Seconda Edizione
In questo libro Antón Ponce de León ci parla delle conoscenze a lui trasmesse durante sette giorni di convivenza iniziatica con il Maestro quechua Nina Soncco, guida spirituale della Hermandad Solar, scuola mistica andina.
Chi è l’uomo, che cosa è la vita, che cosa ci si aspetta da essa: sono le domande alle quali l’uomo deve dare una risposta per capire il senso del suo passaggio sulla Terra: tutti abbiamo una missione, è importante ricordare quale.
L’iniziazione non è un rito o una formula, bensì uno stato di coscienza, e ha la sua realizzazione attraverso il servizio, che è uno degli atti fondamentali che unisce coloro che si preoccupano del futuro dell’Umanità.
In una maniera estremamente semplice, ma con una forza portentosa, il Maestro svela all’autore i misteri sull’origine dell’uomo e quali sono i principi che ne regolano l’evoluzione.
E’ un libro fondamentale per chi desidera conoscere l’antichissima, ma più che mai attuale, saggezza andina.
Ad Antón Ponce de León, il Maestro Nina Soncco affidò due missioni: una è quella di divulgare queste conoscenze nel mondo, l’altra è quella di fondare una comunità, Samana Wasi, per il recupero integrale di bambini e anziani abbandonati. Questa comunità, accessibile a tutti, è a Urubamba, nella Valle Sacra degli Incas, in Perù.
I libri che Anton Ponce ha scritto, pubblicati in cinque lingue e molto conosciuti in America e Spagna, arrivano ora anche in Italia.
Il sito dell’Associazione Samana Wasi Italia onlus: www.samanawasi.it
Prefazione
di Vlado Kapetanovic-Vitko Novi
Prefazione
di José Antonio Rosciano Holder
E il saggio parlò
Primo giorno
Cosmogonia andina: Inti
Secondo giorno
Noccan Kani: Io sono
Terzo giorno
I sette raggi
Quarto giorno
I sette principi
Quinto giorno
Intic Churincuna: fratellanza solare
Sesto giorno
Samana Wasi
Settimo giorno
L’iniziazione
Fondazione Samana Wasi
COSMOGONIA ANDINA: INTI […]
Nina Soncco diceva:
– I nostri antenati ebbero numerosi dei minori, ma il dio più grande era Wiracocha che creò Inti, il dio Sole, come sua manifestazione fisica, come datore di vita, generatore, creatore. I nostri avi, sentendo la presenza fisica di quest’ultimo ed il suo benefico calore dispensatore di luce e vita, dimenticarono il vero padre e credettero che fosse Inti il dio principale –.
Dopo questo chiarimento lentamente Nina Soncco proseguì il suo discorso:
– Vive in ognuno di noi, noi siamo lui medesimo, per questo noi stessi siamo dei creatori. L’Inti che vive dentro ogni corpo umano è completo e allo stesso tempo è parte dell’Inti Universale – (dell’Inti Cosmico? di
Wiracocha? di Dio?) – e si manifesta quando l’essere umano prende coscienza
– di chi o che cosa è
– di che cos’è la vita
– di che cosa [ci] si aspetta da essa.
Queste tre domande sono la prima chiave che serve a chiarire le idee a chi desidera andare oltre in questa vita, qualsiasi attività egli svolga o voglia perseguire ai fini della propria crescita spirituale. In questo modo possiamo comprendere con chiarezza il cammino da percorrere per raggiungere i nostri obiettivi.
La scintilla divina, che noi siamo in essenza e che si trova racchiusa in una gabbia, ossia nel nostro corpo, tempio di un Dio, l’unico tempio che non possiamo cambiare, perciò da custodire e rispettare, deve esteriorizzarsi.
Infatti essa deve manifestarsi illuminando tutto il corpo dal centro del torace, dove si trova, fino all’ultima cellula che prenderà coscienza della propria realtà, cioè della sua missione. Così il corpo troverà un rapporto di funzionamento armonico ed equilibrato con noi – (con Inti o con lo spirito di cui parlano tutte le religioni?)
– Dietro il Sole che ci illumina esiste quindi un altro Sole, oscuro, ma che brilla di luce propria anche se noi non lo possiamo vedere. Noi ne vediamo unicamente la manifestazione fisica, ma l’altro sole è Wiracocha, il dio degli dei, il Sole autentico! Il creatore, il dio Inti, si mostrò a volte agli uomini in apparenza umana, longilineo, con capelli lunghi ondulati e bianchi come il suo vestito, tanto lucente da non poter essere guardato a occhi aperti, con una barba lunga e bianca come la sua pelle. Si presentò sotto questo aspetto, ma lui… non era così…–
Dopo un breve silenzio, sospirò profondamente, mi guardò e sorrise: ero totalmente assorto, “in viaggio” per mondi sconosciuti nel passato. Erano trascorse diverse ore, ma mi erano sembrate brevi: il tema era molto interessante ed il mio interlocutore lo rendeva tanto interessante da non farmi rendere conto del tempo trascorso.
Pranzammo insieme seduti sulle pietre davanti alla porta della sua capanna, contemplando l’enorme pianta di pisonay della piazza: i fiori rosso-gialli caduti formavano un soffice tappeto, sui quali i bambini riposavano, all’ombra di questo albero centenario proteggendosi dal forte sole.
Fu Chaska ñahui a rifocillarci, dandomi l’impressione che fosse lei ad accudire anche quella coppia di anziani. Era una ragazza assai carina, snella, dalla pelle ramata colore del capulì: aveva occhi neri e grandi che rimanevano impressi e lunghi capelli divisi in due belle trecce.
