Donna Filosofia: la Nuova Medicina
Dopo avere rifondato nello stato di coscienza dell’Amore la Medicina dando vita alla PNEI, la Psicologia generando una Psicologia dello Spirito, la Sociologia reinterpretando in senso spirituale il Marxismo, la Sessuologia considerando la sessualità non più una pulsione ma uno stato della coscienza, la Teologia riportando in vita il Cristianesimo ariano quale linea profetica della Chiesa cristiana e la Giurisprudenza sostituendo alla vecchia idea di Diritto naturale quella di Diritto spirituale, l’ultimo sapere umano quale compimento trasformativo del Mondo non poteva che riguardare la Filosofia.
Ma dovendo essere la Filosofia la riflessione dell’essere umano sul mondo, su
se stesso e su Dio, ed essendo essa stata invece di fatto espressione del solo pensiero maschile, si rende oggi necessaria la genesi di una Filosofia al Femminile, non delle sole donne, ma concepita da uno sposalizio spirituale d’Amore fra l’uomo e la donna.
Questo saggio è nato da una interazione telepatica d’Amore fra una donna ed un uomo, con la funzione da parte maschile di de-costruzione, e da parte femminile di un vero e proprio concepimento di un nuovo modo di esistere nel mondo, nella consapevolezza che la vera unione fra il maschile ed il femminile non è la somma di due metà, che in questo modo resterebbero separate, ma un’unione alchemica di co-espressione dei due principi maschile e femminile.
Verranno giorni in cui
Uomo e Donna faranno Filosofia
amandosi spiritualmente e sessualmente fra loro,
quale senso ultimo del Cantico dei Cantici.
Introduzione
L’ontologia e l’idea del femminile in filosofia
I sette principi dell’universo secondo la Tradizione dei Magi
La biologia degli archetipi
Rapporto tra evoluzione storica e biologica
L’io mentale e il sé
Evoluzione della coscienza ed evoluzione della sessualità
La rivoluzione della PNEI clinica
La santità e lo stato di malattia
Psicanalisi e filosofia
Rapporto tra filosofia e psichedelia
Il male secondo una Filosofia al Femminile
L’enigma della sessualità della donna
L’enigma del concetto di interiorità
La reinterpretazione cristologica della donna
La chiesa come donna
Innamoramento e amore cristico
L’innamoramento e l’amore universale
La cristallinità dell’amore
La simbologia di Efeso
La sessualità dei discepoli e delle discepole
Il nuovo amore tra uomo e donna come Adamo ed Eva nell’Eden
La nuova sessualità tra uomo e donna quale esperienza mistica dell’amore ecclesiale di cristo per la sua chiesa
La nuova sessualità in cristo tra uomo e donna quale anticipo escatologico
La donna e la storia
La storia come corpo mistico dell’umanità
Il profeta e le donne
Le donne e la profezia
Le donne e la guerra
Una riscoperta dell’amore tra uomo e donna quale solo antidoto alla guerra
Le armi della magia nell’ultima delle guerre
Paolo e Francesca
La rifondazione in Cristo dell’amore tra l’uomo e la donna
Regole della nuova sessualità in Cristo quale vero senso dell’Alchimia
Conclusione
Amore extra-terrestre
Dopo aver rifondato la medicina nello stato di coscienza dell’Amore, in antitesi a quello del semplice codice morale, dando vita alla Pnei; la psicologia generando una psicologia dello Spirito; la sociologia reinterpretando in senso spirituale il marxismo; la sessuologia considerando la sessualità non più una pulsione ma uno stato della coscienza, la teologia riportando in vita il cristianesimo ariano quale linea profetica della Chiesa cristiana e, infine, la giurisprudenza sostituendo alla vecchia idea di diritto naturale quella di diritto spirituale, l’ultimo sapere umano quale compimento trasformativo del mondo non poteva che riguardare la filosofia.
Ma dovendo essere la filosofia la riflessione dell’essere umano sul mondo, su se stesso e su Dio, ed essendo stata invece di fatto la sola espressione del pensiero maschile, non si tratta tanto di rifondare la filosofia, ma semplicemente di smascherarla quale espressione del solo pensiero maschile e, quindi, di una concezione meccanica della realtà, tamponata istericamente a volte da una sterile rivalutazione dell’elemento sensibile-estetico, ma sempre e solo in forma separata o parallela rispetto alla dimensione razionale, allo stesso modo in cui il principio maschile e quello femminile restano ancora separati tra loro, all’alba del terzo millennio, con la conseguente necessità della genesi di una Filosofia al Femminile, non delle sole donne, ma concepita da una sposalizio spirituale d’Amore tra l’Uomo e la Donna. Così per un uomo conoscere l’intimo mondo spirituale ed erotico di una donna è come conoscere e comprendere Dio.
