Conosci l’universo segreto che vive in te e scopri il sentiero
Cambiare la propria realtà è possibile: scopri come grazie ai principi e alle tecniche degli sciamani Huna.
Con questo libro sconvolgente, Serge Kahili King introduce uno dei più sostanziali e, in qualche modo, complessi concetti della filosofia Huna: l’idea che l’esperienza, la natura e la struttura profonda della realtà possano essere modificate grazie a una combinazione di conoscenza, abilità e visioni del mondo.
Rivoluziona la tua realtà prende le mosse dalla descrizione dei quattro mondi degli sciamani, introducendo il lettore nei piani di realtà oggettivo, soggettivo, simbolico e olistico.
I principi che stanno alla base di ciascuno diventano, per l’autore, la base a partire dalla quale raccontare esperienze e condividere strategie, metodi e tecniche pratiche per apportare un immediato beneficio nelle nostre vite: dalla risoluzione dei problemi più semplici – come sbloccare un ingorgo – al complesso e delicato mondo della guarigione, King mette a nostra disposizione un set di competenze che farà di noi dei veri sciamani urbani.
I. I quattro mondi di uno sciamano
Un po’ di contesto
L’esperienza sciamanica
Un modello per le mentalità
‘Ike papakahi: il mondo oggettivo
‘Ike papalua: il mondo soggettivo
‘Ike papakolu: il mondo simbolico
‘Ike papaha: il mondo olistico
Muoversi tra mondi
II. Un breve ripasso dei principi Huna
I principi come proverbi
I principi nei racconti
Quello che vedi è quello che ottieni
Quanto in alto puoi andare?
Tieni gli occhi sull’obiettivo
Dove sei?
Nello spirito di Aloha
Il segreto del fuoco
C’è sempre un altro modo di fare qualcosa
Parte Prima – Cambiare la realtà nel mondo oggettivo
III. La conoscenza può essere potere
Imparando a imparare
Il mito della materia
Cambiamento di primo livello
Dendriti dinamici
L’eredità del linguaggio
Il fattore AS
Tecniche del mondo oggettivo per cambiare la realtà
Parte Seconda – Cambiare la realtà nel mondo soggettivo
IV. ESP. Non puoi vivere senza
Il sesto senso non ha senso
La mente corporale e la mente focalizzata
V. La connessione telepatica
Perché scomodarsi a impararla?
ESP ed energia
Tipi di telepatia
Ricezione telepatica passiva
Ricezione telepatica attiva
Le strutture mentali per la ricezione telepatica
Le strutture fisiche per la ricezione telepatica
Due parole sul terzo occhio
Risoluzione dei problemi nella ricezione telepatica
Esperimenti tipici di telepatia
La tecnica di neutralizzazione
Cambiare la realtà con la ricezione telepatica
VI. La proiezione telepatica
Il mito del controllo della mente
Come farsi degli amici e influenzare la gente in modo esper
Trasmissione
Irraggiamento
Andare dove pochi sono stati prima
Comunicare con gli animali
Parlare al tempo meteorologico
Comunicazione telepatica con gli oggetti
VII. Fai lavorare la tua aura
Percepire l’aura
L’aura nella storia
L’aura e la scienza
Che cosa vedono gli esper?
Come vedere l’aura con uno schermo
Un’illusione ottica?
Come aumentare la propria aura
Altre tecniche per vedere l’aura
Teoria vs pratica
Proiezione di un tulpa
VIII. La telecinesi
Rivelare il mistero del potere della mente
Levitazione
Levitazione assistita
Piegatura dei metalli
Muovere gli oggetti
Esperienze personali
Movimento assistito di oggetti
Parte Terza – Cambiare la realtà nel mondo simbolico
IX. In viaggio nella terra dei sogni
Come distinguere la realtà dal sogno?
Che importa?
