Con prefazione di Selene Calloni Williams
Strumenti e metodologie per il Counselling espressivo, simbolico, archetipico e immaginale
I Tarocchi Fiabeschi sono un sistema simbolico di immagini originali, con personaggi, luoghi e oggetti, che raffigurano gli archetipi delle fiabe. Le carte, grazie al potere delle immagini unito a quello delle parole, hanno diverse funzioni: raccontare e farsi raccontare storie, parlare con l’inconscio, fare anima, chiedere e ricevere risposte, conoscere e trasvalutare le immagini interiori, risvegliare l’immaginazione e la magia. La Psicofiaba nasce dall’unione di “psiche” (anima) e “fiaba” (raccontare) e rappresenta appunto il racconto dell’anima, per l’anima. Psicofiaba è un regno intermedio, una terra di mezzo, tra il conscio e l’inconscio, tra il sogno e la veglia, tra realtà e immaginazione, tra materia e spirito, uno stato di coscienza onirico, poetico, creativo, intuitivo, estetico ed estatico. Essa si ispira alla Psicomagia e agli Psicotarocchi di A. Jodorowsky e alla Psicologia Immaginale di J. Hillman e di Selene Calloni Williams. Ascoltare, raccontare, creare fiabe, consente di risvegliare la voce e la magia del meraviglioso dentro di noi e nel mondo. Fare fiabe è fare anima, è uno stato meditativo, per chi narra e per chi ascolta, è ritornare alla sorgente dell’immaginazione. Fare fiabe è ricordarci chi siamo. Questa è la possibilità che le storie ci offrono. Un viaggio e un percorso di “Reminiscenza”.
Ascolta l’intervista a Paola Biato.
Prefazione di Selene Calloni Williams
Introduzione
Il viaggio dell’eroe
La chiamata
Iniziazioni
Aiutanti magici
La partenza
Piccolo vocabolario
Primo Capitolo
Cosa sono i Tarocchi fiabeschi
Personaggi
Il re
La regina
L’eroe
Pulcinella
Pulcinella equilibrista
Lo gnomo
Il mago
La fata
Gli amanti
La dea
Animali
L’aquila
L’unicorno
Il lupo
Il drago
Oggetti magici
Il baule
Il tamburo
La bottiglia
Luoghi
La casa nel bosco
Il castello
La conchiglia
Il mare
L’albero alchimista
La danza estatica
Secondo Capitolo
Come utilizzare i tarocchi fiabeschi
Perché raccontare e inventare storie?
Carte e meditazione
Alcuni schemi di lettura
Mappe per raccontare e farsi raccontare
Struttura narrativa di fiabe e racconti
C’era una volta…
Risolvere i problemi
Il viaggio dell’eroe
Le tre fasi: distacco, separazione, ritorno
Ambiente (setting)
Rituali
Origini e storie sulle fiabe
Oracoli e carte da fiaba
Il mandala delle fiabe (cynosaura lucensis)
Carte da fiaba per i bambini
Il domino delle fiabe
Il cartellone delle fiabe
Le carte arcobaleno
Terzo Capitolo
Counselling e fiabe
Quarto Capitolo
Alcuni approfondimenti teorici
Cornici teoriche
Psicomagia
Psicologia immaginale
Il metodo simbolo-immaginale
Psicofiaba
Le fiabe nel Counselling
Fiabe e costellazioni familiari
Fare fiabe è Fare Anima
Storie e metafore
Dna e linguaggio
Ringraziamenti
Bibliografia
Prefazione
di Selene Calloni Williams
Curare e narrare sono una medesima arte, poiché l’uomo è storia, fiaba, mito.
Il mito non serve per descrivere la realtà, il mito porta in essere la realtà. E così l’arte di raccontare miti è l’arte di curare, di trasformare la realtà; è un’arte magica.
La mente ha una base poetica. La natura è il sogno dell’anima, un sogno poetico, mitico.
Ogni cosa in natura è un’immagine ologrammatica che contiene in sé tutte le altre cose, tutte le altre immagini. In virtù di ciò ogni immagine è una storia, è il racconto di una possibilità dell’immaginazione di declinare, di celebrare, di concepire e creare immagini: un punto di vista immaginativo, una prospettiva immaginale.
Un tempo l’arte di narrare fiabe e di fare teatro si prefiggevano un intento terapeutico. Oggi il cantastorie-guaritore fatica a r iconoscere se stesso. Egli è il portatore di un’arte che non può essere riprodotta in modi industriali, non può dare profitto. Essere cantastorie-guaritori è come essere poeti, richiede un’iniziazione dell’anima, non è cosa che si possa vendere o comperare.