Questo saggio è nato da una interazione telepatica d’Amore tra una donna e un uomo, con la parte maschile nella funzione di de-costruzione – nel senso di confutazione su base ontologica di tutti quei filosofi che, opponendosi al pensiero magico, si sono di fatto opposti in forma più o meno cosciente alla genesi di una Filosofia al Femminile – e da parte femminile quella non tanto della ricostruzione, bensì di un vero e proprio concepimento di un nuovo modo di esistere nel mondo, quello della identità ontologica femminile dell’essere umano, da reinterpretarsi come un unico spirito in grado di incarnarsi nella storia in forma maschile o femminile, nella consapevolezza che la vera unione tra il maschile e il femminile non è la somma di due metà – perché in questo modo le due metà resterebbero due metà separate – ma l’unione alchemica tra un uomo e una donna, nei quali si sia già compiuta la co-espressione dei due principi maschile-femminile, sia nell’uomo che nella donna.
Introduzione
La definizione più sintetica e corrispondente al vero della filosofia, quanto meno per i tempi moderni, è senza dubbio quella formulata da Martin Heidegger sulla filosofia quale interrogarsi sull’Essere e sul senso dell’Essere, non secondo schemi mentali umani ma secondo la stessa verità dell’Essere, essendo l’essere umano (il Da-Sein, cioè “l’Esser-ci”) il solo ente tra gli enti a interrogarsi sul senso dell’essere. Ma in realtà non è l’essere umano nella sua totalità a interrogarsi sull’Essere, perché di fatto è solo l’uomo a farlo, essendo l’Essere percepito come esterno a sé. La donna non si interroga sull’Essere, essendo una sola realtà con esso, percepito come la Vita, quindi l’Essere nel suo infinito mutare nel divenire, non quale realtà statica e immutabile. L’Essere appare come realtà statica all’intelligenza maschile e come realtà mutevole a quella femminile, non in modo caotico ma secondo ben precise coincidenze e corrispondenze, essendo una sola la Vita. Esistono pertanto due tipi di intelligenza nell’essere umano: quella dell’uomo, che conosce il mondo separando una realtà dall’altra, e quella femminile, che comprende il mondo nella sua unità, essendo ogni realtà connessa funzionalmente all’altra. L’intelligenza maschile tende a separare il fatto dal suo senso e dal suo perché, come se il senso di una realtà fosse esterno alla realtà stessa, retaggio questo del kantismo, rispetto al quale sono solo cambiati i termini, per cui non si parla più di numero quale essenza che sta dietro il fenomeno ma di senso come separato dal fatto. All’opposto, l’intelligenza femminile non divide il significato dall’evento, secondo quindi una percezione estetica, volta non a interpretare il mondo, ma a viverne la realtà. Un’intelligenza non è superiore né inferiore all’altra, ma costituisce semplicemente una delle due tipologie di intelligenza di cui dispone l’essere umano nella sua diade di Uomo e di Donna, insufficienti a conoscere il mondo se separate tra loro o semplicemente accostate in forma duofisita. Pertanto, la definizione data da Heidegger alla filosofia quale interrogazione sull’Essere è semplicemente la filosofia dell’uomo, cioè una filosofia al maschile, perché la donna non si interroga sull’Essere ma vive della vita stessa dell’Essere per effetto della struttura funzionale del suo corpo femminile, poiché la coscienza non è indipendente dalla biologia né suo semplice effetto, come pensava l’ormai vecchio Neo-Positivismo, ma neppure immediata rispetto ad essa. Non solo, ma il porsi dinanzi all’Essere secondo un’intelligenza interrogativa maschile comporta per automatismo mentale il concepire la dimensione femminile dell’Essere, così come emerge in Heidegger, il quale descrive l’Essere come una realtà che svelandosi si rivela, dinamica tipicamente femminile, per cui la filosofia di Heidegger, senza sovra-esaltare la psicanalisi freudiana, è in parte influenzata da proiezioni inconsce psico-sessuali, come del resto è naturale che sia. L’unico filosofo che abbia avuto la dignità di criticare la filosofia per la sua matrice maschilista è stato Derrida, ma non da un punto di vista ontologico inerente alla diade unitaria dell’Essere quale essenza archetipica della realtà – con la conseguente esistenza di due tipi di intelligenza, quella analitico-separativa maschile e quella sintetico-unitiva femminile – quanto piuttosto sulla base di semplici motivazioni psico-sociologiche. L’identità sessuale condiziona la percezione ontologica del mondo e di Dio, quale motore del cosmo secondo un’ottica maschile, e quale vita del mondo secondo un’ottica femminile.
