La sua vita sconosciuta prima e dopo la crocifissione – La verità sulla Sacra Sindone
Gesù passò gran parte della sua vita in India: perché il Cristianesimo respinge le prove?
Il teologo Holger Kersten presenta prove inoppugnabili che Gesù ha vissuto veramente in India, dove è morto in tarda età. La vita in India di Gesù è il risultato di molti anni di indagini e ricerche e porta il lettore in tutti i luoghi storicamente collegati con Gesù in Israele, nel Medio Oriente, in Afghanistan e in India. Dopo avere rivelato antichi legami fra gli Israeliti e l’Oriente, le evidenze trovate da Kersten conducono alle seguenti sorprendenti conclusioni:
- In giovane età Gesù ha seguito l’antica Via della Seta fino all’India, dove ha studiato il Buddhismo, ne ha adottato le dottrine ed è divenuto un maestro spirituale.
- Gesù è sopravvissuto alla crocifissione.
- Dopo la “resurrezione” Gesù è ritornato in India, dove è morto in età avanzata.
- Gesù è stato sepolto a Srinagar, la capitale del Kashmir, dove ha continuato a essere riverito come un uomo santo.
- La tomba di Gesù esiste tuttora in Kashmir.
Contiene numerose foto dei luoghi descritti, disegni e mappe.
OLTRE 4 MILIONI DI COPIE VENDUTE NEL MONDO, TRADOTTO IN 37 LINGUE
PREFAZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA
PREFAZIONE
INTRODUZIONE
CAPITOLO UNO. LA VITA SCONOSCIUTA DI GESÙ
La scoperta di Nicolai Notovitch
Chi era Notovitch?
Le critiche e i critici
Il viaggio di Notovitch in Ladakh
La “fine di una leggenda”?
Un misterioso ordine
CAPITOLO DUE. CHI ERA GESÙ?
Le fonti secolari
I Vangeli
Il testimone Paolo
Conclusioni
I miei viaggi fra le montagne dell’Himalaya
CAPITOLO TRE. MOSÈ E I FIGLI DI DIO
Le origini degli Ebrei
Chi era Mosè?
La tomba di Mosè in Kashmir
Dalla conquista all’esilio
Il diluvio in Kashmir
Il Kashmir, la “Terra Promessa”
Le dieci tribù perdute di Israele
CAPITOLO QUATTRO. L’INFANZIA DI GESÙ
La stella dei Re Magi
Chi erano i tre Magi?
Come localizzare una reincarnazione?
La fuga in Egitto
CAPITOLO CINQUE. SAGGEZZA ORIENTALE IN OCCIDENTE
L’espansione del Buddhismo
Terapeuti, Esseni e Nazareni
Gesù il Nazareno
Gli Esseni: il Cristianesimo prima di Gesù
L’insegnamento degli Esseni a Qumran
Buddha e Gesù: un confronto
Il pensiero buddhista negli insegnamenti di Gesù
Gesù era un ebreo ortodosso?
I successori degli Esseni e dei Nazareni
CAPITOLO SEI. IL SEGRETO DI GESÙ
“Che tipo di uomo è questo?”
La reincarnazione nel Nuovo Testamento
Il Cristianesimo e gli Gnostici
L’anatema di Giustiniano
I miracoli: di Gesù e in India
Krishna e Cristo
CAPITOLO SETTE. LA SINDONE – UN’EREDITÀ DI GESÙ
L’accusa e il processo
La Sindone di Torino
Il ritratto di Edessa
I misteriosi Templari
Analisi scientifica della Sindone
Gesù venne posto vivo nel Sepolcro?
La datazione al radiocarbonio del 1988
CAPITOLO OTTO. LA “MORTE” E LA “RISURREZIONE”
Due funerali nel Vangelo di Giovanni
Nella tomba del Signore
Le misteriose “sostanze aromatiche”
La crocifissione: gli aspetti medici
La ferita nel fianco e la bevanda forte
Le tracce sul lenzuolo
La tomba aperta nella roccia
“Risorto” o “rianimato”?
CAPITOLO NOVE. DOPO LA CROCIFISSIONE
Paolo incontra Gesù a Damasco
Il viaggio verso il Paradiso
Il “vero” Gesù nell’Islam
Gesù in Kashmir
La tomba di Gesù a Srinagar
Gesù o Paolo?
