Siamo tutti dei “vagabondi del dharma”, tutti cerchiamo, più o meno consciamente, un senso…
Un percorso umano e spirituale. Un vagabondare fra riflessioni, ricordi, meditazioni, commenti a brani degli autori più vari.
Pensieri vaganti sui molteplici aspetti del vivere: uno sguardo che nasce dall’esperienza di un praticante buddhista per aprirsi verso l’inesausta ricerca di senso che tutti sentiamo dentro.
“Entrare nella Via del Guerriero Spirituale significa ribaltare la nostra vita e il nostro modo di vedere e vivere le cose, vuol dire uscire dalla schiavitù della paura e dell’attaccamento e aprirsi agli sconfinati spazi della libertà dello spirito.”
Non sono uno che tiene un diario, in certi periodi l’ho fatto, ma non è una mia pratica usuale, più che altro metto su carta i pensieri che mi sorgono dal vivere quotidiano, dagli incontri, dalle letture, un modo come un altro per chiarire, prima di tutto a me stesso, concetti e intuizioni.
Raccolgo qui pagine di meditazioni/riflessioni che coprono, più o meno, un anno, quello più duro della pandemia da Covid-19 che, forse, ha avuto la sua parte nel farmi giungere a certe conclusioni.
Come sempre sono più intuizioni che analisi approfondite, stimolazioni ad una riflessione piuttosto che risposte definitive.
Affronto tanti temi: dalla meditazione alle relazioni (famigliari e non), dalla vecchiaia alla gratitudine, senza soluzione di continuità, cercando di affrontare ogni aspetto del vivere in modo aperto e contemplativo.
Non so se possano servire a qualcuno, oltre a me, però possono essere uno stimolo per una vostra personale riflessione.
A voi
un augurio di
Pace Forza e Gioia
Marco Valli – Osel Dorje
P.S. I vagabondi del dharma è un romanzo di Jack Kerouac che ho amato immensamente, l’ho letto e riletto immedesimandomi nella ricerca spirituale dei suoi personaggi, ho scritto pure una poesia riprendendo l’immagine del vagabondo del dharma mentre scalavo la cima ghiacciata del Gran Zebrù tantissimi anni fa (una delle poche poesie accettabili che abbia mai scritto).
In fondo, nonostante gli anni passati, le esperienze vissute, sono ancora quel ragazzo che si sentiva un vagabondo del dharma sempre in cerca di più profondi orizzonti interiori.
1
“C’è sempre una sorta di fede che ci avvince e ci tiene saldi: quando non crediamo in qualche verità, o in principi certi, non siamo davvero in grado di vivere, anche se non siamo noi a formularli. […] Ma tutte queste convinzioni ora sono demolite, e invece abbiamo bisogno di paradigmi tanto basilari che si potrebbe chiamarli paradigmi vitali.”
C. G. Jung, Visioni, vol. I, pp. 82-83
Ieri, in macchina, parlavo con mio figlio che lamentava la mancanza di punti di riferimento, di valori condivisi in questa società e in questo momento storico.
Mi è tornata in mente questa citazione di Jung che, ovviamente, era rivolta ad un altro momento della nostra storia.
Certo non viviamo in periodo di guerra, anche se le guerre abbondano nel mondo, ma i valori di riferimento sono, di nuovo, demoliti e non per spingerci verso una maggiore apertura “mistica”, semmai è una spinta verso la chiusura e il ritorno a vecchie e inveterate rigidità.
Mi rendo conto che vivere nell’apertura, nell’incertezza, nel dubbio o, se vogliamo, nel mistero, non è cosa per tutti, men che meno per i giovani in via di formazione.
Un mio maestro diceva che “bisogna prima strutturare l’ego, per poi distruggerlo” e per strutturarlo, nel relativo, abbiamo bisogno di limiti e punti fermi, di verità (per quanto sommarie).
Viviamo in un tempo senza verità, non perché si sia compresa l’impermanenza o si abbia esperito l’infinito, ma solo perché si ricerca una presunta libertà che altro non è che libertinaggio e anarchia caotica.
La saggezza folle dello Dzogchen nulla ha a che vedere con questa assoluta mancanza di buon senso, anzi Trungpa Rimpoche insisteva sul concetto di gerarchia naturale, cioè di una sorta di ordine nel relativo.
La reazione a questa assenza di gerarchia naturale sono poi le derive fondamentaliste (politiche o religiose) che tanto seguito hanno nel mondo, con rischi enormi per la democrazia e le conquiste sociali fatte negli ultimi decenni.
Come ripristinare questa gerarchia e questi valori condivisi?
Non ho una risposta, ma credo che tutti dovremmo muoverci, pur faticosamente, in quella direzione, se non vogliamo che le nuove generazioni deraglino già all’inizio del loro percorso esistenziale (come troppo spesso sta già accadendo).
