Vidi la donna e non fuggii dal suo piacere
Un libro dedicato alle donne e all’integrazione del maschile e del femminile che solo in questo incontro alchemico possono dare vita all’essere completo, all’androgino pimordiale in ognuno di noi.
Camilla Viscusi, in questa raccolta in cui alterna prosa e poesie, accompagna le donne e gli uomini negli abissi e nelle altezze del proprio femminile e maschile, per aiutarli a riconoscere se stessi.
Si celebra la vita nella penna sorprendentemente antica e definitiva di questa giovane poetessa italiana che, con sapienza, tocca i tasti più profondi di chi legge producendo bagliori potenti e improvvisi di consapevole magia. Sono poesie che curano le ferite e indicano la via per la guarigione e la trasmutazione del rapporto uomo-donna, poesie sincere, potenti e dirette, che non fanno sconti banali alla bellezza di tutte le parti di chi legge.
Una donna che ha compreso il sacro maschile dentro di sé saprà scuoterlo e risvegliarlo nell’uomo che ancora non sa, ma che lo va cercando. Una donna il cui sguardo si è riempito di fiamme del mascolino saprà vedere la linea rossa accesa che ancora attraversa la cenere dell’uomo convinto di non avere più vita e coraggio.
In copertina: “Guerriera di luce” di Elisa Munari (www.elisamunari.it)
La sposa reclama il suo sposo
Gettati a terra
Antiche vesti
Dove il cielo si imprime
In un corpo senza Dio
È acqua
Terra di yoni
Questo è il mio nome
Benvenuto al fuoco
Nel sogno mi attendeva la cornacchia
L’onda passa
Lontano dalle sue mani
Odore di terra
Con i piedi nelle mie scarpe
Sacro nemico
È la Luna che chiama il Sole ed è il Sole che illumina la Luna
Le fusa alla Luna
Parli la terra
Distratta nel bacio
Fiato di fuoco
Ad aspettarmi sulla riva
Madre nera
Vidi la donna e non fuggii dal suo piacere
È il corpo il mio maestro
Rossa cascata
Come si ama un uomo
Di nero mi vesto
Voce e silenzio di Dio
Sì, stai tremando
Umide vertebre
Insegnami la danza
L’occhio del mondo
Oltre l’oblio d’ogni umana fine
Cono d’ombra
Io sono Shiva e porto il suono di Shakti. Io sono Shakti e porto la voce di Shiva
Prefazione
di Paola Biato
Tutti noi nasciamo con dei doni e dei talenti.
Pochi hanno la fortuna, però, di riuscire a coltivarli e manifestarli.
Camilla possiede il dono della poesia, del linguaggio magico-poetico, come lo chiama Robert Graves.
Egli scrive, nel suo libro La Dea Bianca, che il linguaggio del mito poetico anticamente usato nel Mediterraneo e nell’Europa settentrionale fosse una lingua magica in stretta relazione con cerimonie religiose in onore della dea-Luna, ovvero della musa, la Dea bianca, l’immagine femminile senza la quale la poesia non può esistere.
Giordano Bruno nel suo De Magia scrive che, prima dell’instaurazione del logos, fosse esistito un linguaggio “magico” capace di esprimere l’essenza delle cose, in grado di una presa totale sulla realtà; egli parlava di un linguaggio dimenticato, che a volte riaffiora nei sogni e nei segni, capaci di “costringere all’amore” o di “produrre odio”.
Questi segni, scriveva Bruno, «[…] non hanno una forma certa e definita ma, chiunque, a seconda di quanto detta il suo furore, sperimenta determinate forze che non sperimenterebbe con nessuna eleganza di discorso […]».
Questa raccolta di poesie è una dichiarazione d’amore.
Non vanno più di moda queste cose, non c’è tempo per l’invisibile, per fare anima, per la passione sensuale.
Eppure a volte fioriscono, anche in mezzo al cemento, teneri germogli ostinati e coraggiosi, che rompono la monotonia, che attirano lo sguardo.
L’autrice è figlia di Mnemosine, la dea del ricordo e madre delle nove muse.
Abbiamo madri biologiche e anche madri e antenate archetipiche, che ci guidano, ci appaiono nei sogni, si manifestano attraverso le idee.
Il mondo le ha dimenticate, ma qualcuno, a tratti ricorda, e racconta e offre lodi alle loro ispirazioni.
Queste anime ricordano, in modo intuitivo e naturale, la vera funzione della poesia: una celebrazione e un’invocazione alla Dea, come Luna o come Terra, come divinità fiera e selvaggia, creatrice non solo del mondo, ma dello stesso principio di relazione, cioè dell’eros, senza cui nessuna creazione è possibile.
