La vera forza arriva dal conoscere se stessi
«Credevo che la mia capacità di osservare fosse già più equilibrata della media, ma mi resi conto di non essere mai riuscito ad andare veramente a fondo nelle cose. I miei meccanismi erano un duro retaggio da trascendere in quel momento, ma l’ordine era categorico: rimanere presente e consapevole sarebbe stata la mia guerra parallela.»
Ettore, una persona con la passione per le discipline orientali, in seguito ad un incidente si risveglia in un letto di ospedale dopo cinque anni di coma. La sua vita è stravolta, ha perso tutti i suoi riferimenti, ma ugualmente decide di ripartire da dove era rimasto per riprendere in mano la propria vita. Ben presto si accorge, grazie alla disciplina che pratica assiduamente e grazie ad un improbabile sogno che ricorda di aver fatto durante lo stato di coma, che forse tutto ciò che gli è accaduto nasconde in realtà un significato profondo, un compito. La vita di Ettore s’intreccerà alla fine con l’eterna lotta tra il bene ed il male, e lo vedrà protagonista di un’avventura straordinaria, in cui per farcela potrà trovare la forza solo in se stesso.
L’acqua dentro al pesce
L’autore
La filosofia
L’Associazione SHAKTI
Prefazione
a cura dell’autore
Se si considera che al momento sono un autore del tutto sconosciuto, possono essere soltanto due le ragioni per farti decidere di leggere questo libro: la prima è perché qualcuno te l’ha consigliato o regalato, la seconda diciamo che riguarda il “caso”.
Ad ogni modo, che sia per un regalo o perché sfogliando le pagine alcune parole hanno attirato la tua attenzione, se questo libro adesso è nelle tue mani significa che come me sei una persona alla ricerca di risposte.
Attraverso l’utilizzo di un racconto cerco di fare chiarezza su alcuni argomenti, che ritengo degni di considerazione, e che spero possano indirizzarti un po’ di più verso ciò che stai ricercando.
E dico verso perché, affinché possano bastare a colmare i nostri innumerevoli dubbi, le risposte oltre alle parole necessitano di affermazione e sicurezza, che si conquistano solo un giorno dopo l’altro.
A tutti serve un percorso: io non ti conosco, non so chi tu sia o cosa debba realizzare in questa vita, ma se il tuo percorso sarà breve, lungo, o intricato, ciò dipenderà anche dalle capacità che possiedi e che ti permetteranno di affrontarlo. Ora, al di là di quello che già credi di sapere di te stesso o di quanto intensamente percepisci la tua ricerca interiore, non importa, prima di tutto ti consiglio di capire bene a che punto ti trovi in relazione alle tue aspettative.
Fin dove vuoi arrivare, te lo sei mai chiesto?
Io ad esempio ho avuto la fortuna di incontrare delle persone che considero straordinarie, ma nonostante le parole che più e più volte gli ho sentito dire, e che in parte ho voluto condividere, al nodo di quelle questioni ci sono arrivato solo quando era il momento, perché ho compreso che il problema non è trovare le risposte, ma capirle!
Per capire le cose, qualsiasi cosa, serve necessariamente l’esperienza, quindi considera – e fallo onestamente – di quali mezzi disponi per affrontare il tuo percorso, proprio come fosse un viaggio verso una località.
Non faresti mai l’errore di partire senza prima fare dei calcoli: perché allora dovrebbe essere diverso in relazione alla nostra ricerca?
Ora però non preoccuparti! Se la cosa ti sembra impossibile, o se sei già partito e ancora non hai ottenuto dei risultati, ciò non vuol dire che tu sia incapace di arrivare, ma che forse non stai utilizzando correttamente le tue risorse. Queste ci sono, sono tutte dentro di te; forse per ora non potranno portarti là dove volevi, ma io sono sicuro che almeno lì ti ci possono portare, direbbe il mio Maestro.
Riuscire a fare il primo passo nella direzione giusta è fondamentale e, sosterranno in molti, è certamente possibile modificare la traiettoria; tuttavia, voglio soffermarmi su un’altra questione che di base sottintende tutti gli scenari.
Pensa a chissà quante volte, su qualunque piano della vita, ti è successo di trovare la cosa giusta esattamente quando mai e poi mai te la saresti aspettata. Con ciò non voglio dire che piova tutto dal cielo! Affatto, ma se ti sei ricordato di un momento come questo, quando è accaduto ti stavi apparentemente occupando d’altro, oppure, come piace pensare a me: fare altro ha permesso alle tue potenzialità di esprimersi liberamente.
Ma ti ricordi di quanta sicurezza, forza o energia si sono caricati quei momenti?
Istanti che, se ci pensi, non hai mai elaborato completamente; sono molto complessi è vero, perché dobbiamo farli rientrare nel quadro completo della nostra vita. Allo stesso tempo però, affrontando l’inevitabile, le nostre risorse si attivano e tutto si trasforma in una preziosa esperienza.
«E’ entrato nel deserto
Non c’è modo di tornare sui suoi passi
Raccontami dove si muove il tuo respiro
Siamo sigarette
e ci stiamo fumando
Ci sei amico?
Sei entrato nel mio perimetro!