Il fatto che ci siano state molte meno filosofe che filosofi e che nessuna corrente filosofica abbia mai avuto in origine una matrice femminile, non implica che le donne siano meno portate o che siano negate per la filosofia, ma semplicemente che non rientrano nel modo maschile di concepire la filosofia, e sono pertanto chiamate a generare una Filosofia al Femminile, fondata non sulla realtà astratta dell’Essere ma sulla realtà concreta e fenomenologica della vita, unica vera categoria idonea a parlare umanamente dell’Essere.
Il teologo Jean-Luc Marion aveva prospettato la necessità di parlare di Dio senza più ricorrere alla categoria dell’Essere, senza tuttavia giungere a comprendere la sola vera ontologia, quella fondata sulla vita ed espressione di una Filosofia al Femminile. Serve pertanto una Filosofia al Femminile che non si limiti più a interrogarsi sull’Essere, ma che descriva l’Essere come ciò che c’è, vero sogno fallito della Fenomenologia di Edmund Husserl. Una filosofia è femminile non solo se esercitata da donne, ma se è espressione di una visione unitaria della realtà, non astrattamente pensata ma esistenzialmente percepita e vissuta. In definitiva, una Filosofia al Femminile non è che una filosofia degli stati di coscienza, in grado di riconoscere sia l’universalità sia la relatività della Verità in relazione a un differente livello di coscienza e universalmente identica, a parità di stato della coscienza, vivendo il quale ogni essere umano direbbe le medesime cose per il fatto di vivere le medesime realtà. È implicito che né una filosofia solo maschile – quella del passato – né una filosofia solo femminile – quella del futuro – potranno mai comprendere il reale nella sua totale identità. Termini per descrivere la totalità del reale, quali quello di “Natura” o “Tutto” proposti da Friedrich Hölderlin o quello di “Assoluto” formulato da Friedrich Hegel, certamente non agevolano una nuova percezione magica e cosciente, e non più mitologica, del mondo, essendo ancora influenzate da una matrice da una parte pagana e, dall’altra, da una eccessiva astrazione mentale.
La categoria di “Vita” potrebbe essere esistenzialmente più appropriata per indicare l’Essere. Appare pertanto evidente che, essendo l’Essere uno nella diade maschile-femminile o Auto-coscienza e Vita, solo da una interazione cognitiva tra intelligenza maschile e intelligenza femminile, in un rinnovato e ritrovato Amore nel suo senso ontologico tra uomo e donna, potrà generarsi una vera ermeneutica del reale nella sua effettiva ontologia di unità di una dualità, nella consapevolezza che lo spirito umano può esprimersi in forma di paritetica dignità in un corpo maschile o in un corpo femminile per vivere una delle due visioni del mondo.
Verranno giorni in cui Uomo e Donna faranno filosofia amandosi spiritualmente e sessualmente tra loro, quale senso ultimo del Cantico dei Cantici. L’intelligenza maschile rende possibile un nuovo impulso simil-fecondativo, ma è poi l’intelligenza femminile a concepire l’idea e renderla carne, cioè verità nella storia, cioè a renderla possibile, sapendo che una realtà è possibile solo quando accade, in sintonia con quanto afferma il teologo protestante Eberhard Jüngel. In definitiva, principio di una Filosofia al Femminile è concepire l’Essere come Vita affinché, unita a una Filosofia al Maschile che concepisce l’Essere come Coscienza, impersonale come motore immobile in Aristotele o in forma personale secondo le fedi monoteistiche classiche, possa generare una filosofia androgina che contempli la realtà nella sua dimensione androgina. All’opposto, la filosofia maschile ha considerato solo la dimensione della razionalità quale via di conoscenza o quella dell’estetica quale conoscenza sensibile del mondo, ma è ancora lontana dall’interpretazione archetipica della realtà perché una sola è l’estetica in grado di dischiudere alla percezione degli Archetipi, quella dello stato di coscienza dell’Amore di Cristo, non vivibile indipendentemente da Cristo, morto una volta sola ma risorto per sempre…
L’estetica della filosofia maschile si è invece limitata alla contemplazione di ogni realtà nella Natura, tranne paradossalmente della propria stessa biologia umana quale opera suprema della divina arte del Creato e, di conseguenza, della realtà stessa della donna quale espressione somma della Vita nella dinamica della sua bellezza, relegandola alla sola sfera dell’arte, della poesia o della pittura, ma non quale categoria ontologica dell’Essere. L’esclusione della bellezza della donna dalla riflessione filosofica ha così determinato una progressiva perdita della bellezza del mondo, perché l’intelligenza maschile è in grado di cogliere solo la staticità del Cosmo con le sue geometriche leggi, mentre soltanto quella femminile ne può percepire anche le regole che presiedono al mutare vibrazionale della Vita dell’universo. Soltanto la donna può rendere filosofia anche la poesia.
