Diario di un lockdown
“Premio Speciale Pino Scaccia 2021”
Se a Capodanno 2019 qualcuno mi avesse detto che avrei passato alcuni mesi del 2020 chiusa in casa, senza poter vedere nessuno, senza andare al lavoro, facendo la spesa solo nei giorni stabiliti, con i droni sulla testa che avrebbero controllato se fossi andata a correre o a fare una passeggiata, e che nella mia stessa situazione si sarebbero trovati altri 4 miliardi di persone, avrei pensato che quel qualcuno fosse completamente ubriaco.
Invece, è accaduto davvero. Nel giro di poche settimane abbiamo visto l’incubo di Wuhan “uscire dalla televisione” e presentarsi a Codogno, prima “zona rossa” dell’Occidente, per poi espandersi a macchia d’olio in tutta Europa e da lì nel mondo intero. Ma dopo la paura iniziale, ho cominciato a registrare sul mio diario le contraddizioni, le falsità, le manipolazioni e gli interessi nascosti dietro il Coronavirus e ho maturato un’amara consapevolezza: la presunta pandemia costituisce l’occasione per il business più grande di tutti i tempi, la somministrazione di un vaccino all’intera popolazione mondiale…
In questo inizio di 2020, che verrà ricordato in futuro come l’anno del Covid-19, tutti i punti deboli della globalizzazione e dell’economia di mercato si sono mostrati chiari davanti ai nostri occhi.
L’importanza della libertà, che non abbiamo mai davvero valorizzata, si è imposta non appena l’abbiamo persa. Il distanziamento fisico – che forse volutamente i governi hanno chiamato sociale per recidere l’ultimo legame biologico rimasto, quello tra simile e simile – ci ha fatto sentire un bisogno di socialità mai provato prima.
Se facciamo tesoro di tutto questo, ci rendiamo conto che la pandemia in realtà è stata un’epifania, un’occasione preziosa per guardare più a fondo dentro noi stessi, chiederci chi siamo, cosa vogliamo veramente e come riportare etica e responsabilità nella nostra vita, valori senza i quali la nostra società continuerà la sua folle corsa verso una meta che è ben più pericolosa della pandemia, la distruzione della specie.
PRIMA PARTE: LA PAURA
Dubbi
Il nemico è ufficialmente arrivato
Le prime chiusure
Crisi oppure opportunità?
Tutti contro tutti
La casa
Milano non si ferma…
Gli infermieri eroi
Confusione
Carissima paura…
La nave
L’oro bianco: le mascherine
Un pacco regalo vuoto
La Morte Rossa
Non potevamo pensarci prima?
Non è possibile curare tutti
Fuga da Milano
Mentre i carcerati vogliono uscire, noi ci rassegniamo al nostro carcere
Siamo in guerra?
Verso il lockdown
Il nostro primo giorno di lockdown
Tra contraddizioni e trasgressioni
Chi invoca l’immunità di gregge e chi canta dai balconi
Paura
Defender Europe 20
SECONDA PARTE: IL DUBBIO
Trappole
Ladra di libertà
Siamo tutti connessi
È arrivato il 21 dicembre 2012?
Solo tra parentesi, Giornata mondiale dell’acqua
Quando metto una cravatta sulla bocca al supermercato e una maschera da sub in ospedale
Casi d’incoscienza
Consapevolezza e responsabilità
Tra luci e ombre
Il virus della solitudine
Qualche linea di paura
La fame
Informazione, disinformazione, controinformazione
La vittoria che non è vittoria e le bare che non sono quelle bare
Lorena
Obiettivi
Gea
Sperimentazioni
Siamo una razza di deficienti?
Resilienza
La scuola
Gli anziani
I suicidi
Tra reclusi veri e reclusi di passaggio
Soldi e solo soldi
Distanziamento sociale o distanziamento fisico?
Candele
Quando gli onesti devono essere rinchiusi e i mafiosi possono essere liberati
TERZA PARTE: LA VERITÀ
Ossigeno-ozonoterapia e la ricerca della verità
Gente della Terra
Un rabbioso ritorno al futuro
5G, Coronavirus, sicurezza e transumanesimo
Sfide contemporanee
Polemiche da Nobel
La app Immuni e la pazienza
La musica e la plasmaterapia
Il bisogno di essere sul pezzo
Il sogno del tiranno e il biopotere
La dittatura dei social network
La messa è finita
Esistono sogni Covid?
La spinosa questione del vaccino
Scenari futuri
Navigare a vista
Libertà di lavorare e libertà d’informare
Lo sguardo del Grande Fratello
Azione sociale e credito sociale
Quale libertà?
Post scriptum
Ringraziamenti
Appendice
A tutti i morti durante la “pandemia”,
con o senza Covid.
E a tutti i morti dei mesi successivi
che hanno pagato le conseguenze di una sanità
totalmente distratta dall’emergenza Covid.
INTRODUZIONE
15 maggio 2020
Se per Capodanno 2019 mi avessero detto “passerai alcuni mesi del 2020 chiusa in casa, senza poter vedere nessuno, senza andare a lavoro, potendo fare la spesa solo nei giorni stabiliti, con i droni sulla testa che controllano se vai a correre o a fare una passeggiata, e nella tua stessa situazione si troveranno altri quattro miliardi di persone”, avrei pensato che quel qualcuno fosse completamente ubriaco…
Invece è accaduto davvero.
