EIT (Emotional Integration Technique) è il metodo rivoluzionario che ti permetterà di liberarti efficacemente da tutte le memorie emozionali non risolte che ti impediscono di vivere autenticamente e felicemente la tua vita. Tutto il dolore non elaborato si accumula dentro di noi e va a formare quello che Eckhart Tolle chiama Corpo di Dolore, un campo energetico che vive in ogni cellula del nostro corpo. Questo campo emozionale è una forma di energia semi-autonoma che letteralmente prosciuga la nostra vitalità, rendendoci vittime del passato e di una visione distorta del mondo che da essere un’avventurosa scuola di crescita ed evoluzione diventa una sorta di psico-penitenziario. L’autore dopo anni di studio è riuscito a mettere a punto un sistema innovativo in quattro fasi che, sfruttando i naturali meccanismi fisiologici del nostro cervello, va a smagnetizzare la carica emozionale dai ricordi traumatici e contemporaneamente permette di recuperare l’insegnamento profondo dentro ogni esperienza negativa. Questo strumento si distingue da tutti i metodi tradizionali per una caratteristica cruciale: non va a eliminare le nostre emozioni negative ma le trasmuta e ne riassorbe l’energia congelata. Inoltre, e ancor più importante, seguendo gli insegnamenti alchemici, al solve segue il coagula: l’energia liberata viene riutilizzata per ristrutturare in maniera potenziale il nostro passato che, da luogo oscuro e pericoloso, diventa una fonte di saggezza e potere. Con EIT imparerai a spremere la luce dall’ombra e a trasmutare il piombo del dolore nell’oro dell’amore. L’unico segreto del potere è la consapevolezza del potere stesso che ognuno di noi ha dentro di sé, chiunque egli sia.
Parte I – Dove il dolore finisce
Prologo
1 – Dolore e sofferenza
Introduzione
L’arte di imparare
Che cos’è il dolore
Il loop emozione-pensiero
Dolore e Risveglio
La trasmutazione del dolore
2 – Il dolore del passato
Il corpo di dolore
Le memorie cellulari
Come si forma una memoria cellulare
Le strategie del corpo di dolore
Come si nutre il corpo di dolore
Vittima e Carnefice
Il corpo di dolore collettivo femminile
Il corpo di dolore nei bambini
Il corpo di dolore e l’ego
3 – Dissolvere il corpo di dolore
Il colpo segreto
Usare il corpo di dolore per risvegliarsi
La paura
Dove il dolore finisce
Parte II – EIT (Emotional Integration Technique)
Premessa
1 – La medicina energetica
2 – I dieci principi della guarigione
Il primo principio di guarigione
Il Sistema Regolatore Autonomo
Il secondo principio di guarigione
Lo stress
Come si genera lo stress
Il terzo principio di guarigione
Il modello energetico della realtà
Il quarto principio di guarigione
Le memorie cellulari
Come la memoria cellulare accende i sintomi
La guarigione delle memorie emozionali
Il quinto principio di guarigione
Gli automatismi inconsci
Come le memorie diventano automatismi inconsci
Le sinapsi
Il sesto principio di guarigione
Le credenze
Generalizzazione, cancellazione e deformazione
L’effetto placebo
Il settimo principio di guarigione
L’immagine di sé
L’ottavo principio di guarigione
L’inversione psicologica
Il nono principio di guarigione
L’anima
Il decimo principio di guarigione
Il segreto della longevità
3 – Mettere in pratica EIT
Come funziona EIT
I. Come individuare ed isolare una memoria cellulare
II. Come smagnetizzare e liberare la carica emozionale
Prima parte
Seconda parte
Ho’oponopono
III. Entrare nella Consapevolezza Pura e riassorbire la carica emozionale
IV. Riorientare l’energia liberata verso una nuova intenzione
Conclusione
Appendice 1
Fast EIT
Appendice 2
Il metodo di Serge Kahili King per guarire i brutti ricordi
Ciao ciao
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Dolore e sofferenza
Introduzione
Non sono qui per fare una conferenza. Sono interessato a provocare qualcosa, anche se non so se ci riuscirò.
