Pensare che la libera espressione oggi giorno abbia dei parametri è disumano, ma purtroppo è così e in pochi riescono a riconoscerlo dai propri risultati, al contrario di quanto l’abitudine più diffusa sia invece quella di riconoscere le proprie convinzioni attraverso degli schemi sociali. Non ci si può credere, ma ormai la necessità di conoscere se stessi è stata confusa, assecondata dagli appagamenti, e rimane sempre in secondo piano fino a quando non si tocca il fondo. Non è un caso infatti, che parlando di se stessi, elenchiamo soprattutto una lunga lista di cose che ci riguardano, e per quanto ognuno di noi possa considerarsi una singolarità, oltre a sventolare una bandiera all’aria non è in grado di dare una definizione precisa di se stesso.
“Io sono il postino, il meccanico, il cassiere. Io sono quello che ha fatto questo e quello, io insegno, io sono uno che gli piace viaggiare e che non accetta compromessi. Io invece sono uno che ha già capito dove vuoi arrivare, cosa credi, io non sono uno stupido. E non sono nemmeno un postino o un meccanico che cazzeggia a destra e a manca.”
Eppure nessuno di noi è mai quello che è, prima di esserlo divenuto.
In generale continuiamo ad essere chi siamo finché le cose non cambiano, come quando, in certi casi, tocchiamo il fondo, e il cambiamento rappresenta l’unica possibilità. Ma in tutto quello che ci succede noi che ruolo abbiamo? Perché sono davvero poche le situazioni che possiamo ricondurre alle nostre scelte, o alle necessità di un IO non identificato.
Sembra tuttavia che non ci siano alternative alla casualità e in parte non sapere cosa accadrà è il bello della vita. Un po’ come il bello di fare un viaggio, a differenza del fatto che in quel caso abbiamo prima deciso verso dove andare, e quindi, nonostante le difficoltà che si possono incontrare, la nostra direzione non verrà mai modificata e verrà giustamente riconosciuta come l’avventura che volevamo fare.
In fondo anche la nostra vita è un’avventura, e credo che oltre ad essere il suo bello, perché resti tale, per rimanere aperti alle nuove occasioni è necessario che il nostro IO sia pronto all’esperienza; solo a questo punto potremmo veramente parlare di scelte, indipendentemente che ci piaccia o no quello che dobbiamo affrontare.
Invece noi cerchiamo inesorabilmente di identificarci, dobbiamo essere onesti prima di tutto, e se c’è una ragione è difficile da cogliere, proprio come accorgersi di quella linea sottile che separa la convinzione da un’intuizione. La prima non sempre ci rappresenta, la seconda invece non sbaglia mai, anche se entrambe producono dei risultati.
L’IO deve trovare una forma di espressione, per questa ragione ci identifichiamo con ciò che facciamo, tuttavia la nostra iniziativa è spesso predeterminata, circoscritta, e con questo non intendo dire sbagliata; però non significa nemmeno che essa corrisponda alle nostre sottili necessità.
E con l’avvento delle prossime festività, il mio Augurio speciale per i lettori del blog, è quello di trovare tutto ciò che stanno cercando con mente libera e cuore aperto. Buon 2018 a tutti.
3 Commenti su “L’IO CHI?”
Auguri a te, grazie. E’ difficile disidentificarsi dai ruoli, il nostro schema sociale ce lo impone quotidianamente, ma con una buona dose di coraggio ce la faremo!! ciao
Ciao Stelio
grazie per il commento, anche per quello che hai fatto in un articolo precedente, ma solo ora rispondo che ho capito come si deve fare! Tecnologia portami via……
Quando li vedo, leggo sempre i tuoi articoli o le tue recensioni, mi piace molto come scrivi.
Ancora buona feste, ciao
Auguri a te
e a Stelio