«Guardate nel profondo della natura,
e allora capirete meglio tutto.»
Albert Einstein
In tutto il mondo occidentale la frequenza delle malattie autoimmuni è in continuo aumento. Il trattamento convenzionale è focalizzato sulla soppressione della risposta immunitaria, ma poco viene spiegato al paziente riguardo al come evitare gli elementi scatenanti che provocano la patologia.
Lo scopo del presente lavoro è quello di fornire un’integrazione terapeutica naturale, con comprovate evidenze scientifiche, basate sull’inibizione della risposta infiammatoria citochinica tipica delle varie patologie autoimmuni. Le scoperte della PNEI hanno consentito di interpretare in modo nuovo proprio lo stesso sistema immunitario, dimostrando che la sua funzione non è solo quella di difesa contro agenti patogeni, bensì di regolazione di tutti i sistemi biologici, attraverso la produzione di proteine, dette citochine, provviste di attività metabolica, endocrina, neuromodulante ed immunomodulante.
In una visione più ampia, la futura fitoterapia e in generale le medicine complementari dovrebbero essere rivolte innanzitutto a modulare le relazioni neuro-immunitarie, e le varie piante venire studiate per i loro effetti sul sistema PNEI.
Libro a colori.
Degli stessi autori: Approccio integrato PNEI e naturopatia nella cura di ansia e depressione (2020) e Oncologia integrata e PNEI (2019).
Introduzione
1. Modulazione citochinica mediante fitoterapia e suo ruolo nelle autoimmunopatie
Protocollo PNEI-fitoterapico per le malattie autoimmuni
Bibliografia
2. Approccio naturale alle patologie autoimmuni in chiave citochinica
2.1 I principali fitoterapici con inibizione delle citochine pro-infiammatorie
Boswellia serrata
Zenzero
Panax ginseng
Curcuma longa
Scutellaria baicalensis
Urtica dentata
Magnolia
Hyssopus officinalis
Artemisia
Ulivo (foglie)
Nigella sativa
Cannabis indica
Nelumbo nucifera (Loto)
Berberis vulgaris
Andrographis paniculata
Withania somnifera
Celastrus paniculatus
2.2 Altre sostanze naturali utili nelle terapie integrate delle patologie autoimmuni
Bibliografia
3. Palmitoiletanolamide (PEA) e glucosammina nelle malattie autoimmuni
La palmitoiletanolamide (PEA)
La glucosammina
Bibliografia
4. Micoterapia
Introduzione
Ganoderma lucidum (Reishi)
Agaricus Blazei Murril (ABM)
Lentinula edodes (Shiitake)
Grifola frondosa (Maitake)
Hericium
Cordyceps
Inonotus obliquus (Chaga)
Poria cocos
Bibliografia
Metalli pesanti e malattie autoimmuni
Bibliografia
Dottor Paolo Lissoni
Introduzione
Il presente lavoro propone un approccio integrato pnei (psico-neuro-endocrino-immunologico), sinergico, che include l’utilizzo di fitoterapici, funghi medicinali e gemmoderivati, basato su evidenze scientifiche, da associare ai trattamenti convenzionali per migliorare la qualità di vita del paziente con patologia autoimmune e neurodegenerativa.
Il primo capitolo spiega i meccanismi citochinici che avvengono a livello immunitario quando ci si trova di fronte a patologie autoimmuni.
Le citochine – se ne conoscono circa 40 diversi tipi – sono il vero e proprio alfabeto con cui le cellule comunicano tra loro. Un loro impiego selettivo permette di indirizzare le cellule del sistema immunitario e modulare il processo infiammatorio.
Il modo più semplice per classificare le varie citochine è quello quindi sulla base dei loro effetti sulla risposta infiammatoria.
Le citochine pro-infiammatorie sono sostanzialmente le seguenti: IL-1 beta, IL-6 e TNF-alfa di origine preferenzialmente macrofagica, la IL-17 di origine TH17 linfocitaria, la IL-4 e IL-13 di origine TH2 linfocitaria e IL-18 di origine endolietale.
La prognosi di una malattia autoimmune è peggiore in presenza di alti livelli ematici di IL-17, TNF-alfa, IL-6, IL-1 beta e bassi livelli di TGF-beta e IL-10.
Inoltre, dal momento che la risposta infiammatoria può avere origine sia macrofagica che linfocitaria, può essere clinicamente rilevante stabilire la presenza di una patologia sistemica immunitaria in base al fatto che lo stato infiammatorio abbia una derivazione primariamente macrofagica o linfocitaria.
Poter agire sul sistema del network citochinico, in modo selettivo, corrisponde potenzialmente alla possibilità di curare ogni patologia umana.