Il cantastorie-guaritore è un vero sciamano, egli descrive immagini che sono “eidola”, dei, numi, geni, spiriti, demoni, sogni e antenati: narra l’invisibile, traghettandolo nel mondo dell’evidenza, operando magie, facendo apparire ciò che l’attimo prima non esisteva e dissolvendo ciò che fino all’istante precedente tutti avevano sotto agli occhi. Ci vuole un’investitura non comune per fare ciò, bisogna essere capaci di “vedere” l’invisibile e di dialogare con i numi, gli dei, gli spiriti, i demoni, i geni, gli antenati defunti da numerose generazioni, le immagini oniriche: tutto ciò appartiene al misterioso regno di Ade. Il cantastorie-guaritore deve essere amico di Ade per riceverne i favori, egli non può avere timori perché Ade respinge i pavidi.
Il traghettatore non solo conduce gli invisibili nel mondo delle evidenze, ma, nello stesso istante, egli conduce coloro che lo ascoltano oltre la Grande Soglia, nei regni di Ade. E se Ade non vuole, se Ade chiude i cancelli, l’operazione rimane sospesa.
Perciò il cantastorie-guaritore deve essere il “portatore del segno”, egli deve essere riconosciuto quando bussa alla porta del regno degli invisibili, degli antenati, dei sogni, il regno dell’anima, altrimenti viene respinto e con lui è respinto chiunque egli porti con sé.
Ma se la porta si spalanca, allora il cantastorie penetra i segreti del mondo invisibile e porta con sé il suo paziente, e proprio là dove le immagini che lo tormentano pulsano e respirano, egli le incontra e le pacifica. A volte tali immagini sono davvero terrifiche.
In ogni caso il cantastorie, mago e sciamano, tiene saldo il suo paziente per mano e, infondendo in lui coraggio, lo spinge a rimanere, a continuare a contemplare l’immagine, per quanto apparentemente turbata o adirata essa possa essere. Lo induce ad andare oltre ogni categoria della mente comune, oltre il bene e il male, il vero e il falso, la salute e la malattia, il vantaggio e lo svantaggio, affinché l’immagine possa essere benedetta, perdonata, amata e ringraziata. Allora il paziente può assistere al miracolo: l’immagine si trasforma dinnanzi ai suoi occhi: il mostro diviene il suo più potente alleato ed egli conquista la spada magica.
Poi il cantastorie-traghettatore riaccompagna dolcemente il suo paziente nel mondo delle apparizioni sensibili, il mondo fenomenico, e gli sussurra all’orecchio il finale della fiaba. Si tratta di un momento delicatissimo, perché tutto ciò che il cantastorie dirà ora accadrà nel futuro del paziente.
Il cantastorie-guaritore deve essere non condizionabile dalla paura per poter attraversare la Grande Soglia, deve essere libero dalla programmazione inconscia esercitata dalla mente comune e deve essere al servizio dell’amore.
Caro lettore, io non posso vedere il tuo volto né sapere il tuo nome, ma se questo libro ti è capitato tra le mani, ci sono alte probabilità che tu sia un cantastorie-guaritore. E se lo sei per davvero, allora questo libro ti aiuterà ad avvicinarti un po’ di più a qualcosa di grande: il ricordo di te. Buon risveglio!
Introduzione
Il viaggio dell’eroe
Questa storia inizia a prendere forma nell’inverno del 1997. E continua ancora oggi…
Stavo attraversando una delle mie cicliche ed evolutive crisi esistenziali e vagabondavo senza bussola, nel regno interiore, alla ricerca dei miei frammenti d’anima e del senso della vita, che in quel momento avevo perso.
Un equilibrio si era rotto, un ciclo si era concluso. Tutto vacillava.
Era iniziato il mio viaggio dell’eroe, dal mondo conosciuto verso l’ignoto, alla ricerca di un nuovo significato e di un nuovo equilibrio.
La chiamata
Tutto è iniziato da un sogno: esso è stato una delle grandi soglie attraversate in quel periodo che coincise con un cambiamento di stato, di coscienza e di vita.
Il sogno era ambientato in una stazione ferroviaria, in aperta campagna, circondata da colline con varie sfumature di verde. Ero lì, annusavo l’aria. Aspettavo qualcosa…
Ad un tratto appare un treno che entra nella stazione, rallenta, senza fermarsi. Vedo passare davanti a me i vagoni scoperti e sopra uno di essi vedo il mio amico Carletto, che mi dice: «Paolaaa! Salta, salta!»
In un attimo, guardo le pantofole rosse scozzesi ai miei piedi, il libro che ho in mano, il vagone che si allontana. Scegliere, e anche velocemente! Lancio il libro sul vagone, lascio le zavorre, ops, le pantofole e… salto! Volo a rallentatore sul vagone e atterro. Guardo la stazione allontanarsi. E sento una voce, nel sogno, che mi dice: «Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio».