POSTFAZIONE
TAVOLA CRONOLOGICA
NOTE
BIBLIOGRAFIA
Capitolo uno
LA VITA SCONOSCIUTA DI GESÙ
La scoperta di Nicolai Notovitch
Verso la fine del 1887, lo storico e studioso itinerante Nicolai Notovitch raggiunse lo stato Himalayano del Kashmir, nell’India settentrionale, durante uno dei suoi molti viaggi in Oriente. Progettò di proseguire il suo viaggio con una spedizione, partendo da Srinagar, capitale del Kashmir, fino alla regione del Ladakh, sull’Himalaya. Aveva con sé risorse sufficienti per dotarsi di un adeguato equipaggiamento e per assoldare un interprete e dieci portatori che accompagnassero lui e il suo aiutante. Dopo un viaggio piuttosto avventuroso e dopo aver superato molte prove e difficoltà, la carovana raggiunse finalmente il passo Zoji-la, sul confine naturale fra la “Valle Felice” del Kashmir e l’arido paesaggio “lunare” del Ladakh.
Lo Zoji-la, transitabile solo alcuni mesi all’anno, era a quel tempo l’unica via di accesso dal Kashmir a quella terra strana e remota Notovitch scrisse sul suo diario: “Che grande contrasto sentii, lasciando la dolce e aperta campagna del Kashmir e la sua gente di bell’aspetto per inoltrarmi nelle nude e severe montagne del Ladakh, fra i suoi abitanti robusti e privi di barba!”. Tuttavia i forti abitanti del Ladakh si dimostrarono presto molto amichevoli ed “estremamente aperti”.
Notovitch arrivò infine ad un monastero Buddhista dove, come europeo, gli fu riservata un’accoglienza molto più cordiale di quella che si sarebbe potuto aspettare qualunque asiatico mussulmano. Egli chiese ad un lama il motivo di questa accoglienza così favorevole; ne seguì la seguente conversazione:
“I mussulmani hanno poco in comune con la nostra religione. Invero, non molto tempo fa condussero una campagna che ebbe fin troppo successo per convertire forzatamente all’Islam un certo numero di noi Buddhisti. Ci ha causato enormi difficoltà riconvertire questi Mussulmani ex-Buddhisti di nuovo alla via del vero Dio. Ora, gli Europei sono completamente diversi. Non solo essi professano i principi essenziali del monoteismo, ma hanno quasi altrettanto titolo ad essere considerati seguaci del Buddha quanto gli stessi lama del Tibet. L’unica differenza fra i Cristiani e noi è che, dopo avere adottato le grandi dottrine del Buddha, i Cristiani se ne sono separati completamente creando per se stessi un diverso Dalai Lama. Solo il nostro Dalai Lama ha il dono divino di vedere la maestà del Buddha e il potere di agire come intermediario fra la Terra e il Cielo”.
“Chi è il Dalai Lama cristiano di cui stai parlando?” chiese Notovitch. “Abbiamo un Figlio di Dio, al quale indirizziamo le nostre ferventi preghiere e al quale, in tempo di bisogno, chiediamo di intercedere per noi con il nostro Dio unico e indivisibile…”
“Non è di lui che sto parlando, Sahib! Anche noi rispettiamo Colui che riconoscete come Figlio dell’unico Dio, soltanto che noi vediamo in lui, piuttosto che il Figlio, un Essere perfetto fra tutti gli eletti. Lo spirito di Buddha si è davvero incarnato nella sacra persona di Issa che, senza aiuto né di fuoco né di spada, ha diffuso la conoscenza nel mondo della nostra grande e vera religione. Parlo invece del vostro Dalai Lama terreno, colui al quale avete dato il titolo di “Padre della Chiesa”. Questo è un grande errore; possano essere perdonate le moltitudini che sono state sviate a
causa di questo fatto”.
E così dicendo il lama si affrettò a far girare la sua ruota delle preghiere. Avendo capito che il lama alludeva al Papa, Notovitch fece ulteriori domande.
“Tu mi hai detto che un figlio di Buddha, Issa, ha diffuso la vostra religione su tutta la Terra. Chi è allora?”