Ora, chiederemo al bosco di accoglierci.»
(Poesia di M. Vioni)
Buona lettura
L’acqua dentro al pesce
[…] Prima dell’incidente ero quotidianamente assorbito dal lavoro che mi dava da vivere, e potevo dedicare il tempo alla pratica solo nelle ore serali, quando per altro ero più stanco; ora in collina, avevo la fortuna di poter praticare in un qualsiasi momento della giornata.
Avevo alle spalle molti anni di esperienza nella pratica meditativa e, proprio come s’impara ad andare in bicicletta, non mi servì molto tempo per tornare ad acquisire un buon controllo interiore.
Considerato che serve sempre un po’ di tempo alla mente per quietarsi e potersi immergere nel silenzio della meditazione, anticipavo la pratica sempre con una breve sessione di Hatha Yoga per favorire la concentrazione.
Praticando le Asana rilassavo tutto il corpo, ed oltre a dare beneficio agli organi, alla circolazione sanguigna, fino alle cellule di tutto il corpo, questo sollievo si trasferiva all’interno attraverso piacevoli sensazioni fisiche.
Il respiro è ciò che veicola le sensazioni all’interno, perché si sentono scorrere insieme all’aria che entra ed esce, come fosse una respirazione energetica di tutto il corpo.
Per questo la seconda fase della pratica si concentrava sulla respirazione, sull’utilizzo delle tecniche Pranayama per controllare e veicolare le sensazioni in precisi punti: tutto ciò per la mente significava pace.
Ormai è risaputo quanto il corpo umano somatizzi le tensioni della mente, e lo Yoga è una disciplina in grado di pacificare ogni cosa, sia attraverso una sequenza di movimenti che nella più assoluta immobilità.
Mi portavo quindi seduto per la pratica meditativa, correggendo bene la postura della schiena e del capo, poi controllando la respirazione portavo l’attenzione all’interno in due punti specifici: il primo alla base della colonna vertebrale, il secondo al centro della fronte più o meno in un punto fra le sopracciglia, ed erano proprio le sensazioni a determinare la qualità della mia concentrazione.
Sapevo di essere pronto a lasciarmi andare alla contemplazione nel momento in cui iniziavo a sentire una sensazione fresca scorrere dal punto più basso a quello più alto (percezione che i praticanti inesperti vengono invitati ad immaginare e che in seguito provano sulla pelle grazie a sensazioni inequivocabili).
Certo, non si possono sperimentare queste sensazioni prendendone atto o solo leggendo un libro, ma possono essere sperimentate da tutti grazie alla pratica.
Da un punto di vista interiore qualcosa l’avevo concretizzato, l’avevo conquistato con impegno; per fortuna non mi ero mai montato la testa, come invece vidi fare alle tante persone che muovevano i primi passi nella ricerca.
Sempre con i piedi per terra: «Siamo sulla Terra e non in Cielo» mi ripeteva spesso il mio Maestro.
Ero arrivato a questo punto con la mia pratica, avevo ritrovato dopo l’incidente tutte quelle sensazioni che stimolano un praticante a perseguire la propria ricerca interiore.
Non dovendo più distogliere la mia attenzione da questa ricerca per dedicare del tempo al lavoro e a tutte le attività quotidiane, mi resi conto che di un momento così avrei dovuto approfittarne il più possibile.
In un certo senso iniziavo anche a sentirmi fortunato per ciò che mi era accaduto, una specie di reset, mi sembrava di avere davanti una nuova vita.
«Non puoi tornare indietro, sempre avanti» mi ricordava il mio amato Maestro; «Accettalo» mi diceva, lui sapeva che per me riuscire ad accettare di non poter cambiare le cose era molto difficile.
Quello che stavo vivendo ne palesava il senso, perché nessuno può far altro che accettare quello che la vita gli offre. […]

Donato Torreggiani nasce nel 1974. A se stesso piace definirsi un autodidatta della vita. Dal 1993 lavora come libero professionista, specializzandosi nella lavorazione della carpenteria e del ferro battuto, oltre ad aver acquisito esperienze lavorative in quasi tutti i settori artigianali. Questa fervente attività lo porta nel 1997 ad iniziare una collaborazione lavorativa con l’artista novellarese Mario Pavesi, per il quale realizza basamenti e strutture di sostegno per le sue opere, oltre ad occuparsi dell’organizzazione e degli allestimenti delle sue mostre in Italia e all’estero (www.mariopavesi.it). Unitamente alle attività lavorative, nel 2000, dopo un lungo periodo di studio, si avvicina alla pratica delle Discipline Orientali e delle Arti Marziali. Nel 2003 fonda il suo primo centro di pratiche orientali (Orione) a Novellara (RE). Nel 2005 inizia un percorso di insegnamento che prima lo porta a collaborare e poi a presiedere l’Asd SHAKTI (www. shaktiasd.it), per la quale tutt’oggi tiene corsi di Hatha Yoga, Pranayama e Meditazione. Nel 2013 fonda un nuovo centro di pratiche orientali “Dojo Yoganato”. Nel 2018 pubblica il suo primo libro per Verdechiaro Edizioni, L’acqua dentro al pesce.