Mentre viaggiavo in questa dimensione, straordinariamente feconda, l’universo mi inviava aiutanti magici, oggetti, messaggi.
Iniziazioni
Un libro, in particolare, ha sgretolato vecchie immagini, i vecchi schemi, producendo fertili e selvagge atmosfere, che hanno scosso, in profondità, le radici del mio albero. Come un fremito che è salito su, lungo le ossa e ha raggiunto i rami. Un libro con uno strano titolo, arrivato magicamente e sincronicamente, tramite un’amica: Donne che corrono coi lupi, di Clarissa Pinkola Estés. Un suono, come un ululato, anzi un ruggito felino vibrante, fiero, è sgorgato dall’interno. Un’altra iniziazione.
In quel periodo nacque anche Xena, un personaggio inventato e vissuto dal mio inconscio. Una guerriera, un’arciera, proiettata mille anni avanti nel futuro. Xena 2997 è un racconto di fantacoscienza, una sorta di racconto-terapia, un atto creativo, intuitivo, psicomagico.
Xena è l’immagine di una forza, di un’energia, dentro di me, che mi ha fatta risalire, dal mondo infero, alla superficie, verso la luce, in questo percorso di morte/rinascita, una sorta di caccia all’anima. Xena è una parte di me che vive avventure mitiche ed eroiche in una dimensione parallela.
Come in un gioco arcaico, alcuni amici mi proposero di trasformare il racconto in una performance teatrale. Ognuno scelse il personaggio che voleva interpretare, trovammo i costumi e la scenografia e debuttammo nel locale di un amico. La performance è diventata anche un video.
In questo Teatro sacro, ho visto le varie parti di me e la relazione tra loro. Un sogno lucido. Una Costellazione archetipica e immaginale, ancora prima di conoscerle.
Le immagini continuavano a sorgere, da questo luogo, e a fecondarmi.
Aiutanti magici
Il primo personaggio delle carte che mi è apparso e mi ha parlato con il profondo linguaggio dell’anima è stato “il guerriero”. Un guerriero androgino, flessibile, in fuga, come in una ritirata strategica, circondato dal fuoco, dal fumo e da frecce che, sibilando, sfioravano la pelle.
Il guerriero mi mostrò la sua arte: come schivare i colpi, come abbandonare le armi…
«Quando la spada che tutto taglia, non ti taglia?»
Il secondo personaggio venuto alla luce è stato “Pulcinella”, che mi indicava il passato ed esplodeva in una fragorosa risata. Il folle, il giullare, con la sua energia di rinnovamento, mi indicava la trasformazione in atto, il bisogno di cambiamento e il desiderio di percorrere nuove strade.
Altri personaggi fecero la loro comparsa, portandomi i loro doni preziosi.
A mano a mano che essi apparivano, io li disegnavo. Ero in un fiume, in diretto contatto con qualcosa… da un altrove.
Ogni carta era come una porta che mi trasportava in una dimensione archetipica, dove incontravo luoghi, personaggi, aiutanti e oggetti magici. Poiché l’esterno era andato in frantumi, viaggiavo e ricreavo i miei interni. E che interni! Mai avrei immaginato di trovarvi tanta ricchezza, possibilità, insegnamenti e tesori.
La partenza
In questo periodo di passaggio le carte, con le loro immagini, hanno avuto la funzione di traghettarmi da una sponda all’altra, parlando alla mia anima di verità profonde.
Le carte da fiaba sono nate per gioco e mentre prendevano forma, sotto le mie mani, percepivo un sentimento di gioia creativa pervadermi fin dentro le ossa. Non sapevo, in quel momento, cosa stavo creando… Lo avrei compreso più tardi.
Contenta come un bambino, presentai il mio gioco agli amici che venivano a trovarmi e per tutto quell’inverno trasformativo, parlare e raccontarci attraverso le immagini è stato il modo in cui abbiamo comunicato e ci siamo conosciuti profondamente, al di là delle maschere sociali che indossiamo.
Abbiamo gioito e sofferto, per le vicende che sotto i nostri occhi si svolgevano. Abbiamo cercato soluzioni e vie d’uscita per i nostri eroi e per le loro incredibili avventure.
«Ancora, ancora», mi chiedevano.
Una fame insaziabile di storie, di fantasie e di creatività. Tutti gli avvenimenti raccontati accadevano realmente, su altri livelli…
È stata una terapia di gruppo completamente inconsapevole, o quasi.
Da allora sono trascorsi diciotto anni. In questo tempo ho approfondito e perfezionato l’uso delle carte e sperimentato la loro applicazione in diversi contesti: educativi, gruppi di evoluzione e crescita personale, nel counselling individuale e nella sua applicazione artistica, nelle costellazioni sistemiche e transgenerazionali, per fare letture gestaltiche e psicologiche, per la divinazione e la pre-veggenza utilizzandole come tarocchi.
