti ad Angers, la città dove entrambi vivevano e lavoravano, per dare l’ultimo saluto al suo coetaneo quarantenne prematuramente scomparso a causa dell’AIDS. Quella malattia che proprio Pascal studiava a fondo e che gli aveva dato fama di grande ricercatore.
Non essere riuscito a salvare il suo migliore amico lo aveva fatto cadere in depressione. Faceva fatica ad accettare la sua morte e, a quattro mesi dalla scomparsa di Frederick, Pascal non era più riuscito a trovare la giusta serenità per lavorare come era capace.
All’ospedale di Angers se ne erano accorti un po’ tutti del momento difficile che stava attraversando. Anche sua sorella Cristel, pure lei medico, che gli aveva consigliato di prendersi una settimana di riposo.
“Perché non vai a Rueglio, nella casa dei nonni? Lì non conosci nessuno e in quell’oasi di pace sicuramente ritroverai un po’ di serenità” gli aveva detto.
Lui le aveva subito risposto di non voler andare nel piccolo paesino sperduto nelle montagne della Valchiusella, in Piemonte, nelle vicinanze di Ivrea. Ma qualche giorno dopo ci aveva ripensato, ed ora era lì, nella sala partenze del piccolo aeroporto di Clermont-Ferrand, in attesa della coincidenza per lo scalo di Torino, il più vicino a Rueglio.
La giornata era piovosa e faceva un gran caldo nella saletta d’attesa stracolma di gente. Erano per lo più uomini d’affari in giacca e cravatta. Solo lui era in jeans e maglietta e si sentiva un po’ osservato. Decise allora di alzarsi e di andare a prendersi un caffè nel piccolo ma ben rifornito buffet, e fu a quel punto che sentì una voce dietro di lui che in tono scherzoso gli disse: “Buongiorno professore.”
Pascal si girò e vide un suo collega di Parigi.
“Ciao Julien. Anche tu qui?” gli rispose.
“Sono diretto a Tolosa per un convegno sugli ultimi ritrovati della chirurgia vascolare. E tu sei in vacanza?” gli disse vedendolo vestito così sportivo.
“No, no. Sono diretto in Italia, a Torino. Devo andare a vedere delle cose di famiglia e così mi prendo qualche giorno di riposo, ne ho proprio bisogno” rispose Pascal.
“Ho saputo di Frederick” disse Julien posando una mano sulla spalla di Pascal.
“Mi è dispiaciuto molto non poter venire al suo funerale. Lo conoscevo bene e lo stimavo come medico. Non deve essere stato facile per te. So che eravate molto amici.”
“Eravamo come fratelli. Siamo cresciuti nello stesso quartiere a Dole, nello Jura. Abbiamo studiato insieme e a volte marinavamo la scuola per andare a pescare lungo il canale a Rochefort sur Nenon. Poi, quando è stato il momento di iscriversi all’università, lui scelse Medicina. Io volevo fare Economia ma non conoscevo nessuno che frequentasse quella facoltà. Così decisi di seguirlo e alla fine ci siamo laureati insieme”.
“Due bravi dottori. Ma d’altra parte essendo nati a Dole, città natale dei coniugi Pasteur, non potevate non esserlo” disse Julien scherzando, per sdrammatizzare.
“Eh sì!” rispose Pascal pensieroso, sorseggiando il caffè caldo.
“Scusa ma ora devo proprio andare. Chiamano il mio volo” disse il suo amico.“Ciao Julien, mi ha fatto piacere vederti. Buon volo” rispose Pascal.
“Vedrai che in questi giorni ritroverai la tua serenità” concluse Julien.
“Speriamo proprio” disse tra sé Pascal.
Pierre Joseph Vicari è Coach nelle aree Executive, Business, Life e Sport, Trainer, Kinesiologo, Istruttore Internazionale di Neuro-Training e autore dei libri Come superare la paura del cambiamento, Myosotis, e La settimana delle settimane.
Ha conseguito la certificazione di Master Practitioner di PNL da Richard Bandler e organizza corsi di formazione, crescita personale e comunicazione.
Affianca manager e professionisti, aiutandoli a raggiungere i loro obiettivi, e supporta atleti e team che vogliono migliorare le loro performance sportive.