A questa domanda il lama spalancò gli occhi e guardò il suo visitatore con meraviglia. Dopo aver pronunciato alcune parole che l’interprete non riuscì a comprendere, egli spiegò:
“Issa è un grande profeta, uno dei primi dopo i ventidue Buddha. Egli è più grande di qualunque Dalai Lama, poiché costituisce parte dell’essenza spirituale di nostro Signore. È lui che vi ha illuminato, che ha riportato verso la religione le anime erranti e che ha insegnato ad ogni essere umano a distinguere fra il bene e il male. Il suo nome e le sue azioni sono riportate nei nostri libri sacri”.
A questo punto Notovitch fu molto colpito dalle parole del lama, perché il profeta Issa, il suo insegnamento, il suo martirio e il riferimento a un Dalai Lama cristiano ricordavano sempre più la figura di Gesù Cristo. Egli ordinò al suo interprete di non perdere una sola parola del discorso del lama.
“Dove sono queste scritture che si possono ancora trovare? E da chi furono scritte in origine?” chiese infine al monaco.
“Le scritture principali, scritte durante i secoli in India e in Nepal secondo le varie fonti storiche, si trovano a Lhasa e sono diverse migliaia. Ce ne sono copie in alcune delle principali fondazioni monastiche, eseguite dai lama durante i loro soggiorni a Lhasa in tempi diversi e successivamente portate ai monasteri di provenienza in ricordo del pellegrinaggio alla casa del loro grandemaestro, il nostro Dalai Lama”.
“Ma tu stesso, non hai qualche copia che parla del profeta Issa?”
“Io non ne ho. Il nostro non è un monastero importante, e dalla sua fondazione la successione dei nostri lama ha avuto in custodia soltanto qualche centinaio di manoscritti. I grandi monasteri ne hanno migliaia. Ma questi sono oggetti sacri e non si possono vedere ovunque”.
Notovitch decise di tentare di osservare questi scritti successivamente nel corso dei suoi viaggi.
Più tardi egli arrivò a Leh, la capitale del Ladakh, da cui proseguì per Hemis (che in Tibetano si chiama Byang-cchub-bsam-gling o “Isola di contemplazione per il perfetto”), “uno dei più notevoli monasteri della regione”.
Là egli fu testimone di uno dei festival religiosi tradizionali che si tengono diverse volte all’anno, e come principale ospite d’onore del lama ebbe l’opportunità di apprendere molto sui costumi e sulla vita quotidiana dei monaci lamaisti. Riuscì infine a portare la conversazione sul suo interesse principale ed apprese con grande piacere che nel monastero c’erano davvero scritture che trattavano del misterioso profeta Issa, la cui vita sembrava avere tali sorprendenti somiglianze con la storia di Gesù il Nazareno.
Ma allora l’ospite fu costretto a rinviare il seguito delle sue ricerche, semplicemente perché per trovare quei libri fra le molte migliaia che c’erano occorreva un tempo considerevole. Ritornato a Leh, Notovitch mandò al capo del monastero di Hemis alcuni doni di pregio nella speranza di poter tornare là assai presto e così forse dare finalmente un’occhiata ai preziosi manoscritti.
Il caso volle che, poco tempo dopo, mentre stava cavalcando presso Hemis, cadde da cavallo così malamente che si ruppe una gamba e fu costretto ad affidarsi alle cure dei monaci. Mentre era costretto a letto gli furono finalmente portati, dietro sua accorata richiesta, due grossi pacchi di fogli legati insieme e ingialliti dal tempo. Lo stesso reverendo abate ebbe cura di leggere a voce alta lo straordinario documento, che era scritto principalmente in versi singoli che non si susseguivano uno all’altro. Notovitch prese nota accuratamente delle traduzioni dell’interprete nel suo diario di viaggio. Più tardi, qualche tempo dopo la fine della sua spedizione, sistemò i versi in ordine cronologico e riuscì a mettere insieme i vari testi separati in modo da avere una narrazione continua. Il suo contenuto può essere così riassunto brevemente (usando come base la traduzione francese).