Nel giro di poche settimane abbiamo visto l’incubo della città di Wuhan, nella lontana Cina, uscire dalla televisione e presentarsi a Codogno, prima zona rossa dell’Occidente, per poi espandersi a macchia d’olio in tutta Europa e nel continente americano, e dopo poco tornare in Asia, sconfinando in Oceania e Africa. Nel giro di tre mesi, anche le nazioni più scettiche, anche quelle che confidavano in una soluzione spontanea del problema con l’immunità di gregge, sono capitolate una settimana dopo l’altra come le tessere del domino.
Da giornalista, non potevo non interrogarmi su quanto stava accadendo; da scrittrice, non potevo non cogliere l’occasione per scrivere il diario più inquietante della mia vita…
All’inizio ho pensato che questo lavoro servisse solo a me, perché la scrittura è la migliore amica dei periodi difficili ed è attraverso la scrittura che si attivano processi di comprensione di noi stessi e del mondo. Poi ho pensato che queste pagine le avremmo rilette mia figlia ed io dopo qualche tempo, ricordando l’assurda avventura che abbiamo vissuto insieme, o le avrebbero lette i miei nipoti, tra qualche decennio, quando avrebbero trovato sui libri di scuola riferimenti alla “guerra” contro Covid-19 del 2020.
Oggi considero il mio diario per tutti, perché tutti abbiamo ancora bisogno di capire l’entità e le conseguenze di questo tsunami che ha travolto le nostre vite…
La pandemia si è rivelata una livella mondiale: sono scomparsi i confini, le classi sociali e le differenze tra paesi ricchi e paesi poveri, perché il virus ha colpito tutti, indipendentemente dalla condizione economica e dalla nazionalità di appartenenza. L’unica cosa che ha potuto fare la differenza, spesso tragicamente per la vita e per la morte, è stato il livello di efficienza della sanità pubblica. In quasi tutto il mondo ci siamo pentiti di non aver messo, da troppo tempo ormai, la sanità al centro dei nostri dibattiti e dei nostri investimenti. Abbiamo sperimentato a caro prezzo che durante una crisi respiratoria lo sportello aperto di una banca o di un’assicurazione non ci salva, mentre un posto letto in rianimazione sì.
Tutti i punti deboli della globalizzazione e dell’economia di mercato si sono mostrati chiari davanti ai nostri occhi. Il valore della libertà, che forse non abbiamo mai compreso davvero, si è imposto non appena l’abbiamo persa. Il distanziamento fisico – che forse volutamente i governi hanno chiamato sociale per recidere, in una società sempre più automatizzata, l’ultimo legame biologico rimasto, quello tra simile e simile… – ci ha fatto sentire un bisogno di socialità mai provato prima. Se facciamo tesoro di tutto questo, ci rendiamo conto che la pandemia è stata anche un’epifania, un’occasione preziosa per guardare più a fondo dentro noi stessi, chiederci chi siamo, cosa vogliamo veramente e come possiamo riportare etica e responsabilità nella nostra vita, valori senza i quali la nostra società continuerà la sua folle corsa verso una meta che è ben più pericolosa della pandemia: la distruzione della specie.
Uno dei temi fondamentali di questo libro è quello dei social network. Da un certo punto di vista le piattaforme sociali ci hanno aiutato a trovare un nuovo equilibrio, a starci vicini, a confrontarci e, in alcuni casi, a crescere insieme; da un altro punto di vista ci hanno proiettato in una dimensione in cui abbiamo dimostrato alle lobby di potere che se ci rendono schiavi in una cella dorata e ci assicurano il funzionamento di Amazon, della tv e dei social potremmo andare avanti così anche per sempre. In molti abbiamo avuto la sensazione che queste fossero le prove generali per l’attuazione di qualcosa molto più grave di una pandemia: una dittatura mediatica a livello mondiale. Ma se davvero, chiusi nelle nostre case, nella lentezza delle nostre giornate e nel vuoto del nostro infinito tempo libero, abbiamo ricominciato a pensare, sono sicura che lo impediremo con tutte le nostre forze.
Se all’inizio del mio diario ero focalizzata soprattutto sulla mia vicenda personale, e mi chiedevo, banalmente, come avremmo potuto resistere mia figlia ed io private delle nostre numerose attività e dei nostri preziosi contatti sociali, con il passare delle settimane ho ampliato il mio punto di vista e mi sono resa conto che la mia mente, come forse quella della maggior parte degli italiani, stava compiendo un graduale percorso in tre tappe: all’inizio si è fatta strada, in modo subdolo e graduale, la paura; poi sono cominciati ad affiorare i dubbi sui numeri dell’emergenza e sulle misure di sicurezza, su quanto ci veniva detto e su quanto ci veniva mostrato; poi i dubbi hanno lasciato il posto alle amare consapevolezze, perché la verità della società moderna si presenta sempre a strati…
Sono emersi chiaramente, allora, le contraddizioni, le falsità, le manipolazioni e gli interessi nascosti dietro una presunta pandemia che costituisce, in definitiva, l’occasione per il business più grande di tutti i tempi: la somministrazione di un vaccino all’intera popolazione mondiale!
E non mi si dica che sono negazionista; no, non nego un virus che davvero c’è stato e di cui ho registrato la diffusione per settantatre lunghi giorni, ma sulla modalità di gestione della presunta emergenza c’è ancora molto da discutere.
I veri negazionisti sono quelli che fanno finta di non vedere.