La vera poesia, la riconosci quando si rizzano i peli sulle braccia, gli occhi si velano di lacrime, la gola si chiude, il cuore batte veloce, un brivido percorre la spina dorsale.
La potenza della parola divina si manifesta nella tessitura della trama, come fa il ragno femmina e con la sapienza che sussurra l’ape regina.
Si racconta che la poesia sia nata dalla danza rituale.
“Versus”, esattamente come il greco “strofè”, significa rivolgimento, cambio di direzione. La fine del verso, o della strofa, coincideva con il momento in cui i danzatori invertivano il movimento della danza.
L’uomo che compone poesie celebra la musa e ha, a volte, una donna che lo ispira.
La donna poetessa è, invece, abitata, immedesimata nella dea.
Leggere le poesie di Camilla, ascoltarla mentre le recita, mentre sparge polvere dorata e dolce nettare nelle nostre anime, ti proietta in un mondo di soffice sensualità, le parole ti accarezzano la pelle e le interiora, ti catapultano nel suo mondo inspiegabile e misterioso.
Puoi solo ascoltare, non c’è nulla che tu debba fare, se non ascoltare, con il terzo orecchio.
Clarissa Pinkola Estés, nel suo libro Donne che corrono coi lupi, scrive che il nervo degli ascoltatori si divide in tre o più vie nella profondità del cervello. Pertanto si suppone che l’orecchio possa ascoltare a tre diversi livelli. Una diramazione, si dice, ascolta le conversazioni mondane. Una seconda diramazione apprende l’arte e il sapere. La terza esiste affinché l’anima stessa possa ascoltare la guida e capire il perché del passaggio sulla Terra.
Ascoltare con l’anima, questa è la missione delle storie, e della poesia.
Puoi amare questa musa che attraverso di lei crea immagini con le parole.
Innamorati di quello che la attraversa, poiché resterà oltre lei, nell’eternità.
Nei suoi “versi” riconoscerai Clio, colei che rende celebri, l’ispiratrice della storia, o Euterpe, colei che rallegra e che protegge la musica della poesia lirica, o Talìa, la festiva, che presiede la commedia, la poesia giocosa e l’idillio, o Melpòmene, colei che canta, la musa della tragedia, o Tersicòre, che si diletta nella danza e nella poesia corale, o Eràto, che provoca desiderio, musa della poesia d’amore e della mimica con il capo coronato da mirti e rose, o Polimnìa, dai molti inni, o Urània, la celeste, o Callìope, dalla bella voce, la musa della poesia epica.
Questo libro di poesie è una dichiarazione d’amore.
Incantati dell’amore che qui si racconta per la propria anima, ispirati e bevi a questa sorgente, poiché scrivere poesie è un’arte che ancora sopravvive, ed è un dono che avvicina, che abbraccia le nostre anime, che ci ricorda chi siamo.
Paola Biato
Counselor olistica, Costellatrice archetipica, Immaginalista
Ideatrice del metodo Psicofiaba e Metafiabe
Autrice dei libri: Tarocchi fiabeschi e Psicofiaba (2016) e Fiabe di potere: Sherazade incontra Barbablù (2018), Verdechiaro edizioni.
www.psicofiaba.it
È una curiosità ardente e impertinente che mi spinge a osservare e a fare esperienza della vita fuori e dentro me stessa, in una chiave diversa che gira le serrature della ricerca e della riscoperta.
Un’esplorazione continua che muta, cresce, si espande fino a giungere in luoghi che non esistono e che pure sanno di reale; primo fra tutti, per me, è questo luogo chiamato “casa”, il Ventre della Grande Madre, spazio sacro la cui voce ha il timbro della terra.
La scrittura è la visione della strada che conduce qui, dove tutto comunica, dove tutto esiste e il cuore batte e la bellezza non sta mai ferma.
Camilla Viscusi

Lasciatemi da sola con la vita.
Ho nostalgia del non saper nulla.
Lasciatemi nell’incanto di parlare solo con l’Esistere.
Di scoprire il nostro linguaggio.
Non spiegatemi Jeshua, non ditemi delle tradizioni, da dove viene il mio pensare, il mio sentire, il mio sognare perché non ha nulla a che fare con ciò che è stato né con quello che in previsione sarà. Non classificatemi come cristiana se ho voglia di pregare con Lui, non dite di me “strega”, “pagana” se ho voglia di entrare nel bosco e danzare con Lei, non dite “vegetariana” se oggi non mangio carne, non chiamatemi “scrittrice”, “poetessa” se scrivono le mie mani, lasciatemi libera, lasciatemi nuova, lasciatemi in scoperta di questa vita e lasciate che la vita mi trovi e mi scopra.
Si sta bene e c’è silenzio sulla riva del sole.