Il “metodo delle carte da fiaba”, è nato da un percorso sperimentale, intuitivo, ispirato, guidato dall’esperienza estetica e poetica delle fiabe a cui, poi negli anni, si sono aggiunte conoscenze teoriche.
Tutto è arrivato seguendo un disegno apparentemente casuale che invece a distanza di tempo mi appare frutto di sincronicità. Come una caccia al tesoro, dove i vari elementi si aggiungono per formare una mappa a cui dare un senso. A volte ero io a cercare, altre volte mi cercavano loro, le fiabe.
Il risultato finale è l’integrazione di vari approcci teorici e metodologici, dalla struttura di Propp a Jung, dalla psicologia della Gestalt a Rocharch, dalle teorie di Rudolf Steiner all’uso delle metafore e all’ipnosi eriksoniana, dalla psicologia archetipica e immaginale allo sciamanesimo, dalla tradizione dei cantastorie alle ultime scoperte russe sul dna umano.
Non mi dilungherò molto su tutte queste teorie per i seguenti motivi:
1) il mio intento è di creare un manuale accessibile e comprensibile a tutti, per genitori, educatori e non solo per gli addetti ai lavori.
2) Più che una teorica o una scrittrice, mi sento una ricercatrice sul campo, un bardo cantastorie, un messaggero mercuriale. «Come faccio a mettere su un rigo dritto le idee che mi arrivano in modo circolare e analogico?» diceva James Hillman. Per me è lo stesso.
3) Esiste una bibliografia infinita sulle fiabe e i miti. Ricercatori, antropologi, educatori, psicologi e filosofi hanno elaborato teorie, proposto interpretazioni, identificato strutture e funzioni. Grazie a queste ricerche oggi conosciamo qualcosa in più e possiamo orientarci meglio in questo mondo, che continua a rimanere misterioso; ognuno può scegliere la prospettiva e/o l’uso che più gli piace, o che gli è più utile. Alla fine del libro troverai alcuni approfondimenti teorici.
Una volta appreso il metodo, potrai usare la tua fantasia, la tua creatività, per creare nuove carte o nuovi percorsi.
Una cosa è certa: le fiabe non sono storie per far addormentare i bambini.
Paola Biato nasce ad Atene (Grecia). Dal 2000 si occupa di Counselling olistico, Art-Counselling, Costellazioni familiari archetipiche e immaginali. Ideatrice del metodo “Psicofiaba”, nel 1997 crea i “Tarocchi fiabeschi”, che utilizza nei gruppi di evoluzione e crescita personale, nel Counselling individuale, nelle Costellazioni archetipiche, nella scrittura e nel racconto creativo e intuitivo, come “oracolo” per una lettura transpersonale. Questi strumenti e la metodologia sviluppata le hanno permesso di raccogliere centinaia di fiabe, inventate e raccontate da adulti e bambini. È un metodo utile per l’auto-esplorazione, l’auto-conoscenza, la consapevolezza e la trasformazione attraverso l’arte del racconto e della psico-narrazione.
Per contattare l’autrice: www.psicofiaba.jimdo.com
2 Commenti su “Tarocchi fiabeschi e Psicofiaba”
L’uomo ha in se quesiti e risposte alla sua esistenza. La sua ricchezza è data dalla libertà connessa al suo pensiero creativo, tolto ciò, l’uomo non possiede nulla e non si appartiene. La natura “ideoplastica ” dell’essere umano, sopperisce a tali carenze o defraudazioni in maniera che egli sia in grado di plasmare ideologicamente i suoi bisogni, rendendoli immagini fruibili per le proprie esigenze interiori. La fiaba ed i suoi attori, sono elementi interattivi indispensabili dell’agire dell’uomo, sono manipolazioni simboliche utilizzate per il suo vissuto personale in funzione di una esperienza più vasta che diventi tesoro per l’intera collettività.
Gabriella Zagaglia
I sogni non devono morire mai.
Ricordo da piccola che la sera prima di addormentarmi mia madre mi raccontava delle fiabe ed io ero felice e tranquillamente mi addormentavo.
L’uomo deve ritrovare nella magia delle fiabe un mezzo per arrivare alla felicita’.
La societa’ ci ha proiettati in un mondo vuoto, privo di sogni, fantasia, gioia; anzi il piu’delle volte si confonde il sogno con la realta’.
E’ necessario riscoprire l’importanza delle fiabe, far si che l’uomo si arricchisca non con i”soldi” ma nell’anima.
Ritengo infatti che i “poracci”non sono quelli che non c’hanno niente dentro al portafoglio, ma quelli che non c’hanno niente dentro l’anima.
grazie