La pnei attesta la possibilità di agire sul network citochinico secondo due differenti strategie, quella della secrezione diretta di una data citochina per stimolarla o inibirla, oppure quella di agire sulla regolazione psico-neuro-endocrina del sistema citochinico, evenienza questa che di fatto si traduce in un’azione sui principali sistemi cerebrali coinvolti nella psico-neuro-immuno-modulazione, vale a dire sistema cerebrale oppioide, sistema cerebrale cannabinoide e ghiandola pineale.
Il secondo capitolo illustra, attraverso un approccio naturopatico, i principali fitoterapici, micoterapici e gemmoderivati che possono essere utilizzati, congiuntamente alle terapie convenzionali, al fine di diminuire la secrezione di citochine pro-infiammatorie. L’approccio naturopatico integrato da adottare va valutato in base al caso specifico e sempre sotto stretto controllo medico.
Il terzo capitolo illustra il ruolo terapeutico dell’utilizzo della palmitoiletanolamide (pea) e della glucosamina nelle malattie autoimmuni.
Il quarto capitolo illustra i principali effetti antinfiammatori di funghi curativi che possono essere integrati alle terapie per le patologie autoimmuni.
I funghi medicinali non hanno nulla a che fare coi funghi velenosi; essi sono stati scelti, in accordo con una millenaria tradizione, in quanto ricchissimi di particolari betaglucani nonché di vitamine e preziosi oligoelementi.
Essi si usano da centinaia di anni e vengono utilizzati ampiamente nella mtc (medicina tradizionale cinese). Oltre che nel corso della storia, i funghi sono stati e sono tutt’ora oggetto di moderni studi scientifici, che confermano sempre maggiormente il loro elevato potere terapeutico.
I funghi medicinali costituiscono una sorta di connessione tra il mondo minerale inanimato ed il mondo vivente. Ogni tipo di fungo serve a funzioni specifiche, però possiamo affermare che generalmente tutti intervengono sul metabolismo glucidico e lipidico, chelazione di metalli pesanti, riequilibrio del sistema immunitario e antagonizzazione delle spinte anomale di crescita cellulare.
In specifico, la micoterapia risulta essere un valido supporto nelle patologie autoimmuni in quanto, attraverso i principi bioattivi dei funghi, è possibile modulare la risposta infiammatoria dell’organismo che in questo tipo di patologie risulta essere eccessiva.
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Modulazione citochinica mediante fitoterapia
e suo ruolo nelle autoimmunopatie
La medicina evolve parallelamente alla scoperta di nuove classi di molecole e ad ogni scoperta di una nuova classe di molecole corrisponde la guarigione di un certo numero di patologie umane. Sinteticamente, possiamo evidenziare cinque scoperte essenziali di molecole: le vitamine, gli ormoni, i neurotrasmettitori, i fattori di crescita e le citochine. La scoperta delle vitamine ha consentito la guarigione di patologie quali lo scorbuto ed il beri beri, la scoperta degli ormoni la guarigione di malattie quali l’ipotiroidismo, il nanismo, il diabete e l’infertilità, quella dei neurotrasmettitori la comprensione di patologie neurodegenerative quali il morbo di Parkinson, la scoperta dei fattori di crescita di capire meglio la dinamica della proliferazione tumorale ed infine quella delle citochine avrebbe potuto portare progressivamente alla risoluzione di ogni sofferenza umana verso la realizzazione del possibile sogno non certo del delirio di immortalità, ma al fare quantomeno in modo che la malattia non debba più essere causa di morte, finalità questa consciamente o inconsciamente non voluta di fatto da nessuno a causa del masochistico rifiuto del piacere.
La fitoterapia da una gestione su base solo empirica si è lentamente evoluta verso una conoscenza ed una comprensione dei meccanismi chimici della sua efficacia, limitandosi tuttavia al solo aspetto metabolico, ragion per cui un ulteriore salto evolutivo nella storia di questa disciplina si potrà avere solo quando di ogni pianta, fungo o alga si conosceranno gli effetti immunomodulanti, quindi la loro azione sulla secrezione delle diverse citochine, dal momento che le recenti scoperte nel campo della pnei e della “citochinologia” (o scienza delle citochine) hanno dimostrato che il sistema immunitario non presiede solo al controllo delle risposte immunitarie, bensì interviene nella regolazione della funzionalità di tutti i sistemi biologici, endocrino, nervoso e cardiovascolare. Attualmente è nota l’esistenza quanto meno di due tipi di infiammazione, quella più arcaica mediata dal sistema monocitico-macrofagico e quella più recente mediata dal sistema linfocitario, in particolare da parte dei linfociti TH17. L’infiammazione mediata dal sistema macrofagico è prevalente nelle neoplasie avanzate, mentre quella linfocitaria è preminente nelle malattie autoimmuni. L’infiammazione macrofagica si traduce nella aumentata produzione delle seguenti citochine: IL-1 beta, IL-6 e TNF-alfa, mentre quella linfocitaria è caratterizzata da un’aumentata produzione di IL-17, in particolare dell’isoforma IL-17 A, la forma biologicamente più attiva.