Una sezione introduttiva precede una breve descrizione dell’antica storia del popolo di Israele e della vita di Mosè. Segue una descrizione di come lo Spirito eterno decide di prendere forma umana “in modo da poter dimostrare con l’esempio come si possa raggiungere la purezza morale e, liberando l’anima dalla mortalità, raggiungere il grado di perfezione richiesto per entrare nel regno dei Cieli, che è immutabile e fonte di felicità eterna”. E così è nato un divino bambino nella lontana terra di Israele, al quale è stato dato il nome di Issa. In un tempo imprecisato durante il suo quattordicesimo anno di vita, il ragazzo arriva nella regione del Sind (il fiume Indo) in compagnia di alcuni mercanti, “e si stabilì fra gli Ariani, in una terra benedetta da Dio, con l’intenzione di perfezionare le sue conoscenze ed apprendere le dottrine del grande Buddha”.
Il giovane Issa viaggia attraverso la terra dei cinque fiumi (il Punjab), resta per un breve tempo con i “Giaina erranti” e poi prosegue fino a Jagganath, “dove i bianchi sacerdoti di Brahma lo accolsero con onore”. A Jagganath Issa/Gesù impara a leggere e comprendere i Veda. Ma poiché dà insegnamenti ai Sudra delle caste più basse, provoca l’irritazione dei Brahmini, che si vedono minacciati nel loro potere e nei loro privilegi. Dopo aver trascorso sei anni a Jagganath, Rajagriha, Benares ed altre città sante, è costretto a fuggire dai Brahmini sempre più irritati perché continuava a insegnare che non è per volere di Dio che il valore degli esseri umani doveva essere giudicato dalla loro casta.
C’è una somiglianza straordinaria fra le descrizioni dei testi trovati da Notovitch e quelle dei Vangeli, c’è una correlazione che può fare maggiormente luce sulla vera personalità di Gesù, specialmente su quello che ha detto. L’Issa di Notovitch si oppone agli abusi del sistema delle caste, che priva le caste più basse dei diritti umani più basilari, con queste parole: “Dio nostro Padre non fa differenze fra alcuno dei suoi figli, li ama tutti in eguale misura”. E più avanti nei suoi viaggi si oppone a un’aderenza
rigida e inumana alla lettera della legge, dichiarando che “La legge è stata fatta per l’Uomo, per mostrargli la via”. Egli consola i deboli: “Il Giudice eterno, lo Spirito eterno, che forma l’unica e indivisibile Anima del Mondo… sarà severo verso coloro che arrogano a se stessi i Suoi diritti”.
Quando i sacerdoti sfidano Issa a compiere miracoli, per provare l’onnipotenza del suo Dio, egli ribatte: “I miracoli del nostro Dio sono stati compiuti fin dal primo giorno della creazione dell’Universo; essi avvengono ogni giorno e in ogni istante. Coloro che non riescono a percepirli sono privi di uno dei più bei doni della vita”. Sfidando l’autorità dei sacerdoti, rende la sua posizione molto chiara: “Fintanto che la gente non aveva sacerdoti, tutti erano governati dalla legge di natura e conservavano l’innocenza delle loro anime, che erano alla presenza di Dio, e per comunicare con il Padre non avevano bisogno della mediazione di un idolo o di un animale, né del fuoco, come viene praticato qui. Voi dite che si deve adorare il sole, così come gli spiriti del bene e gli spiriti del male. Bene, io vi dico che la vostra dottrina è completamente falsa, perché il sole non ha potere di per se stesso, ma solo attraverso la volontà del Creatore invisibile che gli ha dato origine e che lo ha voluto come stella per illuminare il giorno e per dare calore al lavoro e alla semina dell’Uomo”.
Il testo di Notovitch continua col descrivere come Issa prosegue il suo viaggio fra le montagne Himalayane, fino al Nepal, dove rimane sei anni e si dedica allo studio delle scritture Buddhiste.
Le dottrine che insegna ampiamente sono semplici e chiare, e sono mirate particolarmente a risollevare gli oppressi e i deboli, ai quali apre gli occhi nei riguardi della falsità dei sacerdoti. Infine egli si sposta verso Ovest, attraversando vari stati come predicatore itinerante, sempre preceduto da una crescente reputazione. Egli prende posizione anche verso i sacerdoti della Persia, che una notte lo scacciano nella speranza che cada subito preda degli animali feroci.