La pulsione a interpretare
Cambiare i simboli e cambiare la propria vita
Simboli esterni
Simboli interiori destrutturati
Sogni notturni
Le strutture dei sogni
Oltre il Giardino
Caccia all’anima
Il racconto del cliente
Il mio racconto
X. Volo magico
Introduzione
La spiegazione occulta
La spiegazione scientifica
La visione sciamanica
L’esperienza
Tipo 1
Tipo 2
Tipo 3
Tipo 4
Tipo 5
Tipo 6
Tipo 7
Tipo 8
Tipo 9 (10, 11 e così via)
Metodi
Il sogno
Meditazione su un’immagine
Il percorso ripetitivo
Il partner
Il simbolo
L’isolamento
La rotazione
Il conteggio
L’alternanza dei corpi
Come gli altri ti percepiscono
Scopo
Aiutare gli altri
Aiutare se stessi
Risoluzione dei problemi
XI. Piume purpuree
Rompere tutte le regole
Non solo piume
Programmare il sogno
Programmazione energetica
Materia malleabile
L’inesplicabile
Quando il mondo cambia
Parta Quarta – Cambiare la realtà nel mondo olistico
XII. L’unità nella diversità
La domanda di Maui
Una lezione difficile
È tutta questione di relazioni
Programmazione personale
XIII. Un tempo per “grokkare”
Modelli naturali
Modelli interni
Infine, le questioni pratiche
“Grokkare” l’acqua
“Grokkare” la roccia
“Grokkare” il fuoco
“Grokkare” il vento
“Grokkare” le piante
“Grokkare” gli animali
“Grokkare” l’essere umano
Chi è Serge Kahili King
I
I quattro mondi di uno sciamano
Sono stato allevato nell’alveo di una tradizione esoterica delle Hawaii chiamata Huna. Numerosi dettagli in merito alla mia educazione e ai principi di questa filosofia sono presenti in altri miei libri. In questa sede sarà sufficiente dire che la mia famiglia adottiva hawaiana, i Kahili, praticava una versione dell’Huna fortemente legata alle credenze sciamaniche che si possono incontrare nel mondo. In lingua hawaiana “sciamano” si dice kapua e, per amore delle distinzioni, possiamo chiamare questa tradizione specifica Huna Kapua.
Sebbene dell’Huna abbia già scritto parecchio, rapportandola a varie aree del nostro vivere, con questo libro voglio allargare il raggio delle mie ricerche ad altre conoscenze e pratiche. Senza dubbio rivelerò anche ulteriori dettagli sulla mia vita.
Un po’ di contesto
Uno degli aspetti che maggiormente confonde gli studenti di Huna è il modo in cui gli “hunatici” (parola davvero azzeccata coniata da uno di loro) guardano il mondo: mette in difficoltà i ragazzi oggi così come ha messo in difficoltà me quando è stato il mio turno di apprendere.
Quando ero un ragazzo e vivevo in una fattoria, mio padre qualche volta mi parlava del raccolto e degli animali, così come avrebbero fatto anche i nostri vicini. Qualche volta, però, parlava a quegli stessi raccolti e animali come se fossero esseri dotati di intelligenza, come se potessero capirlo e rispondergli. Imparavo a fare come lui, ma passò parecchio tempo prima che capissi davvero. C’è stato un tempo nel quale trovavo assai difficoltoso concentrarmi al contempo su tutte le conversazioni con gli alberi, i fiori, gli insetti, i minerali e gli edifici. Quindi, in un qualche modo, ho appreso ad attivare e disattivare la mia consapevolezza, senza sapere nemmeno bene come lo stessi facendo.
Durante i sette anni trascorsi in Africa la mia guida spirituale nello sciamanesimo, M’Bala, mi insegnò a fondermi con gli animali della giungla raggiungendo un profondo stato di trance. Pensavo che la trance fosse il mezzo per raggiungere quello stato, finché non mi accorsi che lo sciamano era in grado di raggiungere lo stesso risultato in un batter d’occhio, senza nemmeno passare dalla trance. Ovviamente, la trance era solo uno strumento, non la causa del cambiamento di esperienza.
Wana (William) Kahili, mio zio hawaiano, era un kahuna: mi insegnò a compiere viaggi interiori colmi di meraviglia e terrore, e a leggere gli auspici nelle nuvole e nelle foglie e nei mobili. Inoltre, mi insegnò anche a essere sempre cosciente durante il mio stato di veglia, nonché a non leggere gli auspici: ci sono momenti in cui non intravedere niente è importante almeno quanto saperlo fare.