L’argomento che affronteremo insieme è molto importante e coinvolge ciascuno di noi: parleremo del dolore, di come si forma, come ci condiziona e se esiste un modo per farlo finire.
Non è per niente facile trattare un aspetto così intimo della nostra vita; ci vuole molto coraggio e onestà. Dobbiamo essere disposti ad aprire il nostro cuore, abbandonare tutte le nostre difese, grattare le nostre vecchie cicatrici, toccare quelle ferite che abbiamo occultato con tanta perizia e che con grande sforzo cerchiamo di dimenticare.
Di solito chi tratta un tema come questo lo fa in maniera superficiale per evitare l’emergere di tutta una serie di complicazioni che poi bisogna sapere gestire.
Chi fa un lavoro come il mio sa che per evitare troppe obiezioni ed entrare nelle grazie del proprio pubblico deve disquisire solamente di quelle che io chiamo le 3S: Salute, Sesso e Soldi.
Questo anche perché si è formata nel corso degli anni una bislacca convinzione secondo la quale è solamente dopo aver ottenuto successo nelle nostre relazioni, nel lavoro e dopo aver raggiunto una perfetta forma fisica che è possibile evitare il dolore nelle nostre vite.
Io dico che è esattamente il contrario: solo dopo aver sradicato il dolore dal nostro cuore è possibile raggiungere il vero successo.
Il dolore deforma le nostre percezioni, corrompe i nostri pensieri e offusca i sentimenti. Dove c’è dolore non c’è amore, dove non c’è amore non ci può essere pace e senza pace non c’è saggezza.
Se vogliamo vivere una vita autentica e realizzata dobbiamo scoprire se il dolore può avere fine nelle nostre vite.
Devo subito chiarire qui due punti.
Primo: stiamo trattando qui principalmente della sofferenza psicologica, non del dolore fisico. Sofferenza e dolore sono due cose diverse.
Il dolore è naturale e necessario ed è una risposta fisiologica ad un trauma sia fisico che emotivo. Il dolore per sua natura ha un inizio, un picco ed una fine. Se riuscissimo a non ostacolarlo farebbe il suo corso naturale, esattamente come un temporale, e sparirebbe. Ma la mente ci ricama sopra una storia e da qui nasce la sofferenza che è innaturale e deleteria.
La sofferenza è il rifiuto del dolore.
Il dolore è fisico e per trattarlo ci vuole un medico o un rimedio. Ti fanno male i denti, vai dal dentista e in un’ora ti risolve il problema. La sofferenza è psicologica e può durare tutta una vita; può farti ammalare e addirittura può portarti alla morte.
Il secondo punto che devo chiarire subito è che io non sono un medico o un guru e non vi sto offrendo nessuna cura e nessun rimedio. Stiamo semplicemente indagando insieme – io con voi – la natura della sofferenza umana, non tanto per distruggerla quanto per comprenderla e conoscerla perché solamente conoscendo qualcosa è possibile trascenderla. Vedete, la maggior parte di voi non è veramente interessata a risolvere la propria sofferenza perché in fondo vi dà una scusa, un alibi, la speranza in un futuro.
E allora vi mettete alla ricerca di un guru, una tecnica, un libro che possa alleviare anche se solo per un poco il vostro vuoto di vivere.
Ma queste sono soltanto fughe e prima o poi vi toccherà riconoscerle.
Dovreste avere il coraggio di abbandonare tutte queste scorciatoie e affrontare di petto il vostro dolore, attraversandolo a piedi nudi senza alcuna aspettativa. E solo allora potrete scoprire la più temibile delle verità: voi e il dolore siete una cosa sola; non siete due entità separate come vi piacerebbe credere.
A quel punto, nel pieno di questa rivelazione, succederà qualcosa che non si può descrivere a parole, qualcosa di simile al parto di una stella o a un’implosione di luce che brucerà tutto ciò con cui verrà in contatto lasciando intatto solo ciò che veramente vi appartiene.
L’arte di imparare
Ora, se volete imparare, scoprire qualcosa di nuovo, dovete iniziare da voi stessi.