Ma la Provvidenza consente al santo Issa di raggiungere sano e salvo la Palestina, dove i saggi gli chiedono: “Chi sei tu, e da quale terra vieni? Non abbiamo mai sentito parlare di te e non conosciamo neppure il tuo nome”.
“Io sono un Israelita” risponde Issa “e nel giorno della mia nascita ho visto le mura di Gerusalemme e ho udito il pianto dei miei fratelli in schiavitù e i lamenti delle mie sorelle condannate a vivere fra i pagani. E la mia anima fu molto addolorata di apprendere che i miei fratelli avevano dimenticato il vero Dio. Da bambino ho lasciato la casa dei miei genitori per vivere presso altri popoli. Ma dopo avere udito delle grandi pene che soffrivano i miei fratelli, sono ritornato nella terra dei miei genitori per riportare i miei fratelli alla fede degli antenati, una fede che ci raccomanda di essere pazienti sulla Terra per poter raggiungere una felicità più grande nell’Aldilà”.
È notevole constatare come quest’ultimo testo si accorda in tutti i suoi punti principali con le descrizioni contenute nei Vangeli. I due manoscritti da cui il lama del monastero di Hemis aveva tratto i brani letti a Notovitch, scegliendo tutti i passaggi che parlavano di Gesù, erano raccolte di vari scritti tibetani. Gli originali erano stati scritti in Pali, un’antica lingua indiana, durante i primi due secoli dopo Cristo, e tenuti presso Lhasa, in un monastero che era direttamente collegato al Potala, il Palazzo del Dalai Lama.
Tornato in Europa, Notovitch tentò di mettersi in contatto con parecchi dignitari di alto rango della Chiesa per raccontare loro della sua sorprendente scoperta. Il Metropolita di Kiev gli raccomandò nei termini più decisi di non rendere pubblico ciò che aveva scoperto, rifiutandosi di fornire alcuna spiegazione. A Parigi, il Cardinale Rotelli gli spiegò che la pubblicazione dei testi avrebbe soltanto fornito argomenti a coloro che odiavano, disprezzavano o non comprendevano gli insegnamenti del Vangelo, e sarebbe stata prematura a quel tempo. In Vaticano, uno stretto collaboratore del Papa la mise in questo modo: “Che beneficio ne avremo se lo pubblichiamo? Nessuno gli darà un grande significato, e vi farete un mucchio di nemici. Ma voi siete ancora molto giovane. Se è una questione di denaro, vi posso far avere una somma per i vostri scritti, per compensarvi del lavoro svolto e per il vostro impegno di tempo…”. Notovitch rifiutò l’offerta.
Soltanto il critico, storico delle religioni e celebre orientalista Ernest Renan mostrò un vivo interesse per quelle note. Tuttavia fu subito chiaro a Notovitch che Renan era interessato esclusivamente a usare il materiale per i suoi scopi personali, come membro dell’Académie Française; così la cosa non ebbe seguito.
Per lungo tempo egli tentò di far pubblicare il manoscritto, ma non riuscì a smuovere alcunché.
Il potere e l’influenza delle Chiese Cristiane sono così grandi che qualunque dubbio sull’autenticità degli insegnamenti canonici è semplicemente non ammesso. I critici e i dubbiosi sono condannati come eretici senza Dio, messi all’ostracismo e ridotti al silenzio. A quel tempo lo stesso Notovitch non era in posizione tale da poter raccogliere abbastanza supporto scientifico per assicurare alla sua documentazione una seria considerazione da parte degli studiosi.
Holger Kersten ha studiato teologia e pedagogia all’Università di Friburgo, in Germania. E’ uno scrittore specializzato in storia delle religioni ed è autore, insieme con Elmar R. Gruber, di un discusso bestseller, The Jesus Conspiracy, non ancora pubblicato in Italia.
Un Commento su ““La vita di Gesù in India””
Un libro che si legge d’un fiato. Certo qualche ingenuità qua e là ma l’impianto è convincente soprattutto per quanto riguarda la “rianimazione ” di Gesù e l’interpretazione corretta dei passi del Vangelo di Giovanni. Molto interessante!