Mio padre, M’Bala e WK non sprecarono troppo tempo a spiegarmi a parole i fenomeni che mi stavano insegnando a vivere. Tutti loro erano convinti del fatto che l’esperienza fosse la migliore maestra e che qualsiasi razionalizzazione intellettuale si sarebbe frapposta come un ostacolo tra me e lei. Grazie a questo ottimo metodo sono riuscito a liberarmi della mia testa dura e a congiungermi con il mio corpo, ma, avendo a che fare al contempo con tutti i dubbi e le paure fomentate dalla cultura non-sciamanica, ho appreso tutto come al rallentatore. Durante il mio percorso come studente e come insegnante ho scoperto che, spesso, offrire soddisfazione all’intelletto abbassa le barriere analitiche ed emozionali e permette di assimilare più velocemente l’esperienza. Per questo ho passato anni ad analizzare in un’atmosfera di non-giudizio le esperienze mie e di altri sciamani: avrei potuto condividerle più facilmente solo se avessi compreso appieno ciò che accadeva quando vivevamo quello che vivevamo.
Il vero punto di partenza fu una nozione trasmessami da Wana Kahili: ci sono quattro mondi, o visioni del mondo (livelli o classi di esperienza), che ciascuno di noi gestisce spontaneamente e di solito in maniera inconscia. Gli sciamani, al contrario, li coltivano con consapevolezza. In linguaggio hawaiano, si chiamano ‘ike papakahi (letteralmente, il primo livello di esperienza); ‘ike papalua (il secondo livello di esperienza); ‘ike papakolu (il terzo livello); ‘ike papaha (il quarto). La sua spiegazione basilare fu che questi quattro livelli rappresentano, rispettivamente: il “mondo ordinario”, il “mondo della telepatia”, il “mondo dei sogni” e il “mondo dell’essere”. Per rendere più fruibili i concetti ai miei studenti, io li ho rinominati i mondi oggettivo, soggettivo, simbolico e olistico. Wana Kahili disse anche che tutti gli esseri umani hanno accesso a ciascuno di questi mondi: l’unica differenza rispetto agli sciamani sta nella consapevolezza con la quale vi si avvicinano. Aggiunse anche che parecchia della confusione che troviamo nelle vite delle persone deriva dal fatto che esse mescolano questi mondi sia nel pensiero che nel parlare.
Il mio scopo era quello di insegnare al maggior numero di persone possibile l’esperienza sciamanica in breve tempo, quindi, nonostante questa partenza avvantaggiata, avevo parecchio da fare per completare il quadro. Segue un breve riassunto di quelle ricerche.
L’esperienza sciamanica
Che cosa facciamo noi sciamani (o hunatici) quando viviamo ciò che viviamo? Parliamo con la Natura e i suoi spiriti; cambiamo il clima e creiamo eventi; curiamo corpi e menti e canalizziamo strani esseri; ci distacchiamo dai nostri corpi, esploriamo altre dimensioni e vediamo ciò che altri non possono vedere; paghiamo le tasse, laviamo le nostre automobili e facciamo la spesa. C’è un fil rouge che lega tutte queste attività, anche molto diverse, o si tratta solo di un’accozzaglia di cose completamente diverse?
Un indizio potente lo troviamo nel primo e fondamentale principio Huna: «Il mondo è ciò che tu pensi che sia». Un modo più conosciuto per dire la stessa cosa è: «Tu crei la tua realtà». La maggioranza di chi lo sostiene, però, non accetta questo principio fino in fondo: credono che gli accadimenti negativi nelle loro vite siano una conseguenza diretta dei loro errori. Altri, che si spingono un po’ più avanti nell’accettazione, ne limitano comunque il significato all’idea di essere i diretti responsabili dei propri sentimenti e della propria esperienza: costoro pensano che saranno in grado di attrarre cose buone se modificano i pensieri negativi in positivi.
Gli sciamani, invece, arrivano molto oltre. Con quella frase non intendiamo la possibilità di attrarre esperienze di un determinato tipo grazie al pensiero, ma quella di creare effettivamente più realtà. È attraverso le nostre assunzioni, i nostri atteggiamenti e le nostre aspettative che rendiamo le cose possibili o impossibili, reali o irreali. Per dirla in un altro modo, cambiando forma mentis possiamo realizzare cose ordinarie o straordinarie nella stessa dimensione fisica che condividiamo con tutti gli altri. Lo ripeto spesso: gli sciamani non sono eccezionali. L’eccezionalità dipende da come esercitiamo le nostre capacità.