Ci sono due modi di imparare: per la maggioranza di noi imparare significa accumulare conoscenze, fare esperienze e acquisire determinate abilità fisiche. C’è anche però un altro aspetto dell’imparare che non è assolutamente un processo nel quale si accumulano informazioni ma ha a che fare con lo scoprire qualcosa per la prima volta.
Se volete comprendere come si forma una crisalide, dovete impegnare tutta la vostra attenzione e la vostra mente deve essere calma e silenziosa per poter osservare l’intero processo. Una mente ingombra di teorie e supposizioni diventa un intralcio all’osservazione pura.
Per imparare veramente ci deve essere amore, quell’amore che ci permette di conoscere una cosa senza nessuna finalità se non l’amore per la cosa stessa.
Il vero imparare avviene nel presente e non ha passato. Quando imparate, non state accumulando qualcosa che utilizzerete per agire in futuro.
Una mente che non pretende di accumulare nulla impara in continuazione, e solo una mente simile può conoscere ciò che ha di fronte.
La comprensione non è un processo intellettuale. Accumulare conoscenza su voi stessi e imparare su voi stessi sono due cose differenti, poiché la conoscenza che accumulate su voi stessi appartiene sempre al passato e una mente che sia oppressa dal passato è una mente che soffre.
Imparare su voi stessi non è come imparare una lingua, una tecnologia, o una scienza.
In questo caso naturalmente dovete accumulare e ricordare, sarebbe assurdo ricominciare tutto daccapo… ma nel campo psicologico imparare è sempre presente e la conoscenza è passato, e poiché molti di noi vivono nel passato e ne sono soddisfatti, la conoscenza diventa per noi straordinariamente importante.
Ed è questo il motivo per cui adoriamo chi è colto, intelligente, astuto. Ma se imparate ogni momento, ogni minuto, se imparate osservando e ascoltando, se imparate guardando e agendo, allora vedrete che imparare è un movimento costante senza il passato.
J. Krishnamurti
Si impara momento per momento, muovendosi con la vita.
Per comprendere qualcosa come il dolore dovete viverci assieme, dovete osservare ogni sua contrazione, dovete conoscere come si muove e il suo contenuto.
Il dolore è una cosa viva, che cammina, e per conoscere una cosa viva anche la vostra mente deve essere viva. E non può essere viva se è ancorata a idee, schemi, preconcetti e valutazioni, che sono cose morte.
Per poter osservare come il dolore nasce e cresce dovete avere una mente completamente libera, che non pretende di controllare alcunché ma che ha come unico desiderio scoprire ciò che gli sta di fronte.
Se in questo momento mi state ascoltando non state facendo alcuno sforzo per stare attenti o capire, state semplicemente udendo le mie parole e io sto usando parole semplici.
Se dico qualche baggianata lo sapete all’istante. Se adesso dico che fuori si sta scatenando il diluvio, a voi basta un semplice sguardo alla finestra per vedere il sole e non avete bisogno di discutere la verità con me o con qualcun altro. La verità è semplice, non ha bisogno di essere difesa. Una cosa debole, incerta come un bambino, deve essere difesa.
Alla verità basta solo di essere percepita e riconosciuta.
Questo significa indagare qualcosa.
Noi qui non stiamo facendo un’analisi di un problema quale può essere il dolore. Analizzare significa dividere e, attraverso lo studio delle singole parti, cercare di capire il tutto. Analizzare significa comparare ciò che già sappiamo con quello che osserviamo e come abbiamo visto questo esclude l’imparare.
Indagare invece è saper ascoltare direttamente, con semplicità, senza lo schermo delle nostre impressioni e dei nostri concetti. Per poter ascoltare ci deve essere silenzio dentro di noi, un’attenzione calma e distesa senza nessun secondo fine.
Questo stato vigile e tuttavia rilassato porta con sé la bellezza di una comprensione profonda.
Indagare significa osservare una cosa nella sua totalità senza bisogno di sezionarla. E anche qui l’occhio deve essere completamente aperto, non concentrato ma attento in quello stato che è vicino alla meditazione.
Ascoltare e osservare con attenzione è meditazione, quindi se siete d’accordo adesso noi mediteremo insieme su che cosa sia il dolore.