Questo Illac Uma, chiamato Nina Soncco, chi era mai?
–Vuoi sapere chi sono? – fu la risposta sonora che mi trasse dai miei pensieri, nascosti soltanto in apparenza: era infatti in grado di leggere le idee che si formavano nella mia mente.
– Si – gli risposi.
– Domani parleremo di questo. Ci riuniremo soltanto per mezza giornata perché ho anche altri compiti; solo l’ultimo giorno staremo insieme tutta il giorno, fino a notte –.
Lo ringraziai e mi ritirai nella mia capanna, passando prima al ruscello per rinfrescarmi: l’acqua gelata che scendeva dai vicini ghiacciai era gradevole.
Lasciai vicino al mio letto il quaderno in cui prendevo gli appunti e uscii a percorrere la campagna nella quale i nativi, molto allegri e scherzosi, lavoravano ancora.
Mi offrirono della chicha, una bevanda inca fatta di mais germinato e fermentato, un ristoro autentico, dal momento che faceva molto caldo. In questi mesi estivi la temperatura è alta malgrado le frequenti piogge.
Durante la siesta mi fermai a conversare con due di loro, di cui uno, approssimativamente della mia età, mi disse che suo padre era stato varie volte a Samana Wasi e che conosceva il mio, dal quale aveva imparato a leggere e scrivere. Approfittai di questa occasione per fare loro delle domande su Yupanqui Puma e su Nina Soncco.
Dopo un breve silenzio, mi guardarono con serietà e uno di loro, quello che mi aveva parlato di suo padre, disse che ricordavano con molto affetto e rispetto Yupanqui Puma.
Molti di loro non avevano potuto conoscerlo di persona, ma sapevano che i loro padri avevano trascorso molte ore conversando con lui e dicevano che era un santo, che faceva cose meravigliose e strane; le loro madri ne parlavano con un poco di paura perché a volte lo vedevano camminare sospeso nell’aria o lo scorgevano in differenti luoghi nello stesso momento;
dicevano inoltre che curava molta gente con le proprie mani. Non si poteva pensare male poiché egli indovinava i pensieri della gente, nessuno gli poteva mentire e aiutava molto il popolo.
La gente veniva dai luoghi più lontani per vederlo e aspettava giorni per poterlo incontrare: era molto buono con tutti, ma era severo quando qualcuno commetteva delle mancanze.
– Immagino – dissi interrompendolo – che Nina Soncco sia lo stesso –.
– Chiaro, è il suo successore – rispose – Avrai commesso qualche mancanza, per questo ti ha richiamato all’ordine. Lui sa perfettamente quello che la gente pensa e conosce le nostre vite. Un anno prima che morisse Yupanqui Puma visse al suo fianco servendolo e si dice che gli vennero insegnate molte cose; adesso anche lui ha una persona al suo servizio per un anno, è il padre di questi (indicò uno dei suoi compagni, che sorrise compiaciuto). Presto Nina Soncco se ne andrà al fianco di Yupanqui Puma –.
Non potei nascondere il mio entusiasmo ed interesse: mi accomodai meglio sul tronco dove stavo seduto. Costui, come intuendo la mia domanda, disse:
– Tu vorresti parlare anche con lui, no? Non è possibile: ha ordine di non parlare con nessuno per un anno, succeda quel che succeda. Solo dopo la morte di Nina Soncco si riunirà con tutti gli anziani del villaggio
e poi riceverà noi –.
[…]
Anton Ponce de Leon Paiva è nato a Urubamba, in Perù, il 14 Settembre 1931.
Anton ha ricevuto gli insegnamenti dai maestri andini eredi della conoscenza solare muriana, tuttora viventi sulle Ande peruviane. E’ fondatore della comunità di Samana Wasi (La Casa del Riposo) a Urubamba, nella valle sacra degli Incas, dove vengono accolti bambini e anziani abbandonati.
Anton è scrittore, profondo conoscitore dell’antica tradizione andina, conferenziere internazionale, metafisico e terapeuta psicofisico.
Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti in sei lingue, tra essi in italiano:
- “Nina Soncco, Cuore di Fuoco”
- “Amaru, dalla Conoscenza alla Saggezza”
- “Il Maestro al Lago Sacro”
Il sito italiano di Samana Wasi, e quello internazionale.
3 Commenti su “Nina Soncco – Cuore di Fuoco”
Libro bellissimo, di grande ispirazione e crescita nella consapevolezza e nell’Amore.
La pensiamo così anche noi Sarah… La cosa che più mi colpisce è la luminosità, l’integrità e la coerenza di chi ha portato questo messaggio, e cioè Anton Ponce de Leon! Conoscerlo di persona e poter passare del tempo assieme a lui è già di per sé una grande esperienza di trasformazione. Il libro stesso è un’emanazione della sua luminosità.
Condivido l’entusiasmo di chi mi ha preceduto nel commentare…
E’ un linguaggio espansivo, di una naturalezza disarmante che arriva. Ogni cultura offre un’ottica circolare tra misticismo e pragmatismo e, tanto più e’ genuina la figura del “maestro”, tanto più il cerchio si dilata e si rafforza. Si percepisce il carisma, la sua sacralità tramandata. L’uomo eletto che offre su un piatto di umiltà, la strada da seguire a chi ci crede e lo segue, fino in fondo.
Gabriella Zagaglia