Il modo che abbiamo per cambiare la nostra esperienza e imparare a utilizzare abilità straordinarie in una realtà data è modificare il sistema di credenze (o assunzioni, atteggiamenti e aspettative) sulla realtà in un altro. Sembra davvero semplice, detta così, e in effetti lo è. La parte più difficile – che per alcuni può essere addirittura molto difficile – è accettare la semplicità, perché significherebbe cambiare idea su che cos’è la realtà. La definizione che amo utilizzare è molto immediata: la realtà è esperienza. Non importa se credi in un mondo “là fuori”, in un mondo di collegamenti telepatici ed energetici, in un mondo fatto di sogni o in uno di singolarità. La realtà è esperienza, e l’esperienza è realtà. Quindi possiamo sia attivarci per modificare la realtà, così da migliorare la nostra esperienza di essa, sia provare a modificare la nostra esperienza per influire sulla realtà. Il libro parla di questo.
Un modello per le mentalità
Il modello che sto per esporre è stato elaborato per consentire agli sciamani urbani contemporanei di distinguere con chiarezza e consapevolezza tra diversi livelli di realtà e formae mentis. In una società nella quale lo sciamanesimo fosse più diffuso questo non sarebbe necessario: gli stessi cambiamenti di mentalità potrebbero avvenire intuitivamente perché ci sarebbero meno contraddizioni con altre filosofie, sia religiose che secolari.
Per fare un esempio, immaginiamo un antropologo su un’isola del Sud del Pacifico, intento a studiare la cultura dei nativi. Un giorno lo sciamano del villaggio, tornato dal lavoro nel suo campo di taro, annuncia che la dea Hina gli è apparsa a cavallo di un arcobaleno e gli ha rivelato che un uragano sta per abbattersi sul villaggio, dopo di che si è trasformata in un uccello ed è volata via. Lo sciamano è facilmente passato dal sarchiare il campo all’interagire con una divinità, e gli isolani lo accettano senza problemi perché è ciò che si aspettano da lui: che sia capace di lavorare la terra così come di decrittare i messaggi degli dèi. L’antropologo, dal canto suo, è intrappolato in una mentalità che gli suggerisce che questo sarebbe possibile solo se lo sciamano fosse sotto l’effetto di qualche droga, avesse seri problemi psichiatrici, fosse un impostore o stesse drammatizzando qualche percezione del tutto normale. L’eventualità che egli abbia comunicato con uno spirito è fuori discussione, così come la possibilità che lui stesso sia in grado di farlo.
Le varie visioni del mondo sono illustrate a seguire. Mentre leggete, però, tenete presente che ciascuna si può assaggiare – come sfiorando l’acqua di una piscina con l’alluce – o ci si può immergere completamente – come esplorando le profondità dell’oceano.
‘Ike papakahi: il mondo oggettivo
Prendendo una radura in una foresta come metafora, l’esperienza puramente sensoriale che puoi averne – i colori delle piante, del terreno e del cielo; il profumo dei fiori; il cinguettio degli uccelli; la brezza che ti scivola sulla pelle; la percezione del movimento di un cervo e della sua cerbiatta – verrebbe contestualizzata in una cornice del mondo oggettivo. Ti sarebbe anche immediatamente evidente, dal punto di vista in cui stai guardando la radura, quanto essa misura, che gli alberi che puoi vedere sono di un certo numero e di un certo tipo, che alcuni sono latifoglie e altri conifere, che determinati animali popolano l’area, che qualcuno la possiede e così via. Tutto questo è certamente vero, ma solo a un primo livello di percezione. In questo livello non puoi percepire altro semplicemente perché vale un assunto che funge da cornice per il mondo oggettivo: tutto è separato. Questo principio consente di classificare e suddividere in categorie, ma è anche alla base di tutte le leggi della fisica e delle varie filosofie che teorizzano causa ed effetto.
Spesso è abbastanza difficile per chi è cresciuto immerso in questa convinzione capire che si tratta solo di una razionalizzazione: sembra così ovvio che sia la pura verità! Ma, d’altronde, è questa la natura degli assiomi: tutta l’esperienza finisce per divenire solidale con quella credenza. È come indossare lenti rosa e dimenticarsi di averle sul naso: se non ti viene mai in mente che puoi toglierle, finirai con il pensare che il rosa sia la tinta naturale di tutte le cose e l’unico colore possibile al mondo. L’assurdità si svela quando si diventa consapevoli – consciamente o meno – di altri assunti. Se gli occhiali scivolano via o se sogni un mondo in verde, cominci a ricordare di esserteli messi. A quel punto sei pronto per accedere agli altri livelli di esperienza. Gli sciamani imparano il prima possibile che il mondo oggettivo è solo uno dei possibili punti di vista.