Ma la filosofia maschile è rimasta solo maschile per secoli, non essendo riuscita a ripristinare lo stato originario androginico della Conoscenza, sino alla crisi mortale definitiva del momento presente, umiliata da un virus, non avendo saputo comprendere gli Archetipi della risposta biologica immuno-infiammatoria, come del resto neppure la scienza. In questo modo, solo nell’unione d’Amore tra Uomo e Donna è possibile una reale filosofia fenomenologica dell’Esistente.
La filosofia maschile non ha saputo unire tra loro il razionalismo del maschile con l’estetica del femminile. Così il potere cognitivo dell’essere umano è rimasto “schizofrenizzato”. Esiste una sola forma di estetica dotata anche di potere cognitivo razionale, quella della percezione d’Amore nel cuore fisico (effetto dell’apertura totale del centro del cuore), che dischiude alle facoltà extra-sensoriali, con le quali solo poter percepire gli Archetipi del reale, per cui anche quella delle facoltà extra-sensoriali per opera femminile diviene tematica di una filosofia degli stati di Coscienza, anziché relegarne lo studio all’ambiguità della parapsicologia.
Se una filosofia non ha saputo conseguire l’identità totale dell’essere umano partendo dal solo sussistere maschile, che dalle donne abbia dunque origine una nuova filosofia che, sulla base di un progressivo vissuto cristico dell’Amore e di una profonda sapienza della Scienza dei Magi, sappia conseguire quella totalità androginica della filosofia, una filosofia identificativa dell’essere umano nella sua diade co-originaria di Uomo e Donna e questo, in particolare, agli occhi di eventuali extra-terrestri. Ma è solo in Dio, quale loro comune origine, che Uomo e Donna possono capirsi. Il potere è maschile ma è la donna a stabilire implicitamente a quale tipo di uomo riconoscere il potere, differenza questa che separa nell’Amore di Cristo le donne dell’Antico Testamento, le quali concepiscono il maschio come dominatore e vivono in funzione del maschio, consegnando in questo modo il potere al maschio per poi lamentarsene, dalle donne del Nuovo Testamento, che riconoscono come unico vero principio maschile lo stato di coscienza dell’Amore cristico quale sentimento supremo e somma Conoscenza.
Filosofi quali Michel Foucault e Gilles Deleuze si sono insigniti il ruolo di essere stati tra i primi a inserire la categoria del Piacere e del Desiderio nella filosofia quando, invece, lo aveva già fatto non Epicuro, per il quale il piacere non era che assenza di dolore (al pari della dipendenza da oppiacei), ma Aristippo di Cirene, inesorabilmente trascurato dalle scuole d’Occidente, a conferma dell’implicita dinamica repressiva del piacere della mente maschile, e quindi da Friedrich Nietzsche, in tempi più moderni, il quale ha mostrato come anche il piacere sia eterno e meritevole in eterno di essere vissuto, anche se in forma simil-pagana e implicitamente oppositiva alla spiritualità.
Con il senno di poi, l’errore di Nietzsche fu quello di vedere la scienza oggettiva come un avversario quando invece, decenni dopo, proprio questa, attraverso le conoscenze della psico-neuro-immunologia, avrebbe dimostrato che la biologia umana è strutturata per l’apertura all’Amore e l’“eternalizzazione” del Piacere attraverso una dinamica di perfetto equilibrio tra oblio e memoria. Se una filosofia al maschile ha portato al disgusto e al disprezzo dell’essere umano, una Filosofia al Femminile ne ripristinerà la gloria e la dignità. Per questo, solo una Filosofia al Femminile potrà fare del Piacere e dell’Amore una tematica della filosofia e non più in antitesi alla fenomenologia dello Spirito.
