Quando guardo le mani dei vecchi, vedo una miriade di strade intersecate.
Ognuna di loro è una scelta intrapresa, a volte, c’è un bivio scolpito. Una volta qualcuno, mi disse che la grande “M” scandita nel centro del palmo della mano era sinonimo di spiritualità e grandezza d’animo.
Oggi, quando mi guardo le mani, vedo soltanto “vissuto”. Vedo dolore in ogni solco, e impotenza.
Le mani, con il tempo, si chiudono inesorabilmente, per via dei muscoli “flessori”.
Questo è il problema: “la flessione”. Il grande, amaro, traguardo dell’uomo.
La schiena si flette, le gambe si flettono, le spalle si flettono, perché mai non dovrebbero farlo le mani?
E’ una “resa”, una inevitabile, ineluttabile “resa” incondizionata.
Quando si nasce, si lotta contro la grande forza: la gravità.
Con il tempo, poi, il corpo si avvicina sempre più al nucleo della terra, e lo spirito lo segue.
L’iniziale “apertura” verso il mondo, fondamentale per la sopravvivenza e per la vita di relazione, diventa negli anni un “accartocciarsi”, come una foglia d’autunno.
Questo irresistibile richiamo verso la madre terra, il grande “utero” dell’umanità, ci induce verso un “riavvolgimento”, come la pellicola di un vecchio film. E lo fa in maniera magistrale, lentamente, giorno dopo giorno.
Tutto intorno a noi si “introflette”, tutto piega il capo e smette di lottare. A volte vedo individui che, pur essendo avanti negli anni, mantengono una postura eretta, quasi di sfida.
Per mantenere questa “impostazione” del corpo, sia nelle fasi statiche che dinamiche del movimento, occorre una notevole forza di volontà, condita con un pizzico di dignità e orgoglio.
Il loro sguardo è alto e fiero, l’apertura delle spalle, ricorda quella di un grande cancello aperto e invitante, il petto è sollevato e anteposto come la prua di una grande nave.
Queste persone, comunque, rappresentano una minoranza. Sono gli “irriducibili”, coloro che nella vita hanno sofferto e lottato.
I loro muscoli “estensori” sono sempre contratti, in guerra con la vita e le sue vicissitudini.
Il nostro corpo parla un linguaggio universale, un “non verbale” ricco di sfumature e declinazioni.
Gli occhi, il tono muscolare, la postura, il gesto, le relazioni “spaziali”, sono gli elementi fondamentali di questo codice “muto”.
Andando avanti nella vita però, il messaggio del linguaggio “silente” scivola verso la “resa”.
Il mondo che si conosce non viene più sfidato, anzi, se abbiamo raggiunto un buon livello di “consapevolezza”, esso viene “compreso” e noi, siamo più rilassati.
Questo non significa che “subiamo” la realtà dura e cruda come ci si presenta, ma sicuramente, impariamo a guardare le cose con gli occhi del cuore ed investiamo meno energia “antigravitaria”.
I vecchi hanno un grande cuore come archivio, un cuore che “esonda”.
Sono curvi, arresi, impotenti, duttili come l’acqua e docili come bimbi, ma in questo incredibile organo palpitante, custodiscono la scintilla magica dell’amore.
L’amore per ciò che è stato, l’amore per ciò che sarà, perché “loro”, sanno.
Purtroppo l’organo in sé, invecchia e perde colpi, ma la fiamma paradossalmente, rinvigorisce e scalda la vecchia carne.
E le mani, che fine fanno quelle strabilianti estremità articolate, custodi di segni e linee intersecate e arcane?
Le mani, ogni giorno che passa, si avvicinano sempre più al cuore, per sostenerne il peso, per consolarlo, per accarezzarlo.
Quando poi saremo arrivati alla fine del nostro “viaggio”, chiuderemo gli occhi, accenneremo un sorriso e apriremo le nostre mani, così che il cuore possa aprirsi e riversare sul mondo, tutto l’amore che vi era intrappolato.
Gabriella Zagaglia
3 Commenti su “Due mani per un cuore”
Gabriella Zagaglia quando ti leggo riesci sempre a commuovermi; un vortice di emozioni, di sensazioni, un ritorno indietro nel tempo, quando ero seduta accanto alla mia adorata e dolcissima nonna materna.
I” vecchi” sono dei” bimbi” cresciuti che hanno conservato la dolcezza e l’amore in piu’hanno l’esperienza di una vita.(la saggezza).
E’bellissimo quando parli delle mani, in ognuna c’e una scelta intrapresa, a volte un bivio.
Mani che hanno lavorato, ognuna una sua storia; e cosi’ anche la schiena, le gambe e le spalle non sono da meno.
Sono brevi considerazioni le mie, dettate dal cuore.
Grazie
Maria Grazia Cima
Ti ringrazio, Maria Grazia, per l’attenzione che mi dedichi e per le emozioni che provi leggendomi. E’ comunque un piacere sentire il tuo pensiero.
Gabriella Zagaglia
Grazie a te, cara Gabriella.
Le mie emozioni sono autentiche, ti conosco da tantissimi anni e ti stimo come amica e come autrice.
Maria Grazia Cima