L’idea che tutto è separato è molto potente e utile. Ha incoraggiato l’umanità a viaggiare, esplorare, incrementare il sapere scientifico e industriale… è alla base di tutti i miracoli della moderna tecnologia, inclusi quelli che hanno portato alla pubblicazione di questo libro. Comunque, è stata anche utilizzata per giustificare schiavitù, razzismo, guerre, vivisezione, inquinamento e l’iper-sfruttamento delle risorse del pianeta. Sia ben chiaro: il principio in sé non è né buono né cattivo. Gli esseri umani devono elaborare altri pensieri associati a un sistema di valori perché il bene e il male entrino a far parte del quadro, e questi possono operare su ciascun livello di realtà. Guardando oggettivamente alla nostra radura, per esempio, potresti vedere che è una cosa buona in quanto fonte di cibo per diversi animali. Oppure potresti vederla come una cosa cattiva perché occupa uno spazio che potrebbe essere sfruttato come luogo per ospitare e nutrire degli esseri umani. Il punto è che l’uso o meno dell’ambiente e dei suoi abitanti è basato sull’idea che tutte le cose sono separate, ma anche su un ben preciso sistema di valori.
Due assunti secondari del mondo oggettivo: tutto ha un inizio e una fine e ogni effetto ha una causa. Le cose esistono o cominciano a essere a seguito di qualche atto specifico, infine muoiono o smettono di essere. Questa è una preoccupazione vitale per il sistema di pensiero che sostiene il mondo oggettivo, e quindi assistiamo a dibattiti infiniti sulle cause delle malattie o sul momento esatto in cui una cellula o un gruppo di cellule può classificarsi come essere umano. Si spendono cifre impensabili per determinare le cause sociali e ambientali del crimine e per preservare gli edifici storici, perché il loro deterioramento sarebbe una perdita culturale. La gente è disposta ad affrontare ogni ostacolo emozionale e finanziario per scoprire quale specifico trauma infantile ha fatto di loro degli adulti infelici o per allungare al massimo la vita del corpo fisico. Tutto questo ha perfettamente senso se lo guardiamo alla luce di questi tre principi, ma da altri punti di vista no.
Alcune persone formulano sul mondo oggettivo un giudizio di valore e sostengono che sia qualcosa di negativo, così cercano modi per evadere, lo sminuiscono o lo negano. Secondo il pensiero sciamanico, invece, il mondo oggettivo è semplicemente un posto in più nel quale operare, e operare efficacemente in ogni mondo è l’obiettivo degli sciamani. Nel suo primo ruolo di guaritore, quindi, lo sciamano potrebbe utilizzare i principi del mondo oggettivo per diventare esperto di massaggi, chiropratica e chirurgia, per conoscere a fondo i poteri delle erbe e dei medicinali, per approfondire i benefici che possono dare una sana nutrizione, l’esercizio fisico ma anche la cromoterapia – il tutto senza, però, sentirsi limitato entro gli stretti confini degli assunti di base di questi metodi.
Al primo livello possiamo cambiare la realtà modificando ciò che facciamo, verbalmente e fisicamente. […]
Serge Kahili King è stato avviato alla pratica di sciamano da suo padre all’età di quattordici anni. Laureato in Psicologia presso la California Coast University, è il curatore del Museo d’Arte Hawaiana di Kauai, dove sono esposte opere hawaiane e manufatti africani. Pubblica da anni e in tutto il mondo libri sull’Huna, la filosofia e pratica di vita sullo spirito di Aloha, l’attitudine all’amore e alla pace per le quali la Polinesia e le isole Hawaii sono famose.
I suoi corsi e workshop mirano a insegnare come usare le pratiche sciamaniche e di guarigione spirituale per scoprire il proprio potere creativo.
2 Commenti su “Rivoluziona la tua realtà”
il testo è un po’ datato e ha un’impronta molto americanizzata al fine di promuovere una scuola di sciamanesimo. Tuttavia è ricco di informazioni di prima mano sulla metodica Hawayana “Huna” e crea un quadro complessivamente completo dei vari ambiti sciamanici. Interessante.
E’molto interessante; ci porta a vivere e vedere il mondo con curiosita’, con ammirazione, con amore.
Inizialmente c’e chi lo fa con scetticismo e chi e’ fermamente convinto.
Ognuno e’ libero nelle sue idee, l’importante e’che non coinvolga o costringa l’altro a pensarla allo stesso modo.
Grazie
Maria Grazia Cima