Altro aspetto fondamentale è quello del metodo all’interno di una rifondazione della Filosofia al Femminile, sia nel modo di confrontarsi con altre concezioni del mondo sia nel processo della Conoscenza. Nel confronto con altri orientamenti di pensiero, il metodo è quello della maieutica, non secondo l’interpretazione di Socrate intesa come un portare l’altro alla comprensione del Vero, ma in quella, sfuggita a tutti, di Gesù Cristo, fondata non sul negare la tesi avversaria ma dimostrando come essa neppure sussiste. Il metodo da seguire nel cammino della Conoscenza è quello di Cartesio, reinterpretato nella sua originaria matrice occulta, accettando solo ciò che è evidente e riducendo il complesso al semplice, per poi dal semplice ricostruire il complesso, accertandosi infine che ogni passaggio sia stato eseguito in modo corretto. Quello che nessuno ha compreso riguarda proprio cosa si intende per “riduzione al semplice”: non certo una riduzione quantitativa numerica ma, piuttosto, sintetico-spirituale, individuando gli Archetipi nella strutturazione del reale. Pertanto, il metodo di una possibile Filosofia al Femminile è quello dell’identificazione degli Archetipi della realtà, del Cosmo come della biologia e della psicologia umana.
Partendo proprio dalla constatazione della desolazione dello stato attuale della sessualità umana, il modo più concreto, tangibile ed esistenzialmente constatabile per sintetizzare il senso umano dell’opera redentrice soteriologica di Cristo è quello di vederla come volta a ripristinare storicamente – e in forma dialetticamente autocosciente – la divina dignità dei due sessi dell’Uomo e della Donna, sottraendo la donna al potere di Satana, al quale l’uomo stesso l’aveva consegnata. L’esclusione della donna ha comportato la formulazione di antropologie parziali ed erronee. Così tutte le principali antropologie formulate da una filosofia al maschile hanno sistematicamente contrapposto e separato sessualità e spiritualità, senza così avere saputo risolvere il dramma della natura duale dell’essere umano. All’opposto, la relazione sessuale tra uomo e donna in Dio, che nella realtà effettiva corrisponde solo all’unione sessuale nello stato cristico dell’Amore, l’unica che può realmente fare dei due “una sola carne e un solo spirito” – affermazione troppo spesso inflazionata e razionalmente banalizzata – stabilisce, dischiudendo alla sfera dello Spirito, uno stato di anacronia quale coesistenza dei tempi nel quale tutto ciò che è stato nell’infanzia e nell’adolescenza torna ad esistere per essere riscritto e reinterpretato estinguendone, come in una catarsi, ogni eventuale trascorsa ferita dell’anima, e ciò che ancora non è, come tale in assoluto è la Comunione dei Santi.
Dopo esserci combattuti per secoli in una sorta di autoimmunità generazionale, è bene allora che Uomo e Donna tornino a vedere nel loro Amore il compimento supremo di ogni esistenza e di ogni santità, non per isolarsi dal mondo in una beata e artificiale sfera di benessere privato, ma prendendo reciprocamente a cuore e in modo paritetico i destini dell’umanità, essendo questa l’unica vera figlia di tutti gli uomini e di tutte le donne nell’unica maternità della Vita, e secondo quelle stesse regole del divenire divino.
coscienza che il modo di concepire la guarigione non fosse altro che l’effetto di
un certo tipo di filosofia, è giunta alla comprensione della necessità di rivedere
il pensiero filosofico di tutta la storia d’Occidente, ravvisando nei suoi limiti la
causa di un modo distorto di concepire la cura delle malattie umane.
Paolo Lissoni nasce nel 1954 a Milano, dove risiede. Dopo gli studi classici
consegue la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano, specializzandosi in Oncologia Medica e Medicina Interna ed Endocrinologia. Ha lavorato come medico oncologo presso la Divisione di Oncologia dell’Ospedale San Gerardo in Monza dove sono iniziate le prime ricerche nel campo della Psicoimmunologia. È considerato il padre della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia clinica (PNEI), in particolare in ambito oncologico. Per Verdechiaro ha pubblicato Magia e Scienza (2021), Vademecum della Nuova Umanità (2020), Una umana esistenza (2020), Dalla medicina dei Profeti alla PNEI (2019), Il romanzo della PNEI (2018), e La via per una sessualità spirituale (2013).