Che cos’è il dolore
Partiamo dall’inizio. Perché soffriamo? Cosa accade da un punto di vista energetico?
La sofferenza è una forma di resistenza al momento presente.
Soffriamo quando creiamo uno scarto tra la realtà di ciò che è e ciò che noi vorremmo che fosse.
Possiamo accettare questa cosa?
Soffriamo quando neghiamo ciò che è.
La mia ragazza mi ha lasciato. Questo è un fatto. Questa è la realtà. È ciò che è accaduto. Non c’è molto da dire, c’è solo da prenderne atto, accettarlo (che significa semplicemente e solamente riconoscerlo) ed esattamente come qualsiasi altro fatto rispondere partendo da questa accettazione.
Ma noi, tutti noi, non rispondiamo alla realtà, reagiamo ad essa, e questo significa solo una cosa: in profondità, dentro di noi, non abbiamo accettato l’accaduto.
Sembra una cosa assurda e stupida ma è esattamente questo il meccanismo che è all’origine della sofferenza psicologica.
Abbiamo già detto che dolore e sofferenza sono due cose diverse e perdonatemi se userò più spesso la parola dolore ma sappiate che mi sto sempre riferendo alla sofferenza psicologica.
La sofferenza nasce quando rifiutiamo il dolore.
Ritorniamo al nostro esempio. La mia ragazza mi ha lasciato: fa male, sento un vuoto dentro di me; questo è naturale. Questo è il dolore e durerebbe il tempo necessario per prendere consapevolezza dell’accaduto. Ma ecco che la mente comincia a farsi domande, a dare delle colpe, a giudicare il tutto, e tra ciò che è e ciò che secondo lei (la mente) dovrebbe essere si crea una resistenza, un contrasto, un’opposizione; l’inizio di un conflitto.
Questo conflitto è a livello biologico una scarica elettrica nel nostro sistema nervoso, un’energia reale, concreta (come vedremo), un fuoco che mi brucia.
Il nostro organismo è sostanzialmente una macchina bioelettrica, un conduttore di elettricità, e più è grande il conflitto, ossia maggiore è la distanza tra ciò che è accaduto e la resistenza della mia mente, più alta e intensa è l’elettricità che si crea. Questa elettricità, questa energia, essendo un’alterazione rispetto allo stato normale d’omeostasi del mio organismo, io la percepisco come dolore, sofferenza.
Il dolore a livello organico è essenzialmente un fatto bioelettrico e come tale andrebbe trattato. Quando proviamo dolore, ci troviamo a dover affrontare uno sbalzo elettrico nel nostro organismo che ci mette a disagio e si fa sentire come una sensazione negativa a cui la mente attribuisce subito un nome.
Ed è così che nasce l’emozione negativa.
Emozione negativa = sensazione fisica di disagio + etichetta mentale
La mente non fa questo perché è cattiva o stupida ma semplicemente perché questo è il suo compito. La mente interpreta ciò che accade dentro di noi e fuori di noi attraverso un database interno fatto di memorie, ricordi, conoscenze. Questo meccanismo è utile per la sopravvivenza ma disfunzionale come vedremo per le questioni esistenziali. La vita è sempre nuova e la mente è sempre vecchia. Ogni volta che interpretiamo il nuovo con il vecchio tradiamo la verità.
È fondamentale e indispensabile interpretare il verde del semaforo per guidare o riconoscere il meccanismo di una porta per entrare, ed è necessario saper riconoscere un sintomo o una malattia per guarirla; sia chiaro. Ma è altrettanto importante riuscire a vedere un fatto nella sua interezza e purezza senza doverlo per forza distorcerlo con delle interpretazioni.
Posso vedere un arcobaleno e perdermi nella sua bellezza senza dover capire necessariamente come si è formato e perché. Posso amare una persona, provare compassione senza nessun motivo in particolare. Anzi posso dire che per provare certe emozioni superiori la mente deve essere in uno stato di calma, di silenzio. E persino con il dolore, come vedremo, è indispensabile una mente lucida, vigile, che veda il dolore per quello che è.