[…]
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“Quando incontri dopo tanto tempo una persona con la quale hai condiviso un pezzo di vita, della quale hai addirittura creduto di essere innamorato, è inevitabile che ti sembri diversa. È cambiata, come cambiamo tutti, e questo ti appare normale. Poi, a volte, se osservi con attenzione, se non distogli lo sguardo, ti rendi conto con sgomento che quella persona non è diversa. È la stessa, almeno nei tratti sostanziali. Era nel passato in cui vi eravate incrociati, che ti era sembrata diversa. Proiettavi su di lei i tuoi desideri, le tue aspirazioni e i tuoi bisogni. In un certo senso te l’eri inventata, l’avevi creata, ti eri raccontato una bugia complessa, articolata e difficile, molto difficile da svelare.”
G. Carofiglio, La misura del tempo, Einaudi
Leggendo il bel legal thriller di Carofiglio ho trovato questa frase di squisita profondità psicologica (oltre a varie altre che impreziosiscono il testo, come gli altri dell’autore) che colpisce subito nel segno: ci raccontiamo un sacco di storie, mentiamo a noi stessi!
Quando si dice che il nostro ego ci fa vivere in una sorta di sogno (o incubo) e che dobbiamo risvegliarci (divenire Buddha) significa smettere di raccontarci storie e di vedere la realtà per ciò che è.
Questa sensazione ben descritta da Carofiglio è comune a molti, incontrando amici o amori del passato provi una situazione di sfasamento e disagio, come se la persona non fosse più la stessa, mentre ciò che è radicalmente cambiato è la nostra proiezione. Possiamo accorgercene o negarlo a noi stessi, possiamo imparare dall’esperienza o, come più spesso capita, venirne fuori dando la colpa al tempo passato.
Noi, in realtà, creiamo l’altro in base ai nostri bisogni/proiezioni, senza vedere chi l’altro sia veramente e questo in ogni tipo di rapporto, finanche con i maestri spirituali.
Qualche tempo fa ho avuto uno scambio con un giovane praticante buddhista, devotissimo al proprio maestro, che mi contestava il mio disincanto verso i “maestri”, comprensibilissimo vista la giovane età e la non lunghissima esperienza di dharma… da buon “innamorato” proiettava i suoi bisogni/aspettative sull’insegnante, mentre io, da vecchia volpe spelacchiata, riconosco le proiezioni che mettevo in atto (ai miei tempi).
Smascherare i nostri meccanismi proiettivi è un ottimo modo per uscire dai meccanismi nevrotici e dalle coazioni a ripetere relazionali, per imparare ad incontrare gli altri in modo più autentico.
Il vero amore è quello che ama l’altro in quanto altro e non come immagine che deve rispondere ai nostri bisogni e aspettative, si basa sulla capacità di vedere la realtà dell’altro e di accettarla.
Troppo spesso rincorriamo i nostri sogni, senza mai cercare di svegliarci.
Ovviamente è tutto molto umano, troppo umano, ma inevitabilmente foriero di frustrazione e sofferenza come ci insegna il Buddha.
Carofiglio colpisce nel segno, come spesso sanno fare gli scrittori, smaschera un meccanismo perverso in cui spesso cadiamo e che dobbiamo scardinare per poter trovare un minimo di equilibrio e verità nei nostri rapporti.
Marco Valli (Osel Dorje) è stato docente di Lingua e letteratura Italiana, psicoterapeuta e redattore di CEM Mondialità. Attivo nel dialogo interculturale e interreligioso è stato allievo di Lanza del Vasto, Bede Griths, Raimon Panikkar, e da sempre cerca di diffondere il dharma buddhista in modo informale e laico attraverso conferenze, seminari e pubblicazioni.
Oltre i numerosi articoli su giornali e riviste ha pubblicato: La saggezza folle (ed. Promolibri, Torino 1995), Il Buddha verde (ed. Promolibri, 1997), Verso Casa (ed. Ariana, Bologna 1998), Buddhismo (sette e religioni) (ed. ESD, Bologna 1998), Solamente un gusto (ed. Xenia, Milano 1999), Tra silenzio e parole (ed. Promolibri, 2000), Le ore dell’Anima (ed. Xenia, 2002), Se il mondo mi crollasse addosso, in: Brunetto Salvarani, La Fragilità di Dio (ed. EDB, Bologna 2013), Il Buddha in classe (ed. Xenia, 2016), Vivere consapevolmente (ed. Venexia, Roma 2020), L’insegnante consapevole (ed. Verdechiaro, Reggio Emilia 2020), Buddhismo e vita quotidiana (ed. Xenia, 2020), Incontri (ed. Verdechiaro, 2021).