Le due forme infiammatorie tendono poi ad unirsi fra loro, esistendo fra loro un feedback positivo, quindi di reciproca stimolazione, fra IL-17 da un lato e IL-1 beta ed IL-6 dall’altro. Infine, va detto che la IL-18, prodotta da varie cellule immuni e dall’endotelio, aumenterebbe la gravità di entrambi i tipi di infiammazione. Le principali citochine antinfiammatorie sono invece la IL-10 ed il TGF-beta, prodotte per lo più dai linfociti T regolatori (T reg), le quali sono tuttavia caratterizzate anche da una attività immunosoppressiva sull’immunità antitumorale. Ne consegue pertanto che la prognosi delle malattie neoplastiche avanzate è peggiore in presenza di alti livelli sia delle citochine infiammatorie IL-1 beta, IL-6, TNF-alfa ed IL-17, la quale espleta inoltre effetti proliferativi diretti, che di alti livelli di citochine antinfiammatorie immunosoppressive TGF-beta ed IL-10, mentre è migliore in assenza di bassi livelli delle due sole citochine certamente antitumorali, cioè IL-2 e IL-12.
All’opposto nelle malattie autoimmuni la prognosi è peggiore in presenza di alti livelli di IL-17, sua principale causa inibendo essa i linfociti T reg, IL-6 e TNF-alfa, mentre è migliore in presenza di alti livelli di TGF-beta ed IL-10. Diventa allora necessario conoscere di ogni fitoterapico gli effetti sulle citochine, così da poterlo proporre come terapeutico su base scientifica nelle malattie autoimmuni o nei tumori o in entrambe le patologie. Un fitoterapico inibente la secrezione di IL-17 (magnolia, Ganoderma lucidum) sarà utile di sicuro sia nelle autoimmunopatie che nei tumori. All’opposto un farmaco stimolante il TGF-beta (astragalo, artemisia, vitamina D) sarà di certo utile nella cura delle autoimmunopatie, ma dubbio in quella dei tumori, in cui si dovranno valutare sia gli aspetti positivi dovuti ad una azione anti-proliferativa diretta che negativi dovuti alla stimolazione di TGF-beta. Infine, un fitoterapico inibente il TGF-beta (curcumina) sarà utile nei tumori, ma dubbio nelle malattie autoimmuni. In definitiva tutta la funzionalità immunitaria dipende dalle interazioni all’interno dei linfociti T CD4+, vale a dire fra TH1 (CD4+CD25-), dei linfociti T reg (CD4+CD25+) e dei linfociti TH17 (CD4+CD17+). Le malattie tumorali metastatiche sono caratterizzate da un basso rapporto TH1/T reg, mentre quelle autoimmuni da un alto rapporto TH17/T reg. In ogni caso, sia le neoplasie metastatiche che le autoimmunopatie in fase acuta sono caratterizzate da un ridotto rapporto linfociti-monociti (lmr). Il fondamento della funzionalità immunitaria è di fatto rappresentato dal linfocita TH1 in quanto produttore della IL-2, la sola citochina in grado di determinare una effettiva proliferazione T linfocitaria, ragion per cui producendo essa IL-2 ed esprimendo al contempo il recettore per la IL-2, il linfocita TH1 è la sola cellula in grado di autoclonarsi, ponendosi in questo modo a pietra angolare dell’intero sistema immunitario, come dimostrato dal fatto che l’interessamento del linfocita TH1 da parte dell’hiv conduce ad una progressiva e sistematica deficienza a carico dell’intero sistema immunitario. […]
Paolo Lissoni nasce nel 1954 a Milano, dove risiede. Dopo gli studi classici consegue la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Statale di Milano, specializzandosi in Oncologia Medica e Medicina Interna ed Endocrinologia. Ha lavorato come medico oncologo presso la Divisione di Oncologia dell’Ospedale San Gerardo in Monza dove sono iniziate le prime ricerche nel campo della Psicoimmunologia. È considerato il padre della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia clinica (PNEI), in particolare in ambito oncologico. L’autore ha saputo inoltre inquadrare gli agenti di una normale medicina all’interno di una visione spirituale del mondo, tanto da essersi laureato anche in Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale.
Ivo Bianchi, laureato in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti e la lode, è fondatore della Scuola di Omeopatia Classica di Verona, cofondatore dell’Associazione Medica Italiana di Omotossicologia (A.I.O.T.) e dello “International Society for Homeopathy and Homotoxicology”. È autore di oltre 40 libri, tradotti in 5 lingue, tra cui il Grande Dizionario Enciclopedico di Omeopatia e Bioterapia.